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domenica 22 novembre 2009

Glennkill - Leonie Swann

Titolo:Glennkill (originale: Glennkill. Ein Schafskrimi)
Autore:
Leonie Swann

Anno:2005

Editore:Bompiani
Traduzione:
Monica Rimoldi
ISBN:88-452-5617-0

Pagine:
371

Trama:
George Glenn, pastore irlandese, viene ritrovato morto nel suo pascolo, con una pala conficcata nel petto. Le prime a trovarlo, e a porsi delle domande, sono le sue pecore: chi ha ucciso George? E perchè? Attraverso mille peripezie, indizi, ricerche e incomprensioni tra l'universo umano e l'universo pecora, il giallo troverà, alla fine, la sua soluzione.Finalmente sono riuscita a leggere questo libro! Lo avevo scambiato su Anobii tanto tempo fa, incuriosita dalla trama e, lo ammetto, dalla copertina con la pecorella lanosa (davvero deliziosa!).

Il libro si presenta, sin dall'incipit che è semplicemente fantastico, come un giusto mix tra la comicità di situazione (pecore
che, anche senza parlare, vengono "umanizzate" secondo la tradizione della favola, e si trovano quindi a confrontarsi col mondo degli uomini per risolvere il delitto) e la serietà che comunque un giallo richiede, trattando di morti e sospetti. Le due caratteristiche vengono alternate, fuse e separate, a seconda di quanto questo sia necessario ai fini della trama, e devo dire che funziona.
Sia chi
aro che con "comicità" non intendo cose da sbellicarsi dal ridere: è un libro divertente, sì, ma per la stranezza degli atteggiamenti ovini confrontati coi nostri, non perchè si cerchi di far ridere il lettore ad ogni costo. Il divertimento sta nel paradosso e nell'incredibile della storia, nel modo in cui le pecore ragionano e tentano di risolvere l'omicidio; è quindi più un sorridere che un ridere, un divertimento su cui poi si riflette.
Ad
esempio, le pecore possono ascoltare senza problemi discorsi anche compromettenti, perchè ovviamente non sono considerate capaci d'intenderli, ma prendono delle cantonate assurde perchè spesso non sanno collegare una parola ad un concetto, e ne travisano completamente il significato, creando così un effetto esilarante!
Si può vedere sotto la stessa luce anche l'utilizzo della percezione delle pecore per tenere sfumati, o del tutto ignoti, alcuni indizi che nella loro ottica non significano nulla, mentre per il lettore sono importanti: trovo questo accorgimento molto utile per creare una sorta di suspance e sono rimasta s
inceramente sorpresa, leggendo certi passaggi.

Ma ciò che mi ha colpito, soprattutto, è stato il continuo confronto tra pecore e umani: questi due mondi
sono strettamente legati nel romanzo, e si crea così un parallelo non indifferente, dove l'autrice (secondo il mio modesto parere) vuole far nascere delle riflessioni, attraverso lo specchio ovino, su noi stessi. Devo dire che ci riesce molto bene: la Swann gioca sul filo del parallelismo continuo, e personalmente mi è piaciuto.
Un esempio su tutti, la questione naso/anima: le pecore, in questo romanzo, pensano che l'anima risieda nel senso dell'odorato e quindi, ovviamente, gli uomini non l'hanno, o al massimo l'hanno piccolissima. E non è questa una visione identica a quella della maggior parte delle religioni uma
ne, per cui solo noi siamo "popolo eletto" della divinità che abbiamo scelto, e tutto il resto è privo di quella scintilla che chiamiamo anima? Oppure, altro esempio, anche le pecore decidono di dedicare una piccola parte del giardino a George, chiamandola George's Place; e, anche se per loro è strano non mangiare tutta l'erba disponibile nel loro pascolo, mantengono quella parte intatta in memoria del pastore che le ha accudite. E questi sono regole da rispettare, credenze importanti, luoghi da rispettare: tutte cose tipicamente, squisitamente umane.
Allo stesso modo, la chiusura del gregge verso l'indagine in certi punti può essere confrontata con la chiusura dell'uomo nei confronti della verità, difficile da cercare, trovare ed accettare: in questo caso Miss Maple, la pecore più intelligente del gregge e principale investigatrice, è l'essere umano che accetta di correre il rischio.

Per quanto riguarda la storia vera e propria e i personaggi, sono decisamente piacevoli. Le mie pecore preferite sono Miss Maple, Othello, Zora e Melmoth (di cui si prevede l'arrivo diverse pagine prima, qui in effetti l'autrice è un po' ingenua), le pecore più libere e più propense al pensiero. Inoltre, ho adorato le pagine dei pensieri di Melmoth (da 121 in poi e da 173 in poi).
Mi intrigava anche il personaggio secondario dell'Agnello invernale, che aveva il potenziale per essere un personaggio che provoca sia pena che paura. Mi sarebbe piaciuto vederlo più approfondito. E, s
oprattutto, avrei voluto sentire parlare un pochino di più delle Pecore Nuvola. Un tocco bellissimo per quanto riguarda la caratterizzazione di tutte le pecore, e soprattutto di Zora.
Mi è piaciuto molto, inoltre, il modo in cui la Swann fa basare molte delle loro scoperte e percezioni sull'olfatto: è un dettaglio realistico e, oltretutto, è anche una nuova prospettiva, un modo diverso di vedere le cose.
Ultimo, ma non meno importante: la storia si sviluppa in modo del tutto inaspettato, e la soluzione è sicuramente quella che meno ci si sarebbe aspettati. E io adoro quando è così! Perchè in questo modo il libro mi trascina e mi coinvolge fino alle ultime battute.

In sintesi, non lasciatevi abbindolare dallo sguardo tontolone delle pecore: dietro quell'ammasso di lana si nasconde molto, molto di più!

Voto:


8,5


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
  • "E dire che ieri era ancora perfettamente in salute" disse Maude. Le sue orecchie si mossero su e giù nervosamente. "Questo non significa davvero niente" rispose Sir Ritchfield, il montone più anziano del gregge. "Non è morto di malattia. Non si può proprio dire che le vanghe siano una malattia."
  • Di norma le pecore non sono gente chiacchierona. Uno dei motivi è che spesso hanno la bocca piena d'erba. Un altro motivo è che talvolta hanno in mente solo l'erba. Ma le pecore apprezzano le buone storie. E la cosa che in assoluto preferivano era ascoltare e meravigliarsi - anche perchè si può ascoltare senza smettere di ruminare.
  • "Tutto ciò che è davvero bello lo puoi guardare sempre. Il cielo. L'erba. Le pecore nuvole. Il sole sul manto lanoso. Sono queste le cose importanti. Ma non le puoi avere."
  • "Giustizia è quando si può trottare dove si vuole e pascolare dove si vuole. Quando si può andare per la propria strada. Quando nessuno ti ruba la strada. Questa è la giustizia!"
  • Gli uomini sono animali da gregge. Gli si fa credere che tutto il mondo viene qui, e una volta che ci credono, allora ci viene davvero tutto il mondo.
  • E' così terribile non avere la forza di fare la cosa giusta, così terribile, che si vorrebbe tagliare via da sè la propria debolezza con un coltello. Un coltello... Ma la debolezza rimane, e a un certo punto non si vede più nessun'altra possibilità, se non quella di distruggere la parte forte. Distruggere quello che non si può raggiungere - questo è il peccato peggiore.
  • A causa della lastra di vetro lei non riusciva a sentire l'odore di Beth e Rebecca. L'odorato non le rivelava se le due donne stessero dicendo la verità, che cosa stessero provando e cosa temessero. Un mondo spaventosamente imperfetto. Per gli uomini, con le loro piccole anime e i loro inutili nasi sporgenti, doveva essere sempre così. Maple riflettè su che cosa tutto ciò significasse. Mancanza di fiducia. Insicurezza. Paura. Ecco, significava paura.
  • "Non sono capace di combattere" aveva belato con la sua voce cocciuta da giovane montone. "No," aveva ribattuto Melmoth, "ma non importa. Combattere non è qualcosa di cui si è capaci. Combattere è qualcosa che si vuole."

Buoni libri a tutti :D

Cami

1 commento:

  1. Ciao!
    Ho dato solo una rapida scorsa al tuo commento, perché come ti ho detto sto per leggerlo questo libro, quindi non voglio rovinarmi neanche un pochino la sorpresa! :) Quando l'avrò letto, riverrò a leggere tutto! :)
    Mi fa piacere, comunque, vedere che t'è piaciuto tanto! ^_^

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