Titolo:Mille Splendidi Soli (originale: A Thousand Splendid Suns)
Autore:Khaled Hosseini
Anno:2007
Editore:Piemme Edizioni
Traduzione:Isabella Vaj
ISBN:978-88-384-8703-3
Pagine:432
Trama:Mariam è una harami, una bastarda, che vive un complicato rapporto tra i suoi genitori, e Laila, figlia di progressisti in una Kabul che man mano si orienta verso la chiusura e il totalitarismo: queste due figure, così diverse e separate da un divario d'età non indifferente, s'incontreranno nell'Afghanistan devastato dalla guerra. Insieme, scopriranno che la vita è ancora possibile, nonostante tutto.
Questo libro è un pugno, ben assestato, in faccia. Fa male, e lascia un brutto segno; ma penso che, se i segni permetteranno di evitare guerre così terribili e vite umane così egoisticamente falciate via, un po' di dolore e qualche cicatrice possono solo fare bene.
La storia si svolge in Afghanistan, partendo dagli anni '80 sino ai giorni nostri; la guerra domina, sempre, incontrastata. Scrivendo queste parole mi rendo conto dell'enormità della cosa: venti lunghissimi anni di guerra, senza pausa, senza sosta. Con che cosa hanno avuto a che fare ragazzi che ora hanno tra i 20 e i 30 anni? Solo, sempre guerra. Un mondo di estremismi terribili, in cui la propria religione è prima annullata, poi ripristinata sotto il segno di regole dure e inesistenti nel testo sacro: regole che vietano di ridere, cantare, suonare, esistere. Rabbrividisco al solo pensiero.
E' questo che capita a Mariam e Laila: Mariam nasce sotto il dominio sovietico, Laila cresce tra le lotte dei mujahidin. Il fatto, com'è ovvio, condizionerà totalmente le loro vite.
Mariam provoca sin da subito una forte empatia (e, per le situazioni che è costretta ad affrontare, tanta rabbia): è come un piccolo uccellino, smarrito, sballottato di qua e di là da due venti opposti: sua madre Nana e suo padre Jalil. La resa della visuale di Mariam, che sin da queste pagine si rivela indifesa, senza guida, ma capace di nascondere una grande sopportazione e una forza inaspettata, è davvero fantastica: ci si rende conto della duplicità delle persone (e della visione che noi abbiamo di loro), attraverso il suo sguardo. Questo la rende più umana e vicina che mai; come noi, nella vita reale, riusciamo a cambiare idea ed opinione su qualcuno, così accade a Mariam. Non è facile per un autore renderlo per iscritto: complimenti, quindi, ad Hosseini. Solo un episodio legato a lei mi sembra che sia stato trattato in modo un po' superficiale, ma si riprende subito dopo descrivendone le conseguenze, in una scena più che toccante. Per quanto riguarda invece Laila, ho amato moltissimo due dei personaggi a lei legati: Babi e Tariq. Non posso commentare come vorrei, non volendo rovinare la lettura a nessuno... ripeto solo che li ho adorati. Babi mi sembra così simile a me, e Tariq è decisamente una persona che vorrei al mio fianco (anche se in un certo punto mi pare che Hosseini si sia perso un po' per quanto riguarda la sua caratterizzazione).
L'antagonista principale (oltre ovviamente al conflitto e agli estremismi) è Rashid. Inzialmente mi era indifferente, poi ho sviluppato un odio puro... Uno di quei cattivi che fanno più paura, perché esistono davvero.
Lo stile, semplice e lineare, riesce nell'intento di catturare l'attenzione del lettore e trascinarlo nelle vite di queste due donne, dando rilievo tanto ai momenti più leggeri quanto a quelli seri. Molte scene sono commoventi, quasi fino alle lacrime: realtà tristi e forti che lasciano scossi.
Una piccola nota: mi è piaciuto molto l'utilizzo di parole in afghano, le ho trovate interessanti, utili per la realisticità del testo e mai usate a casaccio.
Insomma, un libro secondo me da leggere non solo per lo stile scorrevole, ma soprattutto per farsi un'idea effettiva di cosa sono stati questi anni tremendi per l'Afghanistan.
Voto:
8,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Ascolta bene. Il cuore dell'uomo è spregevole, spregevole, Mariam. Non è come il ventre di una madre. Non sanguinerà, non si dilaterà per farti posto.
- Perché la prima nevicata della stagione, si chiedeva Mariam, era sempre così affascinante? Forse perché offriva la possibilità di ammirare qualcosa di incontaminato, di immacolato? Di cogliere la grazia fuggevole della nuova stagione, di un inizio incantevole, prima che la neve venisse calpestata e insudiciata?
- Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo, si raccoglievano a formare le nubi e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.
Ciao a tutti :D
Cami
Ciao!
RispondiEliminaGrazie alla visita su Colorare la vita ^___^
Il tuo blog mi interessa molto, visto che anch'io sono bibliofila. Di questo libro ho già sentito parlare, e la tua recensione è molto curata e completa. Brava!
L'ho letto questo libro e ho iniziato ad amare Kabul e l' Afganistan attraverso questo libro e sempre attraverso esso ho capito bene le etnie, i veri motivi della guerra, la paura, la sofferenza, il coraggio degli afgani! E' un libro davvero splendido, scritto bene e intenso per di più indigna, molto, nello scoprire il ruolo a cui la donna si deve piegare ogni giorno, in una società in cui più gli anni passano e più le donne fanno passi all'indietro.
RispondiEliminaLa guerra ha cancellato un popolo regale, distrutto un mondo di cultura, violato i diritti umani. Hosseini è uno straordinario scrittore, con questo romanzo ha confermato ancora una volta la sua bravura!
È vero!!! In questo libro ho pianto. Ho pianto pensando alla sofferenza che non tutte le donne ma,la maggior parte soffre.Quella sofferenza che diventa un'appartenenza totale per chi ha un sentimento...quel dolore immenso ma pensando anche che in fondo al buio c'è una luce. Molto bello, importante direi perché se solo per un istante tutti pensiamo che dietro a qualche nostro sorriso ai nostri modi di strafare, alle nostre mancanze,c'è chi invece non conosce la parola LIBERTÀ.
EliminaCiao Camilla, complimenti per la tua recensione, scritta davvero molto bene.
RispondiEliminaQuesto libro l'ho amato ancora di più de "Il cacciatore di aquiloni". Hosseini riesce a trasmettere la realtà di questo Paese, conosciuto solamente attraverso brevi servizi dei telegiornali che non si soffermano anche sul popolo che qui vi abita. Mi sono innamorata delle vicissitudini che colpiscono Miriam e Laila. Scrive con uno stile molto scorrevole, ma non per questo superficiale e permette di far scoprire ai lettori qualcosa di autentico sul suo Paese di origine.
Un libro che, come hai detto tu, colpisce ed è diventato uno dei miei preferiti.
Complimenti davvero per la tua recensione, mi piace davvero molto in modo in cui recensisci!
Salutoni,
Viola
@Vele, in ritardissimo!, grazie di cuore :D
RispondiElimina@caterina, non ho letto altro di Hosseini e non ti so dire se sia una conferma o meno; sicuramente è una buona prova di narrativa e un utile strumento di denuncia sociale :)
@Viola, che piacere ritrovarti qui da me! Grazie per i complimenti, sei gentilissima :D
A questo punto penso proprio che prima o poi leggerò anche "Il Cacciatore di Aquiloni", visto che in molti mi hanno consigliato di farlo.