Autore:Ian McEwan
Anno:2001
Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Susanna Basso
ISBN:88-06-16030-3
Pagine:381
Trama:La Piccola Briony, sul confine tra infanzia ed adolescenza, assiste ad una serie di eventi che, da lei mal interpretati, porteranno a delle conseguenze terribili. Inizia così il percorso di diverse vite, separate eppure unite da quel fatidico giorno, che condizionerà il resto delle loro esistenze.
Mi sono avvicinata a questo libro con qualche incertezza: è un periodo così così per me e secondo una delle mie migliori amiche questo è uno dei libri più tristi che abbia mai letto.
Ed è vero, ma nonostante tutto questo libro è così bello che non posso fare a meno di amarlo, anche se mi ha fatto piangere. La storia, straziante di per sè, è narrata con un tocco talmente pacato e comunicativo da dare i brividi.
L'autore lascia che siano i personaggi a parlare, nonostante l'utilizzo della terza persona, perchè la sua presenza si manifesta semplicemente nella scelta dei vocaboli migliori e delle frasi più toccanti per descrivere ciò che i personaggi provano, fanno, pensano. Questo dovrebbe essere un narratore: una figura silenziosa, importante a modo suo. McEwan lo è, senza alcun dubbio.
Fin da subito ci viene presentata la protagonista, Briony: personalmente, all'inizio mi sono sentita molto vicina a lei, alla sua vena solitaria ed artistica, al suo sviluppo da bambina ad adulta, come dice lei. Ma da quando vede quella situazione da cui nascerà tutto lo sviluppo del romanzo, non può non nascere nel lettore una sottile inquietudine, una sorta di paura verso questa bambina che vede troppe cose dietro un niente. Nel frattempo, sboccia l'amore: un amore fantastico perchè vero, perchè successo mille altre volte a mille altre persone, eppure così bello. Per una volta anche la tensione sessuale è resa come si deve: spesso gli scrittori scrivono fantastiche scene d'amore sentimentale, per poi scivolare sul piano fisico. McEwan non commette questo errore, anzi, con nitidezza ma assolutamente senza volgarità ci accompagna all'interno delle dinamiche della storia d'amore, altra grande protagonista.
Man mano che si avvicina il punto clou del romanzo, la piccola bambina comincia a svelare ogni suo aspetto negativo, in un crescendo di impotenza (il lettore vorrebbe, vorrebbe davvero poter fermare la girandola di incomprensione degli eventi, ma non può fare nulla) che culmina in una drastica chiusura del sipario, che si riaprirà su un panorama di molti anni dopo, su colui che ha subito il giudizio imperioso di Briony: il panorama è quello della ritirata dal suolo francese durante il secondo conflitto mondiale, e anche in questo McEwan si dimostra bravo. La tensione della lotta, del continuo vivere fianco a fianco con la morte, quell'affetto strano e profondo che nasce tra chi condivide il destino della guerra, la disperazione e lo strappo interiore che i rimasmugli (a livello fisico, i corpi dilaniati, e mentale) lasciano; tutte caratteristiche che l'autore inserisce sapientemente, creando un ponte tra i sentimenti di chi legge e la percezione di chi ha realmente vissuto tali situazioni.
Di nuovo, si chiude e si riapre il sipario tornando sulla bambina che nel frattempo è cresciuta, ed è diventata donna.
E poi, per l'ultima volta, apertura-chiusura del sipario, con un'ultima parte che distrugge e strazia. Tremendamente commovente e triste. Due lacrime non possono non scendere lungo le guance, perchè nonostante tutto non si riesce a smettere di sperare.
E' molto che non scrivevo una recensione, e tornare proprio con questo libro non è affatto facile: mi ha lasciato talmente tante cose, ed è talmente bello, che non so come procedere. Non saprei fare un commento approfondito, semplicemente perchè ho preso troppo a cuore la storia di Cecilia, che mi ricorda tanto me stessa. Perchè ho voluto scoprire che cosa si intendesse con espiazione, e ora che l'ho scoperto non posso non pensare che forse Briony non la meriterà mai del tutto.
Un vero, sincero colpo al cuore.
Voto:
10
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- La finzione delle parole era una pratica troppo incerta, vulnerabile, imbarazzante per metterne al corrente chiunque. Perfino mentre scriveva gli "ella disse", gli "e poi", le capitava di trasalire, e si sentiva sciocca a far finta di conoscere le emozioni di un essere immaginario. Esporsi in prima persona era inevitabile quando descriveva le debolezze di un personaggio: il lettore non avrebbe potuto fare a meno di pensare che stava descrivendo se stessa.
- Il mistero era sigillato nell'attimo prima del movimento, l'istante che separava la quiete dal moto, quando l'intenzione raggiungeva il suo effetto. Era come il frangersi di un'onda. Se fosse riuscita a tenersi sulla cresta, pensava, non era escluso che avrebbe scoperto il proprio segreto, quella parte di sè responsabile del fenomeno. [...] Un secondo pensiero faceva immancabilmente seguito al primo, ogni mistero generava un mistero; chissà se anche gli altri erano vivi quanto lo era lei.
- Di quando in quando, in modo assolutamente involontario, arriva qualcuno e ti insegna qualcosa sul tuo conto.
- E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto.
- Poteva riscrivere la stessa scena tre volte, da altrettanti punti di vista diversi; l'eccitazione le proveniva dalla prospettiva della libertà, dall'essere esonerata dal dover risolvere l'imbarazzante conflitto tra bene e male, tra eroi e antieroi. Nessuno dei tre personaggi era malvagio, e nemmeno particolarmente virtuoso. Non c'era bisogno di giudicarli. Non occorreva che ci fosse una morale. Le era sufficiente mostrare menti diverse al lavoro, menti non meno vive della sua e in lotta con l'idea della presenza di altri cervelli pensanti.
- [...] come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c'è nulla all'infuori di lei. E' la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c'è espiazione per Dio, nè per il romanziere, nemmeno se fossero atei. E' sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo.
Buone letture a tutti :D
anche io voglio leggere Espiazione!! L'ho inserito su anobii giusto qualche giorno fa.. Ricordo di aver visto qualche scena del film anni fa (se non ricordo male era con Keira Knightley?) e mi incuriosice molto il libro, come sempre sarà meglio della trasposizione cinematografica.. :)
RispondiEliminaC.
Esatto, era Keira Knightley...ti avviso, prepara i fazzoletti! E' bellissimo, ma triste da morire.
RispondiEliminaps. Bellissimo blog! Non riesco a commentare (il mio pc a volte fa le bizze), però lo seguirò senza dubbio :)
Stupendo il libro, film molto affidabile se non per il finale..entrambi profondi e terribilmente commoventi!
RispondiEliminaMcEwan: grandissimo narratore/descrittore, a mio parere uno dei più grandi scrittori di sempre!
Anche io adoro McEwan - sicuramente lo ritengo uno dei migliori scrittori viventi. Se poi sarà uno dei più grandi di sempre, be'... quello lo deciderà il tempo :)
EliminaAll'inizio l'ho trovato un po' lento, ma quando è decollato si è risollevato alla grande...
RispondiEliminaAnche altre persone che conosco hanno avuto la stessa impressione; a me è piaciuto sin da subito, ma capisco quel che intendi.
EliminaHo finito il libro due settimane fa e mi ha lasciato una sensazione di tristezza terribile.. per almeno due giorni non ho fatto altro che pensare a Cecilia e Robbie.
RispondiEliminaIeri mi sono guardata il film, bellissimo ma ovviamente non al livello del libro!
Come ti capisco! A me Cecilia e Robbie tornano ancora in mente, ogni tanto...
EliminaIl film non l'ho ancora visto, ma forse guardarlo avendo letto il libro molti anni fa me lo farà apprezzare come "un pezzo a sé" :)