Autore:Arto Paasilinna
Anno:1975
Editore:IPERBOREA
Traduzione:Ernest Boella
ISBN:978-88-7091-040-7
Pagine:199
Trama:Kaarlo Vatanen, giornalista di Helsinki insoddisfatto del suo lavoro, di sua moglie e della sua vita in generale, dopo un incarico in campagna con un amico fotografo investe accidentalmente una lepre. Seguendola, per curarla, decide di non tornare più indietro. Inizia così un'avventura alla riscoperta non solo di sè stesso, ma anche del valore della libertà, dell'indipendenza e della natura che aveva perso.
La lettura di questo libro è stata strana; da un lato l'ho trovato estremamente godibile, dall'altro, invece, non particolarmente piacevole. Proverò a darvi una spiegazione comprensibile.
E' estremamente godibile perchè è impossibile non affezionarsi alla Lepre, perchè è leggero e scorre via veloce, perchè attua una polemica sottintesa, con toni lievi, contro la stupidità e la cattiveria immotivata dell'uomo che rifiuta di guardare oltre sè stesso e il proprio metro quadrato di spazio personale; non è particolarmente piacevole perchè appare sin troppo veloce, tanto che spesso non rimane molto di ciò che si legge, perchè la Lepre è meno presente di quanto avessi sperato e perchè alla fin fine la natura, per quanto talvolta ben descritta, non riesce ad "esplodere" e colpire con forza il lettore.
In effetti, è anche vero che il libro è molto diverso dalla vita tutta natura ed aria aperta che ci si aspetterebbe leggendo la copertina: una buona parte del tempo Vatanen, il protagonista, la passa in casette e paesini, sicuramente diversi dalla città e dal suo stress divorante, ma ben lontani dall'atmosfera selvaggia che mi aspettavo dalla tundra finlandese. Non che questa manchi - Kaarlo non si allontana mai troppo dai boschi e cerca sempre lavori che, in un certo senso, lo portino a loro vicino - però l'avventura non è improntata sulla sopravvivenza nelle selve, come mi aspettavo; il nostro protagonista, in effetti, com'è giusto che sia, preferisce un tetto sopra la testa e un bel fuocherello acceso.
Fa stupire, nella nostra epoca, che tanti siano disposti ad accogliere uno sconosciuto in casa loro, magari anche ad aiutarlo per qualche giorno; è il rovescio della medaglia (positivo, per una volta), dell'ironia sull'umanità cattiva e violenta di cui vi parlavo prima, che si manifesta in mille modi, fisici e mentali.
Co-protagonista di questo romanzo è, senza alcun dubbio, la Lepre. E' un esserino davvero tenerissimo, di cui seguiamo con piacere i comportamenti e che, onestamente, avrei voluto vedere di più. Me la immaginavo come una specie di "guida" per il protagonista, attraverso i suoi territori, e invece questo piccolo animaletto sarà semplicemente il catalizzatore della partenza: Vatanen proseguirà sempre con lei, senza volerne essere mai diviso, ma rimane lui stesso a scegliere dove andare e cosa fare.
Un altro personaggio, che compare solo sul finire ma che mi sarebbe piaciuto vedere più approfondito, è Lena: una ragazza che sembra forte e decisa, ma di cui non sappiamo molto altro, nonostante in fondo sia piuttosto importante per l'economia della storia.
Questo è uno dei difetti principali del libro: la caratterizzazione. Che le comparse siano macchiettistiche va bene, che lo siano anche i personaggi, un po' meno. Posso dire che, alla fine del libro, è difficile descrivere Vatanen con più di un paio di aggettivi, mentre avendolo seguito lungo le sue peregrinazioni dovremmo per lo meno farne un ritratto (a livello psicologico, ovviamente) più che dettagliato. So che teoricamente questo dovrebbe essere un romanzo umoristico, dove quindi la caratterizzazione passa leggermente in secondo piano; tuttavia, essendo in realtà uno specie di ibrido tra il viaggio on the road e la critica sociale, speravo di leggere qualcosa che mi facesse ricordare per davvero Vatanen. Ora come ora, non penso mi rimarrà in mente a lungo.
La storia in sè è carina, anche se ogni capitolo è una nuova "piccola avventura"; più che un romanzo effettivo, sembra una raccolta di racconti in ordine cronologico che, nonostante seguano lo stesso fil rouge, talvolta sembrano del tutto slegati tra loro.
La parte che mi è piaciuta di più è sicuramente il finale: si è sentita una vera tensione narrativa, la scena era ben costruita e l'ultimo capitolo è davvero carino: un inno alla forza della libertà, che mi ha strappato un sorriso sincero con la sua simpatia grezza.
Una piccola curiosità per voi: non è difficile notare che la buona introduzione di Fabrizio Carbone, che ci spiega alcuni riferimenti altrimenti incomprensibili per noi non-Finlandesi, è stata redatta negli anni '90; infatti, vi è scritto che gli italiani danno poca attenzione agli scrittori scandinavi... vorrei proprio sapere cosa ne pensa il signor Carbone, ora, visto che dopo Stieg Larsson gli scrittori del Nord continuano ad essere i più gettonati! Sicuramente ne sarà felice, immagino.
Insomma, per tirar le fila del discorso: un libro carino, con cui passare due giorni rilassanti, ma nel complesso non particolarmente memorabile.
Voto:
6
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Una vita così la potrebbe condurre chiunque, a condizione di saper prima rinunciare alla vita precedente.
- Ma com'era possibile che esistesse gente di quella risma? Che gusto ci si prova ad essere così feroci, perchè l'uomo si degrada in modo così crudele?
Buone letture!
Cami
Cavolo, che recensione approfondita, hai proprio reso bene i punti forti e deboli del libro. La trama mi attira, ma il fatto che i personaggi siano macchiettistici mi frena... infatti ODIO quando i personaggi non sono caratterizzati bene, perchè non riesco ad immedesimarmi!
RispondiEliminaGrazie Ivy :D Guarda, onestamente, lo consiglierei solo se hai voglia di "staccare" dalla realtà quotidiana. Se hai voglia di "immergerti" in un altro mondo, non è il libro adatto :)
RispondiEliminaCiao, non credo di aver mai letto un autore 'nordico' e il successo planetario di Millennium & Co. e i conseguenti "Grandi Autori" sbandierati dalle case editrici, con collane fresche fresche (tipo Giallo Svezia) un po' mi insospettisce. Però... sapresti consigliarmi una lettura 'nordica' senza dover passare da Stieg Larsson?
RispondiEliminaUna considerazione relativa ad un post tuo che ho letto poco fa. Anche io per risparmiare faccio uso dei libri della biblioteca, di quello che mi incuriosisce fra gli scaffali: una bibliotecaria mi ha suggerito un libro che ho appena concluso, "Il fucile da caccia" di Inoue Yasushi (Adelphi, 2004).
Ne ho trascritto un passo saliente sul mio blog, rebowill.blogspot.com. Io non mi sono ancora ripreso da queste righe.
Ciao [re.bel]:). Purtroppo mi rendo conto di avere davvero una cultura carente per quanto riguarda quello che mi chiedi... tuttavia, mi sono informata; se vuoi leggere dei Nordici (tra cui svariati premi Nobel), affidati alla casa editrice di questo libro, IPERBOREA. Si trova negli store Feltrinelli (parlando di catene largamente diffuse, visto che non so dove abiti) e pubblica gran parte della letteratura finnica, svedese, norvegese, etc.
RispondiEliminaSpero di essere stata utile :)
Ho appena letto l'estratto sul tuo blog e devo dire che mi ha lasciata di sasso. Ora vorrei proprio leggerlo questo libro... Hai un'ottima bibliotecaria!
Quindi, non memorabile. Peccato, perché lo spunto iniziale, che hai raccontato in sintesi all'inizio del post, mi ha davvere colpito. Investire una lepre diventa l'inizio di una nuova vita. Molto carina come idea!!
RispondiEliminaPS Gran bella recensione! :)
Danilo, anche io ero rimasta colpita dalla trama, come te, ma le tue parole rimandano esattamente a ciò che penso: purtroppo, è un libro "non memorabile". Tuttavia, è stato un piacevole momento di svago :)
RispondiEliminaGrazie, sei sempre molto gentile :)
bella recensione :) sai che ti dico? ti aggiungo tra i miei preferiti
RispondiEliminacamomilla
Grazie mille! Mi fa molto piacere :D
RispondiEliminaPenso non sia facile trattare il tema della libertà e della scoperta di se stessi, unendo il tutto alla Natura. Leggendoti mi hai ricordato Jack London, sai? Non so se la Lepre sia paragonabile a Zanna Bianca. Però il tuo post è stato evocativo.
RispondiEliminaUhm, non avendo mai letto "Zanna Bianca" non so se siano paragonabili... anche se, conoscendo il libro di London per fama, ne dubito.
RispondiEliminaComunque concordo sul fatto che unire tante tematiche così complesse sia un compito difficile :)
Sono felice che tu pensi che sia evocativo, è un aggettivo che mi piace molto!