Buondì a tutti!
Oggi riprendo questa rubrica per parlarvi di due autori che, in modi diversi, mi hanno toccata profondamente. Entrambi grandi a modo loro, entrambi cantori di una storia: Joseph Roth e John Ronald Reuel Tolkien.
Nacque oggi… Joseph Roth (2 Settembre 1894 – 27 Maggio 1939)
Joseph Roth è uno scrittore austrico che, con il suo lavoro giornalistico e i suoi romanzi, ha narrato la storia della caduta dell’Impero Austro-Ungarico; egli stesso era nato in quella che oggi è la Polonia. L’autore stesso tentò svariate volte di “elaborare” questa informazione, falsificando la storia delle sue origini.
La cittadina dove nacque e dove si svolse la sua infanzia si chiamava Schwabendorf, nei pressi di Brody, un piccolo centro della Galizia, zona dalla forte presenza ebraica: Roth stesso era figlio di genitori ebrei, anche se non particolarmente ortodossi, tanto che il giovane Joseph fu mandato a frequentare una scuola dove non si insegnava solo la Torah e l’ebraico, ma anche il tedesco, il polacco e altre materie pratiche. Sebbene l’autore abbia parlato spesso di un’infanzia povera, in realtà fu piuttosto di tipo basso-borghese: Roth, infatti, seguì lezioni di violino e andò al ginnasio. Tuttavia, la situazione sicuramente peggiorò quando il padre, di ritorno da un viaggio di lavoro, venne ricoverato in una casa di ricovero per malati mentali; dato che, nell’ambiente ortodosso della Galizia, la pazzia era considerato un peccato, la famiglia nascose questo fatto e si preferì spargere la voce che Nachum, il padre, si fosse impiccato.
Al ginnasio fu l’unico ebrei a diplomarsi, con ottimi voti, ottenendo la dicitura sub auspiciis imperatoris. In questo periodo scrisse anche i suoi primi lavori, di ispirazione poetica. In seguito si trasferì prima a Leopoli, dove si iscrisse all’Università (anche se non è chiaro a quale facoltà), per poi trasferirsi a Vienna e studiare letteratura; tuttavia, la situazione finanziare era critica. Il giovane autore viveva con la madre e la zia Rebekka, ma a sostenere tutte e tre c’era solo una pensione che riceveva la madre e i soldi che ogni tanto mandava suo zio Siegmund. Col passare del tempo, però, Roth si fece notare nell’ambiente universitario e grazie a qualche incarico da maestro privato e qualche borsa di studio riuscì a migliorare la sua situazione.
Un’esperienza determinante per l’autore fu lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo smembramento dell’impero, che lo colpirono profondamente e condizionarono il suo futuro anche come scrittore. Inizialmente rimase fermo sulla sua posizione pacifista; ma, col tempo, la posizione gli parve “vergognosa” e si offrì come volontario. Durante l’anno di addestramento, accadde un altro evento fondamentale per la Storia e per Roth: la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe. L’autore faceva parte del cordone di soldati lungo il percorso del corteo funebre, e questo lo portò a identificare quel momento come la definitiva caduta del potere imperiale e della personale “perdita della patria”.
Finita la guerra, Roth si trasferì a Berlino, dove cominciò a diventare noto come giornalista; lavorò per importanti testate, occupandosi soprattutto di reportage dall’estero, tanto che visitò gran parte dell’Europa durante i suoi viaggi di lavoro.
Nel 1922, inoltre, Roth si sposò con Friedl Reichler, donna intelligente ma non adatta alla vita girovaga e intellettuale del marito; per di più, nel 1930 circa, mostro chiari segni di malattia mentale. Venne ricoverata in una struttura apposita e l’autore si incolpò sempre, in qualche modo, di questa sua degenerazione; dopo cinque anni chiese il divorzio. In seguito ebbe diverse relazioni, tutte conflittuali e di breve durata, anche per la gelosia quasi patologica di Roth.
Intanto, il nazismo avanzava. Quando Hitler divenne Cancelliere, nel 1933, Roth decise di abbandonare la Germania – e a ragion veduta: presto anche i suoi libri furono dati alle fiamme. L’autore scelse come luogo del proprio esilio Parigi.
Riuscì a rimanere attivo, diversamente da altri, anche durante la guerra; tuttavia, purtroppo, i suoi ultimi anni furono segnati dall’indigenza. Morto per una complicazione della polmonite che lo affliggeva, fu seppellito con rito cattolico “annacquato”, perché non si riuscì a trovare nessuna testimonianza di un’effettiva conversione al cristianesimo.
Il libro consigliato… La Cripta dei Cappuccini (Die Kapuzinergruft)
Ho amato profondamente questo libro (e chi segue il blog da un po’ forse se lo ricorda). La caduta non solo dell’impero come istituzione politica, ma anche come patria di milioni di persone, è veramente incredibile: i pensieri di Francesco Ferdinando Trotta, non a caso chiamato come l’allora erede al trono, sono incredibilmente toccanti, e proposti con una scrittura incredibile. Consigliatissimo.
Morì oggi… John Ronald Reuel Tolkien (3 Gennaio 1892 – 2 Settembre 1973)
J. R. R. Tolkien non ha bisogno di grandi presentazioni: considerato tra i maggiori autori fantasy, è noto pressoché in tutto il mondo per i suoi libri legati alla Terra di Mezzo e in generale ad Arda, “continente” di sua invenzione, caratterizzato da una complessità e da una profondità incredibile.
Nato in Sudafrica, a tre anni si trasferì per motivi di salute in Inghilterra, la patria natale dei genitori; il padre rimase in Africa a causa di una febbre reumatica e, purtroppo, morì prima di potersi ricongiungere alla famiglia. In seguito, la famiglia si trasferì diverse volte ed ebbe anche problemi economici, per cui il giovane JRR dovette smettere di frequentare la King Edward’s school, rinomatissima scuola privata di Birmingham, anche se tornò lì poco dopo grazie ad una borsa di studio.
Sin dalla tenera età la madre gli aveva passato l’amore per le fiabe e le antiche leggende, così come quello per le lingue, materia in cui Tolkien mostrò subito grande attitudine; purtroppo, anche lei morì quando lo scrittore era piccolo, così lo scrittore e suo fratello furono affidati ad un sacerdote cattolico (che aveva seguito la conversione della famiglia), padre Morgan. Proprio lui gli impedì di avere contatti con la ragazza di cui era innamorato dai 18 anni, Edith Bratt, sino a quando non ebbe 21 anni. La sposò nel 1916, prima di partire come volontario e raggiungere la trincea del fronte occidentale; perse dei cari amici e, dopo che si ammalò, gli fu concesso il ritorno in patria.
Nel 1917 nacque il suo primogenito, John, e l’anno seguente il secondo figlio, Michael; col finire della guerra, poté finire i suoi studi e ottenne il titolo di Master of Arts.
Nel 1921 divenne docente di lettere all’università di Leeds; è in questo periodo che comincia a creare i propri linguaggi fittizi e a porre le basi della Terra di Mezzo. Nel 1924 nasce il figlio Christopher (il maggior curatore delle opere tolkeniane, ai giorni nostri), seguito da Priscilla, unica figlia femmina. Nel 1925 viene nominato professore di filologia anglosassone al Pembrooke College di Oxford, e a questo periodo risale la grandissima amicizia con C. S. Lewis (altro grande scrittore fantastico) e la creazione del circolo degli Inklings, un ritrovo di intellettuali stanziati all’università. Tolkien si trasferì poi al Merton college, come insegnante di lingua inglese e letteratura medievale, dove rimase sino al suo ritiro dall’insegnamento, nel 1959. Studiò e tradusse molte opere (soprattutto dal dialetto inglese centro-occidentale), e i suoi testi vengono studiati ancora oggi.
Tra il 1930 e il 1940 tutti i fili dell’immaginazione, che aveva cominciato a tessere sin dal 1917, cominciarono a intrecciarsi e, unendo la propria “mitologia” personale ai racconti che era solito raccontare ai propri figli, nacque la prima storia completa del suo mondo: “Lo Hobbit”. Il resto è storia: il libro ebbe molto successo, l’editore propose a Tolkien di pubblicare altro, “Il Signore degli Anelli” vide la luce. L’autore aveva moltissimo materiale (tanto che il figlio Christopher lo sta ancora studiando e ordinando) e alcune opere purtroppo, come “Il Silmarillion”, non furono mai del tutto completate.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita sulla costa, dove morì, ad 81 anni, due anni dopo la sua amata moglie; tanto era l’amore che legava i due coniugi, e tanta la passione che Tolkien provava per il mondo che aveva creato, che sulle tombe fece incidere i nomi di Beren e Luthien, l’umano e l’elfa protagonisti della toccante storia d’amore narrata ne “Il Silmarillion”.
Il libro consigliato… Lo Hobbit (The Hobbit)
Probabilmente chi conosce Tolkien si sarebbe aspettato di trovare qui la sua opera principale. Tuttavia, in questo caso il libro consigliato è specificatamente per chi non conosce ancora Tolkien: per immergersi nel suo fantastico, intricato, meraviglioso mondo a piccoli passi. Fidatevi – forse all’inizio la lingua vi sembrerà “antica”, ma è proprio l’impressione di seguire un poema epico che dà un sapore diverso al tutto. E poi, come non affezionarsi a Bilbo, Gandalf e a tutti gli altri personaggi?
Per oggi è tutto (che grandi autori che ci sono capitati!); voi avete letto qualcosa di questi scrittori? O vorreste leggere qualche loro libro?
Cami