mercoledì 24 luglio 2013

Il giovane Holden - J. D. Salinger

Titolo:Il giovane Holden (originale:The Catcher in the Rye)
Autore:Jerome David Salinger

Anno:1951

Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Adriana Motti
ISBN:88-06-17176-3

Pagine:242

Trama:
Holden Caulfield è stato espulso dall’Istituto Pencey per aver dimenticato dell’attrezzatura sportiva sulla metropolitana di New York; per evitare di dover affrontare subito i suoi, decide di stare per un po’ in città. Questo porterà a una serie di incontri e riflessioni che lo cambieranno.

Ebbene sì, il titolo che ha vinto il sondaggio e che sarà recensito per primo è proprio Il giovane Holden – a pari merito con un altro titolo, che scoprirete presto. Non vi dirò altro: oggi ci dedicheremo solo a quella particolare persona che è Holden Caulfield, perché parlare di questo libro vuol dire, essenzialmente, parlare di lui.

Credo siano pochi i libri in cui il protagonista è così invadente, così iconico da travalicare la storia concepita dall’autore e dare il via a una vita propria. In questo senso, il titolo italiano mi sembra quasi più adatto dell’originale – il centro nevralgico di tutto è Holden, ed è impossibile abbozzare un qualunque commento senza riconoscere questo dato di fatto.
Holden è giovane, come dice il nostro titolo, e come tale si comporta; anzi, sembra incarnare alcuni dei difetti più irritanti dell’adolescenza. Spaccone, finge di non curarsi dell’opinione altrui, inventa storie per non doversi giustificare con nessuno, talvolta è vigliacco, spesso non fa quel che vorrebbe, e fa quel che non vuole; il punto, però, è che lui stesso se ne rende conto. Holden è il primo a riconoscersi tutti i difetti di questo mondo, ad attribuirseli e a dolersene, anche se in una maniera un po’ sbruffona, come se tentasse così di allontanarli; e nasconde allo stesso modo la malinconia che permea la sua anima, una sensazione con radici profonde che nel corso del romanzo si affaccia sempre più spesso nelle riflessioni del nostro protagonista.
E’ una caratterizzazione che reputo valida ed emotivamente vicina anche ai giovani di oggi – tant’è che mi sono intravista in alcuni tratti (e in molti altri ho visto difetti e convinzioni che spero di aver lasciato indietro, insieme ai miei 16 anni). Ci sono alcuni commenti di Holden che sono evidentemente figli degli anni ‘40-‘50, ma ad eccezione di queste credo che si possa vedere in lui una figura di giovane che trascende il suo determinato tempo storico.

A dirla tutta, però, penso che se lo conoscessi nella vita reale finirei per litigarci; penso anche che berrei volentieri due dita di whiskey con lui, ci parlerei e proverei ad ascoltarlo. Nessuno, in questo libro, sembra davvero ascoltare Holden, in parte perché lui stesso non sa ancora bene come esprimere il turbamento che lo smuove, in parte perché nessuno si prende davvero la briga di farlo: abbandonano quello che a loro sembra un guazzabuglio, quando basterebbe dargli un poco di vera attenzione per aiutarlo a mettere in ordine il suo subbuglio interiore.
Il libro, così, sembra andare avanti di episodio in episodio (tant’è che è quasi impossibile riassumerne la trama – ne è esempio il mio misero tentativo). Ci sono solo brevi incontri, in cui Holden cerca di comunicare e l’interlocutore lo rigetta, consapevolmente o inconsapevolmente. Suscita pena e una sorta di desiderio di aiutarlo, almeno finché non ci si rende conto che rigetterebbe tutto questo con qualche parola sborona. Holden cerca qualcuno che lo comprenda e che lo accolga, senza compassione.

L’unica persona che sembra riuscire a dargli questo è Phoebe, la sua sorellina minore. La vecchia Phoebe, come direbbe lui, è un personaggio che non appare molto ma che viene spesso richiamata attraverso i ricordi di Holden, così come i suoi due fratelli, D. B. e Allie. C’è un forte senso di vicinanza, di sostegno reciproco, quando Holden parla di loro: anche chi non c’è più sembra essere in qualche modo presente.
Phoebe risulta senza dubbio la più tenera e la più vicina, a livello affettivo, al nostro protagonista. Credo che Salinger sia riuscito a descrivere bene anche il suo atteggiamento: non è facile rendere realistico il comportamento di una bambina di dieci anni. Mi è piaciuta particolarmente una scena in cui tiene il muso a Holden – perché è un momento vero del rapporto tra fratello e sorella.
Mi sarebbe piaciuto poter vedere anche Allie, in azione: purtroppo, ci si deve accontentare delle reminiscenze di Holden. Il suo guantone da baseball è un oggetto dai forti connotati simbolici, che mi ha colpita per l’aura di serenità che sembra portare con sé.

Volendo tirare le somme, credo di aver capito perché a tanta gente non piace questo libro: è tutta una questione di simpatia o meno nei confronti di Holden. Proprio per la sua centralità così pervasiva, l’empatia nei suoi confronti diventa fondamentale per apprezzare il libro: se manca, diventa impossibile.
Prima di leggerlo pensavo fosse il linguaggio l’ostacolo più grande, dato che tutti parlano della tendenza del protagonista a esprimersi con determinati modi di dire e con un ritmo narrativo particolare, ma in realtà credo che sia una particolarità a cui ci si abitua in poche decine di pagine; personalmente, una volta entrata nel meccanismo, mi ha reso molto più facile l’empatia con Holden e mi ha permesso di vivere questa lettura come se fosse un’effettiva conversazione con lui. A tal proposito, la traduttrice Adriana Motti si merita solo applausi e complimenti, perché la resa in italiano dev’essere stata davvero ostica, tra i vattelapesca, i colloquialismi e il gergo americano. E ovviamente merita i giusti complimenti anche il primo creatore di questa parlata, ovvero Salinger: all’epoca la sua fu una scelta particolare e d’impatto, che si riverbera senza alcun dubbio su parte della narrativa odierna.

La conclusione lascia una forte malinconia e, allo stesso tempo, l’impressione di essere sull’orlo di un momento più felice, di un cambiamento dettato finalmente dal confronto. Eppure non voglio chiudere il mio commento con una nota triste, perché Holden è riuscito a farmi sorridere; quindi, permettetemi di sdrammatizzare con un suggerimento e un’affermazione.
Il suggerimento è quello di vedere i video di John Green su questo libro (qui e qui): dato che in America questo libro è un classico riconosciuto, la sua analisi è molto più approfondita della mia e si rifà a letture e analisi di livello universitario – oltre a essere davvero piacevole e simpatica da ascoltare, come tutte le lezioni del canale Crash Course e, in generale, i video di John e di Hank Green.
L’affermazione è questa: Holden, rivaluta Addio alle armi. So che hai scritto che non ti è piaciuto, ma secondo me gli devi un’altra chance.

 

Voto: 
stellinestellinestellinestelline 
                9


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
  • Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però.
  • -Ehi, – disse Stradlater. – Mi faresti un grosso favore?
    - Quale? – dissi. Senza troppo slancio. Quello stava sempre a chiederti di fargli un grosso favore. Prendete uno molto bello, o uno che si crede proprio un fenomeno, be’, sta sempre a chiedervi di fargli un grosso favore. Siccome si amano follemente, credono che li amiate follemente anche voi, e che moriate dalla voglia di fargli un favore. E’ un po’ buffo, in un certo senso.
  • Mi agitò davanti alla faccia quel suo grosso indice idiota. – Holden, maledizione, io t’avverto, bada. Per l’ultima volta. Se non chiudi il becco, te ne appioppo…
    - E  perché? – dissi; stavo urlando, quasi. – Ecco il guaio con voi stronzi. Non volete mai discutere. Ecco com’è che si capisce sempre se uno è uno stronzo. Non voglio mai discutere di una cosa intellig…
    Allora lui me ne mollò uno sul serio, e la prima cosa che seppi fu che stavo un’altra volta su quel maledetto pavimento.
  • Ero mezzo innamorato di lei, quando tornammo a sederci. Questo è il guaio con le ragazze. […] Cristo santo. Hanno il potere di farti ammattire. Ce l’hanno proprio.
  • Quando arrivai era ancora un po’ presto, sicché mi sedetti su uno di quei divani di cuoio vicino all’orologio nell’atrio e mi misi a guardare le ragazze. […] Era proprio un gran bello spettacolo, se capite quel che voglio dire. In un certo senso era anche un po’ deprimente, perché uno continuava a domandarsi che fine avrebbero fatta tutte quante. Quando lasciavano la scuola o l’università, dico. C’era da supporre che probabilmente avrebbero sposato quasi tutte dei cretini. Quei tipi che ti raccontano sempre quanti chilometri fa la loro stramaledetta macchina con un litro. Quei tipi che si arrabbiano come ragazzini se li batti a golf, o perfino a un gioco stupido come il ping-pong. Quei tipi che non leggono mai un libro. Quei tipi che ti fanno venire una barba lunga tre metri. Ma in questo devo andarci piano. A chiamare barbosi certi tipi, voglio dire. IO i tipi barbosi non li capisco. Davvero. Quando ero a Elkton Hills, per circa due mesi sono stato nella stessa camera con quel ragazzo, Harris Macklin. Era molto intelligente eccetera eccetera ma era uno degli individui più barbosi che abbia mai conosciuto. Aveva una di quelle voci che gracchiano, e non la finiva ma di parlare, si può dire. Non la finiva mai di parlare, e la cosa più tremenda era che non vi diceva mai niente che voleste sentire, tanto per cominciare. Ma sapeva fare una cosa. Quel figlio di buona madre sapeva fischiare come non ho mai sentito nessun altro. […] Naturalmente non gliel’ho mai detto che secondo me fischiava in un modo fantastico. Voglio dire, non puoi andare da uno a proclamargli «Tu fischi in un modo fantastico». Ma sono stato in camera con lui quasi due mesi interi, con tutto che lo trovavo così barboso che per poco non diventavo matto, solo perché fischiava in quel modo fantastico, come non ho mai sentito nessuno. Perciò coi tipi barbosi non si può mai dire. Forse non è il caso di di compiangere troppo una ragazza in gamba se la vedete sposare uno di quei tipi. Per lo più non fanno male a nessuno, e magari in segreto sono tutti bravissimi a fischiare o vattelappesca. Chi diavolo può saperlo? Io no.
  • - Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? – dissi. – Voglio dire, ti succede mai d’aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? […]
  • E’ buffo. Non raccontate niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
  • - […] Non appena ti sarai lasciato dietro tutti i professori Vinson, allora comincerai ad andare sempre più vicino, se sai volerlo e se sai cercarlo e aspettarlo, a quel genere di conoscenza che sarà cara, molto cara al tuo cuore. Tra l’altro, scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d’incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. E’ una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. E’ storia. E’ poesia – […] – Non sto cercando di dirti, – proseguì, – che soltanto gli uomini colti e preparati sono in grado di dare al mondo un contributo prezioso. Non è vero. Ma sostengo che gli uomini colti e preparati, se sono intelligenti e creativi, tanto per cominciare, e questo purtroppo succede di rado, tendono a lasciare, del proprio passaggio, segni di gran lunga più preziosi che non gli uomini esclusivamente intelligenti e creativi. Tendono a esprimersi con più chiarezza, e di solito hanno la passione di seguire i propri pensieri sino in fondo.

28 commenti:

  1. "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira." Questa citazione è stupenda, senza alcun dubbio!! *__*

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  2. Ti sei immedesimata con Phoebe mentre tiene il muso? :P

    Oggi non saprei, ma ricordo che all'epoca mi era piaciuto (me lo ricordo perché l'altro libro di Salinger che ho letto l'ho detestato). L'edizione italiana, però, se non è una nuova traduzione, è piuttosto edulcorata.

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    1. In Phoebe e in Holden, tra fratello e sorella spesso i ruoli si scambiano tra chi offende e chi è offeso xD

      Davvero? Non avendo letto l'originale non ti so dire, ma in italiano alcune parolacce ci sono. Poi va beh, il lessico è un po' "vecchio", ma secondo me è riuscito a dare l'atmosfera degli anni in cui viveva Holden.
      Mi informerò!

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    2. Informati, ma senza la mia acrimonia! Ricordo che la prof di inglese, che ce lo fece leggere a casa, insisteva particolarmente sul fatto che il linguaggio usato fosse di rottura rispetto ai canoni dell'epoca - probabilmente non per i nostri!
      Sono felice che ti sia piaciuto. :)

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    3. Ahah, tranquillo, non penso di riuscire a provare acrimonia nei confronti di questo libro ;)
      Sicuramente il linguaggio era di rottura, ora come ora però non colpisce più in quel senso - il linguaggio sboccato è stato sdoganato in ogni tipo di mezzo di comunicazione.

      :)

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  3. Ti do ragione quando dici che tutto dipende dall'antipatia o simpatia che si prova per Holden.
    Dico sempre che odio il libro, in realtà è Holden che non reggo. Per niente.
    Salinger ha scritto meraviglie come "Franny e Zooey".
    E si parla solo di Holden.
    Un vero peccato.


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    1. Posso capire perché non lo reggi, anche se io invece mi ci sono affezionata. E' un personaggio che divide le opinioni, poco ma sicuro.

      "Franny e Zooey" è nella mia lista dei desideri proprio grazie a Holden... Qualcosa di buono l'ha fatto, dai ;)

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    2. C'è qualcuno a cui piace Franny & Zooey? :P

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  4. uno di quei titoli che mi vergogno di non aver letto.
    Quello che mi respinge di Salinger è la paura di trovarmi difronte qualcosa di troppo complicato (per una capra come me:P )

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    1. Ma no, non è complicato, anzi! L'ho trovato amichevole, colloquiale. Penso che potresti provare a leggerlo senza alcun problema :)

      E suvvia, non sei una capra v.v

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  5. Si direbbe quasi un personaggio uscito dalla penna di Bret Easton Ellis. Hai presente? Viziatissimo, drogatissimo, biondissimo...

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    1. Uhm... pur non avendo letto Bret Easton Ellis, non credo che i personaggi si assomiglino (da quel che so sui personaggi di BEE). Holden non è viziato, non dà molta importanza al proprio aspetto e non è drogato - al massimo si può dire che ogni tanto esagera col whiskey (oltretutto, solo quando riesce a farselo servire...).
      Insomma, direi che Holden sarebbe visto come un "perdente" dai personaggi di BEE.

      Però il tuo paragone mi incuriosisce, ora dovrò leggere un libro di BEE per fare un confronto diretto :D

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  6. Uno dei miei libri preferiti di sempre!

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  7. Ecco, a me questo libro proprio non è piaciuto. L'ho letto due volte, perché non mi capacitavo del fatto che tutti lo trovassero così bello e solo io no. Ma niente, non m'è piaciuto neanche alla seconda lettura, anche se ho migliorato un po' il mio giudizio. E penso che sia come dici tu: a parte in alcuni brani, nel complesso è Holden stesso che non mi è piaciuto.

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    1. Suvvia, può succedere! Soprattutto quando l'apprezzamento è così strettamente legato a un personaggio un po' particolare, come Holden.
      Mi spiace che sia proprio questo il caso, visto quanto mi è piaciuto, però c'è da dire che di solito siamo sempre d'accordo, cominciavo quasi a preoccuparmi della completa concordanza dei nostri gusti xD

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    2. Hai ragione, qualche disaccordo ogni tanto ci vuole, non sarebbe normale! :)

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  8. In giro trovo sempre gente che dice che il giovane Holden è sopravvalutato, è brutto, è qui ed è là...a me invece è sempre piaciuto!
    Ti posso consigliare "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Cameron? Mi ha ricordato molto il giovane Holden per certi versi ma mi ha lasciata perplessa...dovrei rileggerlo forse.

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    1. stavo leggendo le citazioni...dimentico sempre quanto i libri ci influenzano. Dopo aver letto il giovane Holden "schifo" è diventita una delle mie parole preferite.

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    2. Lieta che anche a te sia sempre piaciuto! Non so se sia sopravvalutato o meno, bisognerebbe parlarne con degli americani - sicuramente negli U.S.A. se ne parla molto, molto di più.

      Certo che puoi consigliarmi, anzi, ora mi segno subito il tuo suggerimento :) Non so perché, ma il libro di Cameron non mi ha mai incuriosita - il tuo confronto con Holden, però, ha suscitato il mio interesse :D

      Io per un po' ho cominciato a dire "vattelapesca" xD

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  9. A distanza di anni da quando l'ho letto l'aspetto che ancora mi colpisce è lo stile, il linguaggio di Salinger, al quale molti scrittori contemporanei sono debitori. Nel panorama italiano mi vengono in mente Brizzi con "Jack frusciante è uscito dal gruppo" e Baricco.

    Della storia non ricordo tanto, confesso, anche se rileggendo il tuo commento qualcosa mi è tornato alla mente, comunque credo che l'originalità di questo romanzo sta nel modo in cui Salinger costruisce le frasi, se capite cosa voglio dire. ;)

    Il libro fin dalla prima riga ha un suo accento, una sua voce, inconfondibile. Potresti leggerne un estratto e subito lo assoceresti a lui, non è male. Peccato che Salinger abbia scritto poco... chissà che adesso che è morto non ritrovano qualche manoscritto nel suo cassetto..

    Cami, Il giovane Holden è uno di quei romanzi che vorrei rileggere tra qualche anno e chissà potrei pure cambiare parere... o apprezzarlo maggiormente.
    Non vorrei sbagliarmi, quindi è necessario che tu verifichi, ma può essere che il titolo Il giovane Holden l'abbia dato Calvino? Ho questo ricordo..

    Ihihih Concordo inoltre con te nel dare una seconda opportunità ad Hemingway, sai bene tu che anch'io mi sono arenato una prima volta, ma la seconda è andata decisamente meglio! In compenso ha letto Il grande Gatsby, se non ricordo male.

    A me piace questa in particolare, quanto mai veritiera: "Ero mezzo innamorato di lei, quando tornammo a sederci. Questo è il guaio con le ragazze. […] Cristo santo. Hanno il potere di farti ammattire. Ce l’hanno proprio."

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    1. Capisco che vuoi dire e concordo, Salinger ha un modo tutto suo di costruire i periodi e questo, insieme al lessico, lo rende immediatamente riconoscibile :)

      Non so se il titolo sia frutto di Calvino, però mi sembra di ricordare una nota della traduttrice che spiega il motivo dietro al cambiamento del titolo e cosa sta effettivamente a significare l'originale... Ora non ho il libro con me, ti farò sapere :D

      Pare anche a me che abbia letto Fitzgerald, ma Hemingway è Hemingway u.u Tu sei la prova vivente che gli si deve una seconda chance, ahaha!

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  10. Hai colto davvero il punto, la centralità del personaggio è schiacciante e se Holden non ti sta simpatico difficile che il libro ti piaccia... ma sono contenta che tu ne sia rimasta soddisfatta, io lo adorai! ^^

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    1. Sono felice che sia piaciuto anche a te! Sta diventando interessante scoprire a chi è piaciuto e chi proprio non l'ha digerito :D

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  11. Quando lo avevo letto, anni fa, non mi fece impazzire, ma è da un po' che voglio riprenderlo in mano... Forse passando prima per i Nove racconti.

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    1. Potrebbe essere una buona idea! Potresti provare anche ad approcciare la nuova traduzione di Matteo Colombo, magari sarà più nelle tue corde :)

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