Buongiorno, miei cari lettori!
Oggi torniamo con un post della normale programmazione – pensavate che questo blog stesse diventando I Miserabili-centrico, ammettetelo! – e ci dedichiamo a tre libri di cui vorrei proprio parlarvi. Uno ha soddisfatto ampiamente le mie aspettative, mentre gli altri due, per un motivo o per l’altro, non sono riusciti a convincermi del tutto.
Il primo è Nemico invisibile, terzo capitolo della serie Deserto Rosso, di Rita Carla Francesca Monticelli. Mi raccomando, evitate di leggere quel che scriverò qui sotto prima di aver letto i due libri precedenti: potreste rovinarvi qualche colpo di scena! Mi sono mantenuta molto sul vago, ma qualche cosa mi è sfuggita per forza di cose.
Pagine:143
Editore:auto-pubblicato
Anno:2013
ISBN:978-13-0133-760-6
Editore:auto-pubblicato
Anno:2013
ISBN:978-13-0133-760-6
Trama:Anna non vede l’ora di poter rivelare la sua scoperta ai suoi compagni e al mondo intero, ma la sua gioia è oscurata dalla perdita di contatti con la stazione Alfa, che sembra improvvisamente disabitata. Decide quindi di tornare, accompagnata da Jack, per capire cosa sta succedendo; ma i dubbi sull’omicidio di Michelle rimangono, tanto che è sempre più difficile fidarsi di chi è rimasto, mentre un nemico invisibile, che trama nell’ombra, è pronto ad attaccare da un momento all’altro.
Deserto Rosso è una di quelle serie di cui proprio non saprei predire il corso: ho finito il secondo capitolo pensando che sarebbero accadute certe cose, e invece la Monticelli mi ha stupita moltissimo e ha dato alla storia una svolta decisamente inaspettata! A questo punto, per il quarto e conclusivo capitolo, non mi sento nemmeno in grado di avanzare qualche ipotesi.
Ma andiamo con ordine, e parliamo di Nemico invisibile. I personaggi sono aumentati e veder interagire Anna con gli abitanti di Ophir è veramente interessante: la donna mostra un lato di sé, aperto e quasi gioioso, cui non era stato dato molto spazio negli scorsi episodi (e a ragione, dopotutto).
Tuttavia, nonostante questo nuovo lato della nostra protagonista, sono contenta che la Monticelli abbia mantenuto anche dei punti di vista differenti – come ha cominciato a fare nel secondo libro – perché sento che la storia ne ha giovato in termini di complessità e anche di leggibilità. In particolare, in questo libro è particolarmente interessante seguire anche gli eventi che accadono sulla Terra: non saranno nuovi ed emozionanti come quelli su Marte, ma si portano dietro abbastanza misteri da competere col Pianeta Rosso per accaparrarsi l’attenzione del lettore.
Lo stile dell’autrice, in questo senso, è più che adatto: piano ma non semplicistico, riesce a mescolare dialoghi realistici a spiegazioni più tecniche, che insieme a un’ottima caratterizzazione dà l’impressione di trovarsi a fronteggiare una situazione realistica, a modo suo. Ad esempio, non ci sono dirigenti eroici che, dalla stazione della NASA, si battono eroicamente per la salvezza dell’equipaggio e dell’umanità tutta in stile hollywoodiano: bensì ci sono uomini talvolta scossi, talvolta presi dai propri personalismi. Esseri umani, insomma.
A tutto questo si somma una trama davvero ben congegnata, in cui cominciano a incastrarsi diversi dei tasselli che abbiamo iniziato a raccogliere nei primi due capitoli della serie, senza contare le rivelazioni inaspettate che si seguiranno nel corso delle pagine e che metteranno in crisi quel che il lettore e Anna si aspettavano…
Due parole a parte merita il finale: ovviamente non vi rivelerò nulla di quello che accade, ma posso dirvi che mi ha fatto rimanere a bocca aperta – letteralmente: mi stava per cadere la mascella – e che ho dovuto fare uno sforzo di volontà per non cominciare subito a leggere l’ultimo episodio, Ritorno a casa. Non l’ho fatto perché voglio gustarmi questo ultimo episodio come si deve: so già che l’autrice non mi deluderà e ci darà un finale coi controfiocchi.
Una cosa è sicura, in ogni caso: Anna non sarà più la stessa, e così sarà anche per chi rimarrà al suo fianco.
Ma andiamo con ordine, e parliamo di Nemico invisibile. I personaggi sono aumentati e veder interagire Anna con gli abitanti di Ophir è veramente interessante: la donna mostra un lato di sé, aperto e quasi gioioso, cui non era stato dato molto spazio negli scorsi episodi (e a ragione, dopotutto).
Tuttavia, nonostante questo nuovo lato della nostra protagonista, sono contenta che la Monticelli abbia mantenuto anche dei punti di vista differenti – come ha cominciato a fare nel secondo libro – perché sento che la storia ne ha giovato in termini di complessità e anche di leggibilità. In particolare, in questo libro è particolarmente interessante seguire anche gli eventi che accadono sulla Terra: non saranno nuovi ed emozionanti come quelli su Marte, ma si portano dietro abbastanza misteri da competere col Pianeta Rosso per accaparrarsi l’attenzione del lettore.
Lo stile dell’autrice, in questo senso, è più che adatto: piano ma non semplicistico, riesce a mescolare dialoghi realistici a spiegazioni più tecniche, che insieme a un’ottima caratterizzazione dà l’impressione di trovarsi a fronteggiare una situazione realistica, a modo suo. Ad esempio, non ci sono dirigenti eroici che, dalla stazione della NASA, si battono eroicamente per la salvezza dell’equipaggio e dell’umanità tutta in stile hollywoodiano: bensì ci sono uomini talvolta scossi, talvolta presi dai propri personalismi. Esseri umani, insomma.
A tutto questo si somma una trama davvero ben congegnata, in cui cominciano a incastrarsi diversi dei tasselli che abbiamo iniziato a raccogliere nei primi due capitoli della serie, senza contare le rivelazioni inaspettate che si seguiranno nel corso delle pagine e che metteranno in crisi quel che il lettore e Anna si aspettavano…
Due parole a parte merita il finale: ovviamente non vi rivelerò nulla di quello che accade, ma posso dirvi che mi ha fatto rimanere a bocca aperta – letteralmente: mi stava per cadere la mascella – e che ho dovuto fare uno sforzo di volontà per non cominciare subito a leggere l’ultimo episodio, Ritorno a casa. Non l’ho fatto perché voglio gustarmi questo ultimo episodio come si deve: so già che l’autrice non mi deluderà e ci darà un finale coi controfiocchi.
Una cosa è sicura, in ogni caso: Anna non sarà più la stessa, e così sarà anche per chi rimarrà al suo fianco.
Il prossimo libro è di un autore molto amato, John Green; il romanzo di cui vi parlerò oggi è Teorema Catherine (titolo originale: An Abundance of Katherines).
Trama:Colin è un ex bambino prodigio, forse genio della matematica, con una forte passione per gli anagrammi e per le ragazze di nome Catherine: tutte le diciannove ragazze con cui è uscito avevano questo nome e tutte l’hanno mollato. L’ultima a farlo, Catherine XIX, l’ha fatto soffrire tanto da fargli studiare un teorema per prevedere l’esito di qualunque relazione. Il suo amico Hassan, tentando di distoglierlo dal pensiero di Catherine, gli propone di partire per un viaggio on the road che avrà esiti inaspettati…
Ormai è un po’ di tempo che seguo vlogbrothers, il canale YouTube creato da John e da suo fratello Hank: i loro video sono sempre molto piacevoli, gli argomenti spaziano da quelli più seri e attuali a quelli più leggeri e divertenti. Adoro i loro progetti collaterali, altri canali nati per fornire fonti di sapere e di cultura in modo divertente e, a parer mio, efficace.
Desideravo ardentemente, quindi, amare questo libro; con tutto il cuore, proprio. Avevo certe aspettative, date dall’aver ascoltato John parlare e dall’aver letto le opinioni, a dir poco piene d’entusiasmo, per la quasi totalità delle sue opere. Purtroppo, credo che tutta questa anticipazione non abbia aiutato affatto il libro, che mi è sembrato molto carino, ma nulla di più.
Colin e Hassan sono due personaggi davvero simpatici, due ragazzi che ancora non sanno bene cosa fare della loro vita: hanno cominciato a tracciare un percorso, ma la paura di fallire spesso li immobilizza. Il viaggio non programmato in cui si imbarcano è un momento di formazione che si rifà ad un topos ben collaudato della narrativa e del cinema americano, ovvero l’evasione on the road che permette di scoprire, in ambienti totalmente diversi dalla proprio quotidianità, lati di sé che non si conoscevano. Il viaggio in sé non è poi molto lungo, a voler essere pignoli, visto che i due si fermeranno subito in un’altra cittadina, dove troveranno un lavoretto con cui riempire le giornate e dove conosceranno un gruppo di ragazzi e ragazze della loro età. Ovviamente, l’arrivo di Colin e Hassan porterà delle rivoluzioni anche in questo piccolo microcosmo della provincia rurale americana.
Lo stile di John Green è piano e molto scorrevole, la sua scrittura è simpatica e accattivante (anche se a volte sembra spingere troppo su questo punto, tanto da risultare un po’ artefatto). Molte delle sue battute sono divertenti, altre scivolano via senza colpo ferire.
Il punto di vista di Colin, ragazzo prodigio che non sa se si rivelerà abbastanza geniale da sopravvivere alle aspettative altrui sul suo futuro, è piacevole e adatto a un adolescente intelligente ma insicuro; Hassan stempera le sue esitazioni con un umorismo sboccato, un po’ trash, ma attraverso gli occhi del protagonista possiamo comunque vedere un lato più nascosto e meno strafottente.
La trama è piuttosto semplice e prevedibile, una volta che i due arrivano a Gutshot, Tennessee (la cittadina a cui ho accennato prima); tuttavia, questo non inficia eccessivamente lo scorrere della lettura. Inoltre, l’idea di inserire formule matematiche e la ricerca di Colin per il teorema perfetto per descrivere l’andamento di una relazione rende la lettura più curiosa e, a modo suo, divertente.
Insomma, è un libro molto carino, una lettura leggera perfetta per l’estate, ma non sono riuscita ad apprezzarlo del tutto – forse perché mi aspettavo troppo. Spero che il prossimo libro di John Green che leggerò mi convinca un po’ di più.
Desideravo ardentemente, quindi, amare questo libro; con tutto il cuore, proprio. Avevo certe aspettative, date dall’aver ascoltato John parlare e dall’aver letto le opinioni, a dir poco piene d’entusiasmo, per la quasi totalità delle sue opere. Purtroppo, credo che tutta questa anticipazione non abbia aiutato affatto il libro, che mi è sembrato molto carino, ma nulla di più.
Colin e Hassan sono due personaggi davvero simpatici, due ragazzi che ancora non sanno bene cosa fare della loro vita: hanno cominciato a tracciare un percorso, ma la paura di fallire spesso li immobilizza. Il viaggio non programmato in cui si imbarcano è un momento di formazione che si rifà ad un topos ben collaudato della narrativa e del cinema americano, ovvero l’evasione on the road che permette di scoprire, in ambienti totalmente diversi dalla proprio quotidianità, lati di sé che non si conoscevano. Il viaggio in sé non è poi molto lungo, a voler essere pignoli, visto che i due si fermeranno subito in un’altra cittadina, dove troveranno un lavoretto con cui riempire le giornate e dove conosceranno un gruppo di ragazzi e ragazze della loro età. Ovviamente, l’arrivo di Colin e Hassan porterà delle rivoluzioni anche in questo piccolo microcosmo della provincia rurale americana.
Lo stile di John Green è piano e molto scorrevole, la sua scrittura è simpatica e accattivante (anche se a volte sembra spingere troppo su questo punto, tanto da risultare un po’ artefatto). Molte delle sue battute sono divertenti, altre scivolano via senza colpo ferire.
Il punto di vista di Colin, ragazzo prodigio che non sa se si rivelerà abbastanza geniale da sopravvivere alle aspettative altrui sul suo futuro, è piacevole e adatto a un adolescente intelligente ma insicuro; Hassan stempera le sue esitazioni con un umorismo sboccato, un po’ trash, ma attraverso gli occhi del protagonista possiamo comunque vedere un lato più nascosto e meno strafottente.
La trama è piuttosto semplice e prevedibile, una volta che i due arrivano a Gutshot, Tennessee (la cittadina a cui ho accennato prima); tuttavia, questo non inficia eccessivamente lo scorrere della lettura. Inoltre, l’idea di inserire formule matematiche e la ricerca di Colin per il teorema perfetto per descrivere l’andamento di una relazione rende la lettura più curiosa e, a modo suo, divertente.
Insomma, è un libro molto carino, una lettura leggera perfetta per l’estate, ma non sono riuscita ad apprezzarlo del tutto – forse perché mi aspettavo troppo. Spero che il prossimo libro di John Green che leggerò mi convinca un po’ di più.
Il terzo e ultimo libro di questo post è un classico del giallo: Pietr il Lettone (Pietr-le-Letton), primo libro di Simenon dedicato alle inchieste di Maigret.
Pagine:163
Editore:Adelphi Edizioni
Traduzione:Yasmina Mélaouah
Anno:1931
ISBN:978-88-459-1010-4
Editore:Adelphi Edizioni
Traduzione:Yasmina Mélaouah
Anno:1931
ISBN:978-88-459-1010-4
Trama:Alla Sûreté Général arrivano i dispacci riguardanti Pietr il Lettone, pericoloso criminale che sembra dirigersi verso Parigi. Tuttavia, quando Maigret arriva alla Gare du Nord pronto ad accoglierlo, la scoperta di un cadavere in uno dei vagoni complicherà le indagini e sembrerà rendere inutile l’identikit in suo possesso. Solo l’intuito del Commissario porterà alla risoluzione finale.
Come vi ho già scritto nella Top Ten dedicata agli autori di cui vorrei completare la bibliografia, Georges Simenon è un autore che apprezzo moltissimo: tuttavia, paradossalmente, l’ho conosciuto soprattutto attraverso i suoi romanzi non legati al commissario Maigret, il personaggio che più l’ha reso popolare. Dato che percepivo questa mancanza come una pecca nel mio rapporto con questo autore, ho deciso di porre subito rimedio e di cominciare a leggere Le inchieste di Maigret, seguendo l’ordine di pubblicazione.
Purtroppo, credo che proprio le mie letture pregresse abbiano un po’ penalizzato l’incontro con la prima indagine di questo commissario così iconico. A voler ben vedere, Maigret in sé e per sé mi è piaciuto moltissimo: è delineato con pochi gesti e con ancor meno parole, ma si presenta subito come un protagonista dotato di un’anima forte e ben percepibile dal lettore. La pipa, suo oggetto-icona, fa subito la sua comparsa e mette il punto a una descrizione che riprende un po’ l’immagine che ormai tutti hanno in mente, anche chi non ha mai letto i libri: completa il ritratto di un uomo robusto e muscoloso, taciturno, dedito al lavoro, apparentemente distaccato ma in realtà percorso da sentimenti forti, che trapelano solo di tanto in tanto. A questo proposito, mi è piaciuta moltissimo la descrizione dell’amicizia tra lui e Torrance, suo collega.
La scrittura di Simenon, oltretutto, si mantiene su un livello sempre piuttosto alto e con le sue parole riesce a delineare persone e ambienti incredibilmente vividi.
Quel che invece non mi ha convinta, in questo libro, è stato il dipanarsi della trama. Il giallo non dà particolari grattacapi e l’identità di questo Pietr, subdolo criminale internazionale, è meno misteriosa di quanto avrei voluto. Mi sarebbe piaciuto trovare un’attenzione maggiore nei confronti del mistero, una maggior complessità – ma temo che questo sia stato un errore mio: mi aspettavo una sorta di giallo deduttivo, mentre Simenon punta sin da subito a una descrizione dell’animo umano, delle spinte emotive che possono portare un uomo a fare di tutto pur di compiacere chi ammira. In questo, il romanzo assomiglia molto ai titoli da me già letti (La camera azzurra, Cargo); tuttavia, trattandosi appunto di un giallo, non mi aspettavo una risoluzione così repentina del mistero e una conclusione che, nonostante gli avvenimenti che la caratterizzano, si potrebbe definire un po’ anticlimatica.
Ora che però ho inquadrato meglio il tipo di indagini in cui si ascrivono le inchieste di Maigret, penso che riuscirò ad apprezzare di più i prossimi volumi.
7 Purtroppo, credo che proprio le mie letture pregresse abbiano un po’ penalizzato l’incontro con la prima indagine di questo commissario così iconico. A voler ben vedere, Maigret in sé e per sé mi è piaciuto moltissimo: è delineato con pochi gesti e con ancor meno parole, ma si presenta subito come un protagonista dotato di un’anima forte e ben percepibile dal lettore. La pipa, suo oggetto-icona, fa subito la sua comparsa e mette il punto a una descrizione che riprende un po’ l’immagine che ormai tutti hanno in mente, anche chi non ha mai letto i libri: completa il ritratto di un uomo robusto e muscoloso, taciturno, dedito al lavoro, apparentemente distaccato ma in realtà percorso da sentimenti forti, che trapelano solo di tanto in tanto. A questo proposito, mi è piaciuta moltissimo la descrizione dell’amicizia tra lui e Torrance, suo collega.
La scrittura di Simenon, oltretutto, si mantiene su un livello sempre piuttosto alto e con le sue parole riesce a delineare persone e ambienti incredibilmente vividi.
Quel che invece non mi ha convinta, in questo libro, è stato il dipanarsi della trama. Il giallo non dà particolari grattacapi e l’identità di questo Pietr, subdolo criminale internazionale, è meno misteriosa di quanto avrei voluto. Mi sarebbe piaciuto trovare un’attenzione maggiore nei confronti del mistero, una maggior complessità – ma temo che questo sia stato un errore mio: mi aspettavo una sorta di giallo deduttivo, mentre Simenon punta sin da subito a una descrizione dell’animo umano, delle spinte emotive che possono portare un uomo a fare di tutto pur di compiacere chi ammira. In questo, il romanzo assomiglia molto ai titoli da me già letti (La camera azzurra, Cargo); tuttavia, trattandosi appunto di un giallo, non mi aspettavo una risoluzione così repentina del mistero e una conclusione che, nonostante gli avvenimenti che la caratterizzano, si potrebbe definire un po’ anticlimatica.
Ora che però ho inquadrato meglio il tipo di indagini in cui si ascrivono le inchieste di Maigret, penso che riuscirò ad apprezzare di più i prossimi volumi.
E con questo, per oggi, vi saluto. Prometto che cercherò di alternare con più costanza i post dedicati all’UFG Book club e quelli più abituali; nel frattempo, vi auguro buone letture!
Un abbraccio,
Cami
Pietr il Lettone già lo conosco, dovendo consigliarmi uno degli altri due te la sentiresti di sblianciarti?
RispondiEliminaMi sbilancio e ti dico "Cargo": tra i due, è quello che mi è piaciuto di più.
EliminaMi hai vietato di leggere la recensione che mi interessava... uff... :P
RispondiEliminaUff a te :P Leggi i primi due libri della serie, così poi puoi leggere anche la recensione!
Elimina... Perché stai parlando della serie della Monticelli, vero? :)
Non ricorderò mai il suo nome completo. :P
EliminaComunque sì, prima o poi potrei anche farlo. Se non altro perché ne parli molto positivamente tu.
Comunque (e 2) non sono uno che si lascia andare all'isteria per qualche spoiler. ^^
(Ciononostante non leggerò, per rispetto del tuo avvertimento.)
Bravo! Mi sento leggermente sotto pressione, però xD
EliminaSo che gli spoiler non ti infastidiscono, ma in questo caso si parla di avvenimenti piuttosto importanti del secondo libro e mi sarebbe spiaciuto rovinarli a qualcuno, è una rivelazione che rende la lettura ancora più interessante!
non ho mai letto niente neanche di Simenon e non saprei proprio da dove cominciare...
RispondiEliminaIo ho cominciato a leggerlo perché mio padre ha molti suoi libri in casa :) Il primo che ho letto è stato "La camera azzurra" e mi è piaciuto molto. Te lo consiglio!
EliminaIl secondo pare interessante... io di Simenon giallista non ho ma letto nulla, ma forse perché non è il mio genere, ma l'ho tanto apprezzato in Tre camere a Manhattan...
RispondiEliminaOnestamente è il titolo di John Green di cui ho sentito parlare meno; in generale, comunque, è un autore molto amato negli U.S.A. :) Non so se può essere il tuo genere, ma se lo leggerai fammi sapere che ne pensi!
EliminaIo per ora apprezzo di più il Simenon romanziere, ma ho letto solo questo giallo, quindi penso che esprimerò un giudizio solo più in là nel tempo :)
Io con GDL dei Miserabili sono indietrissimo, mannaggia!!!
RispondiEliminaDi questi romanzi non ne ho letto nessuno, e i primi due nenahce li conoscevo. "Pietr il Lettone" invece ce l'ho tra i non letti, e sono contenta di aver letto il tuo commento, così saprò già cosa aspettarmi e magari non rimarro deluso anch'io dall'assenza di un giallodi tipo classico (che, onestamente, anch'io mi aspettavo!)
Io tra una cosa e l'altra sono rimasta indietro di due tappe, ma penso che sia un ritardo ancora accettabile... l'importante è andare avanti con la lettura :)
EliminaAllora spero che tu riuscirai ad apprezzare "Pietr il Lettone" più di me :D Aspetterò la tua opinione!
Contrariamente a te, ho letto tantissimo Simenon, ma solo i suoi libri con Maigret. Lo considero, solo per questi, uno dei più grandi nel '900 ... prima o poi dovrò leggere anche gli altri suoi romanzi.
RispondiEliminaSe già la pensi così, credo proprio che il resto della sua produzione non potrà che confermare la tua opinione :)
EliminaCami,
RispondiEliminane hai da leggere con Simenon..."Il suo primo romanzo Au Pont des Arches, è del '21, e inaugura una vastissima produzione, costituita da 193 romanzi firmati col proprio nome e da oltre 200 pubblicati con vari pseudonimi."
Io, per ora, ho letto solamente "L'uomo che guardava passare i treni", ma tanto tempo fa e non ricordo molto per poterti dire qualcosa...
Vedrò di rimediare, leggerli tutti la vedo ardua, però uno solo è davvero pochino! :)
Eh, lo so, lo so! Che ti posso dire, sono una persona ottimista :)
EliminaBravo, approvo il tuo proposito: è un autore che ti consiglio fortemente.
Purtroppo ho dovuto saltare la prima recensione perché non ho letto la serie! ;) Capisco le aspettative su John Green, in questo periodo se ne è sentito parlare molto e anche io ho molta curiosità di leggere qualcosa di suo! Penso che inizierò dalla sua ultima opera "Tutta colpa delle stelle".
RispondiEliminaMagari tornerai a leggerla in futuro, chissà ;D
EliminaFai bene a iniziare da "Colpa delle stelle", insieme a "Cercando Alaska" sembra essere il suo libro più amato. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi.
Ecco, io ce l'ho in wishlist il libro di John Green. Magari, ecco, non comincio da questo a leggere qualcosa di suo... Ho Cercando Alaska in casa (tra i milioni di to be read), magari parto con quello.
RispondiEliminaHo sempre sentito dire che "Cercando Alaska" è uno dei migliori, se non il migliore, dei libri di John Green. La tua mi sembra un'ottima idea :)
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