Autore:Nick Hornby
Anno:2005
Editore:Ugo Guanda Editore
Traduzione:Massimo Bocchiola
ISBN:88-8246-830-5
Pagine:293
Trama:La notte di Capodanno, in cime a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in comune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Così Martin, Maureen, Jess e JJ incrociano le loro vite in un intreccio che li condurrà verso direzioni del tutto inaspettate.
Avevo letto di tutto su questo libro: nuovo capolavoro di Hornby, nuova schifezza intergalattica, bellissimo, orribile, tutto e il contrario di tutto.
Io mi pongo a metà: sicuramente un bel libro, non un capolavoro, ma nemmeno questa schifezza.
Di Nick Hornby avevo letto solo Alta Fedeltà, spinta più dalla visione del film (che m'era piaciuto molto) che dall'effettiva fama dell'autore o del titolo: devo dire però che è stata una piacevole sorpresa, e che ho apprezzato moltissimo il libro, lo stile dell'autore, lo sfondo british.
Qui è lo stesso: Londra come sottofondo, parole che scivolano veloci e piacevoli, la capacità di entrare nel punto di vista di qualcun'altro, anzi, di ben quattro "qualcun'altro".
Questo è uno dei punti che ho apprezzato di più: la perfetta suddivisione in quattro personaggi. Martin, Maureen, Jess e JJ non si assomigliano per niente, non si incastrano, non si mischiano, ognuno ha il proprio modo di esprimersi, la propria età e il proprio linguaggio: Hornby ha corso un grande rischio, affidando la narrazione a quattro voci diverse, eppure dopo aver letto le prime 20 pagine io avrei saputo riconoscere chi era chi, senza che mi fosse segnalato, perchè questi personaggi avevano assunto un proprio "io".
Penso che sia questa la vera forza del romanzo: non la trama in sè, che non è un vero percorso ma più un susseguirsi di avvenimenti, ma l'unicità dei personaggi.
La mia preferità è Maureen: non è colta, è una casalinga alle prese col figlio disabile, vive una vita infelice, eppure nel suo candore, nell'educazione e nel suo profondissimo dolore è l'unica che meriti rispetto. Alla fine, l'unica che aveva davvero tutti i motivi per buttarsi è anche l'unica che saprà farsi valere, nel suo modo un po' goffo e ingenuo. Un personaggio dolce, di quelli che abbracceresti, se ti capitassero davanti.
JJ, come descrizione fisica, sarebbe il mio tipo, questo è sicuro!, ma mi fa paura, perchè è la caricatura al maschile di molti dei miei difetti. Insomma, un ritratto all'ennesima potenza negativa, ma grazie a Dio solo su alcune cose. JJ è sbruffone, spesso supponente ed egoista, colto ma non abbastanza da brillare, si fida ciecamente dei libri e si lascia andare per un nonnulla. In più, è spesso sgrammaticato (forse è il modo che il traduttore italiano ha trovato per rendere il suo essere americano; per Hornby è stato più facile, usando slang e modi di dire).
Martin è un personaggio diverso: lui non fa niente per uscirne. Si lascia trascinare dalla forza degli altri, a mio parere. Non riesce a capire dove sbaglia, e come, anche se di sbagli ne fa tanti, e spesso. Lo ammiro perchè è l'unico che riesce effettivamente a tenere al suo posto Jess.
Ed eccoci arrivati proprio a lei, Jess. Personalmente, la trovo del tutto insopportabile: sboccata, sgrammaticata, incapace di rendersi conto di quanto le sue parole possano ferire gli altri, cieca per quanto riguarda necessità e pensieri altrui, va, scappa, si fa di qualunque cosa perchè "così, tanto per". Si meriterebbe due schiaffi, ed è un peccato che Hornby non glieli faccia dare. Che so, da Martin. Sarebbe stato perfetto.
Gli unici momenti in cui si risolleva sono quelli in cui si capisce che attraverso la sofferenza delle perdite, anche lei può riuscire ad avere un approccio umano col mondo.
Ciò che mi ha colpito, nelle peripezie di questi quattro, è soprattutto che, come dice l'autore a pagina 60 circa, loro non scendono migliori di quando sono saliti, ma semplicemente un pochino diversi: non cercano di imporsi come modello, ma semplicemente di raccontare un'esperienza--in questo caso, quella del suicidio. Tra parentesi, non sembra nemmeno il tema principale. Il tema principale sembra essere, in realtà, la vita. E come farci i conti.
Voto:
7,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Allora mi sono sentita addosso tutto il peso - il peso della solitudine, di tutto quello che era andato male. (Jess)
- Perchè secondo me, il suicidio, la gente, lo capisce: la maggioranza, anche se l'ha nascosto chissadove nel profondo, ricorda un momento della sua vita quando si è chiesta se aveva veramente voglia di svegliarsi il giorno dopo. Voler morire sembra un po' parte dell'essere vivi. (JJ)
- Esiste più di un modo di essere falliti. Di certo esiste più di un modo di fallire. (JJ)
- Uno che ha voglia di morire si sente incazzato, pieno di vita e disperato e stufomarcio e sfinito, tutto assieme; vuole combattere contro tutti, e vuole rannicchiarsi e nascondersi in un armadio chissadove. Vuole scusarsi con tutti e vuole che tutti sappiano che lo hanno mollato solo nella merda. (JJ)
- Capisci che non stai andando bene quando non puoi raccontare agli altri i fatti più semplici della tua vita, solo perchè si immaginerebbero che gli stai chiedendo pietà. (Maureen)
Buoni libri a tutti :)
Cami