Titolo:Le Lacrime della Giraffa (originale:Tears of the Giraffe)
Autore:Alexander McCall Smith
Anno:2000
Editore:Ugo Guanda Editore
Traduzione:Stefania Bertola
ISBN:88-8246-602-7
Pagine:235
Trama:Precious Ramotswe, prima ed unica detective femmina del Botswana, deve risolvere i casi di un giovane scomparso diversi anni prima, un tradimento ipotetico e nel frattempo dedicarsi all'idea dell'imminente matrimonio col signor JLB Matekoni; il tutto, sullo sfondo di un'Africa incredibile per saggezza e bellezza.
Questo libro è un invito semplice e caloroso alla scoperta di un'Africa diversa da qualunque stereotipo in cui voi siate mai caduti: è il racconto, più che delle indagini della signora Ramotswe, della realtà del Botswana.
Questo stato (poco trattato dai media, forse perché è davvero come ce lo descrive McCall Smith, ossia: tranquillo) ci dà la possibilità di sbirciare su un'Africa meravigliosa, resa tale dai personaggi e da tanti piccoli dettagli: il cielo bianco-azzurro, le case, le usanze. Quasi troppo perfetto, per noi che abbiamo gli occhi pieni di immagini e preconcetti. Così, viene voglia di andare a controllare di persona, di andare ad osservare coi proprio occhi queste lande così belle: io per prima sono andata a cercare su Internet delle foto del Botswana, per farmi un'idea :)
Precious Ramotswe e JLB Matekoni sono le migliori guide che si potessero trovare, perché perfetti esponenti della loro cultura. Entrambi generosi, onesti, volenterosi, pienamente umani, e teneramente innamorati. Colmi di quella saggezza tranquilla che è la morale africana, o meglio del loro amato Botswana.
Ciò porta, però, ad una sorta di "mediocrità" nella narrazione dei casi risolti dalla Ladies' Detective Agency n.1, l'agenzia fondata dalla signora Ramotswe, unica detective donna del Botswana: avrei preferito un solo caso ben posto e analizzato, rispetto alle tante vicende slegate che invece l'autore ha proposto. Per questo tendo a considerare questo libro come narrativa piuttosto che un giallo, nonostante quello che viene scritto nella quarta di copertina: è tuttavia un particolare a cui non si fa troppo caso, perché ci si affeziona in fretta a Gaborone, ai protagonisti, alla tenera signorina Makutsi che aiuta la signora Ramotswe con le indagini.
In effetti, il lavoro di detective sembra servire all'autore solo come pretesto per porre, attraverso i suoi personaggi, delle questioni morali: è giusto mentire? E se è giusto, è giusto sempre o solo a volte? Agire in modo sbagliato per una giusta causa è giusto, o sbagliato?
Tutti interrogativi suggestivi, pesanti, resi però più semplici e leggeri dalla narrazione fresca, senza pretese. E soprattutto, interrogativi a cui l'autore non dà risposta: secondo me, è un esplicito invito dello scrittore a riflettere su queste domande. McCall Smith in realtà pone a noi lettori queste domande, vuole che ci si rifletta sopra, e si arrivi ad una risposta senza affidarsi a quelle che avrebbe potuto scrivere nel suo libro.
Ho apprezzato davvero molto questo stratagemma, perché in fondo una spinta verso la riflessione è sempre utile, e gradita. Ci permette di affrontare argomenti che altrimenti, forse, non avremmo mai analizzato. Perciò, un bravo! a McCall Smith!
Tornando a dettagli più vicini allo stile, la narrazione sembra quasi basarsi su un impianto "favolistico": i buoni vincono, i cattivi smascherati perdono, tutto viene risolto, il tono è semplice, quasi troppo: tuttavia, la godibilità del romanzo sta anche in questo.
Senza contare un'altra cosa che, per quanto inutile ai fini della storia, ho trovato molto carina: le varie sottotrame, come ad esempio quella della cameriera del signor Matekoni, o quella dei bambini dell'orfanotrofio. Brevi divagazioni che tuttavia danno un sapore corale al libro, rendendo ancora più vivida la storia ed il racconto in sé.
Insomma, una lettura disimpegnata, piacevole e senza pretese: quello che ci vuole per staccare la spina e rilassarsi. Perché a volte ci vogliono anche questi libri!
Voto:
7
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
Autore:Alexander McCall Smith
Anno:2000
Editore:Ugo Guanda Editore
Traduzione:Stefania Bertola
ISBN:88-8246-602-7
Pagine:235
Trama:Precious Ramotswe, prima ed unica detective femmina del Botswana, deve risolvere i casi di un giovane scomparso diversi anni prima, un tradimento ipotetico e nel frattempo dedicarsi all'idea dell'imminente matrimonio col signor JLB Matekoni; il tutto, sullo sfondo di un'Africa incredibile per saggezza e bellezza.
Questo libro è un invito semplice e caloroso alla scoperta di un'Africa diversa da qualunque stereotipo in cui voi siate mai caduti: è il racconto, più che delle indagini della signora Ramotswe, della realtà del Botswana.
Questo stato (poco trattato dai media, forse perché è davvero come ce lo descrive McCall Smith, ossia: tranquillo) ci dà la possibilità di sbirciare su un'Africa meravigliosa, resa tale dai personaggi e da tanti piccoli dettagli: il cielo bianco-azzurro, le case, le usanze. Quasi troppo perfetto, per noi che abbiamo gli occhi pieni di immagini e preconcetti. Così, viene voglia di andare a controllare di persona, di andare ad osservare coi proprio occhi queste lande così belle: io per prima sono andata a cercare su Internet delle foto del Botswana, per farmi un'idea :)
Precious Ramotswe e JLB Matekoni sono le migliori guide che si potessero trovare, perché perfetti esponenti della loro cultura. Entrambi generosi, onesti, volenterosi, pienamente umani, e teneramente innamorati. Colmi di quella saggezza tranquilla che è la morale africana, o meglio del loro amato Botswana.
Ciò porta, però, ad una sorta di "mediocrità" nella narrazione dei casi risolti dalla Ladies' Detective Agency n.1, l'agenzia fondata dalla signora Ramotswe, unica detective donna del Botswana: avrei preferito un solo caso ben posto e analizzato, rispetto alle tante vicende slegate che invece l'autore ha proposto. Per questo tendo a considerare questo libro come narrativa piuttosto che un giallo, nonostante quello che viene scritto nella quarta di copertina: è tuttavia un particolare a cui non si fa troppo caso, perché ci si affeziona in fretta a Gaborone, ai protagonisti, alla tenera signorina Makutsi che aiuta la signora Ramotswe con le indagini.
In effetti, il lavoro di detective sembra servire all'autore solo come pretesto per porre, attraverso i suoi personaggi, delle questioni morali: è giusto mentire? E se è giusto, è giusto sempre o solo a volte? Agire in modo sbagliato per una giusta causa è giusto, o sbagliato?
Tutti interrogativi suggestivi, pesanti, resi però più semplici e leggeri dalla narrazione fresca, senza pretese. E soprattutto, interrogativi a cui l'autore non dà risposta: secondo me, è un esplicito invito dello scrittore a riflettere su queste domande. McCall Smith in realtà pone a noi lettori queste domande, vuole che ci si rifletta sopra, e si arrivi ad una risposta senza affidarsi a quelle che avrebbe potuto scrivere nel suo libro.
Ho apprezzato davvero molto questo stratagemma, perché in fondo una spinta verso la riflessione è sempre utile, e gradita. Ci permette di affrontare argomenti che altrimenti, forse, non avremmo mai analizzato. Perciò, un bravo! a McCall Smith!
Tornando a dettagli più vicini allo stile, la narrazione sembra quasi basarsi su un impianto "favolistico": i buoni vincono, i cattivi smascherati perdono, tutto viene risolto, il tono è semplice, quasi troppo: tuttavia, la godibilità del romanzo sta anche in questo.
Senza contare un'altra cosa che, per quanto inutile ai fini della storia, ho trovato molto carina: le varie sottotrame, come ad esempio quella della cameriera del signor Matekoni, o quella dei bambini dell'orfanotrofio. Brevi divagazioni che tuttavia danno un sapore corale al libro, rendendo ancora più vivida la storia ed il racconto in sé.
Insomma, una lettura disimpegnata, piacevole e senza pretese: quello che ci vuole per staccare la spina e rilassarsi. Perché a volte ci vogliono anche questi libri!
Voto:
7
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Si rese conto che il problema era proprio quello. Al giorno d'oggi, chiunque facesse delle osservazioni a proposito del comportamento sembrava subito un vecchio parruccone antiquato. Per essere moderni, a quanto pareva, bisognava per forza dire che ciascuno può fare quello che gli pare quando gli pare, e al diavolo cosa pensano gli altri.
- "[...]C'è chi sa che non sempre il più veloce arriva prima, giusto? E che è meglio arrivare in ritardo che non arrivare affatto, vero?"
- "Eppure un detective si basa proprio su quello, sulla logica. E su un pochino di psicologia. Applicando la logica, capisci come dovrebbero andare le cose; applicando la psicologia, capisci come funzionano le persone."
Buon letture a tutti,
Cami