Anno:1979
Editore:Corbaccio
Traduzione:Amina Pandolfi
ISBN:88-7972516-5
Pagine:446
Trama:Bastiano Baldassarre Bucci, bimbo preso di mira dai suoi compagni di scuola per il fisico tutt’altro che prestante e la sua stranezza, viene in possesso di un libro molto particolare intitolato “La Storia Infinita”: iniziando a leggerlo comincerà anche per lui una fantastica avventura…
Ho pensato che per prepararci al meglio per lo Speciale Tylwyth Teg fosse necessario iniziare ad inoltrarci in un’atmosfera magica ed incantata: La Storia Infinita è il libro perfetto per l’occasione, non solo per quello di cui parla, ma anche per il modo e lo stile con cui ci presenta la storia e, ultimo ma non meno importante, perché anche noi, come il protagonista del libro, ci inoltreremo in un mondo diverso e meraviglioso.
Bastiano Baldassarre Bucci, il protagonista, appunto, è un bambino che poco ha dell’eroe. E’ piccolino, grassoccio, pauroso; passa la maggior parte del suo tempo da solo, creando dal nulla storie per sé stesso, diventando proprio per questo oggetto di derisione; dotato di una curiosità non compresa (come spesso accade), orfano di madre e figlio di un padre distante, i suoi unici amici sono i libri.
I sentimenti che il bambino esprime nei confronti dei libri sono meravigliosi, perché sono facilmente comprensibili per chi, come lui, ama sinceramente la lettura: sono le parole di chi vede la carta stampata come compagna di vita. Un vero e proprio inno all’amore per il libro come mezzo espressivo che tutti i lettori non potranno fare a meno di condividere.
Così come meravigliosa sarà la sua bravura nel raccontare e nel plasmare le parole, che gli permetterà di inoltrarsi nel lungo viaggio che lo attende: di nuovo, un elogio alla forza delle storie e dell’inventiva.
Sarà proprio quest’amicizia “cartacea” a trasportare Bastiano nell’avventura più emozionante della sua vita, portandolo a rubare un libro troppo intrigante per lasciarselo sfuggire: il libro è, appunto, La Storia Infinita.
Inizia così il viaggio di Bastiano, e nostro, per il magico mondo di Fàntasia. Una terra meravigliosa, che stregherà i lettori più piccoli e affascinerà anche i più grandi con la sua bellezza misteriosa e colorata: come non stupirsi delle mille creature che la abitano, dei paesaggi impossibili, della magnifica Infanta Imperatrice?
Fàntasia, con la sua variegata essenza, il suo crollo, la sua rinascita, diventa così una protagonista tangibile della storia, soprattutto grazie all’immensa fantasia di Ende, che attinge a leggende e folklore ma inserisce anche delle creature di sua invenzione, tutte molto diverse e talmente strane da sembrare quasi possibili.
E’, questa, una delle grandi forze del libro: le descrizioni, non eccessive e nemmeno troppo numerose, sono talmente evocative che chiunque, dopo averle lette, potrebbe descrivere le creature che lo abitano; e il bello è che probabilmente tutti avremmo un’immagine diversa in mente. Come volevasi dimostrare: la magia dell’immaginazione e dei libri!
Anche per questo sono contenta di non aver mai visto il film; soprattutto perché ho visto qualche immagine e mi sembra di capire che quello che dovrebbe essere Fucur, un meraviglioso drago (che io immagino all’incirca come i draghi della tradizione asiatica), è stato ridotto a una sorta di cagnolone gigante.
Ma torniamo alla nostra storia; ammetto che, leggendo la recensione fino a questo punto, una persona adulta potrebbe pensare che si stia parlando di un semplice libro “fantasy” (anche se io preferisco la definizione “fantastico”, in questo caso), cosa assolutamente non vera. Perché, in effetti, il libro sembra dividersi in due macrosezioni: la prima, schiettamente avventurosa, molto bella e non priva di qualche spunto di riflessione, che si concentra su Atreiu, il protagonista del libro che Bastiano legge; e la seconda, che ad un lettore adulto risulta chiaramente un’allegoria meravigliosa sul significato e le difficoltà della crescita, dove il protagonista è lo stesso Bastiano.
Tuttavia, per spiegare al meglio questo mio pensiero, è necessario procedere con ordine; quindi, innanzitutto, devo spiegarvi chi è Atreiu.
Atreiu è un eroe nel vero senso del termine; giovane ma forte, coraggioso, pronto a sopportare i suoi doveri e i suoi fardelli, d’una saggezza semplice. E’ un pelleverde, popolazione che evidentemente richiama la popolazione pellerossa e la figura idealizzata dell’indiano saggio, legato alla natura, conscio dei propri limiti. Voi sapete bene quanto io sia interessata a queste popolazioni, quindi ritrovarle, sebbene in maniera “fantastica”, mi ha fatto molto piacere!
Questo ragazzino, incaricato di scoprire quale sia la malattia dell’Infanta Imperatrice che regna su Fàntasia, e quindi di trovarne il rimedio, sarà affiancato da svariate creature meravigliose – non ultimo Fucur, il Drago della Fortuna, che vi ho già citato prima e che sarà compagno e guida di Atreiu – e affronterà mille avventure mirabolanti, viaggiando in lungo e in largo.
Il lettore non può fare a meno, se coinvolto dalla storia come lo è Bastiano (e vi assicuro che non è difficile!), di trattenere il respiro ad ogni pericolo!
Tuttavia, Atreiu è soprattutto l’alter ego di Bastiano: tutto ciò che il nostro caro lettore non è, sembra esserlo per antitesi il protagonista del libro. Partendo come due poli diametralmente opposti, fisicamente e caratterialmente, lungo il corso dell’avventura sembrano avvicinarsi sino al punto centrale della vicenda, il passaggio dalla prima alla seconda macrosezione di cui vi parlavo prima, dove Bastiano viene chiamato e quindi entra a far parte della Storia che sino ad un momento prima stava leggendo, anzi, quasi rischiava di rileggere e rileggere… Chi ha letto il libro può capire l’allusione!
Sia ben chiaro però che non voglio rivelarvi troppo e guastarvi il piacere di scoprire come si svilupperanno le varie vicende; tenterò quindi mantenermi sul generico.
Quando Bastiano diventa il protagonista dell’avventura non inizia solo un viaggio fisico, ma anche un processo di lenta e continua ricostruzione di sé: una vera e propria “seconda nascita” e quindi “seconda crescita”, che lo porta inizialmente a migliorarsi – ma come ogni parabola, ha anche il suo momento discendente.
Passando da un “eccesso” all’altro, un lettore adulto riesce a vedere, descritto tra le righe, sé stesso. Bastiano, infatti, cresce, aumenta la propria forza e sicurezza, prende potere, ma in realtà conquista tutto questo abbandonando dietro di sé il ricordo del percorse che ha compiuto e, inevitabilmente, peggiora, perché (come dice la citazione che ho riportato sotto) chi non ha passato non ha avvenire. Trovo sia una massima meravigliosa, da incidersi nella mente: l’adulto non deve dimenticare di essere stato bambino, chiunque abbia compiuto un cammino non può e non deve dimenticare ogni passo che, sommato, l’ha portato alla meta; perché, come narra anche Ende con toni favolistici, sì, ma non meno forti o perspicaci, i ricordi portano molto dolore spesso, ma anche molta gioia.
Questa conquista lo aiuterà anche a ritrovare quella che dovrebbe essere la fase più matura e perfetta dell’essere umano: la volontà, anzi, la necessità di amare, e le capacità per compiere questa azione tanto fantastica quanto complessa.
Il lungo viaggio che ha dovuto affrontare per poter essere un vero essere umano mi ha commossa e colpita molto. Pochi sono gli autori capaci di mascherare un tale messaggio sotto la patina (ben cesellata) del racconto fiabesco.
In conclusione, forse anche per alleggerire un poco il tono della recensione, permettetemi due commenti sulla veste grafica del libro.
In primo luogo: adoro, adoro, adoro il fatto che sia scritto in due colori diversi, uno per la Terra e uno per Fàntasia! Mi sentivo una bambina, lasciavo scorrere le pagine solo per vedere quando cambiava il colore! Complimenti alla Corbaccio per aver mantenuto questa finezza.
Come seconda cosa: le miniature, all’inizio di ogni capitolo, sono disegnate magnificamente! Senza contare che seguono l’alfabeto! Non so perché, ma mi è piaciuta questa cosa. Sarà la parte infantile che c’è in me…
La conclusione, le mille storie cominciate e da finire, non delude le aspettative e ci lascia intendere un’ultima cosa: la vita è davvero una Storia Infinita.
Voto:
10
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita…
- Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri.
Chi non ha mai passato interi pomeriggi con le orecchie in fiamme e i capelli ritti in testa chino su un libro, dimenticando tutto il resto del mondo intorno a sé, senza più accorgersi di aver fame o freddo;
chi non hai mai letto sotto le coperte, al debole bagliore di una minuscola lampadina tascabile, perché altrimenti il papà o la mamma o qualche altra persona si sarebbero preoccupati di spegnere il lume per la buona ragione ch’era ora di dormire, dal momento che l’indomani mattina bisognava alzarsi presto;
chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d’improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse;
chi non conosce tutto questo per sua personale esperienza, costui molto probabilmente non potrà comprendere ciò che fece allora Bastiano. - << Mi piacerebbe sapere >>, mormorò fra sé, << che diavolo c’è in un libro fintanto che è chiuso. Naturalmente ci sono dentro soltanto le lettere stampate sulla carta, però qualche cosa ci deve pur essere dentro, perché nel momento in cui si comincia a sfogliarlo, subito c’è lì di colpo una storia tutta intera. Ci sono personaggi che io non conosco ancora e ci sono tutte le possibili avventure e gesta e battaglie, e qualche volta ci sono delle tempeste di mare oppure si arriva in paesi e città lontani. Tutte queste cose in qualche modo sono già nel libro. Per viverle bisogna leggerlo, questo è chiaro. Ma dentro ci sono fin da prima. Vorrei proprio sapere come. >>
- Durante la sua Grande Ricerca Atreiu aveva ormai fatto parecchie esperienze, aveva visto cose meravigliose e orribili, ma fino a quel momento non sapeva che entrambe queste cose, la bellezza suprema e l’orrore, potessero raccogliersi in una cosa sola e cioè che la bellezza potesse essere orribile.
- In quel momento Bastiano fece un’esperienza molto importante: si può essere perfettamente convinti di desiderare una cosa, magari per anni interi, fintanto che si sa che il desiderio non è realizzabile. Ma nel momento stesso in cui, all’improvviso, ci si trova di fronte alla possibilità ch’esso si trasformi in realtà, allora non si ha più che un solo desiderio: non averlo desiderato mai.
- << Signore >>, rispose il leone con molta calma, << ma tu non sai che Fàntasia è il regno delle Storie? Una Storia può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei. >>
- E chi non ha più un passato non ha neppure un avvenire, non ti pare? […] Per loro nulla può cambiare, perché loro stessi non possono più cambiarsi.
- E gioia e amore erano la stessa cosa.