Buon Natale a tutti! Spero che possiate festeggiare con serenità e tranquillità e che possiate godervi il periodo di feste.
Un abbraccio a tutti voi,
Cami
Buon Natale a tutti! Spero che possiate festeggiare con serenità e tranquillità e che possiate godervi il periodo di feste.
Un abbraccio a tutti voi,
Cami
[NdR: chiedo scusa per il ritardo imbarazzante di questo post - pensavo di aver programmato la pubblicazione per lunedì ma, a quanto pare, non ci sono riuscita. Di nuovo, scusatemi!]
Buondì, cari lettori!
Chi fra voi ha letto il post di compleanno e ha poi compilato il form probabilmente sa a che cosa si riferisce il titolo di ciò che sto scrivendo ora - ovvero, alla sorpresa che ho organizzato per i due anni del blog. Ebbene, oggi saprete di cosa si tratta!
E' un'idea che mi è venuta qualche tempo fa, pensando alle iniziative organizzate da altri blog letterari per occasioni simili, da cui ho preso ispirazione, dandoci però un mio piccolo "tocco personale"... Si tratta di un Wish Lottery Giveaway, ovvero un giveaway, per l'appunto, basato sull'estrazione casuale (il lottery del nome si riferisce a questo)!
Ora vi chiederete, che cos'è che verrà regalato? Ancora una volta la risposta è nel nome dell'iniziativa: un vostro desiderio (wish), ovviamente a tema libresco! Alcune domande del form vi saranno sembrate "di rito", ma non lo erano affatto... servivano per avere qualche indizio sui desideri più pressanti del fortunato estratto, che riceverà un libro in regalo, proprio tra i libri contemporanei/classici da lui/lei segnalati!
Ho inserito i nomi delle persone che hanno compilato il form nel sito random.org, e ho scritto due volte il nome di coloro che hanno commentato il post di compleanno, lasciando scritta la loro recensione preferita; la fortunata vincitrice è...
Yuko86!
Ti manderò al più presto una e-mail all'indirizzo che hai lasciato, così potrai darmi l'indirizzo e ricevere il tuo regalo, ovvero... Il Paradiso Perduto di Milton! Spero ti piacerà :)
Inoltre, sappiate che non ho ignorato ciò che avete suggerito nelle vostre risposte - sia per quanto riguarda il blog in generale, sia per quanto riguarda eventuali futuri libri da recensire. Mi sono segnata i vostri consigli!
A presto, con nuove recensioni, nuovi post, e i vostri commenti spero!
Vostra,
Cami
Titolo:Human Traces
Autore:Sebastian Faulks
Anno:2005
Editore:Vintage Books
ISBN:978-0-099-45826-5
Pagine:793
Trama:Thomas Midwinter e Jacques Rebière sono due ragazzi dalle origini diversissime ma uniti dal caso grazie ad un interesse comune: la psiche umana. Attraverso gli anni e gli avvenimenti, studieranno ciò che più di tutto li appassiona: ciò che ci rende umani.
Questo romanzo, lo ammetto, mi mette in difficoltà: se, da una parte, mi è piaciuto molto, dall’altra ho riscontrato diversi difetti che non mi hanno permesso di apprezzarlo del tutto.
La storia, sin dalla trama, mi aveva attirata subito e mi aveva spinto a comprare il libro, mentre vagavo nell’aeroporto di Manchester, aspettando il mio volo: la psichiatria, i primi passi della neurologia e tutto ciò che, in sintesi, riguarda lo studio della mente umana, sono argomenti di incredibile interesse per me.
Lo sono anche, evidentemente, per l’autore, che nel parlare dei passi avanti fatti da queste discipline inserisce alcuni dei passaggi più interessanti del libro; tuttavia, è proprio questo amore preponderante per la materia di studio che, in parte, ha affossato un poco il romanzo. Infatti, per quanto piuttosto ben delineati, i personaggi sembrano “succubi” della materia, e non in modo positivo: ovvero, questa “dipendenza” non porta ad un loro approfondimento, ma solo ad un approfondimento della materia stessa. Mi spiego meglio: per quanto uno sviluppo caratteriale dei personaggi ci sia, visto che il romanzo li segue dall’infanzia alla vecchiaia, è una crescita “bidimensionale”, che non porta ad affezionarsi in modo particolare a loro e che, in sintesi, serve all’autore più per dare sostegno alle teorie sulla psichiatria e sulla neurologia da lui narrate, piuttosto che fungere da “impalcatura” per l’imbastimento di personaggi a tutto tondo.
Thomas e Jacques, infatti, sono personaggi tratteggiati, ma che sembrano non riuscire a raggiungere totalmente il lettore; e tutti coloro che li circondano, di conseguenza, risultano anche più difficili da cogliere. Non che non ci siano le basi – come ho detto, non sono totalmente piatti – semplicemente, non fanno “il salto di qualità”. Un chiaro esempio di questo è Sonia, sorella di Thomas, che riesce a spiccare negli ultimi capitoli del romanzo ma, per il resto, sembra sempre un po’ troppo “scialba”; o l’Abbé Henri, che avrebbe potuto essere una grande figura di mentore.
Gli unici punti in cui ho trovato personaggi completi e tridimensionali sono nelle prime pagine dedicate a Thomas, legate alla sua infanzia, e nelle ultime, legate alla sua senilità (che mi hanno colpita molto, davvero); poi, alcune pagine riguardanti i primi passi nell’età adulta di Jacques (ad esempio, gli studi alla Salpêtrière – famoso ospedale di Parigi) e le ultime pagine del libro, legate a Sonia Midwinter. Non ho invece apprezzato lo sviluppo di Jacques da circa pagina 600 in poi – io l’ho interpretata come crisi di mezz’età più che come lotta contro il dolore, quindi forse è per questo che non ho apprezzato moltissimo la svolta. Anche l’entrata in scena di Kitty, paziente di Jacques, mi è sembrata parecchio forzata.
Inoltre, il rapporto tra Jacques e Thomas è sondato in maniera non del tutto soddisfacente – certo, non è sempre idilliaco, ha alti e bassi, cresce e si sviluppa seguendo il loro percorso psicologico e lavorativo, eppure… Vi dirò la verità, non so spiegare come mai la descrizione di questa amicizia mi abbia lasciata così poco convinta. Forse perché, in un punto particolare del libro (che non descriverò per non rovinare la lettura altrui) ho trovato un cambiamento repentino troppo poco credibile.
Altra cosa che non mi ha fatto impazzire sono i cambi di scenario. Come si evince dalla quarta di copertina, i nostri viaggeranno in diversi luoghi – tra cui l’Africa e la California. Ebbene, scenari così intriganti e perfetti per stuzzicare la curiosità del lettore sono trattati un po’ banalmente. Della traversata africana leggiamo molte cose, ma non “vediamo” nulla; almeno, io non sono riuscita a “vedere” la Rift Valley, né la savana. Stessa solfa per quella californiana. Invece, la descrizione della campagna inglese, della Parigi dei tempi (o meglio, dei sanatori della città) e dei monti tedesco-austriaci mi è piaciuta – mi è parsa più sentita e sono riuscita, appunto, a “vedere” ciò che veniva descritto.
Tuttavia, c’è da dire che queste mancanze si notano solo quando si pensa al libro a posteriori: durante la lettura, infatti, lo stile di Faulks assorbe quasi totalmente l’attenzione e porta chi legge, con grande pacatezza, nei meandri degli studi psichiatrici – argomento non facile, come si può immaginare. In questo va il mio plauso, quindi, all’autore, che in questo senso (contrariamente a quanto ho scritto prima, riguardo ai paesaggi) mostra grandi capacità descrittive, bilanciando informazioni più storico-tecniche e considerazioni più attinenti allo svolgersi della trama; eppure, non basta per risollevare del tutto il romanzo, anche perché in due occasioni viene lasciato troppo spazio al discorso scientifico-tecnico che, per quanto interessante, risulta alla lunga pesantuccio (soprattutto quando viene posto sotto forma di discorso diretto, anzi, di vero e proprio monologo).
Ma tornando alle cose che mi sono piaciute, devo dire che ho adorato il capitolo scritto secondo il punto di vista di Olivier (il fratello di Jacques), anche se all’inizio mi ha mandato davvero in confusione, e ho apprezzato anche la capacità dell’autore di descrivere il dolore, la sofferenza dovuta alla perdita, sia di persone care, sia della fiducia in quello che ci attende. Sono parti toccanti che, come ho già detto, testimoniano la bravura stilistica di Faulks, che si destreggia tra periodo piuttosto lunghi (come potrete notare dalle citazioni in fondo) con una grazia ammirevole.
Ciò che questo libro lascia, sostanzialmente, è un interessantissimo approfondimento sulla psichiatria e sulla neurologia, una montagna di concetti su cui riflettere molto a lungo perché legati a dubbi che, sul finire, legano lettore e protagonisti e appartengono all’umanità intera; ma il tutto si protrae troppo, tra l’altro portando in scena troppi personaggi (qui si che sarebbe valso il detto “meglio pochi ma buoni”).
Se questa recensione vi è sembrata confusa è perché, mannaggia, lo sono anche io; avevo molte aspettative, lo ammetto, e ora non so bene cosa mi rimane, dentro, di questo libro. Ho riflettuto davvero a lungo sul voto da assegnargli, perché oscillo continuamente tra le due e le tre stelline, con un voto che in decimali cambia solo di mezzo punto. Alla fine, con la promessa di leggere altro di Faulks – per gustare ancora il suo stile, per vedere se i difetti qui notati sono un’eccezione o la regola – mi ritrovo ad assegnare solo due stelline, nella speranza che l’autore sappia stupirmi piacevolmente in futuro!
Frasi e citazioni che mi hanno colpita…
Buone letture a tutti!
Cami
P.S. domani è il compleanno del blog (compie già due anni, non riesco a crederci) e sono in serbo un paio di sorprese che spero vi piaceranno!
Buondì a tutti!
Oggi riprendo questa rubrica per parlarvi di due autori che, in modi diversi, mi hanno toccata profondamente. Entrambi grandi a modo loro, entrambi cantori di una storia: Joseph Roth e John Ronald Reuel Tolkien.
Nacque oggi… Joseph Roth (2 Settembre 1894 – 27 Maggio 1939)
Joseph Roth è uno scrittore austrico che, con il suo lavoro giornalistico e i suoi romanzi, ha narrato la storia della caduta dell’Impero Austro-Ungarico; egli stesso era nato in quella che oggi è la Polonia. L’autore stesso tentò svariate volte di “elaborare” questa informazione, falsificando la storia delle sue origini.
La cittadina dove nacque e dove si svolse la sua infanzia si chiamava Schwabendorf, nei pressi di Brody, un piccolo centro della Galizia, zona dalla forte presenza ebraica: Roth stesso era figlio di genitori ebrei, anche se non particolarmente ortodossi, tanto che il giovane Joseph fu mandato a frequentare una scuola dove non si insegnava solo la Torah e l’ebraico, ma anche il tedesco, il polacco e altre materie pratiche. Sebbene l’autore abbia parlato spesso di un’infanzia povera, in realtà fu piuttosto di tipo basso-borghese: Roth, infatti, seguì lezioni di violino e andò al ginnasio. Tuttavia, la situazione sicuramente peggiorò quando il padre, di ritorno da un viaggio di lavoro, venne ricoverato in una casa di ricovero per malati mentali; dato che, nell’ambiente ortodosso della Galizia, la pazzia era considerato un peccato, la famiglia nascose questo fatto e si preferì spargere la voce che Nachum, il padre, si fosse impiccato.
Al ginnasio fu l’unico ebrei a diplomarsi, con ottimi voti, ottenendo la dicitura sub auspiciis imperatoris. In questo periodo scrisse anche i suoi primi lavori, di ispirazione poetica. In seguito si trasferì prima a Leopoli, dove si iscrisse all’Università (anche se non è chiaro a quale facoltà), per poi trasferirsi a Vienna e studiare letteratura; tuttavia, la situazione finanziare era critica. Il giovane autore viveva con la madre e la zia Rebekka, ma a sostenere tutte e tre c’era solo una pensione che riceveva la madre e i soldi che ogni tanto mandava suo zio Siegmund. Col passare del tempo, però, Roth si fece notare nell’ambiente universitario e grazie a qualche incarico da maestro privato e qualche borsa di studio riuscì a migliorare la sua situazione.
Un’esperienza determinante per l’autore fu lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo smembramento dell’impero, che lo colpirono profondamente e condizionarono il suo futuro anche come scrittore. Inizialmente rimase fermo sulla sua posizione pacifista; ma, col tempo, la posizione gli parve “vergognosa” e si offrì come volontario. Durante l’anno di addestramento, accadde un altro evento fondamentale per la Storia e per Roth: la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe. L’autore faceva parte del cordone di soldati lungo il percorso del corteo funebre, e questo lo portò a identificare quel momento come la definitiva caduta del potere imperiale e della personale “perdita della patria”.
Finita la guerra, Roth si trasferì a Berlino, dove cominciò a diventare noto come giornalista; lavorò per importanti testate, occupandosi soprattutto di reportage dall’estero, tanto che visitò gran parte dell’Europa durante i suoi viaggi di lavoro.
Nel 1922, inoltre, Roth si sposò con Friedl Reichler, donna intelligente ma non adatta alla vita girovaga e intellettuale del marito; per di più, nel 1930 circa, mostro chiari segni di malattia mentale. Venne ricoverata in una struttura apposita e l’autore si incolpò sempre, in qualche modo, di questa sua degenerazione; dopo cinque anni chiese il divorzio. In seguito ebbe diverse relazioni, tutte conflittuali e di breve durata, anche per la gelosia quasi patologica di Roth.
Intanto, il nazismo avanzava. Quando Hitler divenne Cancelliere, nel 1933, Roth decise di abbandonare la Germania – e a ragion veduta: presto anche i suoi libri furono dati alle fiamme. L’autore scelse come luogo del proprio esilio Parigi.
Riuscì a rimanere attivo, diversamente da altri, anche durante la guerra; tuttavia, purtroppo, i suoi ultimi anni furono segnati dall’indigenza. Morto per una complicazione della polmonite che lo affliggeva, fu seppellito con rito cattolico “annacquato”, perché non si riuscì a trovare nessuna testimonianza di un’effettiva conversione al cristianesimo.
Il libro consigliato… La Cripta dei Cappuccini (Die Kapuzinergruft)
Ho amato profondamente questo libro (e chi segue il blog da un po’ forse se lo ricorda). La caduta non solo dell’impero come istituzione politica, ma anche come patria di milioni di persone, è veramente incredibile: i pensieri di Francesco Ferdinando Trotta, non a caso chiamato come l’allora erede al trono, sono incredibilmente toccanti, e proposti con una scrittura incredibile. Consigliatissimo.
Morì oggi… John Ronald Reuel Tolkien (3 Gennaio 1892 – 2 Settembre 1973)
J. R. R. Tolkien non ha bisogno di grandi presentazioni: considerato tra i maggiori autori fantasy, è noto pressoché in tutto il mondo per i suoi libri legati alla Terra di Mezzo e in generale ad Arda, “continente” di sua invenzione, caratterizzato da una complessità e da una profondità incredibile.
Nato in Sudafrica, a tre anni si trasferì per motivi di salute in Inghilterra, la patria natale dei genitori; il padre rimase in Africa a causa di una febbre reumatica e, purtroppo, morì prima di potersi ricongiungere alla famiglia. In seguito, la famiglia si trasferì diverse volte ed ebbe anche problemi economici, per cui il giovane JRR dovette smettere di frequentare la King Edward’s school, rinomatissima scuola privata di Birmingham, anche se tornò lì poco dopo grazie ad una borsa di studio.
Sin dalla tenera età la madre gli aveva passato l’amore per le fiabe e le antiche leggende, così come quello per le lingue, materia in cui Tolkien mostrò subito grande attitudine; purtroppo, anche lei morì quando lo scrittore era piccolo, così lo scrittore e suo fratello furono affidati ad un sacerdote cattolico (che aveva seguito la conversione della famiglia), padre Morgan. Proprio lui gli impedì di avere contatti con la ragazza di cui era innamorato dai 18 anni, Edith Bratt, sino a quando non ebbe 21 anni. La sposò nel 1916, prima di partire come volontario e raggiungere la trincea del fronte occidentale; perse dei cari amici e, dopo che si ammalò, gli fu concesso il ritorno in patria.
Nel 1917 nacque il suo primogenito, John, e l’anno seguente il secondo figlio, Michael; col finire della guerra, poté finire i suoi studi e ottenne il titolo di Master of Arts.
Nel 1921 divenne docente di lettere all’università di Leeds; è in questo periodo che comincia a creare i propri linguaggi fittizi e a porre le basi della Terra di Mezzo. Nel 1924 nasce il figlio Christopher (il maggior curatore delle opere tolkeniane, ai giorni nostri), seguito da Priscilla, unica figlia femmina. Nel 1925 viene nominato professore di filologia anglosassone al Pembrooke College di Oxford, e a questo periodo risale la grandissima amicizia con C. S. Lewis (altro grande scrittore fantastico) e la creazione del circolo degli Inklings, un ritrovo di intellettuali stanziati all’università. Tolkien si trasferì poi al Merton college, come insegnante di lingua inglese e letteratura medievale, dove rimase sino al suo ritiro dall’insegnamento, nel 1959. Studiò e tradusse molte opere (soprattutto dal dialetto inglese centro-occidentale), e i suoi testi vengono studiati ancora oggi.
Tra il 1930 e il 1940 tutti i fili dell’immaginazione, che aveva cominciato a tessere sin dal 1917, cominciarono a intrecciarsi e, unendo la propria “mitologia” personale ai racconti che era solito raccontare ai propri figli, nacque la prima storia completa del suo mondo: “Lo Hobbit”. Il resto è storia: il libro ebbe molto successo, l’editore propose a Tolkien di pubblicare altro, “Il Signore degli Anelli” vide la luce. L’autore aveva moltissimo materiale (tanto che il figlio Christopher lo sta ancora studiando e ordinando) e alcune opere purtroppo, come “Il Silmarillion”, non furono mai del tutto completate.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita sulla costa, dove morì, ad 81 anni, due anni dopo la sua amata moglie; tanto era l’amore che legava i due coniugi, e tanta la passione che Tolkien provava per il mondo che aveva creato, che sulle tombe fece incidere i nomi di Beren e Luthien, l’umano e l’elfa protagonisti della toccante storia d’amore narrata ne “Il Silmarillion”.
Il libro consigliato… Lo Hobbit (The Hobbit)
Probabilmente chi conosce Tolkien si sarebbe aspettato di trovare qui la sua opera principale. Tuttavia, in questo caso il libro consigliato è specificatamente per chi non conosce ancora Tolkien: per immergersi nel suo fantastico, intricato, meraviglioso mondo a piccoli passi. Fidatevi – forse all’inizio la lingua vi sembrerà “antica”, ma è proprio l’impressione di seguire un poema epico che dà un sapore diverso al tutto. E poi, come non affezionarsi a Bilbo, Gandalf e a tutti gli altri personaggi?
Per oggi è tutto (che grandi autori che ci sono capitati!); voi avete letto qualcosa di questi scrittori? O vorreste leggere qualche loro libro?
Cami
Buongiorno a tutti!
Oggi sono qui con un appuntamento speciale: un blog tour, ovvero un “viaggio” attraverso diversi blog. Un viaggio che conduce, passo dopo passo, a conoscere meglio un libro; nel nostro caso, il libro è Esedion di Claudia Tonin (in uscita il 22 Maggio per le edizioni Linee Infinite)!
“L’Esedion è morto.
Sono già partiti per cercare il suo successore.
Tieniti pronto ad agire”.
È arrivata l’estate e la scuola è finita.
Alex e Sofia iniziano a conoscersi. Sembra una storia d’amore tra adolescenti, come ce ne sono molte, però il destino ha in serbo per loro un’avventura straordinaria.
Nella notte stellata di giugno un segno appare nel cielo, ma solo a pochi è concesso il privilegio di scorgerlo. Uno tra tutti sarà chiamato a vigilare sul nostro mondo, ma chi?
La scoperta di una civiltà antica e diversa, la chiamata a ricoprire un ruolo che si perpetua nei secoli, la battaglia contro un terribile nemico, saranno questi i compiti che l’Esedion dovrà svolgere per Estreira e per il re di Treso.
Alex e Sofia, con l’aiuto di nuovi straordinari amici, dovranno imparare ad usare i poteri nascosti della mente, per riuscire a salvare il nostro mondo e quello nuovo dalla folle brama di potere di Ryan, il traditore.
Un grande viaggio che cambierà per sempre il destino dei protagonisti, una scelta che li porterà alla scoperta di se stessi e delle loro capacità.
La trama lascia libera l’immaginazione e sembra mischiare elementi tipici dei libri fantasy a spunti interessanti; a me ha lasciato la voglia di capire chi sia, questo “Esedion”!
Ma torniamo al nostro tour: come ogni viaggio che si rispetti, ad ogni tappa c’è un qualcosa di speciale da vedere. Nel nostro caso, io vi farò da Cicerone nella scoperta di Sofia, ovvero la protagonista femminile della storia. E per conoscerla totalmente ci soffermeremo anche sui suoi libri preferiti – perché, ammettiamolo, altrimenti a noi amanti di carta e inchiostro sarebbe sembrato di conoscerla solo per metà!
Sofia è un'amica di Alex ed è una sua coetanea. Ha un debole per lui, non si può negare, e quindi vorrebbe avere l'occasione di poterlo conoscere meglio. Quest'occasione si presenterà proprio con l'avventura che vivranno in Esedion.
Se state tentando di immaginarvela, nel libro viene descritta così:
“Non era né alta né bassa, né bella né brutta, i suoi capelli erano castani come gli occhi, niente di speciale insomma”.
In somma, una ragazza normalissima, ma con una rande forza di volontà. Saprà capire quale strada porterà ad una svolta nella sua vita. E' un tipo molto determinato e una volta compiuta la sua scelta farà di tutta per uscire vincitrice da ogni avventura in cui si ritroverà coinvolta.
E' anche una ragazza molto diffidente, ma poco a poco imparerà a fidarsi delle proprie forze... e di Alex.
I suoi libri preferiti, dunque, sono:
I Nostri Antenati Italo Calvino
A Sofia piace perché…
A Sofia piace Calvino in generale per la sua ironia e per la sua capacità di descrivere gli uomini.
In particolare, ne "I nostri antenati" mette alla berlina gli stereotipi della letteratura italiana o, al contrario, li esalta, rielaborandoli in modo attuale.
(E come non concordare! Gli Antenati di Calvino sono tra i miei libri preferiti di sempre!)
La Casa degli Spiriti di Isabel Allende
A Sofia piace perché…
Sofia ama questo libro perché è un'epopea femminile nella violenza tutta maschile. Una storia che l'ha fatta piangere e ridere e desiderare di chiamarsi Candida.
(Il libro dell’Allende è da molto tempo sulla mia Lista dei Desideri; che sia questo un segno? Devo proprio leggerlo!)
La nostra tappa finisce qui; il “puzzle” per unire e comprendere il romanzo, però, continua! Se vi siete persi il pezzo precedente, andate dall’attivissima Nasreen di Sognando Leggendo; se invece volete avanzare, aspettate domani per visitare Young Adult Lit!
Buone letture,
Cami
P.S. se volete partire dall’inizio, la prima tappa si trova su le mele del Silenzio (dove avrete anche la possibilità di vincere una copia del libro!); se invece volete conoscere meglio l’autrice, il suo blog vi darà sicuramente molte informazioni!
Ciao a tutti!
Come sicuramente saprete, dal 12 al 16 Maggio Torino diventerà, come ogni anno, la sede del Salone Internazionale del Libro; sono riuscita ad andarci per la prima volta l’anno scorso e mi sono ripromessa di andarci, se possibile, ogni anno, perché è semplicemente fantastico!
Quest’anno non farà eccezione – anche perché una pausa dalla tensione pre-esame ci vuole – e sarò nel capoluogo piemontese il 14/05, ovvero sabato.
Perché vi scrivo questo, vi starete chiedendo; ebbene, perché mi farebbe piacere fare quattro chiacchiere con voi! Se sarete anche voi in Fiera, chissà, potremmo scambiare opinioni vis à vis invece che “schermo a schermo”. So già che alcune altre blogger saranno presenti e io non vedo l’ora di far loro i complimenti, dal vivo, per il loro ottimo lavoro!
Quindi… io ci sono. E voi?
Cami
P.S. mi è ancora difficile da credere, eppure… siete da poco diventati 100. Cento persone che seguono Bibliomania! Sono davvero emozionata!