Informazioni Varie!

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale e Buone Feste!

 

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Buon Natale a tutti! Spero che possiate festeggiare con serenità e tranquillità e che possiate godervi il periodo di feste.

Un abbraccio a tutti voi,

Cami

lunedì 31 ottobre 2011

Entusiasmo per i nuovi inizi, il freddo che avanza, nuovi orari da gestire, tanti libri da leggere: in una parola, Ottobre!

Buondì cari lettori e bentornati al Post del Mese!
Ottobre per me è stato un mese incredibile… Con l’inizio dell’università e la conseguente “nuova vita” il tempo si è inevitabilmente fatto difficile da trovare – ma non tanto da impedirmi di pensare a Bibliomania e alla lettura!
Infatti, ho un paio di libri da segnalarvi: questo mese si uniscono alle mie “file” Racconti Crudeli di Villiers de l’Isle-Adam, Pride and Prejudice di Jane Austen, Il Giuramento di Jean-Cristophe Grangé e Il Colore del Vento di Kuki Gallmann, tutti mediante Bookmooch!

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Inoltre… la fortuna mi ha “baciata” un’altra volta, e mi sono procurata un libro che desideravo tantissimo, mediante un GiveAway: Jane Eyre!


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E ora, passiamo all’angolo degli annunci:come spero avrete notato, nella colonna a sinistra del blog c'è un piccolo spazio dedicato alle iniziative che sostengo. Visto che mi sono resa conto che il rischio che passino inosservate è alto, ho deciso di dedicare loro un piccolo posto nel Post del Mese, e di segnalare ogni nuova iniziativa aggiunta. Questo mese ce ne sono ben due!
La prima è Books Import; vi rimando direttamente al loro sito, è molto chiaro e spiega subito di cosa si tratta. Da parte mia, gli auguro un grande "in bocca al lupo"!
La seconda, invece, è un'iniziativa verde: ho deciso di aderire all'iniziativa "Il mio blog è CO2-Neutral", per ridurre l'emissione di gas serra, almeno nel mio piccolo. Cerco di mantenere uno stile di vita rispettoso e votato al risparmio dell'energia, quindi non potevo non partecipare!


 Vi chiedo, comunque, di dedicare un minuto anche alle altre iniziative - meritano tutte un momento d'attenzione, secondo me.

Al prossimo mese e... attenti alle streghe, stasera è Halloween!

Cami

domenica 23 ottobre 2011

Il Cimitero Senza Lapidi e altre storie nere–Neil Gaiman

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Titolo:Il Cimitero Senza Lapidi e altre storie nere (originale: M is for Magic)
Autore:
Neil Gaiman

Anno:2007

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Giuseppe Iacobaci & Elena Molho

ISBN:
978-88-04-58503-9

Pagine:222

Trama:Gaiman unisce il nostro mondo a quello fantastico in dieci racconti, facendo incontrare bambini e fantasmi, uomini e troll, mostrando creature misteriose destinate a popolare i nostri sogni…

Chi mi conosce sa che io adoro Neil Gaiman: adoro il suo stile, la sua “poetica” e il fatto che riesca a mescolare diversi tipi di mitologia e credenze popolari riuscendo a farti credere, per un momento, che forse non tutto quello che stai leggendo è un’invenzione. Ho amato (quasi) tutti i suoi libri che ho letto e questo, sebbene non magnifico come altre sue opere, mi è piaciuto comunque moltissimo.
Infatti, Gaiman è riuscito a catturarmi sin dall’introduzione del libro: nel parlare di come si è avvicinato ai racconti ha scritto molte cose che io stessa ho provato, ovvero la sensazione che le “storie brevi” di un certo tipo, se scritte bene, non possono che insinuarsi sotto pelle e rimanere lì, pronte ad essere riesumate dalla nostra memoria in caso incontrassimo, lungo il nostro cammino, qualche cosa che ce le ricordi anche solo di striscio. A me è capitato con alcuni dei racconti di questa raccolta – il che può farvi capire quanto ho apprezzato questo libro. Ma procediamo con ordine e andiamo a vedere un po’ che cosa, effettivamente, Mr. Gaiman ci racconta.
Il filo rosso che rende omogenea la raccolta (nonostante la varietà di personaggi e situazioni) è, come ho accennato nella trama, l’unirsi della nostra realtà a una dimensione fantastica: così troviamo bambini che vivono coi fantasmi, ragazzi che incontrano troll, gatti protettori, fiabe che prendono vita; e, attraverso queste incursioni, il lettore attento può intuire, oltre a delle magnifiche storie, anche qualche messaggio più nascosto, e pensare. E’ questo il caso del secondo racconto, Il Ponte del Troll, che mi ha colpita per la forte malinconia insita tra le parole, per la rappresentazione della sfiducia nella vita, della stanchezza e del considerarsi destinati ad un certo fato, dal quale non si può scappare. La figura del troll è magnifica e permea le pagine anche quando non è effettivamente presente; il finale poi, a sorpresa, mi ha piacevolmente stupita.
Stesso “miscuglio” si riscontra in Cavalleria e ne Il Prezzo, entrambi racconti in cui il soprannaturale sembra far naturalmente parte del contesto: nel primo, un cavaliere della Tavola Rotonda tenta di convincere una vecchina a cedergli il Graal, che lei ha comprato dal rigattiere, mentre nel secondo incontriamo il Male vero e proprio, subdola incarnazione del nostro terrore. Entrambi sono bei racconti, ben congegnati, tenero il primo e pauroso il secondo, che colpiscono il lettore per la facilità con cui l’autore ci fa credere che tutto sia come deve essere – come se, ad esempio, vedere un cavaliere, con bianco destriero abbinato, fosse una cosa plausibilissima.
In modo simile, ma sforando nel territorio della fantascienza, il racconto Come parlare con le ragazze alle feste ci fa ragionare sul valore della parola attraverso gli occhi di un adolescente qualunque, che si ritrova ad una festa molto particolare. E’ uno dei racconti che ho preferito, sia per la sensazione di mistero che lo ammanta, sia per la riflessione (che, per lo meno, ha suscitato in me) che ho molto apprezzato; ci sono diversi “livelli” di lettura e questo è sempre indice di una profondità intrinseca del racconto.
Un altro “tassello” di questa raccolta che ho apprezzato è Il Caso dei Ventiquattro Merli, dove però il procedimento si inverte ed è la normalità ad entrare nel campo del totalmente fantastico: la storia, infatti, è la riproposizione in salsa hard boiled di molte filastrocche e fiabe (per lo più inglesi, quindi è più godibile se avete una mezza infarinatura di letteratura inglese per l’infanzia). Mi ha fatto ridacchiare tra me e me, mi ha stupita e, soprattutto, mi ha fatto venir voglia di sapere chi fosse il colpevole (ho provato a indovinarlo – sbagliando, ovviamente); davvero un’ottima lettura!
Lo stesso discorso di “inversione” si potrebbe fare per quanto riguarda Ottobre sulla sedia, dove una riunione tra i Mesi dell’anno assume i contorni di una tranquilla nottata passata a chiacchierare e a raccontarsi storie, in un processo meta-libresco che mi è piaciuto molto. Tuttavia, la storia-nella-storia, per quanto inquietante, non l’ho trovata tanto interessante quanto le dinamiche tra i Mesi; avrei preferito avessero più spazio.
Ultima, ma non meno importante (sia nel post, sia nel libro), è la poesia con cui Gaiman chiude il tutto. Una poesia dal titolo chiarissimo, Istruzioni, ma dal contenuto cangiante, che può essere tutto e nulla a seconda di chi la legge, quando la legge. Personalmente, l’ho adorata, tanto che avrei voluto riportarla tutta tra le citazioni: è un invito, un’indicazione lungo il sentiero dei mondi fantastici della fantasia. Vorrei farla leggere a tutti coloro che non credono nel mondo dell’immaginazione!
Un libro di racconti perfetto per il periodo dell’anno in cui siamo, con l’Autunno che avanza e l’avvicinarsi di Halloween e Tutti i Santi, decisamente bello e ben scritto: non ho parlato di tutti i racconti, ma solo di quelli che mi hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male. E, tra i ricordi che queste storie mi hanno lasciato, c’è sicuramente la sicurezza che Neil Gaiman non delude mai.

Voto:

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                8

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…
  • I racconti che leggi quando hai l’età giusta non ti abbandonano mai davvero. Magari ti dimentichi chi li ha scritti o come si intitolava la storia. A volte ne dimentichi la trama, ma se un racconto arriva a toccarti ti resterò accanto, infestando quei luoghi della mente che visiti molto di rado.
  • - Come ti chiami? – chiesi.
    - Triolet.
    - Nome carino – dissi, anche se non ero convinto che lo fosse. Ma lei carina lo era davvero.
    - E’ un verso libero – replicò, orgogliosa. – Come me.
    […]
    - Sei una poesia? – ripetei.
    - Se vuoi. – Si morse il labbro inferiore. – Sono una poesia o una trama o un popolo il cui mondo venne inghiottito dalle acque.
  • Mi guardò, e fu come se mi stesse guardando dalla sua mezza maschera di Antigone, come se i suoi occhi verdi fossero però una parte differente, più profonda, della maschera. – Non puoi ascoltare una poesia senza che questa ti trasformi – mi disse.
  • - Hai presente, quando sei arrivato al punto limite della tua audacia? E se andassi ancora oltre, non saresti più precisamente tu? Saresti la persona che ha fatto quella cosa? Quei posti dove non si deve andare… Credo sia successo a me stasera.
  • - Stai scherzando con il fuoco.
    - Così so di essere vivo – replicò Zebediah.

Alla prossima recensione!
Cami

sabato 8 ottobre 2011

Come Festeggiare Bene un Compleanno… ovvero, regalo in arrivo!

[NdR: chiedo scusa per il ritardo imbarazzante di questo post - pensavo di aver programmato la pubblicazione per lunedì ma, a quanto pare, non ci sono riuscita. Di nuovo, scusatemi!]

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Buondì, cari lettori!

Chi fra voi ha letto il post di compleanno e ha poi compilato il form probabilmente sa a che cosa si riferisce il titolo di ciò che sto scrivendo ora - ovvero, alla sorpresa che ho organizzato per i due anni del blog. Ebbene, oggi saprete di cosa si tratta!

E' un'idea che mi è venuta qualche tempo fa, pensando alle iniziative organizzate da altri blog letterari per occasioni simili, da cui ho preso ispirazione, dandoci però un mio piccolo "tocco personale"... Si tratta di un Wish Lottery Giveaway, ovvero un giveaway, per l'appunto, basato sull'estrazione casuale (il lottery del nome si riferisce a questo)!

Ora vi chiederete, che cos'è che verrà regalato? Ancora una volta la risposta è nel nome dell'iniziativa: un vostro desiderio (wish), ovviamente a tema libresco! Alcune domande del form vi saranno sembrate "di rito", ma non lo erano affatto... servivano per avere qualche indizio sui desideri più pressanti del fortunato estratto, che riceverà un libro in regalo, proprio tra i libri contemporanei/classici da lui/lei segnalati!

Ho inserito i nomi delle persone che hanno compilato il form nel sito random.org, e ho scritto due volte il nome di coloro che hanno commentato il post di compleanno, lasciando scritta la loro recensione preferita; la fortunata vincitrice è...

Yuko86!

Ti manderò al più presto una e-mail all'indirizzo che hai lasciato, così potrai darmi l'indirizzo e ricevere il tuo regalo, ovvero... Il Paradiso Perduto di Milton! Spero ti piacerà :)

Inoltre, sappiate che non ho ignorato ciò che avete suggerito nelle vostre risposte - sia per quanto riguarda il blog in generale, sia per quanto riguarda eventuali futuri libri da recensire. Mi sono segnata i vostri consigli!

A presto, con nuove recensioni, nuovi post, e i vostri commenti spero!

Vostra,

Cami

lunedì 19 settembre 2011

Due anni tra le pagine!


2 anni!

Stento ancora a crederci, eppure eccoci qui, a festeggiare il secondo anno di vita di Bibliomania. Due anni, ci pensate? Due anni che scrivo le mie opinioni e due anni che voi, con una gentilezza e una partecipazione che mi sorprende sempre, rispondete e commentate.
Per questo vi ringrazio – di nuovo, sempre; per esserci stati, per esserci ora e, si spera, per esserci poi.
Grazie per aver sopportato la scarsa quantità di contenuti che pubblico (un po’ dovuti alla maturità, ma soprattutto dovuti al mio pericoloso mix di maniacalità e pigrizia); grazie per l’affetto virtuale che dimostrate. Insomma, grazie, punto!
Ma, diciamocelo, che compleanno sarebbe senza qualche sorpresa, senza qualche regalo? Solitamente sono gli invitati a dare qualcosa al festeggiato, ma visto che qui ci piace uscire un po’ dagli schemi ho deciso di ribaltare la cosa! Come, vi chiedete? Lo vedrete presto; ora non vi spiego nulla – voglio mantenere la sorpresa – ma sappiate che in palio c’è sicuramente qualcosa che desiderate…
Cosa fare per ottenerlo e festeggiare con Bibliomania? Semplice: compilate il form (cliccate qui!) e poi aspettate sino al 3 Ottobre, la fine della seconda* fase. Non ve ne pentirete! 
Le domande vertono, ovviamente, sui libri: e ora su, correte, compilate in tanti!

Ma passiamo a cose più "frivole"... ho deciso, come l'anno scorso, di cambiare un po' il look della pagina; volevo qualcosa di più colorato e sbarazzino, dopo due anni fissa sulle tonalità del marrone! Che ne dite, vi piace? Il vostro parere è importante, fatemi sapere che ne pensate.
Sento un "vento di cambiamento" (sarà l'università alle porte?) e ho voluto portarlo anche tra le pagine cibernetiche di questo mio (e vostro) piccolo spazio.

Per oggi, è tutto... Ma ho molte cose in serbo per voi! Ho tante recensioni in "cantiere", qualche iniziativa che sto delineando, e chissà quali progetti potrebbero bussare alla mia porta, in futuro; insomma, ce n'è per tutti i gusti. Tutto, ovviamente, nella speranza che questo sia un altro anno pieno di letture!

Sempre vostra,
Camilla
(che oggi canticchierà "Tanti auguri" tutto il tempo)

* sì, avete letto bene, la seconda fase. La prima - che parte in contemporanea alla seconda, cioè ora - finirà il 26 Settembre e, per parteciparvi, dovrete commentare questo post scrivendo qual è la recensione che, per ora, vi è piaciuta di più, magari anche aggiungendo il perché. Chi lo farà avrà diritto ad un piccolo extra, una stupidata che però spero possa far piacere... Saprete cos'è, però, solo il 3 Ottobre; mi piace mantenere un po' di mistero ;)

 

domenica 18 settembre 2011

Human Traces–Sebastian Faulks

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 Titolo:Human Traces
Autore:Sebastian Faulks

Anno:2005

Editore:Vintage Books
ISBN:
978-0-099-45826-5

Pagine:793

Trama:Thomas Midwinter e Jacques Rebière sono due ragazzi dalle origini diversissime ma uniti dal caso grazie ad un interesse comune: la psiche umana. Attraverso gli anni e gli avvenimenti, studieranno ciò che più di tutto li appassiona: ciò che ci rende umani.

Questo romanzo, lo ammetto, mi mette in difficoltà: se, da una parte, mi è piaciuto molto, dall’altra ho riscontrato diversi difetti che non mi hanno permesso di apprezzarlo del tutto.

La storia, sin dalla trama, mi aveva attirata subito e mi aveva spinto a comprare il libro, mentre vagavo nell’aeroporto di Manchester, aspettando il mio volo: la psichiatria, i primi passi della neurologia e tutto ciò che, in sintesi, riguarda lo studio della mente umana, sono argomenti di incredibile interesse per me.
Lo sono anche, evidentemente, per l’autore, che nel parlare dei passi avanti fatti da queste discipline inserisce alcuni dei passaggi più interessanti del libro; tuttavia, è proprio questo amore preponderante per la materia di studio che, in parte, ha affossato un poco il romanzo. Infatti, per quanto piuttosto ben delineati, i personaggi sembrano “succubi” della materia, e non in modo positivo: ovvero, questa “dipendenza” non porta ad un loro approfondimento, ma solo ad un approfondimento della materia stessa. Mi spiego meglio: per quanto uno sviluppo caratteriale dei personaggi ci sia, visto che il romanzo li segue dall’infanzia alla vecchiaia, è una crescita “bidimensionale”, che non porta ad affezionarsi in modo particolare a loro e che, in sintesi, serve all’autore più per dare sostegno alle teorie sulla psichiatria e sulla neurologia da lui narrate, piuttosto che fungere da “impalcatura” per l’imbastimento di personaggi a tutto tondo.

Thomas e Jacques, infatti, sono personaggi tratteggiati, ma che sembrano non riuscire a raggiungere totalmente il lettore; e tutti coloro che li circondano, di conseguenza, risultano anche più difficili da cogliere. Non che non ci siano le basi – come ho detto, non sono totalmente piatti – semplicemente, non fanno “il salto di qualità”. Un chiaro esempio di questo è Sonia, sorella di Thomas, che riesce a spiccare negli ultimi capitoli del romanzo ma, per il resto, sembra sempre un po’ troppo “scialba”; o l’Abbé Henri, che avrebbe potuto essere una grande figura di mentore.
Gli unici punti in cui ho trovato personaggi completi e tridimensionali sono nelle prime pagine dedicate a Thomas, legate alla sua infanzia, e nelle ultime, legate alla sua senilità (che mi hanno colpita molto, davvero); poi, alcune pagine riguardanti i primi passi nell’età adulta di Jacques (ad esempio, gli studi alla Salpêtrière – famoso ospedale di Parigi) e le ultime pagine del libro, legate a Sonia Midwinter. Non ho invece apprezzato lo sviluppo di Jacques da circa pagina 600 in poi – io l’ho interpretata come crisi di mezz’età più che come lotta contro il dolore, quindi forse è per questo che non ho apprezzato moltissimo la svolta. Anche l’entrata in scena di Kitty, paziente di Jacques, mi è sembrata parecchio forzata.
Inoltre, il rapporto tra Jacques e Thomas è sondato in maniera non del tutto soddisfacente – certo, non è sempre idilliaco, ha alti e bassi, cresce e si sviluppa seguendo il loro percorso psicologico e lavorativo, eppure… Vi dirò la verità, non so spiegare come mai la descrizione di questa amicizia mi abbia lasciata così poco convinta. Forse perché, in un punto particolare del libro (che non descriverò per non rovinare la lettura altrui) ho trovato un cambiamento repentino troppo poco credibile.

Altra cosa che non mi ha fatto impazzire sono i cambi di scenario. Come si evince dalla quarta di copertina, i nostri viaggeranno in diversi luoghi – tra cui l’Africa e la California. Ebbene, scenari così intriganti e perfetti per stuzzicare la curiosità del lettore sono trattati un po’ banalmente. Della traversata africana leggiamo molte cose, ma non “vediamo” nulla; almeno, io non sono riuscita a “vedere” la Rift Valley, né la savana. Stessa solfa per quella californiana. Invece, la descrizione della campagna inglese, della Parigi dei tempi (o meglio, dei sanatori della città) e dei monti tedesco-austriaci mi è piaciuta – mi è parsa più sentita e sono riuscita, appunto, a “vedere” ciò che veniva descritto.

Tuttavia, c’è da dire che queste mancanze si notano solo quando si pensa al libro a posteriori: durante la lettura, infatti, lo stile di Faulks assorbe quasi totalmente l’attenzione e porta chi legge, con grande pacatezza, nei meandri degli studi psichiatrici – argomento non facile, come si può immaginare. In questo va il mio plauso, quindi, all’autore, che in questo senso (contrariamente a quanto ho scritto prima, riguardo ai paesaggi) mostra grandi capacità descrittive, bilanciando informazioni più storico-tecniche e considerazioni più attinenti allo svolgersi della trama; eppure, non basta per risollevare del tutto il romanzo, anche perché in due occasioni viene lasciato troppo spazio al discorso scientifico-tecnico che, per quanto interessante, risulta alla lunga pesantuccio (soprattutto quando viene posto sotto forma di discorso diretto, anzi, di vero e proprio monologo).
Ma tornando alle cose che mi sono piaciute, devo dire che ho adorato il capitolo scritto secondo il punto di vista di Olivier (il fratello di Jacques), anche se all’inizio mi ha mandato davvero in confusione, e ho apprezzato anche la capacità dell’autore di descrivere il dolore, la sofferenza dovuta alla perdita, sia di persone care, sia della fiducia in quello che ci attende. Sono parti toccanti che, come ho già detto, testimoniano la bravura stilistica di Faulks, che si destreggia tra periodo piuttosto lunghi (come potrete notare dalle citazioni in fondo) con una grazia ammirevole.

Ciò che questo libro lascia, sostanzialmente, è un interessantissimo approfondimento sulla psichiatria e sulla neurologia, una montagna di concetti su cui riflettere molto a lungo perché legati a dubbi che, sul finire, legano lettore e protagonisti e appartengono all’umanità intera; ma il tutto si protrae troppo, tra l’altro portando in scena troppi personaggi (qui si che sarebbe valso il detto “meglio pochi ma buoni”).

Se questa recensione vi è sembrata confusa è perché, mannaggia, lo sono anche io; avevo molte aspettative, lo ammetto, e ora non so bene cosa mi rimane, dentro, di questo libro. Ho riflettuto davvero a lungo sul voto da assegnargli, perché oscillo continuamente tra le due e le tre stelline, con un voto che in decimali cambia solo di mezzo punto. Alla fine, con la promessa di leggere altro di Faulks – per gustare ancora il suo stile, per vedere se i difetti qui notati sono un’eccezione o la regola – mi ritrovo ad assegnare solo due stelline, nella speranza che l’autore sappia stupirmi piacevolmente in futuro!


Voto:
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           7

 

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • An “impression”, on wax or metal, was a draughtsmanship from which accurate images, unlimited in number, could be taken. His mother was something much vaguer, beyond even the abstract grasp of his memory, yet still present, still an entity in his mind, a glimpse of a life withheld.
  • “I’ve always enjoyed stories,” said Jacques.
    “And I have always enjoyed telling them,” said Sonia, “Though only to children.”
    ”Do you mean that when children grow older they no longer believe in such things’” said Jacques.
    ”No, that’s not what I meant. But I think it becomes harder for the person who is telling the story to have faith in it herself.”
    ”But we must continue to believe,” said Jacques. “Even in the most unlikely of stories. Without that hope, without te willingness to hope, then what are we?  […] “What I mean,” said Jacques, “is that when you’re young you may have a great dream or ambition, which appears to you like a story – the story of your own future. When you grow older you understand that it is not just difficult to achieve, but that it is full of risks and pain that you knew nothing of when you were a child.”
    ”But you must still believe in it?”
    ”I know that I do. I always shall. […]”
  • “My God, they suffer. I think they suffer for all of us. It is almost as though they bear the burden of our sins. It is scarcely too much to say that they pay the price for the rest of us to be human.”
  • Franz smiled. “It is an adventure.”
    ”Yes,” said Thomas. “One must always see it in that way. Sometimes I feel such a fool. How can I possibly know these things which are of their natur unknowable? What mad arrogance keeps me hitting my skull against the wall? These are misteries which no man can know. But there is something of Don Quixote in me, I suppose. Where I see a windmill, I will take my lance and saffle up. I dread growing older because one day I will think that I can no longer be bothered.”
  • “I am suffering from the limits of my mind,” he said. “There is a simple enough problem that I have set out to solve. How our minds work. How sickness enters in. Why the limits of what we can understand seem so narrow. As humans, we have gift of self-awareness, but it seems to lead us to no explanation. Of what use is consciousness if all that one is conscious of is ignorance?”
  • “So the Bible is not so sad in the end?”
    ”Yes, it is the saddest book in the world. We are asked to believe that God has played an infantile trick on us: he has made himself unobservable, as an eternal test of ‘faith’. What I read, though, is the story of a species cursed by gifts and delusions that it cannot understand. I read of exile, abandonment and the terrible grief of beings who have lost something real – not of people being put to a childish test, but of those who have lost their guide and parent, friend and only governing instructor and are left to wander in the silent darkness for all eternity. Imagine. And that is why all religion is about absence. Because once, the gods were there. And that is why all poetru and music strike us with this awful longing for what once was ours – because it begins in regions of the brain where once the gods made themselves heard.”

Buone letture a tutti!
Cami

P.S. domani è il compleanno del blog (compie già due anni, non riesco a crederci) e sono in serbo un paio di sorprese che spero vi piaceranno!

venerdì 2 settembre 2011

Vite e Morti d’Autore (#3)

Buondì a tutti!

Oggi riprendo questa rubrica per parlarvi di due autori che, in modi diversi, mi hanno toccata profondamente. Entrambi grandi a modo loro, entrambi cantori di una storia: Joseph Roth e John Ronald Reuel Tolkien.

bulletred Nacque oggi… Joseph Roth (2 Settembre 1894 – 27 Maggio 1939)

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Joseph Roth è uno scrittore austrico che, con il suo lavoro giornalistico e i suoi romanzi, ha narrato la storia della caduta dell’Impero Austro-Ungarico; egli stesso era nato in quella che oggi è la Polonia. L’autore stesso tentò svariate volte di “elaborare” questa informazione, falsificando la storia delle sue origini.
La cittadina dove nacque e dove si svolse la sua infanzia si chiamava Schwabendorf, nei pressi di Brody, un piccolo centro della Galizia, zona dalla forte presenza ebraica: Roth stesso era figlio di genitori ebrei, anche se non particolarmente ortodossi, tanto che il giovane Joseph fu mandato a frequentare una scuola dove non si insegnava solo la Torah e l’ebraico, ma anche il tedesco, il polacco e altre materie pratiche. Sebbene l’autore abbia parlato spesso di un’infanzia povera, in realtà fu piuttosto di tipo basso-borghese: Roth, infatti, seguì lezioni di violino e andò al ginnasio. Tuttavia, la situazione sicuramente peggiorò quando il padre, di ritorno da un viaggio di lavoro, venne ricoverato in una casa di ricovero per malati mentali; dato che, nell’ambiente ortodosso della Galizia, la pazzia era considerato un peccato, la famiglia nascose questo fatto e si preferì spargere la voce che Nachum, il padre, si fosse impiccato.

Al ginnasio fu l’unico ebrei a diplomarsi, con ottimi voti, ottenendo la dicitura sub auspiciis imperatoris. In questo periodo scrisse anche i suoi primi lavori, di ispirazione poetica. In seguito si trasferì prima a Leopoli, dove si iscrisse all’Università (anche se non è chiaro a quale facoltà), per poi trasferirsi a Vienna e studiare letteratura; tuttavia, la situazione finanziare era critica. Il giovane autore viveva con la madre e la zia Rebekka, ma a sostenere tutte e tre c’era solo una pensione che riceveva la madre e i soldi che ogni tanto mandava suo zio Siegmund. Col passare del tempo, però, Roth si fece notare nell’ambiente universitario e grazie a qualche incarico da maestro privato e qualche borsa di studio riuscì a migliorare la sua situazione.

Un’esperienza determinante per l’autore fu lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo smembramento dell’impero, che lo colpirono profondamente e condizionarono il suo futuro anche come scrittore. Inizialmente rimase fermo sulla sua posizione pacifista; ma, col tempo, la posizione gli parve “vergognosa” e si offrì come volontario. Durante l’anno di addestramento, accadde un altro evento fondamentale per la Storia e per Roth: la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe. L’autore faceva parte del cordone di soldati lungo il percorso del corteo funebre, e questo lo portò a identificare quel momento come la definitiva caduta del potere imperiale e della personale “perdita della patria”.

Finita la guerra, Roth si trasferì a Berlino, dove cominciò a diventare noto come giornalista; lavorò per importanti testate, occupandosi soprattutto di reportage dall’estero, tanto che visitò gran parte dell’Europa durante i suoi viaggi di lavoro.
Nel 1922, inoltre, Roth si sposò con Friedl Reichler, donna intelligente ma non adatta alla vita girovaga e intellettuale del marito; per di più, nel 1930 circa, mostro chiari segni di malattia mentale. Venne ricoverata in una struttura apposita e l’autore si incolpò sempre, in qualche modo, di questa sua degenerazione; dopo cinque anni chiese il divorzio. In seguito ebbe diverse relazioni, tutte conflittuali e di breve durata, anche per la gelosia quasi patologica di Roth.

Intanto, il nazismo avanzava. Quando Hitler divenne Cancelliere, nel 1933, Roth decise di abbandonare la Germania – e a ragion veduta: presto anche i suoi libri furono dati alle fiamme. L’autore scelse come luogo del proprio esilio Parigi.
Riuscì a rimanere attivo, diversamente da altri, anche durante la guerra; tuttavia, purtroppo, i suoi ultimi anni furono segnati dall’indigenza. Morto per una complicazione della polmonite che lo affliggeva, fu seppellito con rito cattolico “annacquato”, perché non si riuscì a trovare nessuna testimonianza di un’effettiva conversione al cristianesimo.

pointr Il libro consigliato… La Cripta dei Cappuccini (Die Kapuzinergruft)

Ho amato profondamente questo libro (e chi segue il blog da un po’ forse se lo ricorda). La caduta non solo dell’impero come istituzione politica, ma anche come patria di milioni di persone, è veramente incredibile: i pensieri di Francesco Ferdinando Trotta, non a caso chiamato come l’allora erede al trono, sono incredibilmente toccanti, e proposti con una scrittura incredibile. Consigliatissimo.

bulletred Morì oggi… John Ronald Reuel Tolkien (3 Gennaio 1892 – 2 Settembre 1973)

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J. R. R. Tolkien non ha bisogno di grandi presentazioni: considerato tra i maggiori autori fantasy, è noto pressoché in tutto il mondo per i suoi libri legati alla Terra di Mezzo e in generale ad Arda, “continente” di sua invenzione, caratterizzato da una complessità e da una profondità incredibile.

Nato in Sudafrica, a tre anni si trasferì per motivi di salute in Inghilterra, la patria natale dei genitori; il padre rimase in Africa a causa di una febbre reumatica e, purtroppo, morì prima di potersi ricongiungere alla famiglia. In seguito, la famiglia si trasferì diverse volte ed ebbe anche problemi economici, per cui il giovane JRR dovette smettere di frequentare la King Edward’s school, rinomatissima scuola privata di Birmingham, anche se tornò lì poco dopo grazie ad una borsa di studio.

Sin dalla tenera età la madre gli aveva passato l’amore per le fiabe e le antiche leggende, così come quello per le lingue, materia in cui Tolkien mostrò subito grande attitudine; purtroppo, anche lei morì quando lo scrittore era piccolo, così lo scrittore e suo fratello furono affidati ad un sacerdote cattolico (che aveva seguito la conversione della famiglia), padre Morgan. Proprio lui gli impedì di avere contatti con la ragazza di cui era innamorato dai 18 anni, Edith Bratt, sino a quando non ebbe 21 anni. La sposò nel 1916, prima di partire come volontario e raggiungere la trincea del fronte occidentale; perse dei cari amici e, dopo che si ammalò, gli fu concesso il ritorno in patria.
Nel 1917 nacque il suo primogenito, John, e l’anno seguente il secondo figlio, Michael; col finire della guerra, poté finire i suoi studi e ottenne il titolo di Master of Arts.

Nel 1921 divenne docente di lettere all’università di Leeds; è in questo periodo che comincia a creare i propri linguaggi fittizi e a porre le basi della Terra di Mezzo. Nel 1924 nasce il figlio Christopher (il maggior curatore delle opere tolkeniane, ai giorni nostri), seguito da Priscilla, unica figlia femmina. Nel 1925 viene nominato professore di filologia anglosassone al Pembrooke College di Oxford, e a questo periodo risale la grandissima amicizia con C. S. Lewis (altro grande scrittore fantastico) e la creazione del circolo degli Inklings, un ritrovo di intellettuali stanziati all’università. Tolkien si trasferì poi al Merton college, come insegnante di lingua inglese e letteratura medievale, dove rimase sino al suo ritiro dall’insegnamento, nel 1959. Studiò e tradusse molte opere (soprattutto dal dialetto inglese centro-occidentale), e i suoi testi vengono studiati ancora oggi.

Tra il 1930 e il 1940 tutti i fili dell’immaginazione, che aveva cominciato a tessere sin dal 1917, cominciarono a intrecciarsi e, unendo la propria “mitologia” personale ai racconti che era solito raccontare ai propri figli, nacque la prima storia completa del suo mondo: “Lo Hobbit”.  Il resto è storia: il libro ebbe molto successo, l’editore propose a Tolkien di pubblicare altro, “Il Signore degli Anelli” vide la luce. L’autore aveva moltissimo materiale (tanto che il figlio Christopher lo sta ancora studiando e ordinando) e alcune opere purtroppo, come “Il Silmarillion”, non furono mai del tutto completate.

Trascorse gli ultimi anni della sua vita sulla costa, dove morì, ad 81 anni, due anni dopo la sua amata moglie; tanto era l’amore che legava i due coniugi, e tanta la passione che Tolkien provava per il mondo che aveva creato, che sulle tombe fece incidere i nomi di Beren e Luthien, l’umano e l’elfa protagonisti della toccante storia d’amore narrata ne “Il Silmarillion”.

pointr Il libro consigliato… Lo Hobbit (The Hobbit)

Probabilmente chi conosce Tolkien si sarebbe aspettato di trovare qui la sua opera principale. Tuttavia, in questo caso il libro consigliato è specificatamente per chi non conosce ancora Tolkien: per immergersi nel suo fantastico, intricato, meraviglioso mondo a piccoli passi. Fidatevi – forse all’inizio la lingua vi sembrerà “antica”, ma è proprio l’impressione di seguire un poema epico che dà un sapore diverso al tutto. E poi, come non affezionarsi a Bilbo, Gandalf e a tutti gli altri personaggi?

 

Per oggi è tutto (che grandi autori che ci sono capitati!); voi avete letto qualcosa di questi scrittori? O vorreste leggere qualche loro libro?

Cami

martedì 30 agosto 2011

Agosto: la pausa estiva è finita, si torna a recensire!

Buongiorno a tutti!
Dopo tre mesi estivi molto movimentati (giugno e la maturità, luglio-agosto e i viaggi) torno in possesso del mio computer e del tempo necessario per scrivere sul blog. Questa pausa mi ha fatto capire quanto mi piaccia lavorare su questo piccolo spazio che ho creato e condividere il piacere per la lettura; ho tante, tantissime recensioni in cantiere e non vedo l’ora di condividerle con voi. A questo proposito, la recensione di 1984 (Orwell) slitterà di un po’ – si è mezza cancellata, probabilmente perché ho sbagliato a cliccare qualcosa col computer (maledetta me e i miei problemi col pc!), e riscriverla non sarà un compito facile. E’ più probabile, quindi, che io recensisca prima qualche altro libro e poi riprenda a lavorare su quella.
Comunque… per riprendere per bene la routine, voglio sfruttare questo post per raccontarvi un po’ degli acquisti fatti questo mese! Ho avuto la possibilità, essendo stata all’estero coi miei genitori, di prendere dei libri in lingua di cui sono molto soddisfatta: Mr. Peanut di Adam Ross (un thriller che mi pare molto intrigante), The Lightning Thief di Rick Riordan (fantasy letto in viaggio, per un pubblico indubbiamente giovane ma ben costruito e curato) e Stories, curato da Neil Gaiman e Al Sarrantonio (un insieme di racconti da vari autori che mi sono piaciuti molto, come Chuck Palahniuk, Joyce Carol Oates, lo stesso Gaiman e tanti altri).
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Spero possano aiutarmi nel continuare a migliorare il mio inglese!
Vorrei potervi proporre presto qualche nuovo post – li sto preparando in questi giorni. A metà settembre ci sarà anche il secondo compleanno del blog (secondo, di già? Non ci credo!) e, nonostante ora come ora non sappia bene come festeggiarlo, sicuramente ci sarà un post celebrativo di qualche tipo :)
A presto risentirci,
Cami

mercoledì 1 giugno 2011

Maggio, tra Salone, tensioni pre-esame e scacciapensieri libreschi

Buongiorno a tutti!
Maggio è stato un mese molto particolare – soprattutto per la fantastica gita al Salone, che mi ha permesso di immergermi in un fiume di carta&inchiostro e mi ha dato la possibilità di conoscere dal vivo alcune fantastiche blogger, di cui seguo le recensioni e i consigli da ormai un paio d’anni, che sono state ancora più fantastiche di quanto mi aspettassi :) Quindi grazie a Yuko, Anita e Keira, che sono state gentilissime e molto simpatiche! Sono davvero felice di aver avuto l’occasione di incontrarvi dal vivo!
Ovvio però che il Salone è anche fonte di tentazioni a cui è difficilissimo resistere – soprattutto perché ce n’è una ad ogni angolo! – e quindi per questo mese ho fatto un’eccezione al mio proposito di prendere solo libri in prestito o via scambio/mooch e ne ho comprati una caterva (tutti, però, già nella mia lista dei desideri, dunque fortemente voluti!):
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Sono, rispettivamente: Discesa Fatale (Rhode e Dickson), Eudeamon (Moak), Il Buon Gesù e il Cattivo Cristo (Pullman), L’Anulare (Ogawa), Il Diacono (Colombo, con autografo dell’autore!), Settantacinque Poesie (Kavafis), Veleno d’Inchiostro (Funke); inoltre, in realtà, ho comprato anche un altro libro che voi conoscete bene, ovvero La Storia Infinita di Ende! L’ho comprato perché quando l’avevo letto (e recensito) avevo preferito prenderlo in prestito in biblioteca – ma mi è piaciuto a tal punto che ho voluto trovargli un posticino nella mia libreria!
Inoltre, ho altre due piccole “conquiste”, questa volta ottenute senza alleggerire il portafogli: Il Giro di Vite di Henry James e Opera Prima di Renato Spina (la recensione è qui), che ringrazio per avermi inviato personalmente il suo libro!
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E per Maggio è tutto; direi che è stato un mese fantastico, decisamente!
Buone letture,
Cami

martedì 17 maggio 2011

“Esedion” blog tour – 5a tappa: Sofia

Buongiorno a tutti!

Oggi sono qui con un appuntamento speciale: un blog tour, ovvero un “viaggio” attraverso diversi blog. Un viaggio che conduce, passo dopo passo, a conoscere meglio un libro; nel nostro caso, il libro è Esedion di Claudia Tonin (in uscita il 22 Maggio per le edizioni Linee Infinite)!

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“L’Esedion è morto.
Sono già partiti per cercare il suo successore.
Tieniti pronto ad agire”.

È arrivata l’estate e la scuola è finita.

Alex e Sofia iniziano a conoscersi. Sembra una storia d’amore tra adolescenti, come ce ne sono molte, però il destino ha in serbo per loro un’avventura straordinaria.

Nella notte stellata di giugno un segno appare nel cielo, ma solo a pochi è concesso il privilegio di scorgerlo. Uno tra tutti sarà chiamato a vigilare sul nostro mondo, ma chi?

La scoperta di una civiltà antica e diversa, la chiamata a ricoprire un ruolo che si perpetua nei secoli, la battaglia contro un terribile nemico, saranno questi i compiti che l’Esedion dovrà svolgere per Estreira e per il re di Treso.

Alex e Sofia, con l’aiuto di nuovi straordinari amici, dovranno imparare ad usare i poteri nascosti della mente, per riuscire a salvare il nostro mondo e quello nuovo dalla folle brama di potere di Ryan, il traditore.

Un grande viaggio che cambierà per sempre il destino dei protagonisti, una scelta che li porterà alla scoperta di se stessi e delle loro capacità.

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La trama lascia libera l’immaginazione e sembra mischiare elementi tipici dei libri fantasy a spunti interessanti; a me ha lasciato la voglia di capire chi sia, questo “Esedion”!
Ma torniamo al nostro tour: come ogni viaggio che si rispetti, ad ogni tappa c’è un qualcosa di speciale da vedere. Nel nostro caso, io vi farò da Cicerone nella scoperta di Sofia, ovvero la protagonista femminile della storia. E per conoscerla totalmente ci soffermeremo anche sui suoi libri preferiti – perché, ammettiamolo, altrimenti a noi amanti di carta e inchiostro sarebbe sembrato di conoscerla solo per metà!

Sofia è un'amica di Alex ed è una sua coetanea. Ha un debole per lui, non si può negare, e quindi vorrebbe avere l'occasione di poterlo conoscere meglio. Quest'occasione si presenterà proprio con l'avventura che vivranno in Esedion.

Se state tentando di immaginarvela, nel libro viene descritta così:

“Non era né alta né bassa, né bella né brutta, i suoi capelli erano castani come gli occhi, niente di speciale insomma”.

In somma, una ragazza normalissima, ma con una rande forza di volontà. Saprà capire quale strada porterà ad una svolta nella sua vita. E' un tipo molto determinato e una volta compiuta la sua scelta farà di tutta per uscire vincitrice da ogni avventura in cui si ritroverà coinvolta.

E' anche una ragazza molto diffidente, ma poco a poco imparerà a fidarsi delle proprie forze... e di Alex.

I suoi libri preferiti, dunque, sono:
I Nostri Antenati Italo Calvino

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A Sofia piace perché…

A Sofia piace Calvino in generale per la sua ironia e per la sua capacità di descrivere gli uomini.
In particolare, ne "I nostri antenati" mette alla berlina gli stereotipi della letteratura italiana o, al contrario, li esalta, rielaborandoli in modo attuale.

(E come non concordare! Gli Antenati di Calvino sono tra i miei libri preferiti di sempre!)

La Casa degli Spiriti di Isabel Allende
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A Sofia piace perché…

Sofia ama questo libro perché è un'epopea femminile nella violenza tutta maschile. Una storia che l'ha fatta piangere e ridere e desiderare di chiamarsi Candida.

(Il libro dell’Allende è da molto tempo sulla mia Lista dei Desideri; che sia questo un segno? Devo proprio leggerlo!)




La nostra tappa finisce qui; il “puzzle” per unire e comprendere il romanzo, però, continua! Se vi siete persi il pezzo precedente, andate dall’attivissima Nasreen di Sognando Leggendo; se invece volete avanzare, aspettate domani per visitare Young Adult Lit!

Buone letture,
Cami

P.S. se volete partire dall’inizio, la prima tappa si trova su le mele del Silenzio (dove avrete anche la possibilità di vincere una copia del libro!); se invece volete conoscere meglio l’autrice, il suo blog vi darà sicuramente molte informazioni!

venerdì 6 maggio 2011

XXIV Salone Internazionale del Libro (Torino): io ci sono. E voi?

imageCiao a tutti!
Come sicuramente saprete, dal 12 al 16 Maggio Torino diventerà, come ogni anno, la sede del Salone Internazionale del Libro; sono riuscita ad andarci per la prima volta l’anno scorso e mi sono ripromessa di andarci, se possibile, ogni anno, perché è semplicemente fantastico!
Quest’anno non farà eccezione – anche perché una pausa dalla tensione pre-esame ci vuole – e sarò nel capoluogo piemontese il 14/05, ovvero sabato.
Perché vi scrivo questo, vi starete chiedendo; ebbene, perché mi farebbe piacere fare quattro chiacchiere con voi! Se sarete anche voi in Fiera, chissà, potremmo scambiare opinioni vis à vis invece che “schermo a schermo”. So già che alcune altre blogger saranno presenti e io non vedo l’ora di far loro i complimenti, dal vivo, per il loro ottimo lavoro!

Quindi… io ci sono. E voi?

Cami

P.S. mi è ancora difficile da credere, eppure… siete da poco diventati 100. Cento persone che seguono Bibliomania! Sono davvero emozionata!

giovedì 5 maggio 2011

Mini-recensioni: tre libri per un post (#2)

Buongiorno a tutti!
Ultimamente, con la maturità alle porte, il tempo sembra non bastare mai; senza contare che per certi libri sarebbe veramente difficile stendere una delle mie solite (eccessivamente lunghe, lo ammetto) recensioni. Perciò ho deciso di parlarne comunque qui, in versione ridotta! Oggi tocca a tre “mattoni” che ho letto ormai qualche tempo fa; iniziamo con Una Fortuna Pericolosa (A Dangerous Fortune) di Ken Follett.

imagePagine:477
Editore:
CDE (su licenza Arnoldo Mondadori Editore)
Traduzione:Roberta Rambelli

Anno:
1993
ISBN:
//

Trama:
come in molti libri di Follett, il libro segue i destini di diverse famiglie e li intreccia; in questo caso, lo sfondo è la Londra vittoriana e i nostri protagonisti si muovono nell’ambiente dell’alta finanza, tra ascese e cadute.
Questo libro è particolarmente strano. Non per quello di cui parla o per come è scritto, ma per le sensazioni che si lascia dietro. Provo a spiegarmi meglio: durante la lettura, non si può fare a meno di essere presi dalle avventure e disavventure dei protagonisti (Hugh soprattutto, visto che è il “buono” per eccellenza, ma anche quelle dei “malvagi”, da cui ci si può aspettare di tutto e di più!), si seguono le loro peripezie con sentimento – anche se i protagonisti sono in certi casi un po’ troppo manichei, troppo buoni o cattivi per essere veri.
Poi, quando poi si è finito il libro e lo si riprende in mano dopo un paio di mesi, si stentano a ricordare i nomi dei protagonisti (che ho dovuto ricontrollare, cosa che anche solo con I Pilastri della Terra, dello stesso autore, non mi sarebbe successa) e quale motivo, in effetti, ci abbia spinto a tenerci tanto. Inoltre, trovo che la protagonista femminile “positiva”, ovvero Maisie, sia veramente troppo moderna rispetto al suo background. Un conto l’indipendenza, ma certe cose nella Londra di fine ‘800 non sarebbero proprio state possibili.
Proprio lo sfondo, tra l’altro, è un po’ poco descritto. Insomma, questo libro mi è sembrato la versione sbiadita dell’epopea de I Pilastri della Terra, a dirla tutta. Gli ingredienti principali sono gli stessi, ma il risultato è sicuramente inferiore. Tuttavia, il coinvolgimento provato è innegabile, così come la curiosità di sapere come sarebbe finita; il mio voto, quindi, non può non essere positivo.

Voto:

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7,5 

 
Passiamo ora a Il Libro dei Misteri di Roberto Re.

image Pagine:440
Editore:Gruppo Albatros – il Filo
Anno:2009
ISBN:
88-567-108-89

Trama:
Mathan e Hyana, sovrani di un regno, vengono chiamati dalle divinità per recuperare il cosiddetto “Libro dei Misteri” ed evitare così una catastrofe. Partono quindi per il loro viaggio, dove fronteggeranno diversi nemici e magie maligne.



Quando ho iniziato a scrivere recensioni per questo blog, mi sono ripromessa di essere sempre onesta, perché le mezze verità e i finti buonismi non sono utili a nessuno – in particolar modo, non sono utili all’autore. Quindi sarà sincera: questo libro non mi è proprio piaciuto. Ma proprio per niente.
Le avventure ci vengono descritte, non mostrate, lasciando il lettore con la sensazione di aver letto un resoconto piuttosto che una fantastica avventura; i personaggi sono monodimensionali e poco coerenti. Tra l’altro, la compagnia è composta da una dozzina di persone e della metà viene giusto accennato il nome, il colore degli occhi e dei capelli – per poi non venire più nominati, senza che vengano mai davvero descritte le dinamiche fra loro, lo sviluppo della loro amicizia o qualunque parvenza di rapporto. Addirittura ad un certo punto, quando uno della compagnia muore, viene da chiedersi chi diavolo sia e perché il sovrano soffra così tanto; non c’è bisogno di spiegare quanto questo uccida il pathos e l’empatia.
Gli sconvolgimenti (che dovrebbero essere epocali, per loro) vengono accettati in un battito di ciglia, tanto che spesso i personaggi sembravano contraddirsi – e dico “sembravano” perché, vista la loro mancanza di spessore, non so dire cosa fosse coerente e cosa no.
La storia in sé non è originale se non in certi dettagli e l’interesse non ne viene catturato. E poi, un particolare: ho trovato pessima la trovata di rendere con l’anastrofe (ovvero l’inversione dell’ordine abituale di termini) quella che dovrebbe essere la parlata “antica”. Se si cercava di dare un tocco aulico, che dire, risultato mancato.
Mi dispiace, davvero, ma proprio non ci siamo.

Voto:
stelline
4


Ultimo libro, Il Cliente (The Client) di John Grisham.
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Pagine:474
Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Roberta Rambelli

Anno:
1993
ISBN:88-04-368-950

Trama:
un ragazzino qualunque di una famiglia un po’ problematica di New Orleans è l’unico testimone del suicidio di un famoso avvocato, difensore di molti mafiosi. E proprio il suicida gli ha confidato qualcosa, per cui rischia di finire nelle grinfie di chi non vuole che il segreto si sappia…
Parto subito dicendo che questo è un libro piacevole, sì, ma niente più. Lo stile dell’autore è molto liscio, scorrevole, forse un po’ piatto, e conferisce le stesse caratteristiche alla sua storia. Succedono molte cose, è vero, anche parecchio pericolose e quindi, tecnicamente, emozionanti: ci sono appostamenti, minacce, processi, pericoli di morte, complotti mafiosi… però tutto mi è sembrata narrato con un po’ troppa flemma. Non mi sono affezionata particolarmente ai protagonisti – tant’è che ne ricordo a stento i nomi – anche se, c’è da dire, ricordo piuttosto bene la loro caratterizzazione, che benché non fosse eccezionale era coerente e ben mostrata, insomma, un punto a favore. Tra tutti, l’avvocato Love, donna matura e decisa, è quella che mi è piaciuta di più (e si vede, visto che me ne ricordo il nome).
E’ la seconda volta che leggo questo autore ed è la seconda volta che ho questa impressione; riconosco la piacevolezza di Grisham, ma evidentemente non siamo fatti l’uno per l’altra!

Voto:
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7


Buone letture!

Cami

mercoledì 27 aprile 2011

Tsugumi–Banana Yoshimoto


Titolo:Tsugumi
Autore:
Banana Yoshimoto 


Anno:1989 

 
Editore:Giangiacomo Feltrinelli Editore
Traduzione:Alessandro Giovanni Gerevini

ISBN:
88-07-81294-0 

 
Pagine:158

Trama:
Maria e Tsugumi sono amiche sin dall’infanzia, ma sono anche molto diverse: eppure, durante un’estate particolare, entrambe avranno l’occasione di crescere e conoscersi interamente.

Vi starete chiedendo come mai questa recensione non sia quella riguardante Le Onde di Virginia Woolf, come vi avevo anticipato; ebbene, ho perso i miei appunti. Tutti i miei preziosissimi appunti sul libro della Woolf sembrano semplicemente introvabili. Quindi, finché non li ritroverò, dovrò rimandare la recensione.
Ma ora, senza ulteriori indugi, dedichiamoci alla recensione di oggi.
Tsugumi è un libro molto particolare. La storia si svolge lungo il corso di un’estate, ma a parte questo non sembra seguire una trama: sembra più che l’autrice abbia iniziato ad osservare la vita di Maria, ovvero la nostra protagonista, e ad un certo punto abbia semplicemente smesso di farlo. Ha incorniciato quello che è  stato un periodo importante per lei – oserei dire fondamentale – lasciandoci poi ad immaginare il suo futuro. E’ una cosa che mi è piaciuta molto, anche perché mi è sembrato di essere una “compagna di viaggio” di Maria, d’averla conosciuta un’estate e poi persa di vista, come spesso capita con le vere conoscenze estive: persone che sono fondamentali per quel breve, spesso fantastico periodo, e poi spariscono, sfumandosi nei ricordi.
Anche per questo ho trovato Tsugumi un romanzo “d’estate”, di formazione, di narrazione d’un attimo destinato a imprimersi ma anche, comunque, a scomparire. Mi ha riportato alla mente molti ricordi, situazioni apparentemente del tutto diverse che però, in un dettaglio, richiamavano delle mie esperienze; penso, soprattutto, che sia una sensazione che molti, leggendo questo romanzo, potrebbero provare.
Tornando al romanzo in sé, devo dire che ho apprezzato molto la caratterizzazione di Maria e Tsugumi, le due cugine protagoniste; la prima dolce, tranquilla, è anche la voce narrante del romanzo e trovo che la Yoshimoto sia riuscita a rendere bene e coerentemente il suo punto di vista e il suo carattere, lasciando che ci venisse mostrato dai suoi gesti e dalle sue parole. La sua vita, così come la particolare storia dei suoi genitori (di cui non vi racconto nulla, perché per me è stato un piacere seguire Maria mentre man mano raccontava), ci vengono proposte in maniera tranquilla, ma non per questo distaccata e i suoi discorsi sembrano quasi avere una consistenza leggera; simile alle particolari descrizioni che la Yoshimoto, attraverso lei, ci propone, che appaiono al lettori lievi, brevi ma piuttosto intense, dandoci così un’immagine chiara del mare, del cielo, delle persone. Anche la nostalgia del mare, e la curiosità riguardo alla nuova vita a Tokyo sono state descritte, secondo me, con uguale tatto e bravura.
Tsugumi, invece, ha suscitato in me giudizi contrastanti. Da una parte sembra una piccola divinità (quando sorride, quando è tranquilla, ad esempio), dall’altra non mi sembra di esagerare dicendo che, nei momenti di cattiveria, è orrenda. Alla fine mi ha dato come una sensazione di falsità di fondo: perché è buona, sì, ma mostra e nasconde a seconda dei momenti la sua maleducazione e il suo essere cinica. Tuttavia, in certi momenti mi è sembrato di comprendere la sua rabbia e il suo astio, e di questo bisogna render conto all’autrice, che è riuscita, seppure per brevi momenti, a creare una sorta di empatia.
Inoltre, sebbene sia, come ho detto prima, il racconto di un’estate, ho trovato il rapporto tra Tsugumi e Kyoichi (un ragazzo che arriva nel paesino costiero dov’è ambientata la storia) sviluppato in maniera un po’ troppo frettolosa.
Un brevissimo cenno a parte se lo merita anche Yoko, sorella di Tsugumi, dolce e sensibile, più simile a Maria che a sua sorella, che mi ha fatta sorridere più volte.
In conclusione, vorrei aggiungere un piccolo dettaglio tecnico: ho molto apprezzato il fatto che ci siano sia una pagina in cui viene spiegato come si pronunciano i nomi giapponesi, sia un glossario finale dove trovare la spiegazione di oggetti giapponesi di uso quotidiano.
Come avrete sicuramente capito, questo libro mi è piaciuto; tuttavia, sebbene io mi sia affezionata ai protagonisti, non è uno di quei romanzi che rimangono impressi. E’ una lettura leggera, proprio come la brezza marina di cui parla.

Voto:

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                 7,5


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…


  • E poi il mare, anche se non ci si mette più di tanto sentimento, è come se insegnasse qualcosa di preciso a chi lo osserva.
  • La vita è una recita, pensai. Anche se il significato è esattamente lo stesso, rispetto alla parola illusione mi sembrava che fosse più vicina. Quello fu l’istante in cui me ne resi conto, e restai stregata in mezzo alla folla di quella sera. Gli esseri umani accolgono ogni cambiamento del proprio animo in una confusione di cose buone e cattive, e da soli portano quel peso per tutta la vita. Pregando, sempre da soli, di essere il più gentili possibile con le persone a cui vogliono bene e a cui sono vicini.
  • “Per quanto uno possa invecchiare, l’amore è qualcosa che nel momento in cui te ne rendi conto, ormai lo stai già vivendo. Ce ne sono di due tipi, quelli di cui si riesce a vedere la fine e quelli di cui non è possibile. Siamo soltanto noi stessi che possiamo dire di quale dei due si tratti. Il fatto che non si riesca a vedere la fine è il segno che si tratta di qualcosa di enorme. Per esempio, io, quando ho conosciuto la mia attuale moglie, tua zia, all’improvviso ho sentito dentro di me che quella con lei sarebbe potuta essere una storia dal futuro illimitato. […]”
  • Le cose ci passavano davanti agli occhi, e noi diventavamo grandi. Cambiando in continuazione. E coscienti di questo fatto, procedevamo nel nostro cammino. Se, comunque, e avessimo voluto fermare a tutti i costi almeno una, senza dubbio, sarebbe stata quella la serata. Straripante in ogni suo punto di una piccola e serena felicità oltre alla quale non sarebbe servito nient’altro.

Sayonara e alla prossima recensione!

Cami