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giovedì 31 gennaio 2013

Gennaio: mantenere i propositi, studiare, divertirsi. Ripetere per altri 11 mesi!

Ciao a tutti!

Siamo arrivati alla fine del primo mese dell’anno e se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, non posso che ritenermi soddisfatta. Gli esami stanno andando bene (darò l’ultimo della sessione la prossima settimana, incrociate le dita per me!), ho già organizzato qualche uscita con gli amici per spazzare via lo stato di eremitaggio causato dallo studio e sono riuscita a mantenere il mio proposito di non prendere libri nuovi!
L’unica entrata (già prospettata nelle eccezioni e preso in prestito dalla biblioteca) è stato Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepúlveda, per la Gara d’Autore su Anobii.
Poi, come vi ho promesso nel Post del Mese di Dicembre, vi presenterò alcuni e-book che ho preso o ricevuto nel corso dell’anno scorso, ma che mi sono dimenticata di segnalare tra i nuovi arrivi – all’inizio, non essendo abituata all’idea di avere un e-reader, mi dimenticavo sempre di segnare i nuovi titoli… e, ovviamente, me ne accorgevo solo quando il Post era già pubblicato.
Credo vi presenterò tutti gli “arretrati” nel corso di quest’anno di morigeratezza libresca!

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Bando alle ciance, ecco le trame dei libri – prima quello preso in biblioteca, quindi tre e-book (in ordine: Il segreto di Sebastian Barry, Il cane del santo di Lele Lampione e L’arte della guerra di Sun Tzu)!

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore - L. Sepulveda

Non è rimasto gran che, nella vita, ad Antonio José Bolìvar Proaño: i suoi tanti anni, una capanna sulla riva del grande fiume, una fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, e i ricordi di un’esperienza – finita male – di colono bianco ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, accumulato da Antonio quando decise di vivere “dentro” la grande foresta, insieme agli indios shuar: quella sapienza particolare, quell’intimo accordo con i ritmi e i segreti della natura, quel rispetto per la magia delle creature che il grande mondo verde gli ha insegnato, e che nessuno dei famelici gringos – giunti da più o meno lontano per sfruttare e distruggere quel mondo – potrà mai capire. Soltanto un uomo come Antonio, dunque, potrebbe adempiere il compito ingrato di inseguire ed uccidere il “tigrillo”, il felino accecato dal dolore per l’inutile sterminio dei suoi cuccioli, che si aggira minaccioso per la foresta a vendicare sull’uomo, su qualsiasi uomo, la propria perdita.

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Il segreto - S. Barry

Un caso di follia. Roseanne McNulty è chiusa in manicomio da molti decenni, impegnata a redigere meticolosamente e in assoluta clandestinità i suoi diari. Roseanne ci racconta di una vita avventurosa: sposata e poi ripudiata a causa di un breve incontro con un ribelle conosciuto durante la guerra civile irlandese, Roseanne vive del poco che le resta. A interrompere la sua solitudine, una notte d’amore in cui viene concepito suo figlio. Poi più nulla nei suoi ricordi, solo le mura scrostate di quel fantasmatico e sinistro manicomio. Anche il dottor Greene, lo psichiatra che ha in cura da trent’anni Roseanne, affida alla scrittura di un diario le sue considerazioni sulla propria esistenza e su quella strana paziente, sempre più convinto che il suo internamento celi ben altri misteri. E sarà proprio la rivelazione del segreto custodito da anni nella memoria di Roseanne a sconvolgere la sua vita e quella del dottor Greene.

Mi permetto una piccola postilla a questo libro per sconsigliarvi caldamente di leggere la trama su Anobii, che disgraziatamente rivela uno dei colpi di scena fondamentali del libro. EVITATELA!

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Il cane del santo - L. Lampione

Ai più era apparsa come una nuvola di polvere in quel secco novembre, che pareva estate, di tanti anni fa. Ben presto si accorsero che tre tragedie in una sola volta si erano abbattute sul piccolo borgo di Riozzo alle falde del castello di Melegnano. La chiesa era crollata, le due persone più ammirate del paese risultavano scomparse, e la fonte miracolosa del Riozzello si era prosciugata. I nobili cugini e rivali Paolo e Pietro cominciano una gara a chi per primo risolleverà le sorti dello sfortunato borgo… ma quando una cosa deve andare storta non vi è nulla che la possa raddrizzare. Comincia così una serie di divertenti peripezie che coinvolgerà protagonisti e lettori.

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L'arte della guerra - S. Tzu

Composto in Cina ben trecento anni prima della nascita di Cristo, l'Arte della guerra è uno dei più antichi trattati di strategia militare; il suo autore è noto col nome di Sun Tzu, ma si tratta in realtà di più filosofi che hanno rielaborato un testo frutto probabilmente di un'unica mano. Il contenuto di quest'opera ha influenzato ampiamente nei secoli la filosofia orientale, ma non solo, tanto che essa viene utilizzata nelle scuole di management in tutto il mondo. Perché Sun Tzu non si limita a dare precetti per sconfiggere i nemici sul campo di battaglia, ma ci insegna a gestire i conflitti in modo profondo e non distruttivo: anche nella nostra vita quotidiana, infatti, la miglior battaglia è quella che vinciamo senza combattere. L'Arte della guerra è un capolavoro assoluto del pensiero, ora disponibile per il pubblico occidentale in questa nuova, scrupolosissima edizione a cura di un gruppo di esperti orientalisti.


Per questo mese è tutto, miei cari lettori!
Ci rileggeremo presto: ho pronte per voi una Top Ten (in cui si parlerà anche di uno degli e-book che vi ho presentato qui!) e una piccola sorpresa, che spero vi possa piacere.

Buone letture,


Cami

lunedì 28 gennaio 2013

Thomas Jay–Alessandra Libutti

Thomas Jay - A. Libutti

Titolo:Thomas Jay
Autore:Alessandra Libutti

Anno:2012

Editore:Fazi Editore
ISBN:978-88-64112-21-3

Pagine:291

Trama:
Thomas Jay non è un comune detenuto. Scrittore di culto, da più di metà della sua vita in carcere, sta raccontando la propria storia a Ailie, studentessa universitaria alle prese con una tesi sulle sue opere. Schiacciato dalla non-vita della prigione, può cercare un solo modo per riappropriarsi di sé: la letteratura.

Quello che mi ha incuriosita subito, leggendo la presentazione del libro nel post per la catena di lettura, è stata la centralità della letteratura nella trama. Non solo il protagonista è uno scrittore, ma anche gli altri personaggi principali sono collegati al mondo dei libri, in un modo o nell’altro.
Tuttavia, è innegabile che si corre un grosso rischio scegliendo di raccontare, in forma romanzata, il processo che si nasconde dietro la scrittura. Avvicinandosi alla meta-narrazione si può finire per dare alle stampe qualcosa di più vicino a un manuale, o peggio, a un panegirico dello scrittore-personaggio (e, nei casi peggiori, anche dello scrittore-autore), piuttosto che a un buon romanzo.
Alessandra Libutti ha affrontato piuttosto bene queste problematiche – specie considerando che questo è il suo romanzo d’esordio – ma non è riuscita a sfuggir loro del tutto.

Benché il risultato finale sia apprezzabile, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare che tutto il libro sia stato scritto più per parlare di Thomas Jay lo Scrittore, dal primo romanzo alla produzione matura, più che per raccontare la vita di Thomas Jay il Personaggio.
Per carità, io per prima ho adorato i titoli e le idee che stanno alla base dei libri di Thomas Jay: sono pseudobiblia meravigliosi, di quelli che vorresti poter comprare in libreria. Tuttavia, in particolare nella terza parte del romanzo, mi è sembrato che l’analisi dell’attività letteraria del protagonista sia stata un po’ troppo pervasiva, a scapito di un effettivo sviluppo della trama.
Personalmente, pur mantenendo alcune delle parti più marcatamente letterarie (che talvolta sono veramente interessanti), avrei sfruttato quelle pagine per approfondire un pochino di più l’unico personaggio che non mi ha del tutto convinto: Ailie.

Ho provato sentimenti altalenanti nei suoi confronti: da una parte, ho scorto una donna che sta ancora cercando di scoprirsi, di superare le proprie esperienze negative, di affermarsi come sé – un percorso che porterà avanti anche leggendo i libri del protagonista, cui dedicherà la propria tesi di laurea. Dall’altra, invece, mi è sembrato che in certi punti il suo personaggio venga appiattito dalla funzione “catalizzatrice” che ha nei confronti di Thomas Jay – quasi come se la sua unica ragion d’essere in questo libro fosse la rinascita dello scrittore; come se, in sostanza, fosse più un meccanismo della trama che un vero personaggio.
Un vero peccato, perché nei momenti migliori è un personaggi sfaccettato e interessante, in grado di tenere testa al carattere difficile di Thomas Jay.

Gli altri personaggi, in generale, mi sono piaciuti. Pochi e ben definiti – sia che si tratti di figure più particolari come Samuel Atkins (professore autoritario e fortemente sicuro di sé, scopritore di Thomas e relatore di Ailie), sia che richiamino un poco qualche cliché (penso in particolare a Max, tipico burbero dal cuore d’oro, povero ma erudito, che nonostante la caratterizzazione lievemente stereotipata mi è piaciuto molto).

Su tutti loro, però, regna indiscusso Thomas Jay, alias Stefano Lorenzini: il protagonista, lo scrittore, il narratore.
E’ lui stesso a raccontarci la storia della sua vita, sotto forma di lunghe lettere, e lo fa mettendo nero su bianco tutti i suoi sbagli e i suoi successi. Costretto a passare gran parte della sua vita in carcere, spesso sottoposto a un trattamento che non definirei umano, la sua esistenza è attraversata da un tema chiave, il paradossale fondamento di ogni sua azione: la lotta per la libertà, come diretta conseguenza della ricerca di un senso per le nostre vite. Uno scontro continuo, violento, sempre seguito dalla sconfitta e poi dalla ripresa, perché arrendersi significherebbe condannare sé stessi a una dannazione perpetua. Uno degli “strumenti bellici” preferiti dal nostro protagonista è, ovviamente, la letteratura: come ogni arma, sarà sia fonte di protezione, sia di dolore.

Stefano vive in condizioni inusuali ed estreme, perciò la sua non può che essere una lotta ai confini del sostenibile – confini, tra l’altro, spesso e volentieri superati; e sa benissimo di non poter resistere ancora per molto, ma sa anche che sono state le sue scelte, nella maggior parte dei casi, a portarlo alla situazione in cui si trova. Per cui stringe i denti e va avanti, costruendosi una corazza sempre più spessa.
Non risulta sempre simpatico o piacevole, anzi: a volte l’ho trovato antipatico e avrei voluto dargli una scrollata, soprattutto in certi punti in cui sembra porsi come unico detentore di chissà che verità. Tuttavia, essendo in linea con la caratterizzazione del personaggio, questo l’ha reso solo più reale ai miei occhi.

Il merito va anche, senza dubbio, allo stile dell’autrice. Riesce a rendere la scrittura personale di una corrispondenza epistolare, senza perdersi in termini altisonanti e chissà quali costruzioni arzigogolate, pur mantenendo il sentore di una certa cura formale - è pur sempre uno scrittore che redige queste lettere!
Mi è sembrato, inoltre, che sia riuscita piuttosto bene a rendere la psiche maschile; ma, essendo anche io una donna, non saprei dire quanto questa mia impressione sia veritiera.

Nonostante tutti questi pregi, però, rimangono i difetti di cui ho parlato all’inizio della recensione: per questo il voto finale non sarà particolarmente alto.
Mi spiace più di quanto lasci trasparire, perché in generale i componenti, analizzati di per sé, sono lodevoli – tanto che avrei anche potuto soprassedere un poco alle imperfezioni sopra citate; tuttavia, è l’insieme che non sempre è riuscito a convincermi del tutto. Ci sono punti in cui il libro scorre, pieno di passione e forza, entusiasmante nella sua bellezza; e poi ci sono parti che si trascinano, pesanti, come se l’autrice non sapesse bene come arrivare da una svolta della storia all’altra – facendo affondare quel che c’è di buono.
Tento di spiegarmi meglio, e perdonatemi se per farlo uso una metafora culinaria: è come se gli ingredienti fossero tutti di ottima qualità, ma la cuoca, distraendosi un attimo, avesse fatto bruciacchiare la torta.

E’ per questo che nutro grandi aspettative nei confronti di Alessandra Libutti: la base è lì, è ottima, c’è! Se continuerà a scrivere, credo proprio che potrebbe rivelarsi un grande talento.
Personalmente, spero di poter leggere presto qualcos’altro di suo e di poter confermare queste mie impressioni.


Voto:
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           7

 

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Da lei ho imparato ad amare la vita anche quando non mi era rimasta che quella.
  • E io per trent’anni avrei continuato a scavalcare i muri, anche quando i cancelli erano aperti.
  • Abbandonato in una cella, vomitato dal mondo, inutile a me stesso e agli altri, senza riuscire a intravedere un futuro al di là di quella porta, mi interrogavo su un nodo cruciale della questione: perché ero nato. Insomma, avevo una matassa abbastanza ingarbugliata da sciogliere. Bisognava ragionarci bene.
    Nel mondo ogni creatura, per quanto insignificante, sembrava trovare il suo scopo, inserita in un disegno casuale o divino ma funzionale. […] Potevo essere io l’unica eccezione?
    Così, come un angelo caduto che ricerca la via del paradiso, io cercavo la via della vita e, perdendomi nei meccanismi oscuri che governano la natura, scivolavo tra Einstein e il Padreterno, dondolando ora verso l’uno e ora verso l’altro, reclamando una risposta. Ma non sembravano potermi aiutare. Il primo benevolmente mi diceva: «Thomas Jay, Thomas Jay, è il caso che regola l’universo». Allora gli rispondevo: «Se è così, me lo spieghi io che ci sto a fare?», e Einstein alzava le braccia al cielo e mi spiegava che tutto era relativo. Il secondo, invece, dall’alto dei cieli, tuonava: «Ogni creatura è parte di un mio progetto». E io, un po’ smarrito e confuso, timidamente domandavo: «Scusa, allora me lo dici quale rotella di questo maestoso ingranaggio devo far girare?». Ma Dio altezzosamente si voltava dall’altra parte perché non aveva pazienza con chi non aveva fede. C’era poi Newton a fottere completamente il povero angioletto, mostrandomi una pallina che cadeva. «E’ tutta una questione di causa ed effetto». […] Ero fregato.
  • I miei romanzi li aveva letti nelle sale d’attesa degli aeroporti, nei pomeriggi solitari al bordo delle piscine, seduta sulle casse ancora da disimballare.
    Mi disse: «Non eri solo un ideale, eri la parte di me che non sapeva parlare».


Come sempre, vi auguro buone letture!


A presto,

Cami

giovedì 24 gennaio 2013

Breve comunicazione di servizio (con sospiro di sollievo)

Cari lettori,

Blogger mi ha giocato un brutto, bruttissimo scherzo!
Per quasi due giorni Bibliomania è stato segnalato come rimosso, senza che io potessi fare alcunché per ripristinarlo. Ho avuto il terrore di perdere tre anni di lavoro e passione, di chiacchierate e conoscenze nate grazie ai commenti, di esperienze meravigliose. Sono andata nel panico più totale – ho seriamente temuto di aver perso questa mia piccola isola di letteratura, di amicizia, di pace.

Qualcuno di voi se n’è accorto e mi ha contattata, qualcuno mi ha aiutata dopo aver letto i miei messaggi (piuttosto disperati) su Twitter e Google+. Ringrazio, dal profondo del cuore, tutti quelli che hanno cercato di aiutarmi o confortarmi.

Ad ogni modo, come potete vedere, il problema è stato felicemente risolto: il blog è tornato vivo, vegeto e tutto intero! Ho fatto doppio backup (così da non aver mai più il terrore di perdere tutti i post) e ho saltellato in giro per casa, presa dalla gioia di aver riconquistato il mio – il nostro! – spazio.

Sfrutto l’occasione per dirvi che presto pubblicherò i post che sto preparando tra un esame e l’altro (non sapete quanto sia felice di poterlo dire!).

Con un sospiro di sollievo, vi auguro come sempre delle buone letture.

Un abbraccio,

Cami

domenica 13 gennaio 2013

Un mucchio di giorni così–Angelo Calvisi

Un mucchio di giorni così - A. Calvisi

Titolo:Un mucchio di giorni così
Autore:Angelo Calvisi

Anno:2012

Editore:Quarup
ISBN:978-88-95166-25-4

Pagine:122

Trama:
Genova è sfondo (e in parte anche protagonista) della storia del nostro narratore, raccontata attraverso gli episodi più importanti della sua vita: un’esistenza comune divisa tra lavoro, donne, calcio e attualità, eppure anche un’esistenza come quella di nessun altro.

Un mucchio di giorni così è un libro che rimane impresso per i suoi dettagli più che per la sua storia in generale. Non lo dico con accezione negativa, anzi: è la stessa natura episodica del romanzo a spingere il lettore a considerare ognuna delle cinque parti come un capitolo a sé stante, che solo alla fine si può ricollegare nel giusto modo ai rimanenti.
Questa sensazione, sicuramente, è data anche dai piani temporali sfalsati: le parti raccontano di momenti determinanti ambientati tra il 1995 e il 2012 (passando per il 2001, il 2007 e il 2009) ma l’ordine non è cronologico. Il lettore, quindi, ha una prospettiva molto particolare sulla vita del nostro narratore, e proprio questa possibilità gli permette di cercare negli avvenimenti futuri conferme (o smentite) di ciò che abbiamo letto sul passato del protagonista, e di renderci conto, passando agli avvenimenti passati, di come si è arrivati a certe situazioni future – talvolta con la speranza che ci possa essere un cambiamento, o la voglia di dire al narratore di godersi il momento e la gioia che sta vivendo, perché non sarà eterna.
Mi è piaciuta molto questa impostazione e trovo sia stata sfruttata nella giusta maniera: in particolare, mi ha colpito un certo colpo di scena (di cui ovviamente non vi parlerò) davvero inaspettato, che mi ha costretta a leggere l’ultimo capitolo accompagnata da emozioni che decisamente non pensavo di provare, quando ho cominciato il libro.

La vita del nostro protagonista non è stata facile e non è per nulla rosa e fiori. Pur non indulgendo in patetismi vari, l’autore riesce a rendere la sensazione di tristezza, vuoto e “non-appartenenza” del narratore, insieme ai suoi momenti di gioia ritrovata, o inaspettata.
E’ un romanzo introspettivo che si rivela attraverso la narrazione di fatti quotidiani, come una partita di calcio, un incontro che può far sbocciare qualcosa di più, un impegno familiare, oppure anche attraverso fatti eccezionali, come il G8 (il romanzo è ambientato a Genova, che ha uno spazio speciale in questo libro); e si svela anche attraverso le scelte stilistiche dell’autore, mediante la narrazione in prima persona che a tratti assume quasi la forma del flusso di coscienza, passando da un argomento all’altro come succede nei nostri pensieri: a volte con leggerezza, a volte viscosi. Scivolando tra un ricordo e l’altro, scopriamo man mano il passato del protagonista, spesso sorprendendoci, sempre sviluppando empatia verso il narratore.
Calvisi usa uno stile piano, semplici, dal lessico espressivo ma senza slanci lirici – perfetto, secondo me, per quello che mi è sembrato fosse il suo intento. E’ adatto alla psiche del personaggio ed è evocativo proprio perché non si sforza troppo per esserlo.

Tuttavia, pur avendo tutti questi pregi, credo che ci sia ancora del potenziale inespresso in questa storia e, in parte, nello stile di Calvisi. Come dei fili che, se tirati, avrebbero dato una marcia in più al libro… Un peccato, ma d’altronde non so nemmeno se definirlo come vero e proprio difetto. E’ una mia sensazione, che mi ha accompagnata nel corso della lettura.

In conclusione, il romanzo di Calvisi è molto particolare, riflessivo eppure legato ad avvenimenti concreti, realistici. Non credo possa piacere a tutti, in particolare per lo stile di cui ho parlato; però, visto che per me è stata una bella scoperta, ho deciso che mi terrò informata sui futuri libri di questo autore!


Voto:
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                8

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Io mi rannicchio in un angolo. L’amico non si inclina più. Non trovando il mio sostegno comincia ad oscillare, destra e sinistra più frequentemente, talvolta avanti e indietro. Rannicchiato nel mio angolo, mi lascio andare. L’eterno riposo dona loro signore, donalo a ognuno, un po’ meno a mio padre. Sveglialo se dorme e ricordagli le cose che ci siamo persi. Non un tormento, signore, Solo una seccatura ogni tanto. Solo un pensiero notturno che ti giri nel loculo e fai fatica a riprendere sonno.

 

Vi saluto e vi auguro un buon inizio di settimana – io torno a studiare, il mio prossimo esame si avvicina!

Buone letture,


Cami

giovedì 3 gennaio 2013

Dicembre: fare felice un lettore, a Natale, è semplice! A seguire, il mio buon proposito per il 2013

Ciao a tutti!

Spero abbiate passato un bel Capodanno e che l’anno nuovo sia cominciato nel migliore dei modi; e spero anche, ovviamente, che il Natale vi abbia portato un sacco di libri.

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Io penso proprio che la Top Ten dei libri desiderati mi abbia portato fortuna, visto che tra una cosa e l’altra ben tre romanzi della lista ora sono in mio possesso! Trattasi de Il seggio vacante della Rowling (grazie ai miei genitori), Le ore di Michael Cunningham e Novelle orientali della Yourcenar, cui si aggiunge Una rosa per Emily di William Faulkner, che non era nella lista (tutti e tre presi grazie a un buono della Feltrinelli donatomi dai miei zii).

Il seggio vacante - J. K. Rowling

Per la cittadina di Pagford, la morte improvvisa di Barry Fairbrother è uno shock. In apparenza, Pagford è un ridente villaggio inglese, con la sua piazza del mercato lastricata in pietra e la sua antica abbazia. Dietro questa bella facciata, invece, c'è una cittadina in guerra. Guerra dei ricchi contro i poveri, dei figli verso i genitori, delle mogli con i mariti, degli insegnanti con gli allievi. Pagford non è quello che sembra. Attorno al seggio lasciato vuoto da Barry nel consiglio municipale si scatena la guerra più feroce che Pagford abbia mai vissuto: chi uscirà vincitore da un confronto gravido di passioni, ambiguità e colpi di scena?

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Le ore - M. Cunningham

Solo la letteratura può restituire un senso alle nostre vite confuse e sghembe. Anzi, la letteratura è il solo specchio dentro cui la vita, riflettendosi, giunge per un momento a dire se stessa. È l'idea centrale di questo romanzo. Tre donne lo abitano. La prima è una donna famosa, una scrittrice famosa: Virginia Woolf, ritratta a un passo dal suicidio, nel 1941, e poi, a ritroso nel tempo, mentre gioca col dèmone della sua scrittura. Le altre due sono donne che abitano luoghi e tempi diversi. Clarissa Vaughan, un editor newyorkese di oggi e Laura Brown, una casalinga californiana dell'immediato dopoguerra, bella e inquieta, desiderosa di fuggire via per un giorno, un giorno soltanto, via dalla noia di un matrimonio ordinario, così ordinario. Che cosa lega il destino di queste tre donne? All’apparenza, poco. Virginia è alle prese con la creazione della sua “Signora Dalloway”. E signora Dalloway è il nomignolo che Richard ha inventato per Clarissa. Ed è ancora quel romanzo che Laura porta con sé nella sua fuga breve dal mondo. Ma dietro a questo tema narrativo, quasi la spia di qualcos’altro, un secondo e più nascosto motivo attraversa e annoda il destino delle tre protagoniste.

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Novelle Orientali - M. Yourcenar

Un viaggio in un Oriente che si stende dall’India ai Balcani, dal Giappone alla Grecia, e che ispira storie tragiche e fantastiche. Antiche leggende slave, apologhi taoisti e miti indù vengono ricondotti a una drammaticità di sentimenti veri, in cui l’assurdo diventa possibile e le ombre si materializzano.
Perché la Yourcenar non si accontenta di immergersi in un sogno, ma scompiglia le carte: se le trame aderiscono allo spirito delle leggende originali, c’è sempre uno scarto, un continuo gioco di rimandi; e sempre, in queste Novelle, il destino si prende gioco degli uomini.

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Una rosa per Emily - W. Faulkner

Storie di donne del profondo Sud, oscillanti fra la nostalgia, la follia e il noir – ritratti in cui è incisa la cifra di uno scrittore di prodigiosa potenza. Questo libro ne raduna tre, Una rosa per Emily, Miss Zilphia Gant e Adolescenza, assumendo come titolo quello del più celebre di essi, che per molti è diventato il simbolo della narrativa di Faulkner, ossessivamente legata all’evocazione di un mondo svanito, quale appare a uno sguardo solitario, celato dietro la scena.

 

Proprio mentre sistemavo questi libri nella mia libreria sono stata colpita da una constatazione decisamente ovvia, ma su cui non mi ero mai soffermata prima: ho veramente una montagna di libri da leggere. Non solo: avendo pieno accesso anche a tutti i libri dei miei genitori, si potrebbe dire che ho un’intera catena montuosa di libri che mi aspettano. Ho scelto, quindi, di prendere una decisione drastica: quest’anno sarà dedicato alla lettura di tutto il ben di Dio che già ho – devo smetterla di accumulare compulsivamente e cominciare ad apprezzare ciò che è già in mio possesso. In parole povere… cercherò di non prendere nuovi libri, nemmeno su Bookmooch o con gli scambi! Nemmeno uno!
Uniche eccezioni ammesse:

1. I regali – non ho alcun controllo su questi;
2. I libri per la Gara d’Autore che si svolge su Anobii, nel gruppo Readers Challenge – è divisa in 6 manche, quindi potrò prendere al massimo 6 libri, e comunque solo in prestito dalla Biblioteca.

Ovviamente sono esclusi i libri universitari, visto che mi servono per studiare.
Non temete, non sono pazza. Anobii mi informa che ho a mia disposizione più di 600 libri da leggere (sommando i miei e quelli dei miei genitori). Ora penso capiate anche voi perché ho preso questa decisione e ho fatto questo “buon proposito” per il 2013!

Comunque… ci tengo a farvi sapere che questo non vuol dire che non ci saranno più Post del Mese: mi sono resa conto che, spesso e volentieri, nei mesi passati mi sono dimenticata di segnalarvi gli e-book che ho comprato o che mi sono stati inviati (sono terribilmente smemorata, a volte!). I prossimi mesi, quindi, sfrutterò questa occasione per recuperare e mostrarveli come si deve.

Sarà una sfida difficile, ma penso ne varrà la pena. Sono certa che tra gli scaffali e sul mio e-reader ci siano diversi tesori che aspettano solo di essere sfogliati, letti e amati.
Che ne pensate?

Intanto, io vi auguro che l’anno appena iniziato sia pieno di belle sorprese, serenità e ottime letture.

Vostra,

Cami