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sabato 23 febbraio 2013

Schegge–Sebastian Fitzek

Schegge - S. FitzekTitolo:Schegge (originale: Splitter)
Autore:Sebastian Fitzek

Anno:2009

Editore:Elliot Edizioni
Traduttore:Claudia Crivellaro
ISBN:978-88-6192-130-6

Pagine:360

Trama:
Marc Lucas è un avvocato perseguitato dai propri ricordi, da quando è sopravvissuto all’incidente d’auto in cui è morta la moglie incinta. Così, quando viene a conoscenza di un esperimento per eliminare alcuni ricordi a scelta, decide subito di sottoporsi al procedimento. Ma al posto del sollievo sperato, Marc si trova a dover fronteggiare un incubo…

La memoria – persa e ritrovata – è uno dei temi fondamentali della narrativa: è il nostro “specchio del passato”. E’ indubbiamente un argomento intrigante e di cui ancora sappiamo poco, a livello scientifico: per questo Schegge mi ha subito incuriosita.

Marc è un uomo distrutto dal dolore, pronto a cancellare dalla propria mente anche i ricordi più felici, pur di poter vivere un’esistenza con almeno una parvenza di serenità. Ma la memoria non è un’entità che si può sforbiciare a piacimento e il nostro protagonista si troverà incastrato in una situazione ben peggiore di quella che già si prospettava – una situazione in cui fidarsi degli altri diventa difficile, fidarsi di sé stessi quasi impossibile.
Ogni pagina è un passo in più lungo la strada che trascina Marc (e noi con lui) in una spirale confusa e tenebrosa, dove si mescolano ricordi veri e presunti.

Fitzek conosce bene il suo genere e sa come muoversi al suo interno, riuscendo a creare una storia  coinvolgente ed emozionante, che tocca con abilità certe corde, legate a paure ataviche dell’essere umano, che fanno immediatamente scattare una certa empatia nei confronti del protagonista. 
Ottiene questo effetto anche perché fa sollevare domande che chiunque di noi può porsi: questioni più generali, come l’importanza della memoria e l’eticità della rimozione dei ricordi (se mai divenisse scientificamente possibile), oppure dubbi lapidari che non possono che lasciarci inermi. Saremmo comunque noi stessi, cancellando alcuni dei nostri ricordi? E se non fossimo più “noi”, chi saremmo? E ancora: se nessuno si ricorda di noi, si può dire che esistiamo? O un’esistenza che non ha alcun impatto su quella degli altri non può essere definita tale?

Attorno a tutti questi dilemmi si costruisce, nel frattempo, una corsa contro il tempo: Marc vuole scoprire cosa gli sta succedendo, vuole capire di chi fidarsi e, più di ogni altra cosa, rivuole indietro la sua vita. “Buoni” e “cattivi” non sono mai quello che sembrano, tant’è che, scambiandosi spesso e volentieri di posto, finiscono per mandare all’aria tutte le ipotesi che il lettore si era fatto!
Io stessa sono rimasta più volte a bocca aperta, mentre tutte le mie supposizioni venivano sfatate da un colpo di scena del tutto inaspettato. Inutile dire che, in un libro di questo genere, non può che essere un buon segno.

Ho trovato solo due difetti durante la lettura: trattasi di una lieve tendenza dell’autore a inserire dettagli inutili (del genere che ogni tanto il protagonista parla di sé, senza che questo sia effettivamente utile al proseguimento dell’azione) e di alcuni capitoli conclusi in maniera anti-climatica, che non rendono giustizia alla tensione che Fitzek riesce a creare. Ma sono difetti minimi, non reiterati e che non impediscono in alcun modo di appassionarsi alla storia.

Il finale, poi, merita un po’ di spazio per sé. Non lo svelerò, ovviamente – non mi sembra proprio il caso. Cercherò di mantenere le considerazioni a riguardo prive di anticipazioni.
Appena finito di leggere il libro l’avevo trovato fantastico, in quanto totalmente inaspettato. Gli ultimi capitolo sono, a modo loro, toccanti; la vicenda mi sembrava conclusa come si deve.
Ora, ripensandoci, non ne sono più tanto sicura… anzi, più ci rifletto, più mi è sembrata una soluzione un po’ assurda, troppo assurda perfino per un thriller. Non è un finale facile, di quelli che l’autore appronta per non doversi sforzare troppo e trovare una conclusione decente; però, non posso fare a meno di pensare che abbia tentato di “svicolare”, per evitare di rispondere a certe domande… Mi piacerebbe discuterne con qualcuno che ha letto il libro.

In sostanza, nonostante il finale su cui ancora rimugino, non si può proprio dire che sia un brutto libro, anzi: creando una storia frenetica e piena di tensione centra esattamente il suo obbiettivo, ovvero essere un ottimo thriller – meritandosi, così, un buon voto!


Voto:
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                8


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Più tardi i dottori avevano stabilito che il consumo prolungato ed eccessivo di alcol era stato la causa dei suoi vaneggiamenti. Ma Marc riteneva che fosse il contrario. Suo padre non si ubriacava mai quando fantasticava nel suo mondo virtuale, vivendoci per tutto il tempo. Era solo nei rari momenti di lucidità che si attaccava alla bottiglia, perché non riusciva a sopportare la consapevolezza della propria condizione.
  • Nel momento stesso in cui saliva sull’auto […], Marc intuì che stava per commettere uno sbaglio. […]
    Se avesse potuto assistere al film della sua vita, avrebbe gridato verso lo schermo, esortando quel disgraziato a scelte più razionali: Chiama la polizia. Vai alla clinica, da Constantin. Chiedi aiuto a qualcuno che sia neutrale. Ma non seguire per nessun motivo quella donna!
  • Mi sento come una persona che ha ingoiato un magnete che invece di attrarre il metallo attira su di sé la follia. E ho come l’impressione che diventi più potente ogni minuto che passa.
  • «La strada che ho dovuto percorrere […] è stata orribile, ma mi ha insegnato una cosa».
    «Cosa?».
    «Che la verità è spesso il contrario di quel che crediamo».

 

Anche per oggi è tutto, amici lettori: vi auguro di passare un buon fine settimana!


Vostra,


Cami

domenica 17 febbraio 2013

Chi Cerca… Trova! (#8)

Buongiorno a tutti!
Dopo un periodo di pausa torna la rubrica che risponde alle vostre domande. Gennaio non ha portato chiavi di ricerca troppo assurde, ma non ci ha certamente lasciati a bocca asciutta: questo mese parleremo di molte cose interessanti!

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1. Dove e ambientato La lista dei desideri Eoin Colfer
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La Lista dei Desideri è ambientato principalmente nella meravigliosa Irlanda, di cui vedremo, seguendo le avventure di Meg e Lowrie, sia panorami più cittadini, sia paesaggi più selvaggi.
Inoltre, ci sono diverse scene ambientate in un Aldilà che non è proprio quello a cui siamo abituati a pensare…
Ho adorato questo libro: per rispondere a questa domanda ho ricominciato a sfogliarlo e, se non mi fossi costretta a rimetterlo a posto, probabilmente avrei finito per rileggerlo!

2. G Montesano premio Strega
Giuseppe Montesano, classe 1959, non ha mai vinto il premio Strega; tuttavia, è stato finalista nell’edizione del 1999, arrivando secondo (75 voti) con il romanzo Nel corpo di Napoli. Gli altri candidati erano Corrado Calabrò (Ricorda di dimenticarla), il collettivo Luther Blissett (Q), Nicola Lecca (Concerti senza orchestra), Roberto Pazzi (La città volante) e Dacia Maraini, che con Buio si aggiudicò il premio di quell’anno.

3. Giuseppe Pontiggia mythos
Ne L’Isola Volante Pontiggia affronta, tra i tanti argomenti, anche quello dell’origine della parola mythos. Un’etimologia per certi versi ancora incerta, che lo studioso tenta di chiarire confrontando questa parola con i termini convergenti in greco e in latino: così nasce la concezione di mythos come di “pensiero che si esprime, linguaggio operante”, per usare le parole dello stesso Pontiggia, con il quale è possibile esprimere l’immediata percezione di qualcosa di interiore (il pensiero, il “divino”), “in un atto che era insieme linguistico e religioso”.
Si ipotizza, quindi, l’identità tra linguaggio e pensiero, tra linguaggio ed esistenza: ipotesi suffragate dall’origine della parola, nata probabilmente dall’aggiunta del suffisso –thos alla onomatopea my, che indica il suono più piccolo prodotto da un essere vivente e da cui deriva anche la parola latina mutus (“[…] i muti non dicono di più che mu” riporta Pontiggia, citando Varrone e il suo De Lingua Latina).
E’ un tema veramente interessante e rileggere questo capitolo ora, dopo aver studiato più approfonditamente queste tematiche, mi ha regalato tutta un’altra prospettiva. Grazie, ricercatore anonimo!

4. L'uomo che ride Hugo e Pirandello
Un collegamento che difficilmente avrei fatto e che invece si è rivelato più sensato di quanto pensassi. Purtroppo non ho trovato molti articoli – ma come punto di partenza non c’è male e credo che approfondirò la questione.
Ad ogni modo, questi due grandissimi autori sono collegati (tra loro e a L’Uomo che Ride) nell’analisi della combinazione tra grottesco e sublime e nel tentativo di arrivare all’abolizione dei generi: Pirandello provando dare forma alla sua poetica dell’umorismo, Hugo cercando di superare la pretesa di realismo che si era sviluppata dal ‘700 in poi. I due, però, puntano a risultati diversi: Hugo a una nuova “unità”, Pirandello, invece, a una sorta di “disgregazione”. Una differenza che non sorprende, se si considerano i periodi storici in cui sono vissuti questi due autori.
Vorrei continuare a parlarne, ma non vorrei appesantire troppo il post; vi rimando, quindi, a questa trattazione più approfondita: «L’umorismo» – l’anti-retorica e l’anti-sintesi di un secondo realismo.

5. La grande festa di Victor il solitario trama
La grande festa di Victor il solitario - H. Townson“Se suo padre non si fosse messo in testa l'idea che "deve imparare a vivere",adesso Victor non si troverebbe dentro fino al collo in quel pasticcio della festa. Gli invitati dovrebbero essere venti, secondo le disposizioni del papà,ma Victor, il più introverso e solitario dei bambini, è convinto di non riuscire a racimolarne nemmeno la metà. Poi, per quei colpi di fortuna che ogni tanto arrivano imprevisti incontra la direttrice della "Casa del fanciullo" e gli viene l'idea di invitare gli ospiti dell'istituto...”
Da piccola i libri del Battello a Vapore mi piacevano da impazzire – e anche oggi trovo che sia una tra le più belle collane per l’infanzia. Sono certa che mi sarei ritrovata moltissimo in Victor!

6. Penny Parrish è stato fatto un film?
I libri della serie di Penny Parrish, scritti da Janet Lambert negli anni ‘50, erano molto amati dalle ragazze e dalle giovani donne degli Stati Uniti. Raccontano la vita della famiglia Parrish, concentrandosi sulle figure femminili, sulle loro vite e le loro scelte – dando particolare rilievo anche alla loro condizione di “Army Wives/Daughters”, ovvero mogli/figlie di uomini dell’esercito, pur mantenendosi su toni molto solari e spensierati.
Sono stati pubblicati anche in Italia, da diverse case editrici.
I libri sono moltissimi, ma di film neanche l’ombra, mi spiace!

7. Narratore e focalizzazione Gertrude Hermann
Amico ricercatore, ti sei perso un pezzo! Perché privare Hermann del suo magnifico cognome? E dire che io trovo che suoni così bene. Non pare anche a voi che Hermann Hesse abbia una certa musicalità, come nome?
Tornando ad argomenti più seri, vediamo un po’ cosa si può dire su Gertrude, romanzo giovanile del caro Hesse. Il narratore è Kuhn, compositore, zoppo sin dall’adolescenza: il libro tratta delle sue memorie e del suo rapporto con la Gertrude del titolo e con l’amico Heinrich. Con “focalizzazione” non so bene cosa intenda il ricercatore: se si tratta dei temi che affronta l’autore nel libro, si tratta principalmente dell’opposizione tra apollineo e dionisiaco e della ricerca della pace spirituale, anche attraverso l’arte.

8. Tre libri di recente pubblicazione
Ormai sapete tutti che quest’anno ho deciso di non comprare libri nuovi – ma questo non vuol dire che non mi diverta comunque a informarmi sulle nuove uscite! Ecco quelle che mi hanno colpita l’ultima volta che ho curiosato tra gli scaffali/tra le pagine dei blog e dei siti che seguo:
Layout 1Man in the empty suit - S. FerrellIl posto dei miracoli - G. McCleen

9. Perchè Hemingway ama la guerra
Hemingway non ama la guerra.

10. L’uomo che ride prima traduzione
La prima traduzione di questo meraviglioso romanzo fu redatto l’anno stesso dell’edizione francese, in ben due lingue: italiano e tedesco. Non me ne stupisco, data la popolarità che Hugo già aveva. Le prime traduzioni, quindi, sono entrambe del 1869 e sono a carico di Sonzogno (con sede a Milano) e di Dunder (con sede a Berlino). Purtroppo non sono riuscita a rintracciare il nome dei traduttori, cui spesso non veniva dato il risalto che meritano – cosa che accade ancora oggi, purtroppo.

11. L'elogio del libro nel libro i Ende, La storia infinita
E’ un elogio sincero e appassionato, in cui ogni lettore si potrà ritrovare. Già il fatto di aver ambientato gran parte della propria avventura in un libro che esiste dentro l’opera da lui scritta mi sembra un’evidente dichiarazione d’amore, non trovate?
Ende riesce, senza mai dimenticare la storia che sta raccontando, a elogiare il libro sia come strumento d’evasione, sia come strumento di ricerca e di comprensione di sé stessi. Non è affatto semplice; anche per questo ho amato così tanto La storia infinita!

12. I ragazzi del Coram trama
I ragazzi del Coram - J. Gavin
Quando lessi per la prima volta questo libro, non mi convinse del tutto. Ora, a distanza di anni, penso di averlo letto quando ero ancora troppo piccola per apprezzarlo come si deve: credo che rileggendolo ora mi piacerebbe di più.
E’ difficile riassumere questo libro senza raccontare troppo della sua storia: la trama si sviluppa seguendo più intrecci e stendendosi per un arco temporale piuttosto lungo. Protagonisti sono prima Melissa e Alexander, giovani di belle speranze, colpiti dal destino avverso, poi Toby e Aaron, orfani dell’istituto Coram. Tutti sono alla ricerca della verità, del riscatto, dell’amore perso o mai avuto: a fare da sfondo, la Londra del XVIII secolo, incantata dal Messiah di Händel.

13. Roald Dahl copertine
Ormai sapete che Dahl è nel mio pantheon degli scrittori, avendomi iniziata alla lettura; e tutti i libri di Dahl sono indissolubilmente legati a colui che è riuscito a dargli le copertine perfette e i disegni più adatti, ovvero Quentin Blake. Il sodalizio tra i due si è rivelato talmente perfetto che dubito ci sia un paese al mondo in cui i libri di Dahl non abbiano le copertine di Blake.
Una bella galleria di queste illustrazioni si trova sul sito ufficiale di Quentin Blake (pieno di chicche, vi consiglio di esplorare le varie pagine!).
Quelle che condivido qui con voi sono tra le mie preferite:
Fantastic Mr FoxThe Roald Dahl TreasuryThe Giraffe and the Pelly and Me

14. Paolo Baumer
Dopo una nota di gioia e innocenza, una chiave di ricerca che condensa la perdita di entrambe. Paul Bäumer è il protagonista di Niente di nuovo sul fronte occidentale; è un ragazzo di vent’anni, della mia età, che affronta la guerra di trincea.
Sto leggendo proprio ora questo libro e vi assicuro che solamente leggere il suo nome, qui, mi procura un groppo in gola.

15. Sepulveda e il concetto di patria
Domanda molto interessante. Personalmente, credo che questo autore senta molto il concetto di patria: è stato in prigione cercando di creare un futuro migliore per il suo paese, il Cile, è stato torturato, è stato esiliato e si è dovuto rifugiare in paesi lontani dalla sua casa – sempre per combattere per i propri principi e per dare libertà e stabilità alla propria terra. Non so quale sia il suo esatto concetto di patria: sento di poter dire, però, che non è cieco nazionalismo, non è oppressione delle libertà umane e individuali, non è per la guerra, le ingiustizie e i dittatori.

Con quest’ultima risposta vi saluto, cari amici lettori! Spero di avervi mostrato ricerche interessanti e risposte pertinenti. Tutte queste domande stimolano il mio desiderio di apprendere.
Vi auguro di passare una buona Domenica, in compagnia di tante ottime letture!
Vostra,
Cami

lunedì 11 febbraio 2013

La musica della notte–Alissa Walser

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Titolo:La musica della notte (originale: Am Anfang war die Nacht Musik)
Autore:Alissa Walser

Anno:2009

Editore:Neri Pozza Editore
Traduzione:Riccardo Cravero
ISBN:978-88-545-0439-4

Pagine:224

Trama:
Franz Anton Mesmer è un medico nella Vienna del 1777, alla ricerca dell’approvazione da parte dei suoi colleghi. Il suo metodo è da molti considerato una ciarlataneria; il magnetismo animale e la teoria del fluidum sollevano più di un’obiezione. Così, quando viene affidata alle sue cure Maria Theresia Von Paradis, pupilla dell’Imperatrice, Mesmer attingerà a tutte le sue conoscenze per guarirla e ottenere il riconoscimento che cerca.

Prima di leggere questo romanzo non avevo mai sentito parlare di mesmerismo e di magnetismo animale: trattasi di teorie mai accettate dalle scienze mediche, che si basano sull’esistenza di un “fluido” (identificato con la forza magnetica) atto a regolare il corretto funzionamento del corpo umano, in armonia con quello universale.

In questo libro, tuttavia, non si segue tutto lo sviluppo di questi studi: quella che viene narrata è solo una parentesi della vita di Mesmer. Il passato e il futuro dell’uomo, così come di Maria Theresia, sono lasciati alla curiosità del lettore.
Un vero peccato, perché onestamente la storia è l’unica cosa che rende piacevole la lettura di questo romanzo.

Mi spiace ammettere, infatti, che per il resto il libro è privo di qualità degne di nota: lo stile di questo autrice non è proprio nelle mie corde. Nonostante alcuni punti lirici e piacevoli da leggere, il testo avanza in modo confusionario, “saltellante”; l’argomento, già piuttosto intricato di suo, ne risulta danneggiato. Persino la successione cronologica degli eventi va a singhiozzo e dubito che la confusione fosse un effetto voluto dall’autrice, visto che viene specificata la data all’inizio di ogni capitolo.
La descrizione delle terapie e della passione del dottore per la glassarmonica (uno strumento molto particolare, azionato dal movimento di componenti di vetro) sono un poco più chiare, ma non approfondite quanto avrei voluto. E’ stato interessante vedere come Mesmer tentava di utilizzare i magneti e la musica, ma non essendo il romanzo focalizzato su questo aspetto, non ho ottenuto tutte le risposte che cercavo.
Anche le polemiche contro le sue cure, per quanto presenti, non sono state affrontate in modo tale da rendere abbastanza importante, emotivamente parlando, il conflitto tra  il protagonista e i suoi detrattori. Sono accuse che leggiamo, ma di cui non sentiamo il peso.

Il centro del libro sembrerebbe essere la psiche del dottore e della giovane paziente. Anche questo punto, però, non mi è sembrato sviluppato del tutto. L’introspezione è praticamente assente, come se l’autrice si fosse limitata a scalfire la superficie dei suoi personaggi: l’unico di cui si può immaginare la vita interiore, in effetti, è il dottor Mesmer. E’ un vero peccato, perché questo svolgimento (che definirei sulla soglia della sufficienza) presagisce un carattere dalle molte facce. Anche Maria Theresia, con il terrore e il desiderio di riacquistare la vista, la paura del mondo e la sua passione per la musica, si sarebbe potuta distinguere e amare. Invece di lei cogliamo la fragilità, l’inconsistenza, per cui non possiamo fare a meno di compatirla, ma non riusciamo a darle un’anima tutta sua.
Credo che questa mancanza sia dovuta, in particolar modo, alla gestione piuttosto strana dei dialoghi e del punto di vista della narrazione. I primi sono, per la maggior parte, riferiti col discorso indiretto: così non solo la Walser esclude il lettore – scelta che potrebbe essere stilistica e che potrei comprendere – ma appiattisce molto i suoi personaggi, rendendo poco approfondita la caratterizzazione, come ho già detto.
I secondi sono troppo variabili e lasciano una sensazione di disorientamento.

Insomma, la prima parola che mi viene in mente pensando a questo libro è “confusionario”. Penso che l’autrice si sia lasciata prendere dal furor e non sia riuscita a rendere fruibile una storia che, di per sé, è incredibilmente interessante. Per lo meno, si percepisce la documentazione notevole e approfondita che la Walser ha raccolto per scrivere questo libro – avrei solo voluto che riuscisse a renderla in maniera più piacevole.

Come nota finale, mi preme segnalare che l’edizione Neri Pozza è davvero gioiellino. Mi piace molto questo casa editrice, trovo che sappia curare l’oggetto-libro in maniera magnifica. Oltretutto, dev’essere stato un libro complesso da tradurre (per i discorsi indiretti improvvisi e i campi repentini dei punti di vista di cui ho detto), quindi ci tengo a fare i complimenti al traduttore, Riccardo Cravero.

Sommando pro e contro, gli assegno una sufficienza, anche se un po’ stiracchiata. Penso proverò a cercare qualche saggio sulla Vienna dell’epoca e sul mesmerismo, mentre credo che io e questa autrice difficilmente ci incontreremo di nuovo.


Voto:
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           6


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Ma per esperienza poteva dirle che gli alberi si interessavano davvero poco al rango. Gli alberi lasciavano sedere sotto di sé chiunque.
  • Paura? ripeté lui. La paura cupa della luce? O quella abbagliante dell’oscurità?

 

Per oggi è tutto, miei cari lettori; alla prossima!


Sempre vostra,

 

Cami

 

mercoledì 6 febbraio 2013

Tre gradi (#1)

Buongiorno a tutti, amici lettori!
Qualche mese fa, festeggiando il terzo compleanno del blog, vi ho chiesto di esprimere il vostro parere su eventuali rubriche da adottare su Bibliomania. L’idea che ha ottenuto più consensi è stata, senza alcun dubbio, quella legata alla presentazione dei libri che entrano nella mia lista dei desideri – un papiro lungo un paio di chilometri, ormai.
Nel post riepilogativo vi ho scritto che ci avrei pensato, perché volevo qualcosa che fosse più di uno sterile elenco di libri e trame; avevo promesso qualcosa entro la fine dell’anno scorso, ma non avevo idee valide e quindi ho preferito aspettare ancora un po’, alla ricerca di un formato adatto a me.
Ora che l’ho trovato, però, non ho più scuse… quindi sono felice di presentarvi Tre gradi!

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Tre gradi sarà esattamente quello che dice il suo banner, ovvero “una lista dei desideri in tre passaggi”.
Ogni mese sceglierò un libro tra quelli che desidero leggere e lo collegherò a un secondo libro, attraverso contatti vari (richiami nel titolo, affinità o particolarità degli autori, collegamenti storici, copertine e chi più ne ha, più ne metta); infine, ripeterò il procedimento tra il secondo libro e un terzo. Così il post non si limiterà ad essere una lista, ma sarà un divertente gioco di collegamenti – e chissà dove potrebbero portarci queste catene!
Mi ha ispirata il fantastico programma Sei gradi (su Radio3 – solo che loro si dedicano alla musica), che mi sono permessa di “dimezzare”, onde evitare post troppo lunghi.
Ed ecco a voi i primi tre gradi di questa rubrica!

PRIMO GRADO Il libro che ho scelto è…

Il canto del cielo - S. Faulks
Il canto del cielo di Sebastian Faulks
2012 – Beat (originale: Birdsong – 1993 – Hutchinson & Co.)

Francia, 1910. Ad Amiens il giovane inglese Stephen Wraysford incontra Isabelle, una donna irreprensibile, rassegnata a tollerare un matrimonio infelice. Tra i due scoppia improvvisa una passione divorante, ma la loro storia d'amore non è destinata a durare e presto l'uomo ritorna in Inghilterra. Sette anni dopo Stephen è di nuovo in Francia e affronta gli orrori della Prima guerra mondiale. Durante questo periodo sposa la sorella di Isabelle, Jeanne, e ne adotta la figlia. Sarà la nipote di Stephen, a Londra, nel 1978, a ripercorrere la storia della sua famiglia attraverso il diario del nonno, in cui troverà la risposta a molte sue domande e la forza per cominciare una nuova vita.

Perché è nella Lista dei Desideri? E’ da quando ho letto Human Traces che desidero leggere un altro libro scritto da Faulks: dato che il suo stile mi piace molto, ma il libro nella sua totalità non mi aveva convinta del tutto, penso di aver bisogno di “incontrarlo” di nuovo per avere un’opinione più chiara. A spingermi a scegliere questo titolo in particolare, poi, è stata la recensione di Morna.
Inoltre, da questo libro è stato tratto di recente uno sceneggiato della BBC, con protagonista Eddie Redmayne, un attore che trovo davvero bravo; non posso certo guardarlo prima di aver letto il libro, no?


SECONDO GRADO Il cielo non sempre è limpido: a volte è scuro e in tempesta. E che tempesta sarebbe, senza…



Lampi - J. Echenoz
Lampi di Jean Echenoz 2012 – Adelphi (originale: Des éclairs – 2010 – Minuit)

Quando vede la luce in un'imprecisata località dell'Europa sudorientale, un furioso temporale manda in frantumi i vetri, fa roteare crocifissi e quadri, spegne lampade e candele – sinché un lampo gigantesco illumina il neonato e tutte le pendole impazziscono. Quel lampo sarà il segno distintivo di Gregor. Il quale si rivela ben presto non solo fragile, ombroso, sprezzante, ma eccezionalmente dotato per le scienze: pare quasi che sia capace di raffigu­rar­si le cose prima ancora che esistano. Sarà dunque un inventore, e un inventore visionario, profetico, megalomane, sempre in bilico tra scienza e magia, meccanica e ciarlataneria, genialità e delirio, sogno e bluff. E sarà un uomo disperatamente solo, tanto avvenente e brillante quanto inavvicinabile, insofferente di ogni relazione con i suoi simili. Alle sue fantasmagoriche avventure parteciperemo con lo stesso incantato stupore di quando, bambini, sfogliavamo un libro illustrato di Jules Verne: dai primi, duri anni in America al servizio di Edison al­l'immensa popolarità conquistata grazie alla corrente alternata e ai rapinosi spettacoli in cui si esibisce tramutandosi in un lungo diluvio di fuoco, sino agli ultimi, sempre più temerari progetti e al crudele declino: perché Gregor inventa senza tregua ma dissipando tutto come se solo il puro atto di creare contasse.

Perché è nella lista dei desideri? Per tre semplici motivi: primo, dietro a Gregor si cela Nikola Tesla, e Tesla è sempre riuscito a incuriosirmi e affascinarmi; secondo, è pubblicato da Adelphi, di cui mi fido in modo particolare, come ben sapete; terzo – ma, per importanza, meriterebbe il primo posto – è da quando ho letto il commento di Girasonia che desidero immergermi in questo libro!

TERZO GRADO Echenoz è molto apprezzato dalla critica e ha vinto diversi premi, tra cui il celebre Goncourt; anche il prossimo autore l’ha vinto, proprio con il libro che desidero, ovvero…

Le radici del cielo - R. Gary
Le radici del cielo di Romain Gary 2009 – Neri Pozza (originale: Les Racines du ciel – 1956 – Gallimard)

A Fort-Lamy, nell'Africa Equatoriale Francese, il centro d'attrazione è l'Hotel del Ciadien. Il caffè-bar-dancing è di proprietà di Habib, una canaglia col sigaro perennemente alle labbra, il sorriso beffardo che non si rivolge a nessuno in particolare, ma pare destinato alla vita stessa, e di un suo protetto: de Vries, un giovane esile, eretto, capelli biondi ondulati, che si fa vedere raramente a Fort-Lamy. Fino a qualche tempo fa il Ciaden era un luogo piuttosto desolato, poi è arrivata Minna, tedesca, bionda, un gran corpo vistoso, un passato da dimenticare alle spalle, e l'atmosfera è cambiata. Un giorno, mentre Minna è al bar intenta a scegliere i dischi per la serata, piomba sulla pista da ballo un uomo con un viso energico e un po' scuro, i capelli castani e ricciuti, che ogni tanto rigetta indietro con un gesto brusco. L'uomo ordina un rhum. Poi comincia a parlare a Minna. Non le dice né chi è né da dove viene, ma le parla degli elefanti, delle migliaia di elefanti che vengono uccisi ogni anno in Africa. Meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo, abbattuti senza pietà. E così, quasi senza accorgersene, Minna e Morel, il "francese pazzo", l'"avventuriero dello spirito" compiono l'uno verso l'altra i primi passi di un'avventura che diventerà leggenda in Ciad e in tutta l'Africa Equatoriale Francese.

Perché è nella lista dei desideri? Ho trovato questo libro per caso, mentre girovagavo in una libreria del centro. Mi hanno incuriosito il titolo – incredibilmente evocativo, non trovate? – e l’autore, di cui non ho mai letto nulla, ma che ho sentito citare spesso in termini positivi (ci sarà un motivo se è l’unico ad aver vinto due Goncourt – uno sotto pseudonimo, visto che il regolamento vieta di assegnare questo premio allo stesso scrittore per più di una volta!).
Quando poi ho letto la trama, mi sono lasciata conquistare dall’ambientazione africana e dalla promessa di un’avventura leggendaria.

E con questo è tutto, miei cari: la prima puntata di Tre gradi si conclude qui! Spero vi sia piaciuta; ovviamente, visto che è ancora agli inizi, sono aperta a vari commenti e suggerimenti per migliorarla.

Come sempre, vi auguro buone letture!

Vostra,
Cami

sabato 2 febbraio 2013

Top Ten Letterarie (#4)

Ciao a tutti, amici lettori e amiche lettrici!

Ecco la Top Ten che vi ho promesso nello scorso post: questo mese vorrei parlarvi di alcuni libri da cui mi aspettavo poco o nulla, ma che poi si sono rivelati splendide letture.
Per ricordare a me stessa e a tutti i lettori che ogni tanto è bene dare una chance anche a titoli che inizialmente non sembrano suggerirci granché – possono rivelarsi sorprese inaspettate!

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1. Grottesco di Patrick McGrath

Grottesco - P. McGrath


Non so perché partissi con aspettative così basse nei confronti di questo libro, visto che avevo già letto – e adorato! – Follia, dello stesso autore. Forse perché sapevo che quest’ultimo era considerato la sua opera migliore, all’unanimità: pensavo, insomma, di aver già letto il meglio. Quanto mi sbagliavo!
Grottesco è riuscito a farmi sentire i brividi lungo la schiena: trama e personaggi rispecchiando perfettamente il titolo… Per me è questo, il miglior McGrath!

 

2. Cielo nostro di Giorgio Boatti

Cielo nostro - G. Boatti


Di Boatti non avevo mai sentito parlare. Proprio mai. Quindi, benché la copertina e la trama mi attirassero, ero un po’ titubante… ora che l’ho incontrato spero proprio che torni a dedicarsi presto alla narrativa, perché Cielo nostro è stata una lettura incredibile. Tra realtà storica e fantasia letteraria, cronaca di una nazione e biografia, Boatti osserva l’unità d’Italia attraverso gli occhi del generale Giuseppe Govone, partendo dai suoi giorni da cadetto, per mostrare sia le luci che le ombre dell’unificazione del nostro Paese. 


3.
La Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth

La cripta dei cappuccini - J. Roth


Ho già parlato di questo libro e chi ha letto il mio commento sa che reputo Roth uno scrittore dal talento raro; tuttavia, quando ho iniziato a leggere questo libro, non mi aspettavo granché. Eppure, a posteriori, posso dire che gli indizi per capire che l’avrei amato c’erano: edito da Adelphi (una garanzia di qualità, nella maggior parte dei casi), scritto da un autore mitteleuropeo (il centro Europa, tra le due guerre, ha dato i natali a scrittori incredibili)… avrei dovuto capirlo!

 

4. Il Compleanno di Dulce Maria Cardoso

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Anche di questo libro ho già parlato, e proprio nella mia recensione ho sottolineato come non avessi particolari aspettative nei suoi confronti – anzi, partivo quasi con un pregiudizio negativo. Mi sembrava si trattasse del solito romanzo che fa leva su situazioni familiari fin troppo disastrate, pronto ad accalappiare il lettore con facili sentimentalismi… Sono davvero felice di poter dire che mi sbagliavo, mi sbagliavo alla grande! E’ un libro denso e, a modo suo, inaspettato.

 

5. Il Segreto di Sebastian Barry

Il segreto - S. Barry


Questo libro è un po’ diverso dagli altri: è qui perché l’ho comprato presa dell’entusiasmo per il mio nuovo e-reader (non l’ho nemmeno cercato, era nell’home page) e non dopo lunghe attese e rimuginii (come mi succede di solito quando acquisto un libro). All’inizio ho cominciato a leggerlo più che altro per provare il reader, senza nemmeno pensare a cosa mi sarei potuta aspettare da questa lettura… Ora, invece, ringrazio il caso che me l’ha fatto prendere!

 

6. I Pilastri della Terra di Ken Follett

I pilastri della terra - K. Follett


Ebbene sì, io ho cominciato la lettura di questo best-seller di fama mondiale senza aspettarmi nulla. Perché? Probabilmente perché, a 16 anni, non sapevo molte cose su Ken Follett – per strano che possa sembrare, era un autore che non avevo ancora incrociato sulla mia strada. Poi ho visto questo libro tra quelli dei miei… la trama mi ha incuriosita e così ho cominciato a leggerlo; ma non l’avevo iniziato di certo aspettandomi che, a distanza di anni, sarei stata ancora affezionata a Kingsbridge e ai protagonisti di questa storia. 


7.
Addio alle armi di Ernest Hemingway

Addio alle armi - E. Hemingway


Hemingway mi era stato presentato come uno scrittore particolare, che o si ama o si odia – quindi volevo affrontarlo con i miei tempi, scegliendo il titolo giusto. Invece ho trovato questo libro nella lista di letture per l’estate della mia prof. di italiano. Ora, sia chiaro: io adoravo quelle liste. Però… avrei preferito scegliere da me da quale Hemingway cominciare! Così ho iniziato a leggere un po’ titubante. Alla fine, come si può capire dal mio commento qui, non avrei potuto chiedere di meglio!

 

8. Le anime grigie di Philippe Claudel

Le anime grigie - P. Claudel


Ho iniziato la recensione di questo libro proprio parlando di quanto mi avesse stupita, dato che partivo da aspettative praticamente pari allo zero. Ancora adesso mi ricordo l’atmosfera che aleggia lungo le pagine del libro, le vite spezzate dei protagonisti, la forza drammatica di quei capitoli finali che riuscirono a colpirmi ed emozionarmi. Una narrazione pacata eppure coinvolgente.
Ho un altro libro di Claudel che attende di essere letto; forse aspetta proprio perché, dopo questo gioiellino, le aspettative si sono alzate nettamente.


9.
La figlia dello straniero di Joyce Carol Oates

La figlia dello straniero - J. C. Oates


Avevo già letto un libro di Joyce Carol Oates e mi era piaciuto, ma non mi aveva entusiasmata. Ho cominciato questo libro, quindi, senza aspettarmi granché. Invece ho incontrato una protagonista forte, una storia dolorosa, un viaggio nelle contraddizioni degli Stati Uniti del secondo dopoguerra e, soprattutto, ho capito perché la Oates viene spesso citata tra i migliori scrittori americani della sua generazione. Una penna così è rara da trovare: è una narratrice che riesce a nascondersi e a lasciar parlare la storia.

 

10. Il giovane Holden di J. D. Salinger

Il giovane Holden - J. D. Salinger


Qui non è che avevo basse aspettative… ero certa che l’avrei odiato! Da quel che avevo letto a riguardo, pensavo che non avrei sopportato Holden, né il suo modo di esprimersi. Ho deciso di dargli una chance solo perché è comunque un classico e perché volevo poter avere una conferma di prima mano sulle mie impressioni, per unirmi gioiosamente al gruppo di detrattori. Ho cominciato a leggere… e il pregiudizio si è sciolto come ghiaccio al sole. Questo libro è incredibile: sono inevitabilmente passata dalla parte degli ammiratori!

 

E con questo è tutto per la Top Ten di oggi: conoscete questi libri? Li avete letti?

Auguro a tutti uno splendido Febbraio!


Cami