Informazioni Varie!

martedì 27 agosto 2013

Chi Cerca… Trova! (#11)

Buongiorno a tutti, lettori e lettrici!
Torna, dopo un paio di mesi, la rubrica che risponde alle vostre domande (o che, perlomeno, ci prova): sono contenta di aver trovato di nuovo il tempo per fare le ricerche, mi mancava molto. E visto che vi ho già fatto attendere a sufficienza, non mi dilungo ulteriormente con l’introduzione e passo alle chiavi di ricerca.
1. Brian Boru nozze
La documentazione che riguarda Brian Boru, re dell’Irlanda dei primi anni Mille, attesta quattro matrimoni: sposò prima Mór, da cui ebbe tre figli, quindi Echrad, da cui ebbe un figlio, poi Gormflaith, il suo matrimonio più famoso, da cui ebbe un figlio, infine Dub Choblaig, da cui ebbe un figlio. Ebbe anche altre tre figlie femmine (forse anche di più), ma la madre/le madri non sono certe.
Il terzo matrimonio è quello più famoso perché fu molto particolare: stipulato durante delle trattative di pace, finì col divorzio e con Gormflaith intenta a organizzare un forte attacco militare contro il regno di Brian Boru. D’altronde, non era una donna qualunque: figlia, sorella e vedova di re, la politica e il potere per lei dovevano essere il pane quotidiano. Senza contare che, a quanto pare, era anche una donna molto bella.
2. D’Ambrosio Angelillo
Giuseppe D’Ambrosio Angelillo è uno studioso (ma non in senso tradizionale), uno scrittore, un editore (sua è la Piccola Casa Editrice Acquaviva, che produce volumetti dalle copertine artistiche molto belle e ben curate; tratta svariati autori, classici e moderni) e, da quel che si legge nel suo sito personale, mi sembra che sia soprattutto un essere umano con la voglia d’imparare e la tendenza a non prendersi sul serio.
Molti dei suoi libri sono disponibili per il download gratuito sul suo sito, cosa che depone senz’altro a suo favore, visto che così ci si può fare subito un’idea della sua produzione.
3. dov è ambientato L'uomo che ride
L’uomo che ride è ambientato principalmente a Londra, dove si svolge la maggior parte della storia; altro luogo importante è la costa nei pressi di Portland, dove si trova Gwynplain nel momento in cui comincia la narrazione delle sue vicende.
4. dove trovo i libri di Fitzek?
In una qualunque libreria mediamente fornita e in tutti i principali store online.
5. frasi+"mutevoli+umori"+Alcott
Mutevoli umori è una delle opere meno note di Louisa May Alcott, pubblicata per la prima volta in patria nel 1864 e in Italia nel 1995 (dai tipi della Bollati Boringhieri). Non ho trovato citazioni da fonti autorevoli e, in ogni caso, non posso sapere quali frasi cercasse l’autore di questa chiave; tuttavia, l’opera è disponibile sul sito del progetto Gutenberg, in lingua originale, e per chi sa l’inglese non dovrebbe essere difficile trovare ciò di cui ha bisogno.
6. L'albero delle donne tristi trama
Il nostro ricercatore ha perso una lettera per strada: credo proprio che si tratti de L’albergo delle donne tristi, di Marcela Serrano.
Però… che titolo poetico, quello sbagliato! Potrebbe ispirare un nuovo libro, una nuova storia. Gli errori portano spesso verso strade inaspettate, non per forza negative.
Va be’, la pianto con le riflessioni pseudo-filosofiche e rispondo alla chiave di ricerca.

“Un grande romanzo dedicato alle ombre dell'anima femminile. Una storia che si apre alla luce della confidenza, della complicità, della parola condivisa. Su un'isoletta dell'arcipelago di Chloé, nel Sud del Cile, sorge un insolito Albergo per donne in cerca di conforto. Ègestito da Elena, che ha lavorato per la Resistenza, è psichiatra e ha finalmente raggiunto una profonda tranquillità interiore. Da lei si rifugia una clientela di sole donne, talora famose, accomunate dalla tristezza, segnate dalle cicatrici del disamore. Possono soggiornare per tre mesi all'Albergo, che si staglia spettrale sullo sfondo di un promontorio affacciato sul mare, ai confini del mondo. Qui le clienti conoscono persone ugualmente vulnerabili, cui confidano i propri sogni irrealizzati, gli affetti ormai estranei, gli amori autolesionistici. Qui si intrecciano le storie comuni di tante donne. Qui sbarca anche Floreana che, complice la bellezza quasi primordiale del paesaggio, tenta di liberarsi del proprio passato, di risvegliarsi alle emozioni e alla vita, di riacquistare fiducia in sé.”
7. monologo con conclusione amletica
Questa ricerca mi ha messo in difficoltà. Amleto è uno dei personaggi più complessi di Shakespeare, che a sua volta ha uno stile molto particolare e distinto; come si fa a trovare un monologo con conclusione amletica, che non sia presente nell’Amleto stesso?
Inizialmente avevo pensato di trascrivere il monologo finale dell’Edipo di Seneca, le cui opere teatrali sono state delle sicure fonti d’ispirazione per il Bardo; dopo qualche riflessione, tuttavia, ho deciso di desistere. Edipo, nella sua tragedia totale, manca del sarcasmo rabbioso e dolente di Amleto, che ritengo sia una cifra fondamentale del personaggio.
Quindi… non so. Non so come rispondere a questa chiave. Secondo voi, esiste qualche monologo “con conclusione amletica”, che non sia nell’Amleto?
8. Malinda Lo chi è
Malinda Lo è un’autrice americana che attualmente ha all’attivo 4 romanzi di genere fantasy e sci-fi, oltre ad aver partecipato con i propri racconti a diverse antologie, concentrandosi sempre sui genere sopracitati. Le sue opere sono principalmente indirizzate agli adolescenti (i cosiddetti young-adults). E’ particolarmente attenta alle tematiche LGBT: si occupa di molte iniziative per l’accettazione delle diverse tendenze sessuali, con un occhio di riguardo per i giovane. E’ anche fondatrice di Diversity in YA, un gruppo che si occupa di portare all’attenzione del pubblico non solo le problematiche LGBT, ma in generale quelle di tutte le minoranze sotto-rappresentate nella letteratura YA americana contemporanea.
Sul suo sito, sempre molto aggiornato, troverete tutte le informazioni che cercate.
9. personaggi La bambina che salvava i libri
La protagonista de La bambina che salvava i libri è Liesel Meminger, una ragazzina tedesca data in affidamento poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Gli altri personaggi principali sono Hans e Rosa Hubermann, la coppia che la prende con sé, Rudy Steiner, un ragazzino che diventerà un suo caro amico, Max Vandenburg, un ebreo nascosto nello scantinato della sua nuova casa, e la Morte in persona, che racconta la storia dal suo personalissimo punto di vista.
Personalmente non ho apprezzato molto il libro, ma a distanza di tempo riesco a guardarlo in maniera più oggettiva e quindi (pur rimanendo della mia idea) posso capire perché a molti è piaciuto.
10. ripetere mesi dell'anno
…Eh? Sul serio, vorrei sapere cosa si voleva trovare con questa chiave di ricerca.
11. Ricordati di me Christopher Pike trama
“Quando Shari si sveglia a casa sua dopo aver partecipato a una festa di compleanno, non si rende conto di essere solo uno spirito. Nel momento in cui arriva una telefonata dall'ospedale e i suoi genitori impallidiscono, capisce che qualcosa non va. Scoprirà così di essere morta, ma mentre la polizia parla di suicidio, Shari sa che qualcuno l'ha uccisa. Decide così di trovare l'assassino.”
Una trama decisamente interessante, non trovate? Io ho sentito parlare di questo libro per la prima volta su Il tempo di leggere; poi, Pike è stato nominato anche da Federica (ovvero radiolinablu del blog La Fede librovora) tra gli autori della sua infanzia in un commento a una delle prime Top Ten. Ora non credo che lo leggerò, ma se fossi una ragazzina e sentissi parlare di questo libro, sicuramente correrei a cercarlo in libreria.
12. tesi di laurea Tocqueville
Che argomento affascinante! Tocqueville è stato un grande storico e storiografo, con una conoscenza della filosofia e della politica davvero incredibili. Ho studiato a grandi linee il suo lavoro per un approfondimento sulla Rivoluzione francese durante il corso di Storia Moderna.
Mi chiedo perché qualcuno dovrebbe cercare una tesi di laurea. Oddio, lo so perché, non crediate che sia così ingenua – ma è proprio l’idea stessa che mi disturba.
13. si trova il libro la storia infinita edizione corbaccio del 2002 con copertina drago?
Si trova, si trova! Puoi comprarlo su Mare Magnum o su Comprovendolibri, oppure puoi trovarlo in prestito in una delle biblioteche elencate in questa pagina, ovvero quella del Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale. C’è anche una ristampa, che dovrebbe avere la stessa copertina, del 2003 (le biblioteche in cui si trova sono elencate qui).
Io ho adorato La storia infinita, sono davvero felice che qualcuno lo stia cercando! A voler essere onesti, però, preferisco la copertina della mia edizione (oppure quella della copia che presi in prestito in biblioteca).
14. Paradiso e Inferno nella biblioteca antiquaria
Inferno e Paradiso della libreria antiquaria è un capitolo, scritto sotto forma di dialogo tra un libraio antiquario e un cliente, contenuto ne L’isola volante di Giuseppe Pontiggia. Poche pagine, concentrate sull’idea di collezionismo, di mania, di culto della completezza e di speranza (talvolta vana, talvolta lecita). Si tratta di un testo dotato di un’ironia, presente alla base di un’analisi (degli altri e dell’autore stesso) tutto sommato seria, che mi ha colpita molto quando ho letto il libro, così come mi ha colpita quando ho riletto il capitolo per rispondere a questa domanda.
Mi sembra singolare il fatto, però, che la chiave di ricerca presenti una biblioteca al posto di una libreria (oltre ai due regni oltremondani citati a rovescio). Errore del ricercatore o errore mio, che magari sto prendendo Roma per toma e non sto rispondendo affatto alla chiave?
15. Notti di Giugno Victor Hugo
Nuits de Juin, di Victor Hugo, è una poesia corta e onirica dedicata alle notti del primo mese estivo. Il titolo, però, è stato cercato in italiano; ipotizzo, quindi, che si cercasse una traduzione… che, purtroppo, sembrerebbe inesistente. Evitando di pensare al fatto che di Hugo non è stata tradotta l’opera omnia (com’è possibile?!), mi si è affacciato alla mente un modo per rispondere comunque alla chiave di ricerca su questo autore da me tanto amato: provare a tradurla. Ho fatto qualche anno di francese e, pur essendo decisamente arrugginita, è una poesia che non presenta magagne grammaticali o sintattiche eccessive.
Però voi capite che cercare di trovare le parole per rendere il lessico italiano aderente a quello di Hugo mi ha dato un bel da fare, proprio perché lo ammiro così tanto.
Fine del preambolo; troverete prima il testo originale, poi quello tradotto (avrei voluto metterli affiancati, ma il corpo del post non è abbastanza ampio per farlo). Ringrazio Romina e Valentina che mi hanno consigliata e aiutata!
L'été, lorsque le jour a fui, de fleurs couverte
La plaine verse au loin un parfum enivrant;
Les yeux fermés, l'oreille aux rumeurs entrouverte,
On ne dort qu'à demi d'un sommeil transparent.
Les astres sont plus purs, l'ombre paraît meilleure;
Un vague demi-jour teint le dôme éternel;
Et l'aube douce et pâle, en attendant son heure,
Semble toute la nuit errer au bas du ciel

D’estate, non appena il giorno è fuggito, coperta di fiori
la pianura riversa in lontananza una fragranza inebriante;
gli occhi serrati, le orecchie socchiuse ai rumori,
non si dorme che metà di un sonno trasparente.
Le stelle sono più pure, il buio pare migliore;
una vaga penombra tinge la cupola eterna;
e l’alba dolce e pallida, mentre aspetta il suo momento,
sembra vagare per tutta la notte ai piedi del cielo
Ovviamente è migliorabile e soggetta a modifiche. Se c’è qualcuno di voi che parla bene francese, o meglio ancora, che lo traduce (per professione o per diletto), mi piacerebbe conoscere la sua opinione e dare a questo testo la traduzione che merita!


E con questa risposta poetica si conclude l’appuntamento mensile con Chi Cerca… Trova! Spero vi sia piaciuta!
Ora scappo a studiare.
Vostra,

Cami

sabato 24 agosto 2013

Cuore d’inchiostro–Cornelia Funke

Titolo:Cuore d’inchiostro (originale: Tintenherz)
Autore:Cornelia Funke

Anno:2003

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Roberta Magnaghi
ISBN:978-88-04-56354-9

Pagine:487

Trama:
Mo, restauratore di libri, e Meggie, sua figlia, hanno una vita tutto sommato normale; almeno finché alla loro porta non bussa uno straniero e Mo cerca di nuovo di fuggire con Meggie, come ha fatto altre volte in passato.
Perché Mo possiede il potere, magnifico e terribile, di poter leggere un libro ed evocarne i personaggi nel nostro mondo – come ha fatto con Capricorno tanti anni fa. Una evocazione che ha portato a impensabili conseguenze…

La forza delle fiabe, delle storie che si ripetono in ogni tempo e luogo, sta nella loro natura mista che le identifica come fonte di intrattenimento, archetipo, insegnamento e forza fantastica e creatrice: un bagaglio con cui tutti noi, in quanto essere pensanti e immaginifici, nasciamo. Sono una sorta di primo passo attraverso cui entrare in contatto col mondo dell’immaginazione e, spesso, anche con quello reale.
Non sorprende che molti, durante l’infanzia (e  anche durante l’età adulta), sognino di far parte di uno dei mondi che compongono il nostro orizzonte fantastico, o di conoscere i protagonisti con cui si sono vissute tante avventure – e Cuore d’inchiostro gioca proprio su questo desiderio, rispondendo alla domanda “Cosa accadrebbe se i personaggi dei libri potessero apparire nel nostro mondo?”. 
Solo che, proprio come nelle fiabe, non ci vuole molto per capire che i desideri apparentemente giusti e piacevoli possono trasformarsi in fretta in incubi - da cui uscire nel minor tempo possibile, cercando di contenere le conseguenze.
Mo e Meggie, padre e figlia, l’hanno imparato a proprie spese, benché con tempistiche diverse; e per quanto Mo si sforzi di proteggerla, nascondendole alcune verità, Meggie potrà capire questa lezione solo vivendola sulla propria pelle.

Mi è piaciuto molto che la storia sia partita subito in quarta, dal primo capitolo, con l’arrivo in piena notte di Dita di Polvere e la strana reazione di Mo, che inevitabilmente porta Meggie a porsi le prime domande – le stesse che si sta ponendo il lettore; le risposte arriveranno nel corso delle avventure di questa famiglia indissolubilmente legata ai libri.
Gli eventi si susseguono in maniera particolarmente fluida e piacevole, dando spazio anche a sequenze avventurose, viaggi e ad alcuni colpi di scena ben piazzati; l’elemento magico è ben sfruttato e non è utilizzato a sproposito, cosa che mi ha fatto davvero piacere. L’abilità principale è ovviamente quella di Mo, la possibilità di “leggere” di un personaggio o di un oggetto e portarlo nel nostro mondo: è stata proprio questa a farmi desiderare di immergermi nel libro, e mi ha reso felice la resa realistica del modo in cui Mo vive questa sua condizione, oltre ad aver apprezzato come questa capacità viene poi impiegata.
Tutte queste caratteristiche lo portano ad essere non solo un libro perfetto per i bambini e i ragazzi, pubblico a cui è principalmente indirizzato, ma anche una lettura veramente piacevole per gli adulti (o per chi si avvia ad essere tale – ogni riferimento a me stessa è puramente casuale).
L’unico aspetto che potrebbe non far impazzire i lettori più scafati è, secondo me, la malvagità totale e granitica di Capricorno, l’antagonista, e di molti dei suoi sgherri. Non che non apprezzi, ogni tanto, un “cattivo totale”: per dirne una, ho adorato Il Signore degli Anelli e Sauron è crudele fin nel midollo, assetato di potere e basta, sostanzialmente. Il punto è che altri personaggi sono talmente ben tratteggiati da far pensare che la Funke, nel caratterizzare Capricorno, avrebbe potuto dare vita a qualcosa di molto più sfaccettato.
Tuttavia, credo che sia una scelta comprensibile, per molti fattori: primo fra tutti, la provenienza stessa di Capricorno. Essendo stato prelevato proprio da un libro ambientato in un mondo fiabesco, è realistico che sia un personaggio “totale” – proprio come quelli che si trovano nelle fiabe, in cui difficilmente ci sono gradazioni di grigio.

Tornando a parlare dei personaggi in generale, devo ammettere che sono rimasta stupita dall’importanza dei comprimari. Meggie, pur essendo la protagonista putativa, non è sempre il centro dell’attenzione: sono molte le persone che l’accompagneranno, nel bene e nel male, nelle sue peripezie.
Prima di tutti suo padre, Mo, di cui abbiamo già parlato: un personaggio che ho apprezzato moltissimo, positivo ma non privo di difetti. E’ un padre tenero, coraggioso e audace, ma non per questo riesce sempre a fare quel che è meglio per la sua famiglia; personalmente, penso che Lingua di Fata (così, infatti, viene spesso chiamato) meriterebbe il titolo di co-protagonista a tutti gli effetti.
Il già citato Dita di Polvere, invece, ha un ruolo molto più ambiguo ed è senz’altro uno dei personaggi più intriganti. La sua caratterizzazione è opposta a quella di Capricorno, non perché è totalmente buono, bensì perché è uno dei personaggi più sfaccettati. Il suo menefreghismo, la sua tendenza a porre prima di tutto sé stesso e i suoi interessi, lo distanziano dalla figura del “buono”; tuttavia, sembra genuinamente preoccuparsi per le persone a cui tiene, e questo lo riavvicina a una figura più positiva… ma, anche in questo caso, il modo in cui si prende cura di queste persone non è esattamente quello che ci si aspetterebbe.
Concede lealtà e fiducia a pochissime persone, il che porta chiunque non sia in questa stretta cerchia a trattarlo come se fosse sempre pronto a scappare, o a piantargli un coltello nella schiena – anzi, a dargli una lezione con il fuoco, visto che Dita di Polvere ha particolare affinità con le fiamme. Tuttavia, man mano che si approfondisce la conoscenza del personaggio, si arriva a capire che questo atteggiamento non è solo un comportamento intrinseco, ma anche una caratteristica sviluppata a causa di vari eventi a lui accaduti; per questo, nonostante tutto, non può che suscitare interesse, pietà, comprensione.

Non pensiate, però, che in questo libro ci sia spazio solo per il dramma! Gli intermezzi più leggeri sono presenti e sono davvero simpatici, soprattutto quando sono affidati a Elinor, zia di Meggie. Elinor è una donna burbera, scontrosa, particolarmente protettiva nei confronti dei propri libri, poco disposta a lasciarsi calpestare e, anzi, propensa a ribattere con frasi al vetriolo. Il suo modo di porsi la rende subito perfetta per sdrammatizzare un po’ le parti più oscure e l’ho trovata davvero adorabile, perché alla fin fine è decisamente più dolce di quanto non voglia mostrare. Oltretutto, è facile ritrovarsi nel suo amore per i libri e per una buona storia.

E’ proprio questo, l’amore per le belle storie, a percepirsi in ogni pagina del libro; una sensazione che ha reso ancora più piacevole seguire lo svilupparsi degli eventi e lo svelarsi di molte verità nascoste – che poi è il motivo per cui ho parlato così poco della trama e per cui non ho citato un paio di personaggi che mi sono piaciuti molto, ma la cui entrata in scena è funzionale a certe svolte importanti della storia.
Si arriva alla fine del libro soddisfatti, perché le vicende sono ben concluse, eppure si rimane con il desiderio di incontrare di nuovo i suoi protagonisti, con la certezza che sapranno incantarci di nuovo con una nuova avventure… Motivo per cui tornerò sicuramente nel Mondo d’Inchiostro, continuando a leggere la serie di Cornelia Funke.

Ultime, piccole note: primo, ogni capitolo è introdotto da una citazione e chiuso da una bella illustrazione, ed entrambe sono pertinenti e davvero carine; secondo, questa donna ci sa fare con i nomi. Riuscire a incuriosire qualcuno anche solo attraverso l’onomastica dei personaggi è un’ottima cosa e Dita di Polvere, Lingua di Fata, Capricorno (e tanti altri) non possono che catturare l’attenzione e stuzzicare la fantasia.

Voto: 

                8,5

 

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Perché gli adulti credevano che i bambini sopportassero meglio i misteri che la verità? Non sapevano quali storie terribili ci si andava a inventare, alle volte, per tentare di capire ciò che i grandi nascondevano? Solo molti anni più tardi, […], imparò che ci sono delle verità che riempiono il cuore di disperazione fino a farlo scoppiare. Si preferisce tacerle, in particolare ai bambini, a meno che non si possa dire o fare qualcosa per dare loro un po’ di speranza.
  • Mi trovavo nel bel mezzo di una di quelle storie che mi piacevano tanto, proprio come avevo sempre desiderato… ed era orribile. La paura ha tutto un altro sapore quando la si vive dal vero, Meggie, e giocare all’eroe non era così divertente come mi ero immaginato.
  • - Già – ammise Mo con un sospiro. – Magari è vero che il tutto ha preso una piega diversa. Chissà, forse dietro le pagine stampate c’è una storia molto più complessa che subisce mutamenti inaspettati proprio come accade nel nostro mondo. E le lettere ci svelano solo ciò che un occhio potrebbe vedere attraverso il buco della serratura. Forse sono solo il coperchio di una pentola che contiene molto più di quanto non immaginiamo.
  • - Ti prego! – sussurrò mentre apriva il libro. – Portami via, solo un’oretta o due. Ma per favore: portami lontano, il più lontano possibile.
  • “E se in quel momento mi risvegliassi all’improvviso come da un brutto sogno? Magari morire è il modo per tornare a casa.”
  • - Raccontami qualcosa, Resa! – propose scivolandole più vicino. “Ti prego” aggiunse con il pensiero. “Allontana la mia paura. Mi schiaccia il petto. Fammi volare insieme a te in un luogo diverso e migliore.”
  • I libri amavano tutti coloro che li aprivano, offrivano protezione e amicizia senza pretendere nulla in cambio. Non ti abbandonavano mai, nemmeno quando li maltrattavi. Amore, verità, bellezza, saggezza e consolazione di fronte alla morte. Chi l’aveva detto? Qualcun altro con la passione sfrenata per i libri. Il nome non lo rammentava più, ma quelle parole le erano rimaste impresse. Le parole sono immortali… a meno che non arrivi qualcuno e le bruci. E persino in quel caso…
  • “Riesci a gustare il sapore dei colori? Il sapore del vento e della notte? Senti quello della paura e della gioia? E quello dell’amore? Assapora tutto ciò che leggi ed esso prenderà vita.”
  • - Posso comprendere che tuo padre non ti abbia mai raccontato di lui – concluse Dita di Polvere guardando Mo. – Anch’io, se avessi dei figli, preferirei parlare di persone buone e gentili.
    - Lo so che non esistono solo quelle! – protestò Meggie, non riuscendo a impedire che la sua voce fremesse di rabbia. E, forse, anche di sgomento.
    - Ah, davvero? E come? – Eccolo di nuovo quel sorriso indecifrabile, triste e, al contempo, arrogante. – Hai mai avuto a che fare con un vero cattivo?
    - Ho letto di loro.
    Dita di Polvere scoppiò a ridere. – Ah, certo, è praticamente la stessa cosa. – Il suo sarcasmo bruciava come le ortiche sulla pelle. Si chinò su Meggie e la fissò dritto negli occhi. – Ti auguro di continuare a incontrarli solo nelle tue letture – mormorò.

venerdì 16 agosto 2013

Tre gradi (#6)

Buongiorno a tutti, lettori e lettrici!

Le mie vacanze sono ufficialmente finite, purtroppo, quindi ho pensato di consolarmi parlandovi un po’ di alcuni libri che mi piacerebbe molto leggere. Ultimamente resistere alla tentazione di prendere nuovi libri si sta facendo più difficile – soprattutto perché mi arrivano ogni giorno delle offerte allettanti via e-mail! Non vedo l’ora che arrivi il Salone del libro usato (durante il ponte di S. Ambrogio, qui a Milano), il termine ufficiale di questo mio anno di continenza.

Meglio non pensarci oltre, altrimenti rischio di cedere prima del tempo; passiamo a Tre gradi!

PRIMO GRADO
Il libro che ho scelto è…

Il dandy della reggenza di Georgette Heyer
2008 – Sperling & Kupfer (originale: Regency Buck – 1935 – Heinemann)

È stato per distrazione, per dispetto o per un'incredibile lungimiranza che nel suo testamento il signor Taverner ha voluto nominare come tutore dei due figli il quinto conte di Worth? Il conte non è, infatti, l'anziano gentiluomo che Judith e Peregrine Taverner si aspettano, bensì il più elegante, affascinante e insopportabile dandy della Londra della Reggenza. I suoi modi gelidi e la sua ironia non gli impediscono infatti di spalancare ai due giovani - e ora ricchissimi - provinciali le porte del bel mondo. E se Peregrine, un ragazzo dal cuore d'oro ma assolutamente sventato, gli procura qualche noia, la seducente Judith gli provoca ben altre reazioni...

Perché è nella Lista dei Desideri? Perché se qualcuno continua a parlarne in maniera così entusiasta, e quel qualcuno è la Leggivendola, non è che si può ignorare il (nemmeno troppo velato) suggerimento… no? Questo libro in particolare mi è venuto in mente perché l’avevo visto, ormai anni fa, in libreria con un’amica; sarà stata la copertina, sarà stato il titolo, sta di fatto che ha catturato la mia attenzione. Tra una cosa e l’altra, però, non ho mai avuto occasione di leggerlo: urge recuperare!

SECONDO GRADO
Georgette Heyer è nata e cresciuta a Wimbledon, un sobborgo di Londra universalmente noto grazie al celebre torneo di tennis; è anche dimora di vari esponenti dello spettacolo, dell’arte e dello sport, oltre a vari notabili. Tra questi c’è la scrittrice di cui parleremo ora.

La materia oscura di Michelle Paver
2011 – Giano (originale: Dark Matter – 2010 – Orion)

Gennaio 1937. Jack Miller ha 28 anni e una laurea in fisica, ma è oppresso dalla mancanza di denaro, vittima di un carattere inquieto e solitario e deciso a cambiare completamente la sua vita. Così, quando gli viene offerta la possibilità di lavorare come operatore radio in una spedizione nell'Artico, accetta senza indugi. La nave salpa dalla Norvegia con destinazione Gruhuken, un'isola disabitata nell'arcipelago delle Svalbard.
Jack non socializza con i compagni, tre snob inglesi spinti soltanto dalle chimere dell'avventura, ma non ha nemmeno il tempo per simili riflessioni, poiché il viaggio si rivela fin da subito sovrastato da cattivi auspici: uno a uno, per diversi motivi, i suoi compagni saranno costretti a tornare indietro. Rimasto solo, Jack potrebbe decidere di partire anche lui, ma sceglie di rimanere, per non vanificare gli scopi scientifici della spedizione. Solo nella distesa artica, al buio dell'interminabile notte polare, durante la quale nessuno può lasciare o raggiungere l'arcipelago, Jack trascorre i primi giorni determinato a portare a termine quello per cui è partito.
All'inizio sono solo vaghe sensazioni, fruscii che arrivano in maniera quasi impercettibile all'udito, macchie che balenano davanti agli occhi. Poi non appena il buio si fa più fitto, i fruscii diventano voci distinte e le macchie si mutano in ombre dai contorni netti. Allucinazioni? Brutti scherzi di una prolungata solitudine? Fantasmi prodotti dalla mente? Oppure l'isola è sotto la minaccia di una Materia Oscura? Un'Entità terribile e vendicativa?

Perché è nella Lista dei Desideri? Questo libro mi è capitato sotto gli occhi per caso, mentre giravo tra gli scaffali e gli espositori di una libreria: il titolo accattivante e la copertina “glaciale” hanno richiamato la mia attenzione, poi ho letto la trama e sono rimasta davvero, davvero incuriosita. Adoro le storie in cui la sanità mentale del narratore è messa in dubbio, perché mi piace la sensazione di costante incertezza che danno!


TERZO GRADO
Questo romanzo è stato tra i finalisti del Shirley Jackson Award (premio dedicato al thriller psicologico, all’horror e in generale all’ampia categoria del dark fantastic) nella categoria Best Novel. Un autrice che il premio l’ha vinto, nella categoria Collection, è Yoko Ogawa: suo è il libro di cui vi parlo qui sotto.

La formula del professore di Yoko Ogawa
2008 – Il Saggiatore (originale: 博士の愛した数式 - Hakase no aishita sūshiki – 2003 – Shinchosha Publishing Co)

Il professore è anziano, gentile, è un genio della matematica, ma dopo l’incidente la sua memoria dura esattamente ottanta minuti. Incapace di prendersi cura di se stesso assume come governante una donna timida e intelligente, madre single per scelta. La sua passione per i numeri è incontenibile e riesce a comunicarla con inconsapevole naturalezza alla governante e a suo figlio. In pochi mesi, la semplicità dei gesti quotidiani della donna, la brillante curiosità del bambino, l’affetto del professore nei suoi confronti e la comune passione per il baseball creeranno un legame che darà una nuova e inaspettata intensità alle loro vite.

Perché è nella Lista dei Desideri? Paradossalmente, è stata una recensione negativa a farmi notare questo libro per la prima volta. Ileen, la blogger che l’ha scritta, ha parlato estensivamente della trama e ha sottolineato gli aspetti che non l’hanno convinta, eppure io credo che a me questo libro potrebbe piacere molto, perché i suddetti aspetti negativi non sono legati a un brutto stile o a personaggi odiosi, anzi, Ileen sottolinea che sotto questo punto di vista è un ottimo libro; quel che non l’ha convinta è la matematica inserita massicciamente nella narrazione. Io non me la cavo benissimo con numeri e formule, lo ammetto, ma credo proprio che mi fiderò comunque del mio istinto, che ha drizzato le antenne mentre leggevo il post sopracitato!


Anche per oggi è tutto; che ne dite dei libri di questo post? Vi ispirano, non v’ispirano?

A presto risentirci, con una nuova recensione!

Vostra,

Cami

venerdì 9 agosto 2013

Mini-recensioni: tre libri per un post (#8)

Buongiorno a tutti voi!
Spero che il vostro Agosto stia procedendo al meglio – il mio è diviso tra i momenti di relax e l’organizzazione per gli esami del mese prossimo, per cui dovrò immergermi in qualche classico della nostra letteratura (Ariosto e Tasso mi aspettano). Non che non mi faccia piacere, sia chiaro… diciamo solo che preparare l’analisi completa sarà un lavoro piuttosto lungo, che richiederà molte energie.
Ma ora basta parlare di esami – anche perché vi sarete giustamente stufati di leggere delle mie vicende accademiche: passiamo all’argomento di questo post, ovvero i tre libri di cui vi parlerò in breve!
Il primo è l’opera breve di un notissimo autore britannico; trattasi di Daisy Miller di Henry James.

Pagine:125
Editore:Rizzoli Traduzione:Barbara Antonucci
Anno:1878
ISBN:
978-88-1702-322-1
Trama:Daisy Miller è una giovane fanciulla americana, libera e civettuola; in Svizzera con la famiglia, durante un viaggio attraverso l’Europa, conosce Winterbourne, un giovanotto di buona famiglia che s’invaghisce subito di lei, ma che non comprende la sua vitalità al di fuori degli schemi dell’epoca. I loro percorsi si incroceranno nuovamente in Italia, ma i dubbi su Daisy continuano ad occupare i pensieri suoi e della società americana benpensante presente a Roma.
Purtroppo, secondo me, questo libretto non è il titolo migliore con cui approcciare Henry James: credo proprio che, al contrario dei suoi romanzi più noti, non sia destinato a diventare un classico – anzi, mi spingo a dire che probabilmente negli omnibus e nelle raccolte dedicate all’autore sarà annoverato tra le opere di secondaria importanza. Non è che sia un brutto libro: il suo più grande difetto è, a conti fatti, il fatto di essere figlio del suo tempo. Il comportamento di Daisy (niente più che una ragazza carina e sciocca) poteva scandalizzare  solo i contemporanei di James, e poteva commuovere solo chi poteva sentire vicina l’ostracizzazione di ragazze come lei – la cui colpa è, sostanzialmente, di essere vitale, di dare confidenza troppo in fretta agli estranei e di avere amici del sesso opposto tali da rendere dubbio il loro rapporto (almeno, secondo gli standard dell’epoca). Insomma, Daisy dovrebbe essere una vittima, nelle intenzioni dell’autore – ma ai miei occhi è sembrata solo una persona troppo noncurante e malaccorta, per quanto pura e onesta nelle intenzioni. Si prova pena per lei, senz’altro, ma le cui azioni sono talmente lontane dall’immoralità di cui viene accusata (almeno, per la sensibilità odierna) che risulta davvero difficile sentirsi scossi da quel che le accade.
Il resto dei personaggi è abbastanza ben delineato, ma non tanto da saltare all’occhio: anche il narratore non è niente più che una figura utile, un ponte tra Daisy, in quanto suo ammiratore, e la società che la rigetta (di cui lui fa parte, per le sue origini familiari e per le proprie scelte morali).
La trama non è particolarmente elaborata – non che questa sia una caratteristica sempre necessaria, ma la sua piattezza non ha certamente aiutato il libro.
Penso leggerò altro di James, perché lo stile, in generale, non è affatto male – tanto che, nonostante Daisy, la lettura è stata tutto sommato piacevole; ho in casa Giro di vite, considerata una delle sue opere principali, attraverso cui spero di riconciliarmi con lui dopo questo primo incontro non memorabile.
Voto:  stellinestelline 
        7

Il secondo libro è classificabile come novella ed è il breve prequel delle serie Cronache Lunari: trattasi di Glitches di Marissa Meyer.

Pagine:32
Editore:Tor.com
Anno:
2011 ISBN://
Trama:Cinder è una ragazzina diventata orfana da poco ed è considerata una paria a causa della sua natura ibrida: per tenerla in vita dopo l’incidente che l’ha privata dei genitori, infatti, i medici hanno sostituito alcune parti del suo corpo con dei componenti meccanici, rendendola un cyborg. Proverà sulla sua pelle quanto profondamente questo l’ha cambiata e quanto condizionerà i suoi rapporti con gli altri – a cominciare dalla sua famiglia adottiva.
Ho scaricato questa breve novella per avere un assaggio della scrittura della Meyer, di cui m’incuriosiva molto Cinder, primo volume ufficiale della serie delle Cronache Lunari. A lettura ultimata, devo ammettere che questo prequel è riuscito nel suo intento e che la mia curiosità si è tramutata in vivo interesse: Cinder è un personaggio molto particolare, in virtù della sua natura ibrida, che l’autrice è riuscita a tratteggiare abbastanza bene nonostante il ridotto numero di pagine – quel che basta per convincermi a volerne sapere di più e a voler leggere il libro di cui è protagonista.
La sua nuova famiglia, invece, ha una caratterizzazione più fumosa e legata ad alcuni stereotipi; vero è, però, che questa serie si basa sul retelling di alcune fiabe e che qualche cliché potrebbe essere visto, dunque, come doveroso ossequio alla fonte d’ispirazione. In ogni caso, pur notando queste caratteristiche, devo dire che anche questi personaggi sono abbastanza ben descritti da non risultare bidimensionali e da muoversi realisticamente nel loro ambiente – a questo punto, spero che siano approfonditi nel primo volume della serie.
L’ambientazione è solo accennata, ma si preannuncia come decisamente accattivante: al momento è poco più di uno sfondo, che tuttavia è reso brillante dalla presentazione di alcune tecnologie (gli androidi, i mezzi di trasporto…) e dalla loro mescolanza con usi più antichi (presi dalla cultura cinese, che spero venga tenuta in conto anche in Cinder).
Della storia in sé preferirei non parlare, perché non credo riuscirei ad evitare gli spoiler, vista la brevità. Mi limiterò a dire che la chiusura del racconto, netta e molto malinconica, mi ha lasciata con il forte desiderio di sapere cosa succederà alla protagonista e con la speranza che sia un futuro migliore di quello preannunciato dalle scene finali.
Ultima nota: adoro la copertina e un po’ mi spiace che il resto della serie non abbia illustrazioni dello stesso tipo.
Voto:   stellinestellinestelline
            8
Il terzo e ultimo libro è il terzo titolo di una saga di cui ho parlato più volte qui sul blog: Sole bianco, di Harry Sidebottom, riprende le avventure di Balista (Il Guerriero di Roma che dà il nome alla serie) esattamente dove le avevamo lasciate. Consiglio a chi non ha letto la serie e vorrebbe cominciarla di non leggere quel che scriverò, perché parlerò di eventi accaduti nel primo e nel secondo volume; può leggere senza alcun problema chi, invece, ha già letto i primi due e vorrebbe sapere quel che penso del terzo – non rivelerò alcuna svolta importante.
Pagine:331
Editore:Newton Compton Editori 
Traduzione:
Elisabetta Bertozzi 
Anno:
2010
ISBN:978-88-541-2815-6

Trama:
Balista è prigioniero di Shapur, insieme all’Imperatore Valeriano, e le conseguenze di quest’onta si stanno abbattendo sugli instabili equilibri dell’Impero romano. Balista è pronto a vendicare Roma e a riconquistare la propria libertà, ma sa che per farlo ci sarà un alto prezzo da pagare.
In una Top Ten vi avevo scritto che non vedevo l’ora di leggere questo libro e scoprire come Balista si sarebbe tolto dai guai… Ahimè, non posso dire di essere stata del tutto soddisfatta, in parte a causa del libro in sé, in parte a causa dell’edizione italiana.
Il libro in sé è meno avvincente dei suoi predecessori: in Fuoco a Oriente Balista deve difendere una città assediata dall’esterno e indebolita dai traditori all’interno, ne Il re dei re deve fronteggiare gli intrighi di Macriano, sopportando le sue illazioni sui suoi presunti disonori, per poi essere fatto prigioniero da Shapur, re dei Sassanidi, insieme all’Imperatore e a molti dei più importanti generali dell’Impero. Insomma, c’era carne sul fuoco – ma era carne la cui cottura era ben curata (permettetemi questa metafora mangereccia) e si continuava volentieri a leggere per sapere come Balista si sarebbe cavato d’impiccio. In questo volume, invece, la moltitudine di eventi continua a non mancare, ma si perde il loro sviluppo armonico, tanto che, saltando tra un episodio e l’altro, si perde la percezione del quadro d’insieme che aveva reso così piacevoli i primi due libri. Ho avuto come l’impressione che fosse tutto un lungo prologo al prossimo libro (The Caspian gates – sì, non è più una trilogia), il che è un peccato, perché gli elementi per una storia avvincente c’erano e in alcuni casi sono stati ben sfruttati; mi riferisco in particolare al finale, che pone delle basi molto interessanti per il futuro e credo possa portare la storia a svilupparsi nuovamente come si deve. Mi ha incuriosita moltissimo ed è, di fatto, una delle parti che ho più gradito.
I personaggi rimangono sempre gli stessi – e questo un po’ li penalizza, perché in questo caso non hanno una trama abbastanza ben congegnata da sorreggerli. Balista è meno sfaccettato rispetto allo scorso volume e Giulia, sua moglie, reagisce a certi eventi in una maniera che non riesco a trovare del tutto accettabile (c’è da dire che Sidebottom non ha mai caratterizzato granché bene le donne, purtroppo). Tra i liberti Massimo è quello che continua a piacermi di più; Demetrio è meno presente e quindi non ho molto da dire a riguardo. Tra i traditori, invece, devo ammettere che l’odioso Macriano ha un piccolo momento di rivalsa – ma ciò non lo rende meno spregevole.
Sono incuriosita da Gallieno e Zenobia, personaggi ambigui, che incontriamo per la prima volta in questo libro e per cui ho ottime aspettative.
Tutto quel che ho scritto avrebbe permesso al libro di portarsi a casa, forse, un onesto 7 – il voto adatto a una lettura piacevole, ma non eccelsa, che comunque riusciva a porre buone aspettative per il libro successivo. Peccato che io l’abbia letto nell’edizione italiana.
Quando i typos sono più di un paio (e sto già cercando di essere buona) il motivo può essere solo uno: mancata cura del testo. Figurarsi quando ce ne sono molti, nel testo e nelle appendici! Nel primo ci sono degli evidenti a-capo mancanti (altrimenti non si spiegano i salti da un punto di vista all’altro senza alcun preavviso, visto che negli altri libri erano ben segnalati, e sempre da uno stacco…), errori di digitazione e un verbo sbagliato che un correttore di bozze avrebbe sicuramente segnalato. Nelle seconde c’è, senza mezzi termini, l’orrore: sono evidentemente molto meno curate del testo principale, con continui typos, errori di grammatica (un + sost. femm. senza apostrofo! congiuntivi scomparsi!) e la formattazione poco curata (ci sono corsivi che a volte vengono usati, a volte no).
Le appendici non sono aggiuntine da curare meno: sono validi aiuti per apprezzare al meglio un libro.
Per questo abbasso il voto di un intero punto, e spero proprio che il prossimo libro sia curato meglio – altrimenti comincerò a procurarmi la versione in lingua originale.
Voto:   stellinestelline
          6

Perdonatemi la lunghezza anomala dell’ultima recensione – certe cose mi fanno proprio saltare i nervi. So che voi capirete, visto che amate la lettura quanto me.
Detto questo, penso che ora andrò a mangiare un bel gelato (sono certa che poi non sarò più irritata); devo godermi le vacanze, finché durano!

Vi auguro tante buone letture!
Vostra,
Cami

lunedì 5 agosto 2013

Top Ten Letterarie (#8)

Buongiorno a tutti!

Eccoci tornati con una nuova puntata di Top Ten Letterarie: il tema di questa decina mi è venuto in mente pensando a quando da bambina, una volta letto un libro che mi era piaciuto molto, procedevo all’acquisto metodico (mediato dai miei genitori, ovviamente) di tutte le altre fatiche dello stesso autore/della stessa autrice. E’ un’abitudine che ho perso, nel corso degli anni, perché più si ampliava il mio raggio d’azione, più scoprivo autori meritevoli – fissarmi su uno solo mi sembrava quasi uno sgarbo nei confronti dei tanti scrittori che ancora non avevo scoperto.
Ancora adesso difficilmente mi fisso su singoli autori, ed è quasi impossibile che legga più libri di uno stesso autore uno di seguito all’altro; tuttavia, ho riscoperto una sorta di fedeltà nei confronti di coloro che hanno saputo conquistarmi con le loro parole, e di cui ho deciso, quindi, di procurarmi la bibliografia completa.
Sono proprio loro l’argomento di questa Top Ten: in realtà sarebbero più di dieci, ma sono convinta che anche solo questi mi terranno impegnata per parecchi anni a venire…
Ho deciso di segnare anche il numero di libri che ho letto e il numero di libri che devo ancora leggere – il numero di questi ultimi l’ho calcolato rifacendomi alla bibliografia dei siti ufficiali e alle pagine Wikipedia. In molti casi sarebbe più corretto parlare di “opere” che mi rimangono da leggere, perché molte non sono pubblicate singolarmente (ad esempio le opere teatrali), ma controllare tutte le pubblicazioni italiane di questi dieci autori decisamente prolifici avrebbe portato via davvero troppo tempo. Diciamo che controllerò il tutto mentre mi procurerò i loro scritti!

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1. Neil Gaiman

Per la mia felicità, Neil Gaiman è un autore decisamente prolifico – anche escludendo tutte le sue opere che non sono né romanzi, né racconti, se leggessi tutti i suoi libri di fila sarei a posto per qualche mese (e sarebbero tutte ottime letture, ne sono sicura). Mi piacerebbe molto provare anche i suoi audiolibri: ho visto un video in cui leggeva ed è un ottimo narratore.
Oltretutto, Gaiman è anche una bella persona – basta seguire il suo blog, oppure i suoi profili su Twitter e Tumblr, per rendersene conto. Adoro quando a dei bei libri si associa una persona da ammirare!
Libri letti: 5
Libri da leggere: 20 (di cui due già in mio possesso)

2. Gabriel García Márquez

Gabo, oh Gabo. Mi fa quasi male parlare di lui, pensare alla sua malattia. La passione per la sua scrittura non è nata subito – a dire il vero, il primo incontro mi ha quasi fatta desistere dal leggerlo nuovamente. Per fortuna ho dato ascolta a quell’istinto che mi diceva di riprovarci: ora non posso fare altro che amare la sua scrittura.
Libri letti: 5
Libri da leggere: 17 (di cui due già in mio possesso)

3. Joseph Roth

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Roth ha avuto bisogno di un solo libro per convincermi a leggere la sua opera omnia, ovvero La cripta dei Cappuccini. Credo la si possa definire una delle opere più rappresentative della cultura mitteleuropea e sono convinta di poter trovare anche nel resto della sua bibliografia la stessa forza espressiva, la stessa malinconia per un tempo ormai perduto. Anche se già so che mi mancherà Trotta (il narratore ne La cripta dei Cappuccini) e che proverò a cercarlo tra le pagine…
Libri letti: 1
Libri da leggere: 19

4. Ian McEwan

In realtà, quando si parla dei suoi libri, provo sempre un po’ di timore. Dopo la lettura di Espiazione mi sono sentita come se avessi uno spazio vuoto nel petto, un dolore che ancora non so descrivere. Ma in fondo è una sofferenza che sono disposta a sopportare, se a raccontarmi la storia è questo autore con il suo stile sopraffino.
Libri letti: 2
Libri da leggere: 15 (di cui tre già in mio possesso)

5. Victor Hugo

Credevate l’avessi lasciato fuori, dite la verità! Scherzi a parte, escludere Hugo da questa lista era fuori questione: è uno dei miei autori preferiti e non posso che essere felice della sua prolificità. Oltretutto si è cimentato in tipi di narrazione molto diversi tra loro – romanzi, poesie, testi teatrali… – e non vedo l’ora di scoprire come ha affrontato queste forme letterarie.
Libri letti: 4
Libri da leggere: 67 (di cui uno già in mio possesso)

6. Joyce Carol Oates

Credo che, al momento, la Oates sia la scrittrice più prolifica del panorama letterario – oltre a essere una delle più attive e interessanti su Twitter. Tra novelle, racconti, poesie e teatro, avrò di che leggere per un bel po’ – e per fortuna, aggiungerei: La figlia dello straniero mi ha conquistata (come vi ho già detto).
Libri letti: 2
Libri da leggere: 120

7. A. Lee Martinez

Probabilmente vi starete chiedendo chi diamine è quest’uomo. Ebbene, è uno scrittore che si dedica al genere fantastico con una vena ironico-sarcastica davvero spassosa, a tal punto che non ho potuto leggere di sera il suo In trappola al Gil’s Diner perché ridevo troppo forte. Ha delle trovate geniali che gli permettono di giocare coi cliché dell’horror e del fantasy  e riesce a delineare personaggi poco eroici a cui affezionarsi in un nonnulla. Motivi più che sufficienti per spingermi a leggere la sua opera omnia!
Libri letti: 1
Libri da leggere: 9

8. Georges Simenon

Quest’uomo è unico. L’incredibile numero di libri da leggere che vedete qua sotto è calcolato escludendo tutti libri che ha scritto sotto pseudonimo – che porterebbero quasi a raddoppiare la cifra. Eppure, da quel che ho letto e da quel che so, per la maggior parte sono titolo di grande e costante qualità. Insomma, non penso li leggerò mai tutti, ma l’idea  che avrò sempre un Simenon da leggere mi rassicura.
Libri letti: 3
Libri da leggere: 261 (di cui nove già in mio possesso)

9. Herman Hesse

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Hesse l’ho conosciuto al ginnasio e devo dire che, all’inizio, non lo apprezzavo moltissimo. Sarà perché cominciai leggendo Siddharta, che non mi convinse appieno; poi, però, sono arrivati Narciso e Boccadoro, Sotto la ruota e, soprattutto, Demian. Non so se siano letture che si riescono a comprendere del tutto a 15-16 anni, ma io non posso che ringraziare il prof. che ci diede il compito di leggerli. Ora capisco perché ha vinto il Nobel e non vedo l’ora di leggere i suoi capolavori e di scoprire le sue poesie, che m’incuriosiscono molto.
Libri letti: 5
Libri da leggere: 35 (di cui tre già in mio possesso)

10. Ernest Hemingway

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Lo ammetto: vorrei completare la bibliografia di Hemingway non solo per il suo evidente valore letterario, ma anche per cercare di comprendere un po’ questo personaggio così tormentato e geniale. Credo che Woody Allen, nel suo Midnight in Paris, sia riuscito a cogliere alcune delle sue molte sfumature – molte delle sue battute mi hanno immediatamente riportato alla mente le sensazioni che mi avevano accompagnata durante la lettura di Addio alle armi. Anche per questo credo che leggerò presto Festa mobile: anche se incompleta, rimane pur sempre la sua autobiografia.
Libri letti: 2
Libri da leggere: 17 (di cui uno già in mio possesso)


La nostra Top Ten finisce qui: fatemi sapere se anche voi avete degli autori di cui volete completare la bibliografia e cosa pensate di quelli che ho scelto!

Vostra,

Cami