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sabato 30 ottobre 2010

Ultime Lettere di Jacopo Ortis - Ugo Foscolo

Titolo:Ultime Lettere di Jacopo Ortis
Autore:Nicolò Ugo Foscolo

Anno:1802

Editore:Giulio Einaudi Editore
ISBN:978-88-06-177119

Pagine:
175

Trama:
E' celeberrima la storia di Jacopo Ortis, giovane di grandi speranze costretto a combattere contro il nemico che assale la Patria e l'amore che non può vivere per la bella e innocente Teresa, fino alla terribie soluzione finale.


Immagino che voi tutti che state leggendo conosciate, grazie agli studi scolastici, questo romanzo; probabilmente molti, come me, hanno dovuto leggerlo per la scuola. Come è già capitato, recensendo altri classici, ammetto di provare soggezione verso questi libri universalmente noti e di non essere sicura di riuscire a scrivere qualcosa di sensato, visto che di parole, riguardo all'Ortis, ne sono già state spese tante; tuttavia, come sempre, io ci proverò lo stesso!

Purtroppo devo iniziare con una nota negativa: l'edizione Einaudi è meno buona di quanto pensassi. Solitamente adoro i loro libri, ma trovo che la curatrice in questo caso si sia fatta "prendere la mano" e abbia infarcito il testo di informazioni spesso ripetitive, tautologiche, con richiami continui alla prefazione o a fatti già spiegati più volte. E' stata una lettura intervallata sin troppo dalle sue note e questa non è affatto una buona cosa; un peccato, perchè l'introduzione, da sola, era ben fatta e utile.

Il romanzo in sè, invece, è stata una lettura decisamente appassionante; questo perchè i dilemmi di Jacopo Ortis sono quelli di chiunque si sia interrogato almeno una volta sul senso della vita e delle nostre azioni. Sono dubbi universali, che arrivano dritti al punto e al cuore del lettore, perchè sono lo specchio dei sentimenti che chiunque abbia sofferto per amore o sia stata infuriato col sistema e col proprio tempo, anche solo una volta, ha provato. Ammetto di essermi sentita spesso in sintonia con Jacopo, con questa sua forza che si tramutava una volta in amore per Teresa, un'altra in sdegno per la patria, trovandomi a sospirare, sperando, nonostante conoscessi già la conclusione, in una fine migliore per lui.

Il carteggio che si sviluppa lungo le pagine è basato essenzialmente su quattro tematiche: amore, riflessione sull'etica, patria e amicizia.
Come ho già detto, l'Italia è un pensiero costante per Jacopo. Costretto ad abbandonare l'amatissima Venezia, il nostro protagonista si trova esule sui colli Euganei, incapace di contenere la propria rabbia nei confronti di chi vende e sfrutta la sua patria, Napoleone (che tuttavia non viene mai nominato, solo richiamato attraverso invettive e perifrasi), soprattutto dopo che quest'ultimo sembrava aver portato un vento di novità e liberazione, ingannando tutti. Le filippiche scagliate contro l'imperatore sono dure e attaccano il francese con violenza, in un impeto talmente viscerale che non è difficile credere ai manuali, per una volta, quando dicono che l'Ortis è una rappresentazione dello stesso Foscolo; non a caso, lui stesso in una lettera scrive: "Prendi il libro come fosse il mio cuore, e più che l'autore giudica l'uomo".


La forza e l'entusiasmo che vengono espressi sono un fiume in piena e Jacopo/Ugo diventa così non solo patriota del suo Stato, ma soprattutto patriota della Libertà.

Tuttavia, l'autore ci mostra anche la parte di sè abbattuta, sconfitta; soprattutto quando, ormai sempre più risoluto nel cercare la fine, si sente inutile, sopraffatto dalla forza del nemico, da sentimenti di disfatta tanto forti da fargli dubitare del proprio patriottismo: "ma che può fare il solo mio braccio o la nuda mia voce?" scrive, nella lettera data 20 Febbraio, che è un perfetto, malinconico manifesto del pessimismo tipico della letteratura dell'intellettuale disilluso che si avvicina così al sentire romantico.

Nella stessa lettera, inoltre, viene affrontato un tema di portata ben più ampia: il conflitto fra Natura e Società. Questa lettera è, in effetti, molto più vicina delle altre alle tematiche del Romanticismo; sembra quasi il discorso finale di un uomo che non sa più come combattere contro il male che lo divora. Mi ha ricordati, in certi passaggi, un altro grande intellettuale che si è scagliato duramente contro la Natura: Giacomo Leopardi.
Come lui, Foscolo si scaglia contro questa forza negativa, si interroga senza trovar risposte; è il culmine del cammino verso la morte che Jacopo intraprende sin dalla prima lettera, un'accusa vera e propria che analizza, con parole piene di sentimento, le sorgenti della sofferenza.
Una testimonianza di queste somiglianze si trova, secondo me, nella lettera datata 11 Aprile, dove sembra quasi di leggere tra le righe la celeberrima definizione di "Natura matrigna".

Le pagine di rivalsa e le pagine di pessimismo universale si alternano in continuazione, con una netta prevalenza delle seconde, in particolar modo se aggiungiamo alla tematica politica quella sentimentale.
Tutte le lettere di Maggio, in particolare quella del 12, ne sono un esempio intenso e struggente, perchè già intrise della sicurezza dell'impossibilità di raggiungere un destino felice, che Jacopo talvolta osa immaginare, sognare, ma che non teorizza mai come obiettivo concreto da raggiungere perchè conscio di non poterci arrivare. E' un amore totalizzante, che sembra quasi scoppiare subito e che anche quando non viene citato rimane sempre presente; come tale, avrà non poco peso nelle scelte del nostro protagonista, che privato anche della possibilità di ammirare e amare Teresa non avrà più freni ad impedirgli di scegliere la risoluzione finale.
Teresa, onestamente, mi è sembrata un'anima "piccola" rispetto alla vastità del pensiero di Jacopo; degna d'amore per la sua innocenza, la sua sensibilità, eppure passiva, succube degli eventi e degli altri in un modo che onestamente mi ha infastidita.

Esistono però altri tipi d'amore in questo libro, primo fra tutti quello per le lettere e per i classici: indimenticabile la visita di Jacopo alla casa del Petrarca, o il pensiero rivolto al Tasso e alle sue sofferenze, o ancora la visita alle tombe dei Grandi a Firenze; sono le parole di qualcuno che non solo ama i Grandi della letteratura, ma soprattutto li vive e li rispetta come se camminassero ancora al suo fianco, pronti ad indicargli la strada da seguire. E' un sentimento in cui mi rispecchio molto, tanto che questi pezzi mi sono rimasti particolarmente impressi.

La terza tematica è quella etica. Per Jacopo questa coincide spesso con l'onore, sia proprio, sia della patria (legandosi così al tema patriottico già trattato prima); in più di una lettera l'Ortis manifesta il desiderio di lottare per riaffermare la propria dignita di esule, o anche solo di uomo, in mezzo ad una società che sembra aver dimenticato questo valore, insieme a quello dell'onore. Spesso Jacopo sembra sentirsi l'unica baluardo (in maniera narcisistica talora, che non stona affatto con il carattere che Foscolo ci delinea attraverso le lettere), con pochi altri intellettuali, di una morale andata in malora; e allora si porta le mani ai capelli, strabuzza gli occhi, grida il proprio dissenso e disprezzo, senza riuscire a trattenersi e senza che questi suoi eccessi portino effettivamente a qualche ravvedimento visibile. Magnifico, in questo senso, il dialogo con un ormai anziano Parini, figura di grande portata per l'economia della storia.
L'amicizia, quarto tematica principale, naturalmente molto legata all'etica, non è un vero e proprio argomento affrontato (se non nelle eventuali apostrofi dirette all'amico Lorenzo), ma un sentimento molto forte che permea tutte le lettere; l'amicizia tra i due uomini è profonda, intensa e leale, un sodalizio che si percepisce dalla libertà con cui Jacopo parla con Lorenzo e dall'affetto con cui a lui si appella.

Parlando di caratteristiche più generali, mi sono piaciute moltissimo le descrizioni bucoliche, come ad esempio la descrizione (quasi un'invocazione a dire il vero) della Luna, in quella parte del libro chiamata "Storia di Lauretta", che mi ha colpita molto per la sua tristezza e malinconia. Mi ha ricordato il Canto di un pastore errante dell'Asia di Leopardi (ebbene sì, ancora lui! Sarà che lo sto studiando a scuola e che mi ha riempito di suggestioni).
I ritratti che il Foscolo fa, in generale, sia della natura che degli essere umani, sono essenzialmente molto belli e pieni di pathos, oscillando continuamente tra una mentalità illuminista (come quando, descrivendo l'apatia intellettuale di Edoardo, promesso sposo di Teresa che ho onestamente detestato, o della Patria, invoca la necessità di un sapere enciclopedico e di riforme sociali) e uno spirito romantico (evidente nelle descrizioni dell'ambiente, sempre riflesso delle emozioni del narratore, e il gusto per il patetico).
Lo stile della prosa è perfetto per questi suoi intenti e, allo stesso tempo, per definire ancora meglio il carattere dell'Ortis: è una scrittura quasi "a singhiozzo", che rende il travaglio interiore del protagonista.
Questa caratteristica si nota particolarmente nelle ultime lettere: dalla scelta fatale in poi, per il lettore è necessario finire il libro, così da concludere un processo di catarsi e rilasciare l'enorme sofferenza che non può non colpire anche il lettore durante la lettura (almeno, così è successo a me).

Leggendo il libro e scrivendo la recensione, posso dire di aver capito come mai questo libro è considerato così importante per la letteratura italiana del XIX secolo e, com'è ovvio, per i secoli e gli autori successivi. E' decisamente da leggere!


Voto:

8,5


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • Credo che il desiderio di sapere e ridire la storia de' tempi andati sia figlio del nostro amor proprio che vorrebbe illudersi e prolungare la vita unendoci agli uomini ed alle cose che non sono più, e facendole, sto per dire, di nostra proprietà. Ama la immaginazione di spaziare fra i secoli e di possedere un altro universo.
  • Facciamo tesoro di sentimenti cari e soavi i quali ci ridestino per tutti gli anni, che ancora forse tristi e perseguitati ci avanzano, la memoria che non siamo sempre vissuti nel dolore.
  • Ei pianse, e gridò; ed allora la ira, quella furia mia dominatrice, cominciò ad ammansirsi, perchè dall'avvilimento di lui mi accorsi che il coraggio non deve dare diritto di opprimere il debole. Ma deve per questo il debole provocare chi sa trarne vendetta?
  • Ma ti scongiuro, lascia andare l'usata predica: Jacopo Jacopo! questa tua indocilità ti fa divenire misantropo. E' ti pare che se odiassi gli uomini, mi dorrei come fo' de' lor vizi?
  • Di' il vero, Lorenzo; or non saria meglio che parte almen del mattino fosse confortata dal raggio del Sole anche a patti che la notte si rapisse il dì anzi sera? Che s'io dovessi far sempre la guardia a questo mio cuore prepotente, sarei con me stesso in eterna guerra, e senza pro. Navigherò per perduto, e vada come sa andare.
  • Io non ho l'anima negra; e tu il sai, mio Lorenzo; nella mia prima gioventù avrei sparso fiori su le teste di tutti i viventi: chi mi ha fatto così rigido e ombroso verso la più parte degli uomini se non la loro ipocrita crudeltà?
  • Pur se afferrassi tutti i pensieri che mi passano per fantasia! - [...] se non che, sì tosto scritti, m'escono dalla mente; e quando poi li cerco sovra la carta, ritrovo aborti d'idee scarne, sconnesse, fredde.
  • Illusioni! grida il filosofo. - Or non è tutto illusione? Tutto! Beati gli antichi che si credevano degni de' baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO e il VERO accarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intanto senza di essere non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza; io me lo strapperò dal petto con le mie mani: e se questo cuore non vorrà più sentire, lo caccerò come un servo infedele.
  • La virtù sempre infelice quaggiù persevera con la speranza di un premio - ma sciagurati coloro che per non essere scellerati hanno bisogno della religione!
  • [Dio] Spogliati, deh! spogliati degli attributi di cui gli uomini t'hanno vestito per farti simile a loro. [...] E mormoro contro di te, e piango, e t'invoco, sperando di liberare l'anima mia - di liberarla? ma e come, se non è piena di te? se non ti ha implorato nella prosperità, e solo rifugge al tuo ajuto, e domando il tuo braccio or quando è atterrata nella miseria? se ti teme, e non ha in te veruna speranza? Nè spera, nè desidera che Teresa; e ti vedo in lei sola.
  • Perseguitate con la verità i vostri persecutori.


Buone letture!

Cami

Ottobre: foglie che cadono, pagine da sfogliare!

Buongiorno a tutti voi e ben ritrovati per il Post del Mese!
Questa volta ho molte novità e, tra l'altro, sono felice di comunicare che non mi sono costate nulla; sono tutti libri regalati, vinti, moochati o scambiati. Sono piuttosto orgogliosa di me, il mio progetto di risparmio si sta effettivamente attuando :)

Il primo libro è un regalo ricevuto per il mio compleanno da una carissima amica, e si preannuncia una lettura leggera e divertente: Amori e Complotti via E-mail.













I prossimi tre libri (ancora non ci credo mentre ve lo scrivo! Tre! Non sono mai stata così fortunata in vita mia!) li ho vinto partecipando a dei GiveAways! E dire che non avevo mai vinto niente in vita mia, prima!
Per chi non lo sapesse, sono concorsi o anche semplici estrazioni in cui, appunto, si vince uno o più libri :)
Nel primo caso si trattava di un concorso organizzato dall'autore stesso, Francesco Falconi, che ha messo in palio ben quattro dei suoi romanzi; avendo completato per prima le richieste del concorso, in cui si dovevano trovare delle frasi nascoste nel sito e ri-metterle nel giusto ordine, sono riuscita ad accaparrarmi il suo ultimo libro uscito, Nemesis - L'ordine dell'Apocalisse!
Nel secondo caso, invece, era un GiveAway ad estrazione, quindi totalmente frutto della fortuna, sul blog Diario di Pensieri Persi (di cui vi ho già parlato); il libro in palio era Eternity di Rebecca Maizel!
Così come il terzo GiveAway, sul blog Living for Books di Yuko86 (un ottimo blog che seguo ormai da un po'), grazie al quale ho vinto Muori per Me di Karen Rose (che ancora non è arrivato, probabilmente a causa di un ritardo delle poste)!













Quindi, grazie a Bookmooch, mi sono procurata un paio di libri che vorrei leggere da molto tempo: Il Postino di Neruda di Antonio Skármeta e L'Assiro di Nicholas Guild!















Poi ho sfruttato un buono sconto da 5€ della Feltrinelli... comprando un libro che costava meno di quel prezzo! Così non ho speso nulla ;D














Infine, ho fatto uno scambio, attraverso Anobii, con cui mi sono procurata Il Palazzo della Mezzanotte di Zafón!














Per quanto riguarda la rubrica mensile del blog, Vite e Morti d'Autore, tranquilli, non me ne sono dimenticata :) Semplicemente, questo mese non sono riuscita a trovare due autori per lo stesso giorno, visto che vorrei condividere con voi solo scrittori di cui ho letto qualcosa, così da potervi consigliare libri che effettivamente conosco!
Per Novembre, comunque, ho già pronti due autori fantastici ;)

Al prossimo mese e, come sempre, buone letture!

Cami

sabato 2 ottobre 2010

L'Anno della Lepre - Arto Paasilinna

Titolo:L'Anno della Lepre (originale:Jäniksen vuosi)
Autore:Arto Paasilinna


Anno:1975


Editore:IPERBOREA
Traduzione:Ernest Boella
ISBN:978-88-7091-040-7


Pagine:199

Trama:Kaarlo Vatanen, giornalista di Helsinki insoddisfatto del suo lavoro, di sua moglie e della sua vita in generale, dopo un
incarico in campagna con un amico fotografo investe accidentalmente una lepre. Seguendola, per curarla, decide di non tornare più indietro. Inizia così un'avventura alla riscoperta non solo di sè stesso, ma anche del valore della libertà, dell'indipendenza e della natura che aveva perso.



La lettura di questo libro è stata strana; da un lato l'ho trovato estremamente godibile, dall'altro, invece, non particolarmente piacevole. Proverò a darvi una spiegazione comprensibile.

E' estremamente godibile perchè è impossibile non affezionarsi alla Lepre, perchè è leggero e scorre via veloce, perchè attua una polemica sottintesa, con toni lievi, contro la stupidità e la cattiveria immotivata dell'uomo che rifiuta di guardare oltre sè stesso e il proprio metro quadrato di spazio personale; non è particolarmente piacevole perchè appare sin troppo veloce, tanto che spesso non rimane molto di ciò che si legge, perchè la Lepre è meno presente di quanto avessi sperato e perchè alla fin fine la natura, per quanto talvolta ben descritta, non riesce ad "esplodere" e colpire con forza il lettore.

In effetti, è anche vero che il libro è molto diverso dalla vita tutta natura ed aria aperta che ci si aspetterebbe leggendo la copertina: una buona parte del tempo Vatanen, il protagonista, la passa in casette e paesini, sicuramente diversi dalla città e dal suo stress divorante, ma ben lontani dall'atmosfera selvaggia che mi aspettavo dalla tundra finlandese. Non che questa manchi - Kaarlo non si allontana mai troppo dai boschi e cerca sempre lavori che, in un certo senso, lo portino a loro vicino - però l'avventura non è improntata sulla sopravvivenza nelle selve, come mi aspettavo; il nostro protagonista, in effetti, com'è giusto che sia, preferisce un tetto sopra la testa e un bel fuocherello acceso.
Fa stupire, nella nostra epoca, che tanti siano disposti ad accogliere uno sconosciuto in casa loro, magari anche ad aiutarlo per qualche giorno; è il rovescio della medaglia (positivo, per una volta), dell'ironia sull'umanità cattiva e violenta di cui vi parlavo prima, che si manifesta in mille modi, fisici e mentali.

Co-protagonista di questo romanzo è, senza alcun dubbio, la Lepre. E' un esserino davvero tenerissimo, di cui seguiamo con piacere i comportamenti e che, onestamente, avrei voluto vedere di più. Me la immaginavo come una specie di "guida" per il protagonista, attraverso i suoi territori, e invece questo piccolo animaletto sarà semplicemente il catalizzatore della partenza: Vatanen proseguirà sempre con lei, senza volerne essere mai diviso, ma rimane lui stesso a scegliere dove andare e cosa fare.

Un altro personaggio, che compare solo sul finire ma che mi sarebbe piaciuto vedere più approfondito, è Lena: una ragazza che sembra forte e decisa, ma di cui non sappiamo molto altro, nonostante in fondo sia piuttosto importante per l'economia della storia.
Questo è uno dei difetti principali del libro: la caratterizzazione. Che le comparse siano macchiettistiche va bene, che lo siano anche i personaggi, un po' meno. Posso dire che, alla fine del libro, è difficile descrivere Vatanen con più di un paio di aggettivi, mentre avendolo seguito lungo le sue peregrinazioni dovremmo per lo meno farne un ritratto (a livello psicologico, ovviamente) più che dettagliato. So che teoricamente questo dovrebbe essere un romanzo umoristico, dove quindi la caratterizzazione passa leggermente in secondo piano; tuttavia, essendo in realtà uno specie di ibrido tra il viaggio on the road e la critica sociale, speravo di leggere qualcosa che mi facesse ricordare per davvero Vatanen. Ora come ora, non penso mi rimarrà in mente a lungo.

La storia in sè è carina, anche se ogni capitolo è una nuova "piccola avventura"; più che un romanzo effettivo, sembra una raccolta di racconti in ordine cronologico che, nonostante seguano lo stesso fil rouge, talvolta sembrano del tutto slegati tra loro.
La parte che mi è piaciuta di più è sicuramente il finale: si è sentita una vera tensione narrativa, la scena era ben costruita e l'ultimo capitolo è davvero carino: un inno alla forza della libertà, che mi ha strappato un sorriso sincero con la sua simpatia grezza.

Una piccola curiosità per voi: non è difficile notare che la buona introduzione di Fabrizio Carbone, che ci spiega alcuni riferimenti altrimenti incomprensibili per noi non-Finlandesi, è stata redatta negli anni '90; infatti, vi è scritto che gli italiani danno poca attenzione agli scrittori scandinavi... vorrei proprio sapere cosa ne pensa il signor Carbone, ora, visto che dopo Stieg Larsson gli scrittori del Nord continuano ad essere i più gettonati! Sicuramente ne sarà felice, immagino.

Insomma, per tirar le fila del discorso: un libro carino, con cui passare due giorni rilassanti, ma nel complesso non particolarmente memorabile.

Voto:


6

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
  • Una vita così la potrebbe condurre chiunque, a condizione di saper prima rinunciare alla vita precedente.
  • Ma com'era possibile che esistesse gente di quella risma? Che gusto ci si prova ad essere così feroci, perchè l'uomo si degrada in modo così crudele?

Buone letture!

Cami