domenica 20 giugno 2010

Gargoyle - Andrew Davidson

Titolo:Gargoyle
Autore:
Andrew Davidson

Anno:
2008

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:
Katia Bagnoli
ISBN:
978-88-04-59085-9

Pagine:
476

Trama:
Il protagonista anonimo di questo romanzo, ci racconta la sua vita dopo che un terribile incidente l'ha trasformato in un essere bruciato e mostruoso, passando così da un'esistenza di piaceri sfrenati alla reclusione ospedaliera: ma proprio in questo luogo farà la conoscenza di Marianne, una delle poche persone che gli abbia parlato dal suo internamento, dando inizio così una girandola di storie ed avvenimenti...

Questo è uno di quei romanzi che o piace, o non piace, c'è poco da fare; io faccio parte della prima categoria, quelli a cui è piaciuto, per svariati motivi, che proverò a spiegarvi con questa recensione.


Innanzitutto, si viene subito catapultati nelle vicende, in quello che per noi è il presente della storia: scopriremo, mano a mano, che questo è un racconto, un libro di memorie steso per uno scopo preciso. Tuttavia, tornando al principio, un incipit così incisivo e interessante capita raramente: il protagonista ci viene subito presentato per quello che è, senza tanti giri di parole, in una situazione che fin da subito sembra prospettare qualcosa di strano, di diverso. Il punto di vista è reso in modo chiaro e preciso, grazie all'uso della prima persona, che ci rende un giudizio parziale e proprio per questo particolarmente interessante; soprattutto, ci permette di constatare come il personaggio, nonostante il terribile incidente di cui si trova vittima, non cambi improvvisamente, "da così a così". Anzi, è lodevole il modo in cui viene sviluppato ed analizzato, con uno stile ed un lessico più che adatti alla psiche, alla vita e all'estrazione sociale del protagonista senza nome.
Inoltre, tutto il libro è preannunciato da una citazione del grande Meister Eckhart, di cui ancora non ho letto nulla: situazione che devo rovesciare al più presto, perchè è un personaggio del pa
norama della filosofia e del pensiero in genere che mi affascinava già moltissimo, e che mi incuriosisce ancora di più ora, dopo la lettura del libro.

In secondo luogo, ciò che più colpisce di questa storia è la sua natura dolorosa: leggendolo, ho avuto l'impressione che fosse un vero e proprio inno alla sofferenza, fisica e mentale. Sofferenza come inev
itabile passaggio per comprendere e crescere, ma anche come via per sviscerare la parte più scura dell'uomo, metterla a nudo; non per sconfiggerla, perchè sarebbe una lotta eterna e senza speranza, ma per conoscerla e placarla.
D'altronde, è lo stesso contrappasso che vive il protagonista a suggerire un'interpretazione del genere: come può, infatti, un ex-pornostar, bellissimo e dissoluto, oltretutto con un infanzia che non augurerei a nessuno, sopravvivere nel corpo di un mostro carbonizzato, privato di bellezza e virilità, costretto a letto e a una vita più che tranquilla? E' i
mpossibile credere che lui possa mai abituarcisi ed è probabile che dentro di sè sentirà sempre la sofferenza della propria condizione; tuttavia, comprendendo questa punizione infernale (nel senso dantesco del termine, e non solo in senso metaforico) sviluppa una comprensione del dolore e uno sviluppo altrimenti difficile da raggiungere. Ma soprattutto, ed è importante rimarcare questa caratteristica, lo sviluppo avviene con coerenza, cosa rara da trovare in un'opera prima, e talvolta anche in libri di autori affermati.

Vorrei inoltre far notare una particolarità che però mi è piaciuta molto: il cambio di font (il carattere con cui si scrivono le parole di un testo) quando a parlare è il dolore del protagonista (a
mabilmente ribattezzato Serpetroia, viste le sue movenze serpentine lungo la sua spina dorsale) oppure quando viene riferita una conversazione in giapponese, tra la fisioterapista nipponica e una donna di cui farete la conoscenza qualche paragrafo più sotto, scritta appunto in caratteri giapponesi. Potrebbe risultare fastidioso per qualcuno, ma secondo me è un'ida magnifica per esprimere la mancanza di comprensione e la frustrazione che questa porta, nel caso della conversazione incomprensibile, oppure anche la natura "altra" e diversa dell'ente che parla, ad esempio la Serpetroia.

Tornando alla storia in sè, una parte che ho apprezzato molto è la conclusione: inaspettata, dura e dolce al tempo stesso, è assolutamente adatta e particolarmente bella perchè, dopo tutto, ci si affeziona alle vite di questi protagonisti un po' sopra le righe con cui si ha a che fare lungo il corso
del romanzo. A titolo del tutto personale, l'ho trovata veramente fantastica.
Inoltre, un'altra cosa che ho gradito molto è l'impossibilità di incasellare questo romanzo. Non si riesce a capire se sia un fantasy, un realismo magico, un romanzo realistico di follia e droga. E' più probabile che sia un sapiente miscuglio di tutto questo, eppure è una faccenda su cui mi sono arrovellata non poco, anche solo per cercare di descriverlo al meglio in questa recensione. Il fatto che non ci sia riuscita, in fondo, mi piace: significa che la storia ha saputo camminare sul filo del rasoio, a mantenere vivo il mistero che si delinea man mano lungo la narrazione, riguardo ai personaggi e alla loro storia.

Il narratore è il protagonista assoluto, e come ho già detto non ci è dato saperne il nome. E' un dato che mi ha colpita moltissimo, perchè alla fin fine ci si rende conto che conoscerlo non è assolutamente necessario: non porterebbe nulla di più alla narrazione o alla caratterizzazione. E' un personaggio che, nonostante l'anonimato, si regge in piedi alla perfezione. Mica poco, se ci si pensa.
Provand
o a descrivere questo uomo, però, vengono in mente solo aggettivi poco lusinghieri: è cinico, arrogante, assolutamente vanitoso e perso in una passata bellezza ormai inesistente. Tuttavia, riesce comunque a risultare interessante, perchè si comporta così per determinati motivi, che grazie a Dio non ci vengono esposti e raccontati in modo lacrimevole, à la soap opera per così dire; semplicemente, ci vengono raccontati, rendendo comprensibili alcuni atteggiamenti, ma senza cadere nella ricerca impossibile dei favori e delle simpatie a tutto tondo del lettore. Non volendo gettar solo discredito su quest'uomo, però, voglio segnalare una caratteristica che ho trovato meravigliosa: l'amore per il sapere. Nonostante tutto ciò attraverso cui è dovuto passare l'Anonimo ama imparare, leggere, conoscere. Alcune sue riflessioni mi hanno scaldato il cuore; purtroppo lui stesso a volte sembra buttare via questo suo talento.
Anche perchè, com
e ho già scritto prima, un'altra caratteristica di questo personaggio è uno sviluppo coerente, un passaggio attraverso il dolore che però non lo rende improvvisamente eroico e coraggioso: vile è e vile resta. Non è improvvisamente illuminato e non si ritrova improvvisamente a ragionare come un pacifico monaco buddhista, perchè gli manca tutto ciò che è stato prima ed ha un passato che non può essere cancellato. Tuttavia, i forti sentimenti che proverà per una persona arriveranno a sedimentarsi profondamente nella sua psiche, come catalizzatore unico e decisamente potente del cambiamento; persona che non può non colpire anche il lettore.
E'
difficile introdurre una figura poliedrica, complessa e decisamente insolita come Marianne Engel, che effettivamente occupa totalmente il panorama del romanzo, visto che il nostro narratore sconosciuto parla pressochè sempre di lei, quando non riflette riguardo a sè stesso.
Sin dal suo ingresso è misteriosa, intrigante e suscita un moto d'interesse nell'Anonimo, così come nel lettore: la storia che inizia a raccontare, con tanta sicurezza da instillare fin da subito il dubbio che forse non è così folle come tutti credono, è decisamente interessante.
Anche perchè questa sua vita che lei narra è ambientata nel XIV secolo, è strettamente legata alla Divina Commedia del Sommo Dante (e già qui non potevo non innamorarmene) e anche alla filosofia di Eckhart. Tutti legami che hanno aumentato il mio interesse per questo stranissimo personaggio, che oltretutto sembra farsi portavoce dell'eterno scontro tra la ricerca innovativa del sapere e il cieco studio del passato, tra la ragione imperante e la passione senza freni.
L'ho trovata in un certo senso molto simile a Michelangelo: anche lei scultrice, anche lei ascolta la p
ietra, cerca di farla uscire da sè stessa, come il grande scultore (che infatti affermava la necessità di "liberare dalla pietra le figure che vi sono già imprigionate"; concetto ripreso qui in modo tale da farmi pensare che sia un richiamo voluto dall'autore).
Eppure non è ancora questo ciò che rende Marianne così meravigliosa: ciò che in realtà lega il lettore a questa donna è la sua capacità di raccontare storie. Narra storie meravigliose al nostro protagonista senza nome, che sono allo stesso tempo legate alla loro realtà e lontane mille anni luce. Contengono infatti diverse analogie con ciò che loro stessi vivono, eppure conservano un lato decisamente "favolesco", pittoresco. Come dice, per una volta correttamente, la quarta di copertina, Marianne ha delle storie favolose da raccontare, che si svilupperanno in un crescendo onirico, catturando il protagonista amareggiato e deturpato. Insieme al lettore, ovviamente.

Un romanzo diverso, decisamente intrigante e scritto bene. Si merita sicuramente un voto più che positivo!

Voto:


8,5


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • E così, se è pur vero che al di fuori delle biblioteche ho condotto un'esistenza fondamentalmente depravata, dentro le loro mura mi sono sempre dedicato alla conoscenza con la devozione che un santo ha verso la Bibbia.
  • Molto prima che qualcuno cercasse di insegnarmi qualcosa, avevo insegnato a me stesso a imparare.
  • Ritengo di essere cambiato, dal giorno in cui ho insultato Sayuri. Non pretendo di provare un immenso amore per il genere umano, ma posso affermare con una certa sicurezza che odio un numero inferiore di gente rispetto a quella che odiavo un tempo. Potrà sembrare una misera conquista nel mio percorso di crescita, però a volte è meglio giudicare i risultati in base alla distanza percorsa anzichè in base al punto di arrivo.
  • E' una cosa delicata che necessita di coccole e protezione. L'amore non è forte e non è resistente. L'amore crolla a pezzi sotto qualche parola dura, o viene annientato da pochi gesti disattenti.
  • Le dissi che era una stupida e lei rise e ribattè che anche gli dèi lottano invano contro la stupidità.
  • Avevo sempre scritto poesie che non avevo mai fatto leggere a nessuno. Le nascondevo, e nascondevo me stesso dentro i miei scritti nascosti... soltanto un uomo incapace di gestire le ralzioni con il mondo ne crea un altro in cui nascondersi. [...] A volte ho l'impressione che ci sia qualcosa di profondamente disumano nello scrivere, e scrivere poesia è in assoluto la cosa peggiore. Quando avevo gli attacci di paranoia indotti dalla cocaina bruciavo i miei diari poetici e restavo a osservare le pagine arricciarsi una dopo l'altra e le fiamme sprigionare fiocchi grigi nell'aria. Mentre le mie parole in cenere salivano volteggiando verso il cielo, mi dava piacere sapere che il mio sè più nasconto era ancora una volta al sicuro: [...] La cosa più bella di questo tenere nascoste le emozioni sulla carta era che potevo incenerirle a mio piacimento.
  • Far circolare i propri scritti voleva dirli metterli nell'universo per sempre, pronti a tornare in qualsiasi momento a gridare vendetta.
  • "Tutta la storia si riduce ad un uomo che cerca di togliere qualcosa a un altro, qualcosa che di solito non appartiene a nessuno dei due".
  • "Non credo" sussurrò padre Sunder, "in un Dio che considera l'amore un peccato".
  • "Non importa che tu non sia d'accordo. Non si può essere una persona completa se si ignorano le proprio disgrazie".
  • Ho sempre provato una strana forma di avversione/fascino verso gli uomini di Dio: poichè disprezzo le istituzioni che rappresentano, vorrei disprezzare anche loro come persone. Ma anche troppo spesso scopro di non poter odiare l'uomo, solo la veste.
  • "[...] Dice che la maggior parte dei cristiani si fa viva in chiesa una volta a settimana per pregare che sia fatta la volontà di Dio, e poi, quando ciò avviene, se ne lamenta".
  • "Se non riesci ad amare il dolore..." [...] "potresti almeno amare la lezione che insegna".
  • "L'amore è un'azione che bisogna ripetere costantemente".
  • "L'Inferno è una scelta".

Come sempre, alla prossima e buone letture! :D

Cami