lunedì 29 dicembre 2014

Conclusioni di fine Dicembre e prospettive per il futuro: ciao ciao 2014!

Mie care lettrici, miei cari lettori,

ancora pochi giorni e saluteremo tutti l’anno in via di conclusione, pronti (almeno spero) ad accogliere il 2015 e le sue nuove avventure.
Gli ultimi di Dicembre si tende a riflettere sul periodo passato, su quanto si è o non si è ottenuto e/o raggiunto durante l’anno solare; tuttavia, io con questo post vorrei concentrarmi più su quel che verrà –  con le dovute eccezioni.
IMG-20141220-WA0022La più ovvia e la più significativa è la mia laurea: un obiettivo a cui tenevo molto e che sono felice d’aver raggiunto con un ottimo risultato. Spero mi perdonerete se gongolo un po’, ma ammetto che fa particolarmente piacere vedere premiati i propri sforzi. E visto che avevo promesso anche una foto di me medesima con il tanto sospirato alloro, eccola, qui di lato; la luce è un po’ quel che è, ma penso che il succo dell’immagine sia chiaro, no? Spero che il sorriso a trentadue denti riesca a veicolare la gioia che ho provato in quei momenti, anche grazie agli amici e parenti che mi hanno accompagnata.
Ho anche qualche video della giornata – compreso il famigerato salto della siepe, tradizione dell’università, che a sorpresa ho superato abbastanza dignitosamente – ma quelli rimarranno al sicuro nella memoria del mio cellulare, onde evitare figure barbine con voi che tutto sommato (forse!) continuate a considerarmi un persona seria.

Dato un ultimo sguardo al passato recente, buttiamoci subito sul futuro che si avvicina. Innanzitutto, cosa dovrete aspettarvi da Bibliomania, nel 2015?
Sicuramente una maggior frequenza nella pubblicazione dei post. Quest’anno, con i vari impegni che mi hanno preso tempo ed energie, ho scritto a malapena una ventina di post; era successo lo stesso l’anno della mia maturità, quindi me l’aspettavo. Durante il 2015 sarò ancora (si spera!) impegnata, ma voglio comunque tornare ad almeno un post a settimana, se non di più. Per molti blogger probabilmente è un’inezia, ma personalmente lo ritengo un obiettivo nelle mie corde e, soprattutto, raggiungibile: trovo che puntare a mete impossibili non mi sia d’aiuto.
Inoltre, vorrei riprendere i post dedicati a I Miserabili – il progetto ha preso un po’ di polvere, ma di certo non è stato dimenticato! – e dare avvio a una nuova rubrica, di cui vi parlerò quando avrò deciso come organizzarla, con che frequenza pubblicarla e altri dettagli di questo tipo.
Sempre a proposito di rubriche, spero di riuscire a rendere questi post mensili un po’ più personali: mi sono resa conto di averli usati spesso per mostrarvi i miei nuovi libri e poco più, e la cosa non mi piace. Voglio che siano appuntamenti adatti anche per chiacchiere più leggere e per discorsi non soltanto letterari, per conoscervi e farmi conoscere meglio.
Mi piacerebbe anche cambiare un poco la grafica: niente di rivoluzionario, giusto qualcosa che snellisca la pagina, che ora (pur piacendomi) mi sembra un po’ troppo “barocca”.

Per quanto riguarda invece gli obiettivi letterari, in generale spero di continuare sulla scia di quest’anno. Vorrei perseverare nel variare le letture, dedicandomi sia a testi importanti e complessi, sia a storie più leggere e d’intrattenimento; e vorrei cercare di leggere più libri provenienti da culture diverse dalla nostra (e viaggiare un po’, tra le pagine, fino a paesi lontani).
Senza contare la necessità di leggere i libri che già possiedo: non mi porrò nuovamente il veto d’acquisto, ma – come ho fatto anche durante il 2014 – rifletterò molto prima di prendere nuovi titoli. Al momento, in camera mia, ci sono più di duecento libri non letti; e questo non tiene conto dei libri dei miei e di mio fratello. Insomma, direi che ho già un buon parco scelte, quindi trattenermi non sarà poi troppo difficile!

Questo è tutto; con questo post mi congedo dal 2014 letterario. Spero che sia stato un anno denso di soddisfazioni e scoperte anche per voi, e soprattutto spero che il 2015 continui su questi stessi binari.

Vi mando un abbraccio e un augurio di buone feste!

Vostra,


Cami

mercoledì 24 dicembre 2014

Tre gradi (#12) e buon Natale!

Cari lettori, care lettrici,
finalmente è arrivata la Vigilia! Che voi festeggiate o meno il Natale, spero che passerete una bella serata in compagnia dei vostri cari. Qui a casa mia arriverà un buon numero di parenti, come sempre, e si mangerà fino a scoppiare: insomma, ci si godrà una tipica Vigilia.
Intanto, ho pensato di dover portare una ventata di spirito natalizio anche qui, e di pubblicare una puntata di Tre gradi a partire proprio delle feste in corso (con un piccolo twist).

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PRIMO GRADO
Il libro che ho scelto è…


La lega antiNatale - M. CurtinLa lega antiNatale di Michael Curtin 1999 – Marcos y Marcos (League Against Christmas – 1989 – André Deutsch Ltd.)
Un irlandese disoccupato rimpiange che non gli abbiano spaccato la testa ventiquattro anni prima, quando giocava a rugby. Un commercialista ama travestirsi da donna ma teme gli venga un colpo e lo ritrovino morto in guèpière in una stanza d'albergo. Un ex dirigente molla tutto per dedicarsi a una missione: diffondere il linoleum nel mondo. La bellissima, agguerritissima boss di "Unipolitan" cerca un vero maschio al solo scopo di fare il contrario di quel che dice lui. Cos'hanno in comune? Il profondo desiderio di concedersi una partita a carte, una partita a whist. Tutti i mercoledì sera al King's Arms Pub, a Londra. Soprattutto, spinti da un odio profondo e sincero per il Natale, li unisce un piano di sabotaggio per vilipendere e liberarsi una volta per tutte dalla Festa delle Feste...

Perché è nella Lista dei Desideri? Perché l’Irlanda e gli irlandesi mi stanno simpatici a pelle, perché i personaggi particolari e un po’ strani mi ispirano sempre e perché l’idea di una Lega antiNatale mi sembra un escamotage interessante per parlare di feste e compagnia cantante – senza contare che il loro piano sarà per forza di cose assurdo e comico, e a volte ho bisogno anche di leggere libri con trame di questo tipo.


SECONDO GRADO
Curtin è un cognome tipicamente irlandese; e irlandese è l’ambientazione e la nazionalità dei personaggi del libro. Non ho potuto fare a meno di pensare a un altro romanzo proveniente dall’isola di smeraldo…

Agnes Browne mamma - B. O'Carroll
Agnes Browne mamma di Brendan O’Carrol 2008 – Neri Pozza (The Mammy – 1994 – The O’Brien Press)
Agnes Browne, trentaquattro anni, bella, proletaria, simpatia irresistibile. Ha un banco di frutta e verdura al mercato del Jarro, turbolento quartiere popolare di Dublino, sette figli come sette gocce di mercurio e un'autentica venerazione per Cliff Richard. Purtroppo ha anche un marito che lascia i suoi guadagni agli allibratori, per poi rifarsi con lei a suon di ceffoni. Ogni mattina Agnes esce di casa alle cinque per incontrare l'amica Marion e iniziare insieme la giornata, in allegria, e il venerdì sera gioca a bingo, per poi finire al pub davanti a una pinta di birra e un bicchiere di sidro. Ma, un bel giorno, Rosso Browne muore, lei rimane sola e... incomincia a godersi davvero la vita.

Perché è nella Lista dei Desideri? Ne ho sentito parlare davvero bene da molte persone e su molti blog; un buon numero di persone dei cui gusti mi fido hanno amato questo romanzo. E Agnes sembra un peperino, un personaggio fantastico da seguire: penso proprio potrei affezionarmi a lei e alla sua famiglia!


TERZO GRADO
Agnes Browne è, come da titolo, una madre; e il prossimo romanzo fa della figura materna, presente nella sua assenza, il perno centrale.


Autobiografia di mia madre - J. KincaidAutobiografia di mia madre di Jamaica Kincaid
1997 – Adelphi (The Autobiography of My Mother – 1995 – Farrar, Straus and Giroux)
Jamaica Kincaid appartiene alla schiera degli autori che, nati alla «periferia dell’impero» (nel suo caso ad Antigua, nei Caraibi), hanno immesso nuova linfa nella letteratura di lingua inglese. Fin dall’inizio la sua voce si è rivelata penetrante, precisa, inconfondibile. Ma con l’Autobiografia di mia madre si è d’improvviso arricchita di tonalità cupe e vaste risonanze, quasi giungesse a noi portata dal «vento nero e desolato» che incessantemente soffia alle spalle della protagonista. È una storia di solitudine e insanabile risentimento, di insofferenza per la «stanza nera del mondo», che assume qui il profilo di paesaggi lussureggianti. Le vicende di Xuela, di madre cariba e padre per metà scozzese e per metà africano, abbandonata insieme a un fagotto di panni sporchi dopo che la madre è morta di parto, dispiegano un variegato itinerario nell’infelicità, dove le durezze del mondo si scontrano con un carattere roccioso, torvo e visionario. E a ogni passo la vita di Xuela si intreccia con quella di un fantasma, la madre non conosciuta, colei che non ha potuto raccontare la sua vita e l’ha attraversata come «fossile vivente» del popolo caribo.

Perché è nella Lista dei Desideri? Sembra un titolo di valore letterario, si incentra su un rapporto familiare difficile (argomento che, se ben trattato, è foriero di storie e argomenti sempre in mutamento) ed è scritto da una donna caraibica, nazionalità di cui non credo d’aver mai letto nulla – e quindi la curiosità di scoprirne lo stile raddoppia. Inoltre, il titolo mi ha intrigata sin da subito.

E con questo è tutto; vi auguro di nuovo un buon Natale e buone feste!

Un abbraccio,
Cami

mercoledì 17 dicembre 2014

Mini-recensioni: tre libri per un post (#11)

Buongiorno a tutti, lettori e lettrici!

Spero che il vostro Dicembre stia procedendo bene. Io sto rannicchiata sotto una copertona con bevande calde varie e mi godo il calduccio dentro casa, mentre giro tra i blog per vedere cosa mi sono persa nell’ultimo periodo. E penso ai regali di Natale che devo ancora comprare questa settimana.
Intanto, ho deciso di ricominciare subito a condividere con voi le mie opinioni su alcune delle ultime letture e penso proprio che, almeno per i primi tempi, le concentrerò soprattutto in una serie di mini-recensioni: un po’ per riprendere la mano, un po’ perché vorrei riprendere il ritmo e questo tipo di post, che di solito scrivo più rapidamente rispetto alle recensioni singole, è perfetto per l’occasione.

Comincio questa prima triade con un titolo che purtroppo, nonostante avessi già aspettative tutto sommato basse, è riuscito a deludermi molto: si tratta di Bones (Bones: Buried Deep in lingua originale), di Max Allan Collins.

Bones - M. A. Collins

Pagine:245
Editore:Rizzoli
Traduzione:Adria Tissoni
Anno:2007
ISBN:978-88-17-01835-7

Trama:Bones e Booth collaborano di nuovo insieme quando un sacco pieno di ossa viene lasciato proprio di fronte a un edificio federale. Quando si scopre che le ossa provengono da varie persone e che ci potrebbe essere un collegamento con la mafia, le indagini si fanno sempre più intricate e pericolose.

Ho ricevuto questo libro in regalo, attraverso un giochino su Anobii. Dubito che l’avrei letto altrimenti; la serie TV Bones mi piace molto, fa parte di quel filone investigativo in cui anche le vite dei personaggi principali hanno molto screen time (quasi al livello di un cozy mystery, se chiedete la mia) che mi piace guardare quando cerco divertimento e relax, ma non sono appassionata a livelli tali da procurarmi un libro coi suoi personaggi – anche perché la serie di per sé è tratta liberamente dalla serie di libri di Kathy Reichs, e quindi nella mia mente si creava un cortocircuito metaletterario-televisivo non indifferente.
Tuttavia, dato che ormai era sui miei scaffali, e occupava spazio, ho deciso di leggerlo. E ho scoperto, nonostante mi aspettassi poco, che avrei potuto tranquillamente farne a meno.
Non solo non è un buon giallo/thriller, ma non è nemmeno una buona lettura per chi è un fan della serie: il che lo rende essenzialmente inutile.
Se avesse avuto una trama con uno svolgimento accattivante, sospetti ambigui, uno sviluppo in grado di creare dubbi sull’effettiva identità del colpevole, questo si sarebbe potuto definire un giallo: invece, una volta messe in tavola le carte, l’assassino è subito identificabile, ovvio in maniera fastidiosa, e le investigazioni di Bones e Booth sembrano annacquate, come se si fosse allungato il brodo per aggiungere pagine. Già questo è molto fastidioso; ma ero disposta a essere magnanima (d’altronde, neanche la serie TV è nota per delitti particolarmente machiavellici). Tuttavia, anche la caratterizzazione dei personaggi è, per quanto mi riguarda, totalmente sbagliata: e questo – in un titolo che nasce quasi come “fanfiction ufficiale” – è assolutamente inaccettabile. L’autore non è riuscito a rendere il rapporto che c’era agli inizi tra Bones e Booth (è ambientato in quella che potrebbe essere la prima, massimo la seconda stagione di Bones), non ha dato la giusta voce a Hodgins e Zack Addy, non ha reso, insomma, quello che per me è il motivo fondamentale di riuscita dello show: i personaggi e i loro rapporti.
La scrittura, perlomeno, è scorrevole; senza infamia e senza lode. Fosse stato diversamente, non credo sarei riuscita a finire questo libro.
Insomma, questo è uno di quei casi in cui la stella singola è, purtroppo, necessaria.

Voto:
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      4


Passiamo a un altro giallo, fortunatamente molto più piacevole: La regina dei castelli di carta (il cui titolo originale è Luftslottet som sprängdes), di Stieg Larsson. Ovviamente, ci sono spoiler per chi non ha letto il primo e il secondo libro; non farò anticipazioni, invece, sulla trama di quest’ultimo capitolo della trilogia Millennium.

La regina dei castelli di carta - S. Larsson

Pagine:857
Editore:Marsilio Editori
Traduzione:Carmen Giorgetti Cima
Anno:2007
ISBN:978-88-31-79677-4

Trama:Lisbeth è in ospedale e lotta per la sua vita: l’incontro con Zalachenko ha lasciato entrambi in condizioni critiche. Intanto Blomkvist comincia a dipanare la matassa d’intrighi che coinvolge la giovane hacker ed è pronto a smantellare e rendere pubbliche congiure che vivono all’interno del cuore stesso del governo svedese.

Ero curiosa di scoprire come si sarebbero concluse le vicende di Lisbeth e di Mikael. Sapendo che l’autore era (purtroppo) venuto a mancare con l’idea di scrivere ancora molti romanzi legati a questa strana coppia investigativa, temevo che la lettura di questo libro mi avrebbe lasciata con una qualche sensazione di inconcludenza; invece, con mia grande soddisfazione, credo che questo fosse comunque un ottimo volume con cui chiudere il cerchio.
Non solo veniamo finalmente a capo di tutti i misteri che circondano l’infanzia e l’adolescenza di Lisbeth (almeno, quelli maggiori), ma riusciamo anche ad ottenere una soluzione soddisfacente; non volendo anticipare nulla eviterò di dire come e in che modo, ma ammetto che la sete di giustizia che alcune delle tematiche di questo libro fanno sorgere è stata placata in maniera per me soddisfacente. Inoltre nel corso della trama si svelano molti retroscena che risalgono anche a parecchi decenni prima delle vicende narrate – e devo dire che anche in questo caso la storia mi ha intrattenuta e tenuta incollata alle pagine.
I personaggi sono sempre interessanti e particolari: Mikael e Lisbeth si mantengono sfaccettati, intelligenti e affascinanti come sempre, veniamo a conoscere qualche dettaglio in più sulla sorella di Mikael,  Annika, che è tosta quanto il fratello, e incontriamo ancora Dragan Armanskij, che a me è sempre piaciuto molto. Anche gli antagonisti, benché meno approfonditi, risultano intriganti e, soprattutto, veritieri. La Berger risulta un po’ meno pregnante in questo romanzo, e le sue vicende, per quanto comunque d’intrattenimento, mi sono piaciute un filo meno rispetto a quelle che coinvolgevano il duo principale.
Lo stile di Larsson, allo stesso modo, rimane buono, esattamente come nei due libri precedenti; non si tratta di niente di incredibile, ma fa il suo dovere e soprattutto dà un ritmo quasi indiavolato alla lettura, permettendo di leggere questo piccolo mattoncino in un lasso di tempo incredibilmente breve. Peccato per alcuni dettagli molto fastidiosi, come la tendenza dell’autore a riferirsi continuamente ai personaggi in scena per nome e cognome, che già solo dopo una decina di pagine si fa – in tutta onestà – piuttosto irritante.

Voto:
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                7,5


Infine, parliamo di una raccolta di racconti di un autore italiano, scoperta per caso mentre girovagavo su Anobii: Bestiario  stravagante di Massimiliano Prandini.

Bestiario stravagante - M. Prandini

Pagine:143
Editore:Damster Edizioni
Anno:2010
ISBN:978-88-95-41229-0

Trama:Tra vampiri alternativi, contabili con oscuri segreti, netturbini perseguitati da presenze inquietanti e animali con occupazioni poco ordinarie, i protagonisti dei racconti di questa raccolta sono senz’altro particolari, per usare un eufemismo. Con un tono che varia dal serio al comico, lo scrittore li mette sulla nostra strada e ci fa conoscere le loro storie.

Ho incontrato questo libro per caso. Girovagando tra le catene di lettura di Anobii, organizzate nella maggior parte dei casi dagli autori stessi, sono stata colpita dal titolo bizzarro; e leggendo la presentazione dell’autore, che dava la possibilità di scaricare gratuitamente il libro (distribuito sotto licenza Creative Commons), ho pensato che effettuare il download e caricarlo  sul mio reader fosse un’ottima idea. Convinta ulteriormente dalla copertina, l’ho lasciato riposare un po’ nella mia biblioteca virtuale; e più o meno all’inizio di quest’anno l’ho letto, con gusto, sogghignando tra me e me e godendomi le svolte inaspettate delle trame di questi racconti  ben costruiti.
Trovo che progettare e scrivere un racconto sia spesso più difficile che delineare epopee di ampio respiro: la brevità della forma costringe l’autore a una scrittura più limata, che deve portare il lettore a un’immersione e a una partecipazione uguali a quelle che proverebbe leggendo un romanzo, ma con un numero di pagine decisamente minore. In questo caso, Prandini riesce – la maggior parte delle volte – a raggiungere l’obbiettivo e a creare storie che vivono perfettamente nella loro misura breve, spesso inserendo un plot twist finale che rende ogni lettura imprevedibile. In particolare, Dieci giorni al Barbacane (il racconto che apre la raccolta, il mio preferito tra tutti) riesce a infondere nel finale un’inquietudine e una curiosità che mi hanno positivamente colpita; Scendono le ombre della sera, allo stesso modo, gioca con il concetto di reale e immaginario per sfruttare l’incertezza del protagonista, che si riflette sul lettore, creando un finale inaspettato e inquietante. In effetti, questa vena d’inquietudine, d’orrore, è un elemento ricorrente dei racconti, e la stravaganza del titolo assume anche la connotazione tipica del perturbante. Trovo che i racconti più riusciti nell’esprimere queste sensazioni siano La cantina, Il cassonetto numero 73 (anche se in misura minore) e, di nuovo, Scendono le ombre della sera. Anche Sogni – il racconto conclusivo – sebbene per motivi diversi, potrebbe far parte di questo gruppetto. Altri racconti invece, purtroppo, non riescono a inquietare il lettore, nonostante l’intenzione sia evidentemente quella: parlo, in particolare, de Lo specchio, che tratta di una situazione banale al limite del cliché, e non abbastanza ben sviluppata per risollevarsi dalla prevedibilità della trama.
Paradossalmente l’altro elemento distintivo di questa raccolta è l’umorismo, spesso virato verso il nonsense, che sorregge alcuni dei racconti: in Vacche magre, ad esempio, c’è un vampiro che deve trovare un modo per campare e che escogiterà alcune strategie decisamente simpatiche. Altri racconti invece, per quanto mi riguarda, spingono un po’ troppo e finiscono per diventare poco piacevoli: ad esempio, non ho per niente apprezzato Vergine 4.7, forse anche perché i protagonisti mi sono sembrati male abbozzati.
Lo stile di Massimiliano Prandini, per concludere, è molto piacevole e scorrevole. Talvolta le voci narranti dei diversi racconti s’assomigliano un po’ troppo, e la mano dell’autore si fa vedere più di quanto sarebbe necessario; ma in generale riesce a dare il giusto ritmo alla storia e a caratterizzare come si deve i vari protagonisti. In definitiva, sono felice di averlo scoperto, e penso leggerò altri suoi libri.

Voto:
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            7

domenica 14 dicembre 2014

Di sospirati ritorni, lauree e tanta gioia

Mie care lettrici, miei cari lettori,

quanto è bello scrivere finalmente, di nuovo, queste parole! Mi sono resa conto quanto mi sia davvero mancato dedicarmi a questo mio spazio nel momento in cui ho cominciato a digitare i soliti saluti: nel farlo ho sentito la nostalgia allontanarsi per fare posto all’allegria.
Ho finito. La tesi è stata scritta, stampata e discussa. Il risultato finale sarà confermato ufficialmente durante la proclamazione, ma si può dire che io sia ormai Dottore in Lettere a tutti gli effetti; è una gran bella sensazione, qualcosa che mi dà calma e soddisfazione. E visto che mi avete sopportata mentre studiavo e soffrivo per gli esami, e avete aspettato pazientemente mentre mi dedicavo anima e corpo alla mia piccola creazione, mi sembra solo giusto ricominciare a postare qui condividendo, innanzitutto, una foto del mio piccolo orgoglio blu chiaro:

tesi2

Presto ricomincerò a pubblicare recensioni e rubriche a ritmo regolare, e a condividere con voi pensieri e letture; è davvero bello essere tornata.

Vi ringrazio di nuovo per la vostra pazienza, e ringrazio chi sarà ancora qui a leggere Bibliomania. È tempo di tornare al lavoro!

Un abbraccio a tutti,

Camilla