domenica 26 maggio 2013

XXVI Salone Internazionale del Libro di Torino–due giorni di libri e incontri speciali (Book Blogger May #3)

Ciao a tutti!
Eccomi qui, pronta a condividere con voi i miei due giorni di Salone; arrivo in ritardo, come sempre. Avevo bisogno di recuperare un po’ di energie e ho preferito riposarmi un po’, soprattutto visto che gli esami sono praticamente dietro l’angolo.
Ormai avrete letto tanti resoconti e saprete, più o meno, cos’è successo di bello e chi ha visto chi! Cercherò di parlare di quel che ho fatto senza risultare troppo ripetitiva, lo prometto!
Come sapete, quest’anno sono riuscita ad andare al Salone per ben due giorni, Venerdì e Sabato – cosa di cui sono estremamente felice, non solo perché ho potuto incontrare tante belle persone, ma anche perché ho potuto girare tra gli stand con più calma.
Venerdì sono arrivata al Salone verso le 11 e sono entrata praticamente subito, perché ero in comitiva con un mio corso dell’università e avevamo comprato i biglietti in anticipo; dopo aver sbrigato alcune commissioni accademiche ho ottenuto l’agognata libertà e ho cominciato a girare tra le bancarelle, curiosando qua e là. Per la prima volta me la sono presa con molta, molta calma, scartabellando tra i titoli delle dei vari stand e sorridendo tra me e me nel vedere le iniziative degli editori più piccoli per farsi notare (vedasi il simpatico poster qui di fianco, ad esempio). Dopo un’oretta, però, ammetto d’aver cominciato a preoccuparmi… ma dov’erano tutte le persone con cui dovevo vedermi? Fortunatamente mi sono accorta che era tutta colpa del cellulare, la cui connessione a internet era saltata – ed è così che ho letto il messaggio della fantastica Sonia con giusto 45 minuti di ritardo (scusami ancora!).
Alla fine, quando ci siamo trovate, c’è stato un momento di festa e abbracci – anche perché io ho fatto la mia subdola entrata da dietro (è una mia specialità), quindi la povera Sonia si è sentita rivolgere un ciao inaspettato e ci ha messo qualche secondo prima di capire chi fossi (fortuna che la maglietta era davvero inconfondibile). Sorpresa nella sorpresa, con lei c’era anche la dolce Francesca, che mi ha fatto tanto piacere conoscere dal vivo! Abbiamo chiacchierato per un poco e, superati i naturali impacci iniziali, ci siamo trovate davvero bene; all’inizio collegare ciò che si è letto a un viso in carne e ossa è un po’ strano, ma abituarsi è una questione di pochi minuti, soprattutto quando c’è già un rapporto d’amicizia e simpatia online.
Poco dopo si è unita a noi la sempre amata Leggivendola, che ovviamente ho rivisto più che volentieri, strapazzandola un po’ coi miei abbracci e ciacolando di libri e di blog e di tutte le belle cose di cui ciacoliamo di solito via computer, insomma (solo che dal vivo è molto meglio, com’è facile immaginare).
Poco dopo, ahimè, le ho dovute abbandonare: avevo una conferenza obbligatoria con il mio corso universitario. Fortunatamente è stata piuttosto interessante, quindi l’ho seguita con piacere; si parlava di trasposizioni cinematografiche di libri di ogni tipo, dalla fantascienza di Philip K. Dick ai classici come Choderlos de Laclos.
Finito l’incontro, però, sono subito corsa via – i miei compagni di corso li vedo praticamente tutti i giorni, le mitiche blogger no!
Mi sono riunita subito a Sonia, Fra e Leggy, per poi conoscere un’altra Francesca e la Fede, che speravo proprio di riuscire a incontrare – tra l’altro aveva una magnifica borsa del Libraccio con tanti bei libri, compresi quelli di Dahl, che ho elogiato come se non ci fosse un domani (perché lo meritano, sia chiaro). Con lei c’era anche il suo ragazzo, che cura la bella grafica del suo blog.
Poi, davanti al Caffè Letterario, abbiamo incontrato la fantastica Chiara – che è stata tanto carina e non ci ha insultate, nonostante le impedissimo di ascoltare Paolo Nori come si deve.
Tra di noi si è parlato di libri, ovviamente. Tantissimo. Di titoli in lettura e appena finiti, di autori che ci piacciono e che non ci fanno impazzire, di consigli, di tutto un po’, insomma. E’ stato davvero bellissimo, e sarebbe meraviglioso poterlo fare più spesso.
Purtroppo io sono dovuta scappare via verso le 16, quindi ho dovuto salutare tutti e correre verso la stazione. Ho stritolato un po’ le ragazze che ero certa, purtroppo, di non rivedere (Fede, per dirne una! Speravo tanto di rivederti!) e ho salutato le altre, felice all’idea di rivederle il giorno dopo.
Sabato, infatti, ho preso di nuovo il treno e sono tornata, pronta ad affrontare un’altra giornata di libri! Ad accogliermi al Salone, questa volta, ci sono state due folle: quella in fila per il biglietto d’ingresso e quella dentro e fuori lo stand della Feltrinelli, in attesa di poter avere l’autografo di Roberto Saviano (di cui ho visto solo la pelata e la scorta). E’ veramente incredibile il numero di persone che, già alle 11.30, era in coda. 
 
Proprio di fianco allo stand della Feltrinelli ho aspettato il caro Marco, noto anche come Salomon Xeno, con cui mi sono diretta verso un’altra metà importantissima – ovvero lo stand della Bao, casa editrice di fumetti che adoro e che pubblica anche Zerocalcare (ma voi già lo sapete che lo adoro, trovate le prove qui); Zero era presente e Marco si è fatto fare una dedica bellissima sulla sua copia di Ogni maledetto lunedì (su due). Nel frattempo, io ho chiacchierato con Lara, che mi ha fatto tanto piacere rivedere (dopo averla conosciuta al Salone del libro usato), e insieme abbiamo aspettato l’arrivo di Erica – ovverosia, la Leggivendola. Appena è arrivata sono partite le chiacchiere libresche, lo scambio di impressioni ed esperienze, i racconti degli incontri con gli autori. 
La giornata non poteva iniziare meglio, sul serio!
Ho girato per un po’ con Marco e Lara, mentre Leggy è andata in Sala Gialla a seguire l’incontro con Loredana Lipperini, Michela Murgia e le redattrici de La 27a ora. Abbiamo esplorato un po’ di case editrici, tra cui c’erano ovviamente alcune immancabili (ISBN, tanto per dirne una), poi Erica si è riunita a noi e siamo corse verso un posto molto speciale, ovvero lo stand radiofonico dove Elisa, alias La Lettrice Rampante, stava per essere intervistata. Lì abbiamo rivisto anche Sonia e Chiara, oltre a Valentina, un’amica di Sonia. Abbiamo fatto le fangirl e ci siamo scambiate impressioni e abbracci – sono proprio contenta di aver conosciuto dal vivo anche Elisa! Oltretutto, abbiamo avuto anche l’occasione di conoscere il famoso Lettore Rampante, che ci è stato presentato proprio con questo titolo – è stato un momento divertente.
Purtroppo non siamo potute rimanere ad ascoltare l’intervista, perché si era deciso che verso le 14 alcune blogger si sarebbero incontrate davanti allo stand della Miraggi ed eravamo curiose di vedere chi ci sarebbe stato.
Ammetto di non ricordare proprio tutte (ebbene sì, eravamo tutte donne!), anche perché di alcune non conoscevo il blog e quindi mi erano ignote. Ho incontrato con piacere, però, Morna, Lorenza e Sara, simpatiche e piene d’energia come me le immaginavo dai loro blog, e ho scambiato due chiacchiere con Isy e Lya, di cui non seguo il blog ma di cui ogni tanto guardo i video su YouTube. Spero di non essere risultata scortese parlando poco con le altre, ma non sapendo chi fossero non avevo punti in comune da cui partire per una conversazione.
Ho scoperto di essere la più piccola (mi sono sentita un po’ bambina, lo ammetto) e ho deciso che l’anno prossimo devo trovarmi un fidanzato volenteroso, o noleggiarne uno, perché voglio anche io un uomo portaborse – si scherza, ovvio!
Dopo mezz’oretta siamo rimaste di nuovo io, Valentina, Sonia ed Erica (Marco e Lara erano a fare un giro), c’è stato un bel momento di chiacchiere, quindi io ed Erica ci siamo riunite a Marco per parlare di un progettino di cui sarete presto informati anche qui su Bibliomania (ma di cui s’è già parlato ampiamente qui & qui – io aspetto l’uscita “ufficiale” per farlo, e riconfermo così la mia natura ritardataria). Per farlo, abbiamo sfruttato un fantastico piano sopraelevato, dove c’erano tavoli e sedie; una vera manna dal cielo, dopo tutta la mattinata passata in piedi! Qui, nel frattempo, abbiamo rivisto Francesca (sempre di Lost in good books) e abbiamo fatto le ultime chiacchiere, prima di salutarla con un bell’abbraccio.
Non sono mancati anche i momenti divertenti, nel frattempo. Condivido, giusto per il vostro sollazzo, una foto di me, Erica e Charles Darwin! Dovremmo rappresentare gli stati dell’evoluzione, ma diciamo che siamo solo noi due con delle faccette strane.
E poi… poi siamo andati nello spazio dedicato alla regione Umbria, dove le ragazze della Jo March avevano organizzato un incontro con il fantastico Piero Dorfles!
Ora, cercate di capirmi; seguo Per un pugno di libri da tanto tempo e tra i miei momenti preferiti ci sono senz’altro i suoi consigli, e i riassunti del libro in un minuto che quest’uomo geniale riesce a fare. Potete comprendere, quindi, quanto fossi felice di poterlo sentir parlare dal vivo! Oltretutto, l’argomento è stato davvero interessante: il valore dei classici e dei libri del passato presso i contemporanei (Fragola, che abbia sentito parlare del tuo Book Blogger May? Non sarebbe male!). 
E, per aggiungere gioia alla gioia… sono riuscita a fare una bella foto ricordo con lui! E’ davvero una persona gentile e ha acconsentito con un bel sorriso.
La condivido qui con voi perché so che capirete la mia gioia. Fortunatamente non si vede molto il colorito tendente al melanzana che mi ha devastato le guance mentre gli chiedevo di far la foto.
Anche Erica si è fatta fare una foto con lui (tranquilla, te la passo appena pubblico il post <3).
Nel frattempo, purtroppo, Marco e Lara sono dovuti andare via. Mi è spiaciuto doverli salutare un po’ di fretta, ma l’incontro era ancora in corso; comunque, non siamo troppo lontani e so che ci si potrebbe rivedere presto, volendo (giusto Marco?).
Io, Sonia ed Erica, invece, siamo rimaste a parlare a lungo con le ragazze della Jo March. Sono ragazze davvero appassionate, piene di voglia di fare e sinceramente affezionate ai loro libri. Mi hanno dato un’ottima impressione, incrocio le dita per il futuro loro e delle opere da loro pubblicate, ovvero classici dell’800 come Nord e Sud della Gaskell o La Casa Sfitta, libro a più mani scritto sotto l’egida di Charles Dickens.
Dopo qualche altro giro, osservando le pile di libri di ogni tipo che circondavano, è giunto il triste tempo dei saluti. Ci sono tante persone con cui avrei voluto sedermi per un caffè tranquillo, senza dover guardare l’orologio… prima o poi riusciremo ad organizzare qualcosa del genere, lo so.
E qui finisce il mio resoconto del Salone. Non è bello quanto altri che ho letto, ma spero di essere riuscita a esprimere il divertimento, la gioia, l’emozione e l’affetto che ho provato; sono state emozioni intense, che rimarranno con me. 
Spero anche di aver reso chiaro tutto questo anche a chi mi ha incontrato, con le mie parole e coi miei abbracci – ovvero, gli unici modi che conosco per condividere la mia felicità.
Il terzo appuntamento per il Book Blogger May di Fragola chiede quale valore hanno fiere, incontri e seminari “librocentrici”. Io spero di essere riuscita a spiegare, attraverso il racconto della mia esperienza, quali sono i valori che ritengo più importanti: la condivisione, l’incontro con altri appassionati e con luminari della cultura, la scoperta (delle novità, ma anche dei classici “sfuggiti”), la conferma della propria passione.
Ma, dato che le mie parole sono senz’altro insufficienti, vi chiedo di leggere gli altri post in giro per il web; quello di Erica, quello di Fede, quello di Marco, quello di Elisa, quello di Chiara… E chissà quanti altri ce ne sono, che ancora devo leggere. Queste sono solo goccioline in un mare di esperienze e di persone che si sono mosse per partecipare al Salone ed esprimere il loro amore per le storie, per la letteratura, per tutti i valori che ho elencato prima. Ecco, io trovo che il loro valore intrinseco sia la mobilitazione che provocano, la concentrazione di interessi che riescono a creare. Ed è una cosa meravigliosa.
Meglio che mi fermi qui, altrimenti rischio sul serio di annoiarvi.
Vi saluto tutti, chi c’era e chi non c’era, con tanto affetto.
Sempre vostra,
Cami

giovedì 23 maggio 2013

Top Ten Letterarie (#7) + Book Blogger May (#2)

Buongiorno a tutti, cari lettori!
Oggi vorrei presentarvi una Top Ten un po’ speciale, che andrà a far parte del percorso per il Book Blogger May organizzato da Fragola. Il tema di questa settimana è L’importanza di chiamarsi… CLASSICO - Leggere i classici è ancora importante?. Se conoscete Bibliomania e i miei gusti, anche solo un poco, sapete che questo argomento mi è molto caro – si può dire che sono andata in brodo di giuggiole all’idea di preparare un post a riguardo! Il post di Phoebes mi ha dato il cosiddetto colpo di grazia e l’ispirazione per progettare un decalogo – ma, diversamente da lei, vi parlerò di quei libri fondamentali che non sono ancora riuscita a leggere.
Preferisco parlarvi di quei libri che non ho ancora incontrato lungo il mio percorso perché, sì, per me leggere i classici è ancora importantissimo; il che porta, come naturale conseguenza, alla mia ricerca (lenta ma continuata nel tempo) di quei “pilastri della letteratura” che ancora mi sfuggono. E ce ne sono tanti, anche tra i libri più noti di sempre, con mia somma vergogna!
Troppo spesso ci sono persone che si sentono intimorite dal fatto di non aver letto molti classici e che, proprio per questo, temono di non avere gli strumenti necessari per capirli: credo che questo sia un pregiudizio da sfatare. Certo, talvolta sono più complicati di altre letture (vuoi per il linguaggio desueto, vuoi per la filosofia insita in loro), ma non sono affatto dei mostri irraggiungibili; rifiutandosi di leggerli, per il timore di non comprenderli, si entra in un inutile circolo vizioso. 
A coloro che non leggono classici per questi motivi chiedo di dar loro una chance: potrebbero farvi scoprire delle storie meravigliose e aprirvi porte che non vi sareste mai aspettati di varcare!
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1. Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust
Alla ricerca del tempo perduto - M. Proust
Questo, credo, è uno di quei classici che spaventa più o meno chiunque. Spesso diviso in sette volumi, è un monstrum di un paio di migliaia di pagine; io possiedo una versione in cofanetto e ammetto che guardarla mi incute timore. Vorrei tanto leggere la Rechèrche, vorrei davvero, anche perché Proust è uno degli autori fondamentali del secolo scorso, ma allo stesso tempo la sua mole mi allontana. Prima o poi, lo so, prenderò in mano il primo volume e li leggerò tutti, uno di fila all’altro – l’unico modo, credo, per apprezzare nella sua totalità quest’opera mastodontica.

2. Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello
Uno, nessuno e centomila - L. Pirandello
Questo libro è qui sia per il suo valore, sia per una mia piccola vergogna personale: ci fu assegnato in V Ginnasio, come lettura a casa, ma non ci fu proprio verso, non riuscii a leggerlo. Non era il momento adatto, c’era poco da fare; ma mi è rimasto il dispiacere di non essermi sforzata un poco di più – soprattutto perché tempo dopo ho letto Il fu Mattia Pascal e l’ho davvero adorato. Ho anche letto e visto a teatro, con gran piacere, alcuni dei suoi drammi. Credo, quindi, che presto riaprirò la mia copia di Uno, nessuno e centomila e lascerò che Pirandello mi racconti dello smarrimento dell’uomo come lui sa fare.


3. Ulisse di James Joyce

Ulisse - J. JoyceChe dire, stando ai giudizi dei critici e dei lettori, questo è uno dei classici più astrusi e complessi che l’uomo abbia mai prodotto. Quando ero più piccola mi ero ripromessa che avrei provato a leggerlo a 20 anni – sembrava un’età abbastanza in là da poter credere che avrei posseduto chissà quale scienza infusa. Invece, eccomi qua, a 20 anni e qualche mese, che rifletto e penso che forse dovrei rimandare ai 25 (quando, ovviamente, avrò trovato la scienza infusa di cui sopra). Scherzi a parte, ricordo ancora la confusione data dalla lettura di un estratto sulla mia antologia delle medie – forse è questo che ancora mi impedisce di affrontarlo!




4.
Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

Orgoglio e pregiudizio - J. Austen
Già vedo frotte di janeites che mi assalgono, dopo questa rivelazione. E c’è di peggio: io non ho ancora letto nemmeno un libro di Jane Austen! Non c’è un vero motivo; semplicemente, è un’autrice che non ho mai trovato nel mio percorso… almeno finché non mi sono affacciata sul mondo dei blog, dove gli spazi a lei dedicati sono tantissimi. Non che prima non fossi conscia della sua importanza – l’ho incontrato anche durante le lezioni d’inglese, a scuola; piuttosto, non ero a conoscenza di questa sua popolarità. Ovviamente non è questo l’unico motivo per cui mi sento in dovere di leggerla; piuttosto, dato che amo molto il mondo british, sento di dover colmare questa lacuna.
5. I Malavoglia di Giovanni Verga
I Malavoglia - G. Verga
Altro autore italiano che di solito viene assegnato come lettura scolastica e che io, invece, non ho mai dovuto affrontare. All’epoca non mi dispiacque nemmeno troppo – in tutta onestà, non mi ispirava molto. Tuttavia, l’anno scorso ne ho letto degli stralci per l’esame di Storia della lingua italiana che mi hanno sinceramente stupita; non mi aspettavo una narrazione così forte a livello emotivo e così interessante a livello stilistico. Ora vorrei proprio leggerlo! Oltretutto, il Verismo  è una corrente letteraria che non conosco molto bene, purtroppo, quindi mi sembra giusto cercare di scoprirne qualcosa di più attraverso un approccio diretto.
6. Jane Eyre di Charlotte Brontë

Jane Eyre - C. BronteEbbene sì, non ho mai letto nulla nemmeno delle Brontë. Dato che mi interessa molto la cultura british, come vi ho già scritto sopra, è inaccettabile che io non abbia ancora fatto esperienza di questo trio così importante per il XIX secolo, periodo che ha caratterizzato fortemente l’idea di Inghilterra che abbiamo oggi. Questo titolo è quello che mi viene consigliato più spesso e sarà senz’altro quello che leggerò; oltretutto, Jane Eyre sembra un personaggio che potrei amare moltissimo. La mia edizione ha anche un’introduzione di Joyce C. Oates, autrice che stimo molto, di cui sono curiosa di scoprire il parere.
7. Iliade di Omero
Iliade - OmeroOmero è uno degli autori classici per eccellenza, anzi, volendo è il più classico degli autori – e io ne ho letto solo spizzichi e bocconi, tratti da un po’ tutte le sue opere. E’ assolutamente incredibile che io, come studentessa da sempre a contatto con le materie umanistiche, non abbia ancora letto integralmente almeno uno dei due poemi omerici! Si tratta di un’enorme mancanza, cui devo porre rimedio al più presto.
Mi affiderò, almeno in questo caso, alla celeberrima traduzione della Calzecchi Onesti – senz’altro una delle migliori attualmente in circolazione. E poi partirò alla conquista di tutti i poemi epici dell’antichità!
8. La Luna e i falò di Cesare Pavese
La Luna e i falò - C. PaveseUn altro autore italiano che non fa parte delle mie letture; dovrebbe esserci non solo per i suoi meriti letterari, innegabili, ma anche per la sua attività editoriale e per gli anni in Einaudi con Calvino, Vittorini e tutta la squadra di via Biancamano. Senza contare che mio nonno paterno, cui voglio un bene dell’anima, è un suo appassionatissimo lettore – ha tutta la bibliografia e spesso torna a leggerlo, come si torna da un vecchio amico. Capite che, con un suo così forte sostenitore in famiglia, leggerlo è mio dovere! Eppure ho un po’ di timore – ho paura che possa non piacermi (e in quel caso non saprei proprio cosa dire a mio nonno). Ma poi penso alle cose di cui potremmo chiacchierare, se lo leggessi… Basta, devo recuperarlo!
9. La metamorfosi e altri racconti di Franz Kafka
La metamorfosi e altri racconti - F. KafkaOrmai credo di avervi scritto in tutte le salse che la letteratura mitteleuropea è una di quelle che leggo più volentieri; quindi com’è possibile che io ancora non abbia letto il racconto più famoso di Franz Kafka?! I suoi libri hanno plasmato l’immaginario di tutti, anche di chi non li ha letti, e io stessa conosco la trama di quasi tutte le sue opere – una conoscenza che, non essendo di prima mano, non può definirsi del tutto concreta. Conosco il suo stile, invece, perché ho letto alcuni spezzoni tratti da un suo romanzo (non ricordo quale, mannaggia) quando ero al Ginnasio; mi lasciarono una sensazione di inquietudine, la percezioni di vedere un esemplare di umanità troppo simile a me e ad alcune persone che conoscevo.
10. Rime e lettere di Vittoria Colonna
Rime e lettere di Vittoria ColonnaNon molti conoscono Vittoria Colonna, e la cosa mi dispiace moltissimo. Io stessa, prima di seguire il corso di Letteratura Italiana II, di lei sapevo soltanto il nome e poco altro; invece, Vittoria Colonna fu non soltanto un personaggio politicamente influente del XVI secolo, ma anche una poetessa apprezzabilissima, elogiata da intellettuali come Baldassarre Castiglione e da artisti come Michelangelo. Ho deciso di inserirla in questa lista non solo per il mio effettivo desiderio di leggere la sua opera, ma anche perché mi sono resa conto, nel compilare l’elenco, che sono poche le donne annoverate tra i classici – molte vengono lasciate da parte, pur non avendo nulla da invidiare ai colleghi del sesso opposto.

Si conclude qui il mio decalogo di oggi; mi piacerebbe sapere quali di questi classici avete letto e quali, invece, dovete ancora leggere – così potremmo spingerci a vicenda a darci da fare e dar loro una possibilità!
Intanto, sfrutto la fine di questo post per darvi qualche aggiornamento. Il Salone del Libro è stato fantastico e presto ne offrirò un resoconto, come mio solito; ci sono tante cose da raccontare, non vedo l’ora.
Inoltre, continuerò a pubblicare post per il progetto Book Blogger May, ma credo che sforerò e proseguirò a Giugno (perdonami, Fragola!); gli esami non perdonano e si avvicinano sempre di più, diminuendo il tempo a mia disposizione.
Per ora è tutto, miei cari; vi auguro, come sempre, buone letture!
Vostra,
Cami

lunedì 13 maggio 2013

XXVI Salone del Libro di Torino: Bibliomania ci sarà anche quest’anno!

Ciao a tutti!

Come vi avevo già anticipato in diversi post, anche quest’anno sarò presente al Salone del Libro; sono particolarmente emozionata perché riuscirò ad esserci per due giorni – che è come dire che avrò il doppio di cose da vedere e da fare rispetto all’anno scorso, con il conseguente doppio divertimento.

Se tutto va bene, poi, quest’anno sarà speciale anche per altri motivi: finalmente potrò vedere (e rivedere) molti di voi! Sapete quanto io tenga alle nostre chiacchierate virtuali e quest’occasione di renderle “concrete” mi riempie di gioia. So già che ci saranno anche tanti/e altri/e blogger, con cui ovviamente spero di riuscire a parlare un po’ – con qualcuno mi sto già organizzando e, in tutta onestà, la cosa mi manda in sollucchero. Alcuni si dovranno aspettare abbracci stritolanti e affettuosi, e lo scrivo qui cosicché possano prepararsi, dato che potrei essere piuttosto irruente, dal vivo…

Detto questo, alcuni di voi si staranno giustamente chiedendo qualcosa del genere “Come diavolo faremo a riconoscerti, dato che non abbiamo idea di quale sia la tua faccia?”.
Semplice: indosserò una maglietta speciale, un modo per essere riconosciuta subito. Ma non sarà quella dell’anno scorso – questa volta ho deciso di rinnovarmi. Quindi vi presento, non senza soddisfazione, la maglietta di Bibliomania edizione 2013!

E’ fatta con le mie manacce, e si vede, ma credo sia meglio così: anche se dubito che ci siano altre ragazze con una B arancione sulla maglia, l’artigianalità dovrebbe renderla del tutto inconfondibile.

Altra informazione, altrettanto importante per trovarmi: i miei orari.
Sarò presente Venerdì 17 e Sabato 18; questi saranno, più o meno, i miei orari:
- Venerdì: arrivo per le 10.30/11, uscita per le 16 circa;
- Sabato: arrivo per le 10.30/11, uscita, probabilmente, per le 18
Entrambi i giorni si svolgeranno diversi incontri davvero interessanti, ma non ho ancora deciso quali seguire. Me ne sono segnata una quindicina, ma sceglierò se parteciparvi o meno di volta in volta. L’unico incontro a cui sarò sicuramente presente è quello dedicato ai Film da sfogliare, Venerdì 17 alle ore 13; per il resto, mi lascio carta bianca.
Una piccola nota: Venerdì sarò presente con dei compagni di università, mentre Sabato girerò per conto mio.

Concludo il post come faccio ogni anno, ovvero facendovi una richiesta: anche se non ci siamo sentiti prima qui nei commenti, o non ci siamo organizzati per vederci, se mi vedete non siate timidi e fermatemi per parlare un po’ – anche Venerdì, quando non sarò sola. Mi farebbe tanto, tanto piacere! Non mordo, giuro.

Con affetto,

Cami

giovedì 9 maggio 2013

Tre gradi (#4) + Book Blogger May (#1)

Buongiorno a tutti, cari lettori e care lettrici; spero che questi primi giorni di Maggio siano passati bene!
Oggi sono qui per proporvi una nuova puntata di Tre gradi, ma con una particolarità: infatti, ho deciso di partecipare alla bella iniziativa di Fragola per omaggiare il Maggio dei Libri e il nostro amore per la lettura. Trovate tutte le informazioni sul suo blog, Una Fragola al giorno, che vi consiglio di visitare a prescindere.
Il tema della prima settimana è: I libri tra svago e impegno. Per ricordare chi eravamo, chi siamo e chi potremo essere.

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PRIMO GRADO
Chi eravamo


Maus - A. Spiegelman
Maus di Art Spiegelman
1989–1992 - Rizzoli [attuale editore: Einaudi] (originale: Maus: A Survivor’s Tale – 1986-1991 – Pantheon Books)
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni della guerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile di suo padre. Una piccola struggente storia famigliare sullo sfondo della piú immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto: gli ebrei sono topi, i nazisti, gatti.

Perché è nella mia Lista dei Desideri? Perché pensare a chi eravamo non vuol dire solamente tornare all’alba dei tempi e vedere come siamo diventati Homo Sapiens Sapiens, oppure studiare epoche distanti nel tempo e dal cuore; è necessario, per poter essere onesti con noi stessi, scavare anche nelle pagine peggiori della Storia, quelle a noi più vicine, perché rimangano impresse a fuoco e scaturisca in ognuno di noi la convinzione che è giusto agire affinché tragedie come queste smettano di essere possibili – non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo.

SECONDO GRADO
Chi siamo


Lo Stato siamo noi - P. CalamandreiLo Stato siamo noi di Piero Calamandrei
2011 – Chiarelettere
Gli scritti e i discorsi di Piero Calamandrei qui pubblicati coprono un arco temporale che va dal 1946 al 1956. La maggior parte dei testi raccolti sono ripresi da «Il Ponte», rivista fondata dallo stesso Calamandrei nel 1945, nel clima difficile del secondo dopoguerra, per difendere e indirizzare la nascente democrazia contro tutte quelle forze, politiche e non, che contrastavano il passaggio verso un’Italia diversa. I testi qui raccolti sono preceduti da un’introduzione di Giovanni De Luna. Ringraziamo Silvia Calamandrei per i consigli e la collaborazione, e la Biblioteca e Archivio storico «Piero Calamandrei».

Perché è nella mia Lista dei Desideri? Perché noi italiani siamo un popolo un po’ strano, in un certo senso, e ogni tanto fa bene ricordare che la democrazia non è un dono sceso dal cielo ma un diritto-dovere che dobbiamo sempre proteggere; fortuna vuole che sia una delle poche cose che, per essere protetta, va usata il più possibile. Quindi leggere gli articoli di un intellettuale e di un giurista così importante e così addentro i primi anni di ritrovata democrazia non può che aiutarci, pungolandoci un po’, a tenere a mente queste necessità.

TERZO GRADO 
Chi potremo essere

Irlandese al 57% - R. Doyle
Irlandese al 57% di Roddy Doyle
2009 – Guanda (originale: The Deportees and Other Stories – 2007 – Jonathan Cape)
In una divertente parodia tutta irlandese di "Indovina chi viene a cena", un padre di ampie vedute entra in crisi quando scopre che la figlia frequenta un ragazzo di colore. E, peggio ancora, l'ha invitato a cena.  Ray, un ragazzo senza qualità, inventa un nuovo sistema audiovisivo per misurare l'effettiva "irlandesità" di una persona. Il suo programma Fàilte serve a un ministro senza scrupoli per arginare l'afflusso di stranieri. Ma nessun irlandese doc supera il poco brillante punteggio del 57%, mentre un candidato del Ghana raggiunge il 97%. Questi sono alcuni dei racconti di Roddy Doyle, che mostrano un'Irlanda in rapido mutamento. A oltre vent'anni da "I Commitments", gli irlandesi non sono più i "neri d'Europa" ma si ritrovano a vivere in uno dei paesi più prosperi del continente. E a fare i conti con una geografia umana molto cambiata, che a tratti si scontra con la loro forte identità nazionale. Tra amore e curiosità, sfruttamento e incomprensione, amicizia o diffidenza si dipanano storie che, nella loro varietà, sono accomunate da un elemento: l'incontro con l'"altro".

Perché è nella mia Lista dei Desideri? Perché, che lo si voglia o meno, l’idea di identità nazionale sta cambiando. Le frontiere sono più sottili e la coscienza dell’esistenza di culture diverse non può più essere ignorata, così come i diritti sia di chi risiede in un paese da generazioni, sia di chi vorrebbe divenire parte integrante di uno Stato, pur venendo da tutt’altro luogo. Come si è accennato nei commenti sotto la mia ultima recensione, Irlanda e Italia sono simili, in un certo senso; sono certa che questo libro, con l’umorismo tipico della scrittura di Doyle (che a me piace molto), possa far riflettere anche noi.

Spero che questa edizione particolare di Tre gradi vi sia piaciuta. Il secondo tema dell’iniziativa di Fragola è già uscito e presto preparerò un post apposito. Intanto, se vi va, fatemi sapere se siete d’accordo con le mie scelte, o scrivete pure quel che avreste scelto voi. O ancora, partecipate direttamente al Book Blogger May!

Un abbraccio,

Cami

sabato 4 maggio 2013

Il segreto–Sebastian Barry

Il segreto - S. Barry

Titolo:Il segreto (originale:The Secret Scripture)
Autore:Sebastian Barry

Anno:2008

Editore:Bompiani
Traduzione:Licia Vighi
ISBN:978-88-5870-15-7

Pagine:395

Trama:
Roseanne McNulty è una donna molto anziana – forse una centenaria – chiusa in un manicomio da più di 50 anni; sentendo che la fine della sua vita s’avvicina, decide di scrivere le sue memorie. Allo stesso tempo, complice un trasferimento dei pazienti in una nuova struttura, il dottor Greene si interessa al suo caso. Roseanne è davvero una folle? Qual è il motivo per cui è stata internata?
Le due storie si intrecceranno, mescolando l’Irlanda di inizio e fine Novecento, svelando il mistero che circonda la vita di questa reclusa.

Ho parlato un poco de Il segreto poco tempo fa, nella Top Ten dedicata ai libri che più mi hanno sorpresa. Ora è tempo che questo fantastico libro abbia lo spazio che merita – e in effetti questa recensione è un po’ lunga… Quindi la smetto di tergiversare e comincio subito a parlarvene.

Pensando ora a questo libro, mi rendo conto che uno degli aspetti che più mi è rimasto impresso è la massiccia presenza della realtà storica dell’Irlanda. Pur essendo un romanzo decisamente incentrato sui personaggi e sulle loro vite, sui loro pensieri e sui sentimenti più nascosti, Sebastian Barry riesce a intrecciare al loro sviluppo anche la storia di uno Stato tormentato e quella più in generale, quando la lunga ombra della Seconda Guerra Mondiale arriva a toccare anche l’Irlanda. L’ambientazione diviene quasi un personaggio alla stregua degli altri, di cui ci viene narrata la psicologia, ovvero lo sviluppo storico-sociale, e l’apparenza, attraverso le belle descrizioni del suolo irlandese, del mare freddo e verdeacqua, delle cittadine piccole e circondate dalla natura color smeraldo tipico dell’isola. Il tutto, senza alcuna pretesa di insegnare, come succede in alcuni romanzi storici di dubbio valore e con la tendenza all’intento didascalico: l’Irlanda prende vita attraverso la penna di Barry e ci si mostra attraverso pennellate paesaggistiche e situazioni vissute dai protagonisti, risultando così continuamente presente, anche quando non se ne parla direttamente.
Avrei tanto voluto essere più informata sulla storia irlandese, mentre leggevo questo libro. Le note poste dal curatore sono utilissime e mai intrusive, ma permettono solo di scalfire la superficie di un argomento quanto mai vasto. Mi sono resa conto di sapere poco o nulla sulla guerra d’indipendenza irlandese e sul suo ruolo nella Seconda Guerra Mondiale; è mio desiderio rimediare al più presto, anche perché credo che riuscirei ad apprezzare ancora di più questa lettura.

Lasciamo da parte l’isola di smeraldo e torniamo a dare spazio al motore principale di questa storia, i personaggi. L’attenzione, come ho accennato più su, è soprattutto concentrata sui due protagonisti principali, Roseanne McNulty e il dottor Greene, che sono anche i due narratori. Roseanne ci fa sentire la sua voce attraverso un diario, nascosto sotto le tavole del pavimento della sua stanza; il dottor Greene, invece, condivide con noi i suoi appunti, che in realtà diventano subito riflessioni articolate e approfondite, anche loro diaristici.
Roseanne è, tra i due, la più approfondita: osservarla in due momenti della sua vita (quello presente, in cui è una centenaria chiusa in un istituto d’igiene mentale, e quello passato, di cui lei stessa ci parla nel diario) permette di avere una panoramica pressoché totale della sua esistenza, rendendola incredibilmente vera e presente. La sua voce narrante è forte e insieme dolente e proprio questo suo modo di raccontare racconta, perdonatemi il gioco di parole, qualcosa in più di lei. Questo è, credo, uno dei grandi pregi della scrittura di Sebastian Barry: cede la narrazione ai suoi personaggi, come se fossero loro a guidare la penna, e così lascia sgorgare la loro voce. Roseanne è un personaggio meraviglioso non solo per quello che ci racconta, ma anche per come ce lo racconta, per le immagini che usa per descrivere il suo mondo, per le ripetizioni di cui a volte si serve (e così tipiche, in effetti, di molte persone anziane), per i ricordi che condivide con chi legge le sue confessioni, per la sofferenza e i dubbi che condivide con il lettore (rivolgendoglisi spesso, attraverso delle vere e proprie allocuzioni).

Man mano che si legge si scopre che Roseanne non ha avuto una vita facile. Nel suo racconto procede, salvo qualche salto, in ordine cronologico; il rapporto di Roseanne coi suoi genitori è uno dei primi punti focali della storia e non può non lasciare il segno. In particolare, ho amato moltissimo l’affetto che la lega a suo padre, anche e soprattutto durante alcuni avvenimenti molto tragici.
Cercherò di mantenermi sul vago quando si tratta di raccontarvi quel che succede ai personaggi, perché parte di ciò che mi ha colpita profondamente è proprio la capacità di Barry di dosare la narrazione dei fatti, svelando verità e accadimenti goccia a goccia. Ci sono dei colpi di scena che mi hanno fatto soffrire molto, tanto mi sono affezionata a Roseanne; sono giunti inaspettati, come gli eventi della vita vera, e come nella vita vera colpiscono forte e fanno male. La sofferenza della protagonista diventa la propria.
Altri eventi inattesi sono magari meno forti come impatto emotivo, ma lasciano comunque a bocca aperta, soprattutto per come sono presentati: inseriti inaspettatamente nel discorso, in maniera davvero sagace, come se nulla fosse.

Grazie a questi escamotages comincia a farsi spazio, nel lettore, il presentimento che tutto ciò che viene narrato rischi, prima o poi, di subire un ribaltamento, un cambio di prospettiva con cui illuminare ulteriormente la vita sconosciuta di Roseanne. Questa sensazione è resa ancora più forte dalla presenza dei due punti di vista, che rendono ogni episodio ogni volta diverso: si capisce, così, quando la narrazione di Roseanne è soggetta all’inevitabile offuscamento dei ricordi e quando sono gli altri (gli esponenti della società di Sligo, spesso bigotti, chiusi nella loro morale cattolica) a non aver capito, fino al momento in cui la loro cecità li porterà al fraintendimento finale, quello che porterà Roseanne al manicomio.
Oltretutto, questo scambio di prospettive permette all’autore di mantenere costante un dubbio fondamentale: Roseanne è davvero pazza, o sono gli altri a crederlo?
Il momento in cui si scopre qual è il motivo per cui è rinchiusa è uno dei momenti più tesi e patetici, nel senso etimologico del termine, di tutto il libro. Io, personalmente, ho sentito dei brividi leggendolo. E tutta questa forza, tutta questa emozione, è racchiusa in una frase di tre parole. Ditemi voi se non è maestria questa!

Non mi dilungo oltre su Roseanne, immagino che si sia capito quanto ho amato e amo questo personaggio. Permettetemi dunque di spendere due parole anche sul dottor Greene, controparte magari meno emozionante, ma altrettanto valida a livello letterario. All’inizio trovavo le sue parti non all’altezza di quelle della cara centenaria; tuttavia, col passare delle pagine, ho cominciato ad apprezzare sempre di più l’alternarsi dei due narratori. Mi è piaciuto che il dottore non fosse solo un contraltare “clinico” alla visione di Roseanne, come ho scritto più su, ma un vero e proprio personaggio a tutto tondo: scopriamo molto della sua vita, delle sue sofferenze personali, lo seguiamo mentre cerca di fare a patti con il suo passato e, nel farlo, riflette su concetti più ampi e generali. Inoltre, anche questo personaggio ha alcuni segreti che vengono svelati nel corso della storia, rendendolo piuttosto interessante.

Ci sono molti altri comprimari, oltre a Roseanne e al dottor Greene; non solo i genitori di lei, cui ho accennato prima, ma anche gli altri abitanti di Sligo (la cittadina di Roseanne) e le persone che lavorano nel manicomio. Vorrei parlarvene, vorrei potervi dire cosa mi hanno suscitata, ma facendolo svelerei punti della narrazione che preferire lasciare sconosciuti ai futuri lettori, cosicché possano apprezzarli quanto me. Mi limito a dire che anche loro si fanno amare e odiare, disprezzare e compatire.

Mi rendo conto che questa recensione sta diventando piuttosto lunga, ma che ci posso fare: questo romanzo mi ha stregata. Permettetemi quindi qualche ultima parola dedicata a lui, Sebastian Barry, l’artefice di tutto questo.
Ho già accennato ad alcuni dei pregi che ritengo questo scrittore abbia, quindi non mi dilungherò su quelli. Vorrei sottolineare, come nota conclusiva, la bellezza dello stile di questo autore. Ho trovato, nelle sue parole, una forza descrittiva rara: le sue metafore, ad esempio, mostrano sempre immagini non banali e regalano agli occhi del lettore dei dettagli inaspettati. Inoltre, riesce nell’arduo compito di darei ai sentimenti lo spazio che meritano e le parole che gli competono, senza svilirli né svenderli, nella loro essenza – e forse è proprio per questo che i suoi personaggi mi sono sembrati così reali e a tutto tondo.

Mi fermo, altrimenti rischio davvero di annoiarvi. Leggerò sicuramente altro di Barry e spero di avervi incuriosito, almeno un poco, quel che basta per spingervi a leggerne le prime pagine; al resto ci penserà il libro stesso.


Voto: 
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                     9,5

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Mio padre era solito dire che il mondo ricomincia da capo a ogni nascita. Si dimenticò di dire che finisce a ogni morte.
  • Il terrore e le ferite hanno contrassegnato la mia storia perché da giovane pensavo che gli altri fossero artefici della mia fortuna e sfortuna. Non sapevo che una persona potesse innalzare un muro di malta e mattoni immaginari contro gli orrori e gli inganni crudeli e sinistri del tempo che ci aggrediscono, ed essere quindi l’artefice di se stessa.
  • Nessuno sa nemmeno che ho una storia. Tra un anno, una settimana, domani, sarò morta, e mi servirà una bara di piccole dimensioni e una fossa stretta. Non ci sarà mai una lapide sopra la mia testa, e non importa. Forse però tutte le cose umane sono piccole e strette.
  • Forse la sua felicità era stranamente infondata. Ma non può dunque un uomo cercare di essere il più felice possibile nei lunghi e singolari percorsi di una vita? Credo sia legittimo. Dopo tutto il mondo è davvero bello, e se noi non fossimo uomini ma una qualche altra creatura potremmo essere sempre felici.
  • Caro lettore! Caro lettore, se sei buono e garbato, vorrei poterti stringere la mano. Vorrei… ogni sorta di cose impossibili. Anche se non ti possiedo, possiedo altre cose. Ci sono momenti in cui mi sento pervasa da una gioia inspiegabile, come se, non possedendo nulla, possedessi il mondo. Come se, arrivando nella mia stanza, trovassi l’anticamera del paradiso, che presto si aprirà, e poi da lì incederò come una donna ricompensata per le sue sofferenze, attraverso quei campi verdi e le greggi chiuse negli ovili. L’erba è talmente verde che brilla!
  • “E’ morto da molto?” chiese padre Gaunt. “Qualcuno gli ha preso l’ultimo respiro?”
    “Sì, io,” disse il fratello.
    “Allora glielo rimetta tra le labbra,” disse padre Gaunt, “e io lo benedirò. E lascerò questa povera anima salire al cielo.”
    Allora baciò la bocca priva di vita del fratello, restituendogli credo l’ultimo respiro che gli aveva sottratto al momento della morte. E padre Gaunt lo benedisse piegandosi su di lui, e fece il segno della croce sul suo corpo.
  • La storia ha bisogno di arricchire la vita umana con potente creatività perché la vita nuda è un affronto al dominio della terra da parte dell’uomo.
  • Credo quindi che Dio sia un esperto dei cuori e delle anime corrotte, e che riesca a scorgere in essi l’antico, primitivo disegno, e che per questo ne abbia gran cura.
  • Be’, parlare è sempre difficile, che questo comporti rischi o no. A volte si tratta di rischi per il corpo, altre di rischi per l’anima, più intimi, impercettibili e invisibili. Quando parlare significa tradire qualcosa, qualcosa forse che non riusciamo nemmeno a riconoscere, nascosto nei sotterranei del corpo come un profugo spaventato in una zona di guerra.
  • Ero abbastanza grande per sapere che ogni tanto la gente dice qualcosa che non è proprio ciò che ha in mente, eppure è una sorta di messaggio di quegli stessi pensieri.
  • Credo che tutto ciò che possiamo offrire al regno dei cieli sia l’onestà umana. Intendo alle porte custodite da san Pietro. Si spera che possa essere come il sale offerto ai regni che non lo hanno, come le spezie per i paesi nordici. Qualche grammo nella borsa dell’anima, offerto mentre cerchiamo l’entrata.
  • Essere sola, ma ogni tanto sentirsi invadere da una gioia immensa, come credo che mi succeda, è davvero una grande ricchezza. Mentre sono qui seduta a questo tavolo segnato e solcato da diverse generazioni di reclusi, pazienti, angeli, qualunque cosa siamo, devo dire che è come se mi sentissi pervasa da un’essenza meravigliosa che scorre nel sangue. Non è soddisfazione, ma una preghiera brutale e pericolosa come il ruggito di un leone.
    Lo dico a te, a te.
    Carlo lettore. Che Dio ti protegga! Che Dio ti protegga!
  • Lui mi stava fissando coi suoi occhi del colore torbido della alghe marine. Le alghe marine della sua isola erano dentro i suoi occhi. Forse fluttuavano nel grembo delle donne dell’isola, gente per metà ritornata al mare, come le prime minuscole creature cigliate dell’universo, se devo prestar fede a quanto leggo. Oh, allora i suoi occhi si rischiararono completamente, e mi fissò, e per la prima volta vidi cos’altro si celava in John Lavelle, una sorta di gentilezza. Non so quanta di questa gentilezza la guerra fosse riuscita a offuscare tra cadaveri e imprecazioni.
    “Mi mostri dove si trova la tomba di mio fratello?” mi chiese, con lo stesso tono con cui un altro avrebbe potuto dire: Ti amo.
  • E’ inutile parlare di quello che la morte ci ha risparmiato. Sono certo che la morte sogghigna di questo. Proprio la morte conosce il valore della vita.
  • Credo sia strano cercare di scrivere con abbondanza di particolari sulla mia inutile vita, mentre respingo la maggior parte delle sue domande.
  • E il fondale del mare è altrettanto luccicante, macchiettato, in qualche modo intessuto di meraviglie, quella magnifica mezza cecità che gli occhi hanno sott’acqua, annebbiati perché il mare è un’immensa lente, come se sul viso indossassimo il mare.
  • Con la morte diventò forse più democratico, perché la morte include tutto, si pasce di qualunque cosa umana… Non ne è mai sazia.
  • Ci sono ovviamente abissi di dolore che conosce solo colui ce ha sofferto. E’ un viaggio al centro della terra, un’immensa e pesante macchina che scava nella crosta della terra. E’ un ometto ai comandi che perde il controllo. Terrorizzato, terrorizzato, anche se non inverte la rotta.
  • Una parte di me desiderava ardentemente che lei fosse nella stanza, ma una parte molto più grande temeva proprio una cosa del genere, la temeva come i vivi sono obbligati a temere i morti. E’ una legge della vita molto radicata. Seppelliamo o cremiamo i morti perché vogliamo separare la loro corporalità dal nostro amore e ricordo. Non vogliamo che dopo la morte siano ancora nelle loro camere, vogliamo serbare nella nostra memoria un’immagine di loro da vivi, nel pieno della vita.
  • E’ uno dei benefici della vita coniugale se, per qualche magico motivo, agli occhi dell’altra persona sembriamo sempre uguali. Persino i nostri amici non sembrano invecchiare. E’ davvero una fortuna che da giovane non avevo mai immaginato. Ma, altrimenti, come faremmo? Non c’è mai stata una persona in una casa di riposo che non abbia dato un’occhiata sospettosa agli altri degenti. Loro sono gli anziani, il club di cui nessuno vuole entrare a far parte. Ma per noi stessi non siamo mai vecchi. Ecco perché, quando la fine si avvicina, la nave con cui entriamo in porto è l’anima, non il corpo.
  • Ci fu l’attimo in cui eravamo fianco a fianco in chiesa, e io abbassai lo sguardo verso il suo volto un secondo prima che dicesse “Sì”, e poi glielo sentii dire, e il suo viso emanò questa luce straordinaria, che mi inondò. Era l’amore. Non ti aspetti di vedere l’amore in questo modo. In ogni caso, io non me l’aspettavo.
  • Ci piace definire l’umanità selvaggia, lasciva e primitiva, ma ciò equivale a fare di tutti degli estranei.
  • L’unica consolazione è che la storia del mondo è fatta di così tanta sofferenza che i miei insignificanti dolori svaniscono, e sono solamente brace intorno al fuoco. Lo ripeto perché voglio che sia vero.
    Eppure a una mente al culmine della sofferenza il suo dolore sembra riempire il mondo. Ma è solo un’illusione.
    Ho visto coi miei stessi occhi cose di gran lunga peggiori di quello che mi era successo. Coi miei stessi occhi. Ma quella notte, da sola e indicibilmente furiosa, gridai e gridai nella casupola come se fossi l’unico cane sofferente sulla faccia della terra, suscitando terrore e angoscia in ogni persona che passava. Gridai e mi lamentai. Mi colpii al petto fino a farmi venire dei lividi, tanto che il mattino dopo il mio seno sembrava una mappa dell’inferno, del nulla, […] .
  • Mi domando se la difficoltà sia questa: i miei ricordi e le fantasticherie giacciono forse in profondità nello stesso posto? Oppure gli uni sopra le altre come strati di conchiglie e di sabbia in un frammento di calcare, tanto che sono diventati lo stesso elemento, e mi è impossibile distinguerli con facilità, a meno di non guardarli da vicino?
  • Cosa posso dirti di più? Una volta vivevo fra gli esseri umani, e in generale li trovavo crudeli e freddi, eppure potevo citare i nomi di tre o quattro persone simili a degli angeli. Credo che giudichiamo il valore dei nostri giorni in base a quei pochi angeli che spiamo fra di noi, pur non essendo come loro.
  • Se non arriviamo alle porte del Paradiso dichiarando amore, san Pietro non ci farà entrare.

mercoledì 1 maggio 2013

Aprile–un paio di premi e due annunci

Buongiorno a tutti voi e Buon 1° Maggio, buona festa dei lavoratori!
Spero che il mese di Aprile vi sia stato propizio; io sto per entrare in un periodo piuttosto denso d’impegni e quindi ho cercato di sfruttare questo mese per rilassarmi, almeno un pochino. Ho accumulato un po’ di energia di riserva e sono pronta a gettarmi nella mischia!
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Parlando di ciò che riguarda prettamente il blog, invece, ci sono tre cose di cui vi parlerò in questo post:
1. il cambio della grafica del blog;
2. il Salone del Libro di Torino;
3. due premi ricevuti.
Partiamo subito con gli annunci!
Il primo è piuttosto chiaro di per sé: ho deciso che domani cambierò la grafica del blog, perché lo sfondo a righe che avevo scelto non è più disponibile e perché ultimamente il modello che sto usando mi dà un po’ sui nervi (anche perché, essendo uno di quelli vecchi e ormai fuori uso, è praticamente impossibile apportargli migliorie di alcun tipo). Ho già fatto qualche esperimento e credo di aver trovato delle soluzioni carine e funzionali; però, vi avviso, non saranno modifiche leggere. Il blog avrà una faccia tutta nuova!
Ci tenevo ad avvisarvi perché io rimango sempre un po’ “stordita” dai cambi di grafica improvvisi – e poi non vorrei che qualcuno, aprendo la pagina di Bibliomania, pensasse di aver sbagliato blog…
Spero proprio che vi piaccia!
Il secondo annuncio in realtà è un semplice reminder: vi ricordo che è uscito il programma del Salone (io ho cercato di fare un elenco degli incontri “da non perdere”, ma dovrei avere il dono dell’ubiquità per seguirli tutti…) e che io sarò presente Venerdì 17 e Sabato 18 (ebbene sì, salvo imprevisti Sabato è confermato!).  
Fatemi sapere se e quando ci sarete, mi piacerebbe incontrarvi – penso preparerò un post apposito per parlarne, come l’anno scorso, a poco più di una settimana dall’inizio del Salone.
E ora passiamo al terzo punto dell’elenco. Sono molto felice di dirvi che ha ricevuto ben due premi: quello per il Blogger simpatico (da parte di Lo e di Sophie) e il Versatile blogger award (da TOM – The Obsidian Mirror)!
Come sempre, queste dimostrazioni di stima e simpatia mi fanno davvero tanto piacere. E’ bello sapere che il proprio lavoro viene apprezzato!
 
Come per ogni premio, ci sono un paio di regole che dovrei rispettare… ma ho deciso di fare un po’ un pastiche  e mescolare tra loro quelle dei due premi. Dato che il Blogger simpatico  pone una serie di domande a cui rispondere, eviterò di scrivere anche sette cose su di me (come vorrebbe il Versatile) – anche perché sto finendo le cose da raccontare…
Avrei voluto anche elencare qualche blog, giusto per non ignorare del tutto la clausola sulle segnalazioni, ma avendo incasinato le regole non saprei bene quanti/chi nominare e, soprattutto, per quale premio… Quindi per questa volta salta.
Ecco le domande:
1) Animale preferito: elefante
2) Numero preferito: 7
3) Fiore preferito: tulipano
4) La mia passione: la lettura è una risposta troppo ovvia, vero?
5) Il mio peggior difetto: sono altalenante
6) Giorno preferito della settimana: Sabato, perché è il giorno in cui riesco a mescolare riposo e divertimento
7) Un viaggio che vorrei fare: in questo momento, il luogo che più mi piacerebbe visitare è l’Irlanda
8) Tra mare e montagna preferisco: decisamente il mare
9) Un mio pregio è: l’empatia, credo
10) Il mio ricordo più bello è: uno dei più belli, tra quelli più recenti, è il viaggetto che ho fatto con una mia amica a Nizza. Lei è una delle persone a cui voglio più bene al mondo, la città è proprio carina e siamo anche andate a vedere il concerto dei Coldplay, che entrambe amiamo molto.
11) Un aperitivo alcolico a cui non rinuncerei mai: mi piace molto provare drink insoliti, ma quando sono in dubbio mi affido sempre al classico Coca Malibù (anche perché di solito lo fanno decentemente anche nei bar più scalcagnati, è talmente semplice che per sbagliarlo bisognerebbe impegnarsi…)
12) Biscotti o torta? Opto per la torta
13) Cioccolato o vaniglia? Cioccolato
14) Qual è il tuo spuntino dolce preferito? Una mela
15) Quando hai maggiore voglia di dolci? Cos’è questa fissa per i dolci? Comunque direi che ho voglia di dolci soprattutto di prima mattina e nel pomeriggio.
16) Se avessi un soprannome dolce, quale sarebbe? Milla, probabilmente – l’ho sempre trovato molto tenero. Ma so di non essere adatta a un soprannome così dolce, quindi non mi sorprende che tutti mi chiamino Cami!

Con quest’ultima risposta, vi saluto. A presto, con nuovi post e nuovi libri; nel frattempo, vi auguro di fare delle ottime letture.

Vostra,

Cami