lunedì 30 agosto 2010

Addio alle Armi - Ernest Hemingway

Titolo:Addio alle Armi (originale:A Farewell to Arms)
Autore:Ernest Hemingway

Anno:1929

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Fernanda Pivano
ISBN:978-88-04-56710-3


Pagine:320

Trama:Frederic Henry, soldato statunitense sul fronte italiano, adibito ai trasporti in ambulanza, viene ferito gravemente; durante il suo ricovero ospedaliero, mentre la disfatta di Caporetto incombe, si innamora di un'infermiera. Attraverso la morte, la guerra e l'amore si delinea così il ritratto dell'uomo dell'immediato dopoguerra.

Hemingway è un autore strano; nel senso che è molto particolare e, soprattutto, difficile da giudicare, per il modo in cui scrive e per l'importanza che ha avuto nel panorama letterario del XX secolo. Come sempre, nonostante tutto, io proverò a condividere con voi le impressioni e le sensazioni che mi sono rimaste dopo aver letto questo libro.

L'inizio di Addio alle Armi, per quanto ben scritto, è essenzialmente lento. E' un incipit che non sembra promettere niente al lettore, limitandosi a dare un effettivo avvio alla storia; tuttavia, proseguendo con la lettura, ci si ritrova quasi "incatenati" alle pagine, senza nemmeno rendersene conto. Semplicemente, si arriva ad un certo punto, dopo un numero imprecisato di p
agine, a non voler più mettere giù il libro; a volerne leggere ancora, seguendo Frederic e Catherine che fuggono dalle rovine terribili di una guerra che per loro non significa nulla.
Probabilmente tutto questo è dettato, oltre che dalla storia in sè, anche da come questa ci viene narrata: la prosa, infatti, è particolare e variabile, a seconda del momento. Si può dire che appare sia "libera" che "controllata"; ad esempio, quando ci viene descritto il flusso di coscienza del protagonista in un momento di ubriacatura, le parole fluiscono e formano una prosa senza costrizioni, che scorre incontrollata, mentre quando Frederic descrive un paesaggio, tra l'altro sempre in modo essenziale, scarno, le parole sembrano ritrovare il loro ordine e il loro controllo.

Eppure, proprio quando le parole si fanno più ordinate e tranquille trovo si esprima al meglio la forza di questo narratore; perché le descrizioni di Hemingway, sotto certi aspetti, sono lancinanti. Q
uando descrive la realtà non la edulcora, non la imbelletta e quindi lascia che sia la situazione di per sè a stordire il lettore. Un esempio su tutti di questa particolare caratteristica si trova nelle pagine dedicate alla ritirata, una fuga insieme lenta (fisicamente) e precipitosa (a livello mentale), che personalmente ritengo sia anche la più grande testimonianza della vena anti-bellica di Hemingway. Lui, come autore, non lo dice direttamente: ma è proprio attraverso la descrizione di questa fuga sconvolta che ci mostra quanto la guerra sia insensata, attraverso frasi come "La sera dopo incominciò la ritirata. [...] Non c'era più disordine che in un'avanzata" (p.178).
E' una palese polemica contro la guerra, che in questo libro nessuno vuole fare, in cui chi ha ancora la forza di pensare non capisce per quali motivi si combatta, ma soprattutto non ha alcun interesse nel continuare a farlo. Non lo sente come un dovere verso la patria o la famiglia, o come il sostegno ad un'ideologia: tutti i soldati sono esseri umani, che combattono perché sono lì, perché fuggire è pericoloso e potrebbero imprigionarti, in sintesi perché era un dovere imposto con ferocia. Nessuno, in Addio alle Armi, sente la guerra come qualcosa di giusto. Solo come qualcosa che esiste da abbastanza tempo da dover essere accettata.
Proprio il titolo del romanzo, quindi, sembra voler simboleggiare due cose: a livello della trama, la diserzione di Henry, a livello macroscopico, la storia di un uomo che si allontana dal conflitto bellico alla ricerca di una nuova vita.
Questa svolta che la fuga dovrebbe portare, tuttavia, è indissolubilmente legata all'amore. Senza la spinta della guerra, l'uomo deve trovare un nuovo insieme di valori a cui aggrapparsi; per il nostro Frederic Henry, poichè è stato l'amore per Catherine Barkeley a "liberarlo", queste speranze e tutte le sue aspettative non possono che riversarsi sulla figura dell'infermiera che l'ha teneramente accudito.
La Barkeley, almeno all'inizio, mi è sembrata il ritratto della maniacalità; forse perché il punto di vista è quello di Henri, cui l'attrazione morbosa di questa donna doveva sembrare eccessiva, venata di sentimentalismo femminile. I dialoghi poi, benchè piuttosto realistici (non solo in queste occasioni, ma in generale), non fanno che sottolineare questo atteggiamento.
Man mano che le pagine scorrono, tuttavia, si sviluppa un rapporto che permette di rivalutare il suo personaggio in maniera più positiva: la relazione tra i due protagonisti, che doveva essere una storia da niente, cresce fino a diventare tutto ciò che sostiene Frederic e gli permette di con
tinuare a vivere. Alcune delle pagine più belle sono proprio quelle in cui si manifesta il loro sentimento, come la scena d'amore a Milano, o le parole di Catherine sulla pioggia; forse le testimonianze migliori dell'animo decadente che permea questo libro.
Avrei preferito, comunque, che lei fosse maggiormente caratterizzata; c'è qualcosa che manca, in Catherine, qualcosa che s'intuisce solo nell ultime pagine del libro, e che avrei voluto fosse presente anche nel resto della storia. La descrizione del loro amore, del loro sentimento, invece, è magnifica. I loro dialoghi, così corti e concisi, sono piene di passione e mi hanno colpita moltissimo.

La conclusione è forte e dolorosa. E' il perfetto esempio di quanto la sofferenza sia ineluttabile, di come nonostante tutto, anche lontano dalla guerra e dai valori distorti, il dolore rimanga nella nostra vita. La ricerca di valori alternativi a quelli della guerra si conclude, vana, e all'uomo non sembra rimanere nulla; anche esprimendo tutto questo, o forse proprio perché riescono ad esprimere la disperazione successiva alla dichiarazione del fallimento, le ultime pagine del libro sono meravigliose. Un vero colpo al cuore.

La postfazione della Pivano è, più che altro, un elogio a Hemingway; comprensibile, visto che è stata proprio lei a "portarlo" in Italia e che i due si conoscevano bene. Posso capire il suo apprezzamento e l'amore per lo stile breve ma intenso dell'opera. Trovo sia bello percepire, nel suo testo, l'ammirazione che prova nei confronti degli scrittori che ama.
Mi unisco a lei e non posso che dichiararmi rapita e sinceramente colpita da questo libro!

Voto:


9


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • "Allora non c'è niente che ti preoccupa?"
    "Solo di essere separata da te. Tu sei la mia religione. Tu sei tutto quello che ho."
  • "Siamo davvero la stessa cosa e non dobbiamo fraintenderci di proposito."
    "Non lo faremo."
    "La gente lo fa. Si amano e si fraintendono di proposito e bisticciano e poi d'improvviso non sono la stessa cosa."
  • "[...] Un coraggioso muore magari duemila morti se è intelligente. Si limita a non parlarne."
  • "Sono stati battuti fin dal principio. Sono stati battuti quando li hanno presi dalle loro campagne e li hanno messi nell'esercito. [...]"
  • So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono, e la notte può essere un momento terribile per la gente sola quando la loro solitudine è incominciata.
  • Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molti buoni e i molti gentili e i molti coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.
  • "No. E' il grande inganno: la saggezza dei vecchi. Non diventano saggi. Diventano attenti."
  • "Ma poi lei è innamorato. Non dimentichi che è un sentimento religioso."

Alla prossima recensione!

Cami

PS: proprio in questi giorni, su Radio3, durante il programma Fahrenheit - ad alta voce, l'attore Ennio Fantastichini legge alcuni racconti di Hemingway; vi consiglio caldamente di ascoltarli, è un lavoro ben fatto e piacevolissimo da seguire.

martedì 24 agosto 2010

Eva Luna Racconta - Isabel Allende

Titolo:Eva Luna Racconta (originale:Cuentos de Eva Luna)
A
utore:Isabel Allende
Anno:1990

Editore:CDE (su licenza Giangiacomo Feltrinelli Editore)
Traduzione:Gianni Guadalupi
ISBN://

Pagine:
254

Tr
ama:Eva Luna, già protagonista nell'omonimo romanzo dell'Allende, come una novella Sheherazade racconta una sequenza di storie d'amore, avvicendamenti e delitti.

Ammetto di non aver mai letto Eva Luna, quindi i personaggi di cui sono popolati questi racconti giungono nuovi alle mie orecchie; tuttavia, ricordo perfettamente di aver letto alcuni estratti nella mia antologia scolastica delle scuole medie. Senza contare il fatto che, eccezion fatta per qualche richiamo, questo libro non necessita assolutamente della lettura dell'altro volume, da cui riprendere, appunto, solo la narratrice, qualche personaggio e, in alcuni casi, l'ambientazione.

Ciò che caratterizza principalmente questa raccolta, secondo me, è l'atmosfera dell'America latina, quel "realismo
magico" che ha fatto tanto parlar di sè. Un soffio caldo, avvolgente ma non invadente, che conduce, passo per passo, ora nella storia di una vecchia concubina imprigionata, ora di una giovane che desidera la vendetta, ora nella coppia di innamorati che giunge al tramonto. Certo, ci sono picchi di meraviglia come ci sono risultati non propriamente entusiasmanti, ma la sensazione principale è, appunto, quella di un impianto di storie legate tra loro, come in un ricamo particolarmente piacevole a vedersi, le cui tematiche sembrano richiamarsi; ad esempio, è innegabile l'amore dell'autrice per i protagonisti "emarginati" dalla società, quali animi persi, diversi, zingari, magari con un problema mentale, che lei raccoglie e innalza a protagonisti, non sempre con una fine da "e vissero tutti felici e contenti". Oppure, la strabordante sensualità dell'amore, della passione, del corteggiamento e della sconfitta: in particolare, la riscopertà del sentimento in età adulta o avanzata, oppure il primo incontro con questa potenza incredibile e, talvolta, nullificante, ovviamente non solo a livello di testa e cuore, ma anche attraverso il rapporto con il proprio corpo e quello dell'altro.
Qu
esto è sicuramente uno dei punti di forza dell'Allende, perchè anche nelle descrizioni dei rapporti fisici tra i personaggi, o nel raccontare le pulsioni di uno di loro, l'autrice non scade mai nella volgarità, lasciando che a parlare sia quello spirito latino-americano tipico, fatto di gesti, movenze e parole naturalmente sensuali e accattivanti. Tuttavia, c'è da dire che leggendo i vari racconti il lettore non può fare a meno di sentire quanto la sessualità sia importante per l'autrice cilena, vista la ricorrenza dell'argomento; la spiegazione di questa particolarità l'ho trovata leggendo Paula, libro autobiografico dell'Allende, scritto in realtà per la figlia morente. Un libro molto particolare e intriso di tristezza.
Tornando a Eva Luna Racconta, altre tematiche care a questa scrittrice sono il contrasto tra uomo forte e uomo debole (talvolta nel vero senso del termine e in altri casi, invece, solamente attraverso il confronto, compito che viene lasciato al lettore), la crescita e il passaggio da bambine ad adulte delle piccole protagoniste di qualche racconto, la spiritualità (cristiana e pagana indifferentemente) e il "ribaltamento", inteso come colp
o di scena dettato dal destino e dalle scelte, che capovolgono quella che era la trama stupendo i personaggi e il lettore.

Quest'ultimo stratagemma ci viene subito mostrato nel primo racconto, Due Parole, che si presenta come un inizio decisamente promettente di tutta la raccolta: un inno alla forza delle parole, appunto, dell'audacia e della figura della donna forte e sicura di sè. Una storia narrata con toni fiabeschi, ma non per questo addolciti, in cui ancora una volta è la passione amorosa, unita
alla sapienza più rudimentale, ad avere la meglio sulla boriosità dei generali.
Anche il secondo racconto, in un certo senso, si basa sul ribaltamento; ma, più che basarsi sui fatti, in questo caso si basa sulle diverse percezioni dei protagonisti. In Bimba Perversa, infatti, quello che cambia non è la situazione, ma il modo in cui ognuno ci si relaziona; i punti di vista della piccola Elisa e di Bernal sono resi davvero bene, tali da far venire un nodo allo stomaco quando si arriva al finale amaro.
In effetti, scorrendo i titoli dei racconti, mi rendo conto che quelli che più mi hanno colpita sono, nella maggior parte dei casi, dotati di un rovesciamento finale; ad esempio il racconto Tosca, un amore con finale a sorpresa, pieno di malinconia, con due protagonisti ben tratteggiati quali sono Ezio e Maurizia, coi loro difetti, i loro pregi, i loro desideri e le loro scelte (sbagliate, spesso).
Oppure Lettere d'amor tradito, il racconto che avevo già letto nell'Antologia scolastica, che già all'epoca mi aveva colpita e sopresa, facendomi sorridere mentre scorrevo le ultime righe mentre un vecchio amore si riunisce, infine, felicemente.
S
enza contare, poi, storie come Vita interminabile, testimonianza di quanto due persone possano legarsi strettamente l'una all'altra, tutta la vita e talvolta anche oltre, per chi ci crede; oppure la storia di Walimai, personalmente una delle mie preferite in assoluto, dove la Allende si immerge nella cultura indiana (che su di me ha sempre esercitato un certo fascino, come ho già detto qui) e attraverso una narrazione semplice ci parla, sostanzialmente, di tutto ciò che è importante: la perdita, la storia, l'amore, la saggezza. L'ho trovato sinceramente commovente.
Una via per il Nord e Di polvere siamo fatti, invece, affrontano non solo storie piene di pathos, ma anche problemi sociali. L'Allende si collega ad alcuni dei peggiori crimini che l'uomo possa compiere, o alle tragedie naturali ed insormontabili, per sondare la reazione dell'uomo e della donna di fronte ad un dolore infinito, apparentemente impossibile da sconfiggere. Un modo per riflettere (anche attraverso la tristezza, che sa essere un pungiglione abbastanza doloroso da ri
svegliare le coscienze) su argomenti che sentiamo così lontani ma di cui, se davvero ci consideriamo tutti "esseri umani", dovremmo preoccuparci ogni giorno di più.

Molti altri racconti, come La piccola Heidelberg o Una vendetta, sono piacevolissimi a leggersi, ma più semplici, meno tratteggiati; scorrono piacevolmente, ma non lasciano molto al lettore, complice in alcuni casi un'atmosfera più fiabesca.
Al
tri racconti ancora, ad esempio Nel profondo dell'oblio, sono molto belli, poetici, ma confusi; oppure hanno una buona base, ma come risultato finale producono una storia insipida e dimenticabile.
Ovviamente, essendo una raccolta, non mi aspettavo solo racconti da "massimo dei voti"; la mia impressione totale è, comunque, più che positiva. Ai sette di cui vi ho parlato più dettagliatamente, su ventitre totali, avrei assegnato senza problemi quattro stelline; e a molti altri, belli anche se non coinvolgenti come i precedenti, avrei assegnato tre stelline.
Quindi, nonostante qualche caduta, qualche pagina non proprio fantastica, l'Allende è più che promossa e ha dimostrato senza alcun dubbio di essere particolarmente portata per le storie brevi.

Voto:

7,5


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
  • Si chiudeva la porta alle spalle e apriva leggermente la finestra perchè il riflesso della strada entrasse a illuminare le cerimonie che aveva inventato per impadronirsi dei frammenti dell'anima di quell'uomo, rimasti a impregnare i suoi oggetti. Nella lastra dello specchio, nera e brillante come una pozza di fanghiglia, si osservava a lungo, perchè là si era guardato lui, e le impronte delle due immagini potevano confondersi in un abbraccio.
  • Noi, i Figli della Luna, non possiamo vivere senza libertà. Quando ci rinchiudono tra le pareti o tra le sbarre ci volgiamo dentro noi stessi, diventiamo ciechi e sordi e in pochi giorni lo spirito ci si stacca dalle ossa del petto e ci abbandona. A volte diventiamo come animali miserabili, ma quasi sempre preferiamo morire.
  • Non mi sentii più triste. Imparai allora che a volte la morte è più potente dell'amore.
  • Il Capitano la sosteneva con la stessa amorosa cura con cui in gioventù afferrava il vento con le vele di qualche nave eterea, guidandola per la pista come se si cullassero nell'acqua tranquilla di una baia, mentre le diceva nel suo idioma di tormente e foreste tutto ciò che il suo cuore aveva taciuto fino a quel momento.
  • Ci sono storie di ogni genere. Alcune nascono quando vengono raccontate, la loro sostanza è il linguaggio, e prima che qualcuno le metta in parole sono appena un'emozione, un capriccio della mente, un'immagine o una intangibile reminiscenza. Altre si presentano complete, come mele, e si possono ripetere all'infinito senza rischiare di alterarne il senso. Ne esistono prese dalla realtà e lavorate dall'ispirazione, mentre altre nascono da un istante d'ispirazione e diventano realtà nell'essere narrate. E vi sono storie segrete che rimangono nascoste fra le ombre della memoria, sono come organismi viventi, ne spuntano le radici, tentacoli, si riempono di escrescenze e di parassiti e col tempo si trasformano in sostanza d'incubi. A volte per esorcizzare i dèmoni di un ricordo è necessario narrarlo come storia.
  • Per la prima volta qualcuno parlava di quel tema, fino allora la morte era una faccenda taciuta, si scommetteva sull'immortalità, ciascuno con la segreta speranza di vivere per sempre.
  • Ottenne innumerevoli premi, fu Rettore dell'Università per un decennio e Ministro della Sanità per due settimane, il tempo che gli ci volle per raccogliere le prove della corruzione amministrativa e dello spreco delle risorse e presentarle al Presidente, il quale non ebbe altra scelta che destituirlo, perchè non era il caso di scuotere le fondamenta del governo per far piacere a un idealista.
  • Al tuo fianco, io aspetto che tu abbia completato il viaggio dentro te stesso e guarito le vecchie ferite. So che quando tornerai dai tuoi incubi cammineremo ancora mano nella mano, come prima.

Alla prossima recensione!

Cami