venerdì 29 marzo 2013

Chi Cerca… Trova! (#9)

Buongiorno a tutti e benvenuti a una nuova puntata della rubrica dedicata alle chiavi di ricerca!

Anche questo mese le richieste interessanti non sono mancate e non vedo l’ora di mostrarvi le curiosità che ho scoperto.

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1. Dux ripae significato

Letteralmente, significa “comandante della riva”; in realtà, indica una specifica carica militare dell’Impero romano nel III secolo d.C. L’ufficiale che la ricopriva era preposto alla difesa dei territori lungo la sponda del fiume Eufrate ed era di base a Dura Europos (di cui troverete informazioni più dettagliate cliccando qui).

2. L'uomo che ride incipit
“Ursus e Homo erano legati da un’amicizia stretta. Ursus era un uomo, Homo era un lupo. Le loro nature erano ben assortire. Era stato l’uomo a battezzare il lupo. Probabilmente si era anche scelto da solo il suo nome: avendo trovato Ursus adatto a sé, aveva trovato Homo adatto all’animale. Il sodalizio tra l’uomo e il lupo traeva profitto dalle fiere, dalle feste parrocchiali, dagli angoli di strada, dove i passanti si accalcano, e dal bisogno che il popolo prova ovunque di ascoltare frottole e acquistare orvietano. Il lupo, docile e cortesemente subalterno, era gradito alla folla. Vedere la sottomissione è una cosa che piace. La nostra soddisfazione supremo sta nel vedere sfilare tutte le varietà di addomesticamento. E’ questo a far sì che ci sia sempre tanta gente lungo il passaggio dei cortei reali.”
(Victor Hugo, L’uomo che ride, trad. it. Donata Feroldi, Mondadori, 2009)

3. Bibliomania nell'Ombra del vento

Per rispondere a questa domanda devo necessariamente chiedere il vostro aiuto, perché io non ho ancora letto L’ombra del vento (lo so, lo so, devo assolutamente recuperarlo). So che nel libro ha una certa importanza una biblioteca, ma non saprei proprio dire altro.
Qualcuno che ha letto il libro di Zafon saprebbe dirmi se è presente un personaggio bibliomane e, in caso, quanto effettivamente conti questa condizione ai fini della trama?

4. L orda del vento film

Quando ho letto questa chiave di ricerca pensavo ci fosse un errore: pur non avendo ancora letto il libro (che, come sapete, desidero ardentemente), la trama sembrava suggerire qualcosa di molto, molto difficile da rendere su pellicola. Eppure il ricercatore non si sbaglia! Secondo la pagina francese di Wikipedia, è stato realizzato un lungometraggio animato in CGI, diretto da Jan Kounen e prodotto dalla Forge Animation. Sarà in lingua inglese e l’uscita è prevista per quest’anno, con il titolo Windwalker . Chronicles of the 34th Horde!

5. Disegni delle sirene

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Adoro questo disegno (di keorus): mescola un tratto pulitissimo a dettagli ben curati, riuscendo a rendere anche l’acqua che le circonda con poche righe. Mi piace proprio come le ha rese, dando loro freschezza pur senza discostarsi dall’iconografia classica.

Vi consiglio di cliccarci sopra per vederlo come si deve, oppure cliccate qui e andata a vederlo direttamente sulla pagina dell’artista.



6. Questo giorno perfetto (This perfect day, 1970) di Ira Levin

Tradotto e pubblicato dalla Garzanti lo stesso anno della sua uscita negli Stati Uniti, il libro è attualmente fuori catalogo e pressoché introvabile anche sui siti dei maggiori rivenditori online. Temo proprio che il nostro ricercatore dovrà frugare tra le bancarelle e sperare in un colpo di fortuna, oppure puntare a un’edizione in lingua originale (che si trova facilmente su internet).

7. Jamila drago

Il drago in questione è quello di Amhal, protagonista maschile della trilogia Leggende del Mondo Emerso di Licia Troisi. Non viene descritta granché nei tre libri, quindi non c’è molto da dire a riguardo.

8. Miglior traduzione dottor Jekyll

Nonostante non abbia apprezzato molto le sue note, devo dire che la traduzione di Attilio Brilli è davvero piacevole. Non so, però, se sia considerata la migliore disponibile!

9. Addio alle armi finali alternativi completi

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da La Lettura (n. 36 – 22 Luglio 2012) – © articolo: Paolo Beltramin – © Arnoldo Mondadori Editore - no copyright infringment intended

Osservare il lavorio della mente di un così grande scrittore attraverso il rimaneggiamento della sua opera è sempre incredibilmente interessante – lo è ancora di più quando si tratta di un libro meraviglioso come Addio alle armi! Devo dire, però, che il mio finale preferito rimane quello definitivo.
Fatemi sapere se ci sono problemi nel visualizzare le immagini, se necessario ne metterò di qualità migliore.
In ogni caso, esiste anche questo articolo riassuntivo, sempre de La Lettura.

10. Poesie vogon 42

Perché qualcuno ha voluto affiancare il magnifico 42 (la risposta fondamentale alla domanda fondamentale, perdinci!) a una cosa terribile come le poesie vogon? Ve ne riporto una, giusto per farvi un esempio (la prendo spudoratamente da questo post commemorativo di Vincent-san – sperando che non se la prenda a male!):

Oh, acciacciato grugnosco, le tue minzioni mi appaiono
Come ciance di sebi su luride api.
Deh! Impiacciami, imploroti, sgabazzone rampante
Sciasciami, sprusciami, sprusciami coi crespi tentachili
O ti strapperò gli sputtoni coi miei scassagangli

Sì, lo so, anche a me stanno sanguinando gli occhi da quanto è brutta. Però riesce anche a farmi ridere, sempre.

11. Foscolo ortis 20 Novembre Leopardi

Passiamo a poesie decisamente più belle, ovvero quelle di Giacomo Leopardi. Secondo l’analisi di Edoardo Sanguineti, l’idea centrale della celeberrima La quiete dopo la tempesta sarebbe nata da alcune frasi del Foscolo, nella lettera del 20 Novembre delle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Queste sono le parole che ispirarono il Leopardi:
“L’aria torna tranquilla; e la campagna, benché allagata, e coronata soltanto d’alberi già sfrondati e cospersa di piante atterrate pare più allegra che la non era prima della tempesta. Così, o Lorenzo, lo sfortunato si scuote dalle funeste sue cure al solo barlume della speranza, e inganna la sua trista ventura, con que’ piaceri a’ quali era affatto insensibile in grembo alla cieca prosperità. – Frattanto il dì m’abbandona: odo la campana della sera; eccomi dunque a dar fine una volta alla mia narrazione.”
(Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, Einaudi, 2004)

12. immagini cavaliere d inverno

Io lo so che il ricercatore in realtà voleva cercare il cavaliere di bronzo, ma credete davvero che mi lascerei sfuggire quest’occasione di condividere il disegno di qualche cavaliere in un’ambientazione invernale?

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Questo disegno di Kvlticon è pieno di elementi particolarissimi che potrebbero ispirare qualunque scrittore, secondo me!

13. Qual è il capitolo più bello del lo strano caso del dr. Jekyll e Mr. Hyde

Il mio preferito è L’ultima notte, è pieno di tensione e dà inizio alla scoperta della verità sulla doppia identità di Jekyll.

14. Creazione del mondo secondo scienza

Ehm… prova a cercare Big Bang su Google, che ne dici?


Per questo mese le domande finiscono qui: spero di avervi incuriosito e di avervi fatto scoprire qualche cosa nuova, o almeno di avervi fatto sorridere.

Auguri di buona Pasqua (o, se non la festeggiate, buon fine settimana)!


Vostra,


Cami

martedì 26 marzo 2013

Top Ten Letterarie (#5)

Buonasera a tutti, cari lettori!
Spero che abbiate passato bene questo Marzo, nonostante il meteo impazzito. Io ho cercato di sfruttare al meglio le giornate di sole, facendo delle belle passeggiate per le vie della città, e mi sono dedicata alla lettura durante i pomeriggi uggiosi: direi proprio che non mi posso lamentare.
Oltretutto la mia decisione di non prendere libri nuovi sta finalmente portando i suoi frutti: ho spolverato titoli che mi aspettavano da fin troppo tempo e da cui, spesso, sono rimasta piacevolmente stupita – ma di questi vi parlerò un’altra volta. Piuttosto, con la Top Ten di oggi vorrei mostrarvi una particolare categoria di “libri in attesa”, ovvero i seguiti delle varie serie che seguo: ho messo in pausa fin troppe saghe negli ultimi tempi e sento che è il momento giusto per riprenderne qualcuna - ho proprio bisogno di tornare a immergermi in alcuni dei mondi che ho amato di più!
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1. La vita, l’universo e tutto quanto di Douglas N. Adams
La vita, l'universo e tutto quanto - D. Adams


Terzo libro della serie Guida Galattica per gli Autostoppisti, che adoro – l’umorismo di DNA è incredibile, riesce a essere intelligente pur facendoti cappottare dalle risate. Perché sto aspettando? Perché mio fratello mi ha rivelato per sbaglio la Domanda Fondamentale… so che ci sono altri motivi per leggere il libro, ma avrei voluto scoprire da me quale soluzione geniale avrebbe ideato l’autore. Ad ogni modo, credo che sarà tra le prossime letture: ho bisogno di ridere un po’!






2. La trappola del tempo di Eoin Colfer
La trappola del tempo (Artemis Fowl) - E. Colfer

Sesto libro della serie di Artemis Fowl, che tanto ha allietato la mia infanzia e parte della mia adolescenza. Come sapete, Colfer è sempre stato un autore speciale per me; tra l’altro, la serie su Artemis era riuscita a rimanere interessante anche col passare degli anni. Tuttavia, il libro precedente a questo (La colonia perduta) mi aveva delusa un po’ e credo sia per questo che ho lasciato La trappola del tempo ad aspettare. Spero che sia una lettura migliore e che cominci a gettare le basi per la fine della serie (fissata per l’ottavo libro).






3. Last Battle of the Icemark di Stuart Hill
Last battle of the Icemark - S. Hill



Terzo e ultimo libro delle Cronache di Icemark, di cui in Italia sono stati pubblicati solo i primi due volumi – “dimenticandosi” di tradurre il terzo. Da piccola ho aspettato per anni, invano, di trovare un nuovo libro di Hill in libreria: il finale del secondo era troppo aperto per poter essere definitivo. Quando ho cominciato a frequentare siti come Anobii e Goodreads e ho scoperto che questo libro effettivamente esisteva, ho cominciato a saltellare dalla gioia. Prima o poi sarà mio!





4.
I sognatori e il regno delle tenebre di Catherine Webb
I sognatori e il regno delle tenebre - K. Webb


Seguito de Il mago dei sogni, libro pressoché sconosciuto ma che per me è stato importantissimo. L’ho adorato e riletto più volte, appassionandomi alle avventure di Laenan e alla sua voce narrante: immaginate la mia gioia quando ho scoperto, anni dopo, che esisteva un seguito! Per di più, tradotto in italiano! Sono andata in brodo di giuggiole – ora mi attende, sul comodino, perché ho un po’ paura che l’amore per il primo libro possa influenzare troppo la lettura; ma è un timore che affronterò presto.





5. The Sea of Monsters di Rick Riordan
The sea of monsters - R. Riordan



Secondo libro della prima pentalogia dedicata a Percy Jackson (è in corso di pubblicazione, infatti, una seconda pentalogia a lui dedicata), ho intenzione di leggerlo in lingua originale, come ho fatto col primo. E’ un inglese piuttosto semplice, ottimo per tenermi in allenamento; oltretutto, la storia in sé è molto carina e la mitologia, come sapete, è un argomento che richiama sempre la mia attenzione. Sono curiosa di scoprire quali nuove avventure attendono il nostro giovane eroe!





6. Sole bianco di Harry Sidebottom
Sole bianco (Il guerriero di Roma) - H. Sidebottom



Terzo volume della serie Il guerriero di Roma, fa parte anche lui della schiera di libri che attendono sul mio comodino. I primi due libri, Fuoco a Oriente e Il re dei re, mi erano piaciuti, rivelandosi letture piene d’azione e storicamente corrette (o almeno, così mi è sembrato, basandomi sulle mie conoscenze). Oltretutto, il secondo volume ha un finale che pone il protagonista e i suoi amici in una situazione piuttosto critica, quindi sarebbe anche ora di scoprire che ne sarà di loro!





7. Nemico Invisibile di Rita Carla Francesca Monticelli
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Terza parte della quadrilogia Deserto Rosso (di cui, come avrete intuito dai punti di domanda, non esiste ancora una copertina), attendo la sua pubblicazione con grandi aspettative! Della prima parte vi ho già parlato ampiamente; presto vi parlerò anche della seconda. Vi anticipo solo che mi è piaciuta molto: niente è quello che sembra e diversi personaggi hanno ancora molte cose da raccontare. Senza contare che le anticipazioni sulla pagina FB dell’autrice continuano a far crescere la mia curiosità…





8. La regina dei castelli di carta di Stieg Larsson
La regina dei castelli di carta - S. Larsson




Terzo e ultimo libro della serie Millennium che in realtà, secondo le intenzione dell’autore, si sarebbe dovuta articolare nell’arco di ben dieci volumi. Purtroppo, non sapremo mai come Larsson avrebbe voluto sviluppare la storia. Ad ogni modo, io sono piuttosto curiosa di scoprire i segreti del passato di Lisbeth Salander, di cui l’autore ha lasciato tracce e indizi nei libri precedenti (soprattutto il secondo), così come voglio vedere cosa farà Mikael Blomkvist con queste nuove rivelazioni.





9. Huntress di Malinda Lo
Huntress (Ash) - M. Lo



A voler essere onesti, questo non è un seguito: si tratta, infatti, di un prequel – in questo caso di Ash, che avevo gradito molto. Non so se la Elliot sia interessata a pubblicarlo: non si trovano notizie a riguardo sul loro sito e sul sito dell’autrice non è segnalata alcuna traduzione in fieri. A questo punto, penso che molto probabilmente mi procurerò questo libro in lingua originale, perché  mi era piaciuto lo stile della Lo e il modo in cui aveva delineato i personaggi e i luoghi, fiabeschi ma non stucchevoli.





10. Persi in un buon libro di Jasper Fforde
Persi in un buon libro (Thursday Next) - J. Fforde



Secondo libro di una serie che per ora conta otto episodi, incentrata sulla vita di Thursday Next, detective letteraria: il primo libro mi ha incantata con la trama avvincente e un mondo fantastico-ucronico capace di conquistare qualunque amante della lettura, quindi è inutile dire quanto spero che anche il secondo volume riesca a fare lo stesso! Leggendo la trama pare proprio che la nostra Thursday dovrà vedersela con diversi nemici e affrontare nuovi mondi letterari: ho il presentimento che le mie aspettative non saranno deluse.





Anche per oggi è tutto: spero che la mia Top Ten vi sia piaciuta. Sarei curiosa di sapere se anche voi avete qualche seguito che vi aspetta da tempo o se ne attendete la pubblicazione/traduzione!

Un abbraccio e, come sempre, buone letture.

Cami

venerdì 22 marzo 2013

Tre gradi (#2)

Buongiorno a tutti, cari lettori!
Pronti per la seconda puntata di Tre gradi?
Per chi si fosse perso la prima puntata, una breve spiegazione: trattasi di una nuova rubrica mensile in cui, partendo da un titolo scelto da me, troverò un libro a esso logicamente legato (un “grado”, appunto). Si crea, così, “una lista dei desideri in tre passaggi”, proprio come dice il banner qui sotto.

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Questa volta spazieremo tra libri davvero molto diversi tra loro.


PRIMO GRADO Il libro che ho scelto è…


Gli strumenti umani - V. Sereni
Gli strumenti umani di Vittorio Sereni 1975 – Einaudi


"Certo la dimensione storica e quella esistenziale si incrociano in Sereni, si rimandano l'una all'altra, e ne vengono alla sua poesia quei doppi fondi e quella ricchezza di luci. E la tragedia esistenziale è, alternativamente, il nucleo e l'alone.
Il tono, che rimane nella memoria, dei versi di Sereni, è una disperazione nervosa, risentita, che cerca motivi, anzi appigli, nella storia e nella biografia. Contro essa, in controcanto continuo, gli scatti della gioia. Sereni è anche uno dei pochi poeti che sanno dare parole adeguate alla gioia. Le sue accensioni subitanee (che non hanno nulla a che fare con la felicità, raramente poetica) squarciano i versi di Sereni con la stessa forza con cui partono, come a razzo, certi suoi endecasillabi. Sono le illuminazioni fulminee dell'amore e dell'amicizia". (Guido Piovene)

Perché è nella Lista dei Desideri? Conoscevo Vittorio Sereni grazie al mio (ottimo) professore di italiano di III classico, che ci ha fatto conoscere anche alcuni poeti del secondo Novecento che difficilmente vengono studiati in classe (penso, tra gli altri, a Sandro Penna). Tuttavia, ammetto di averlo lasciato nel dimenticatoio sino alla magnifica serie di articoli di 404 – file not found sulla sua poetica e la sua vita, in occasione del centenario della sua nascita (li trovate qui). Ora vorrei approfondire, attraverso la conoscenza diretta della sua poesia, gli argomenti che i tipi di 404 hanno brillantemente esposto.

SECONDO GRADO Sereni non ha scritto solo poesie; si è dedicato anche alla prosa e alla traduzione di altri poeti – soprattutto francofoni. Tra questi, c’è l’autore del prossimo libro che desidero, ovvero…

La peste - A. Camus
La Peste di Albert Camus 2003 – Bompiani (originale: La peste – 1947 – Gallimard)

Orano è colpita da un’epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un’umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l’edonismo di chi non crede alle astrazioni, ma neppure è capace di essere felice da solo, il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l’indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’egoismo gretto gli alleati del morbo. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, La peste è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.

Perché è nella Lista dei Desideri? È da quando ho letto Caligola (di cui vi parlerò sicuramente, in futuro), sempre di Camus, che vorrei leggere i suoi romanzi. La sua capacità di scavare nel male e nell’oscurità delle anime, ampiamente dimostrata nella tragedia appena citata, mi ha colpita profondamente.


TERZO GRADO La peste è stata una piaga dell’umanità per molti secoli; ma cosa succederebbe se una malattia ugualmente devastante non colpisse direttamente noi essere umani, bensì qualcosa di assolutamente necessario, sebbene spesso sottovalutato?

Morte dell'erba - J. Christopher
Morte dell’erba di John Christopher 2006 – Mondadori (Urania) (originale: The Death of Grass – 1956 – Penguin)

Il mondo ha fame, una fame divorante, forse terminale. Il Chung-Li, un virus asiatico mutante, devasta la vita vegetale a tutte le latitudini. L'inghilterra brucia. Unica possibilità è abbandonare le città, tramutate in incubi di violenza e saccheggio. John Custance ha una missione, salvare la propria famiglia da orde di predoni e assassini. Ha anche una meta, una valle remota dove sopravvivere. E dove lo attende il più temibile degli avversari: suo fratello.

Perché è nella Lista dei Desideri? Amo le storie di sopravvivenza; amo quando si osservano le catastrofi dal punto di vista dell’uomo semplice, che non ha altro che sé stesso e mezzi di fortuna per andare avanti. Senza contare che la storia promette adrenalina e un’idea di base davvero inquietante! In più, il post del Tapiro, che me l’ha fatto conoscere, mi ha incuriosita moltissimo.



Questo è tutto, per oggi; spero che possiate passare un bel fine settimana, magari in compagnia di un bel libro!


Vostra,

Cami

martedì 12 marzo 2013

Eva Luna–Isabel Allende

Eva Luna - I. AllendeTitolo:Eva Luna
Autore:Isabel Allende

Anno:1987

Editore:Giangiacomo Feltrinelli Editore
Traduzione:Angelo Morino
ISBN:88-07-81076-X

Pagine:266

Trama:
Eva Luna non è una bambina come le altre. Figlia di un indiano e di una serva, si serve delle sue qualità d’osservatrice per capire il mondo, anche attraverso il filtro dell’immaginazione: diventerà così una donna capace di resistere alle dittature e alle ingiustizie, una persona in grado di cambiare la realtà per vivere la propria vita fino in fondo.

Il mio percorso verso questo romanzo è stato piuttosto strano, dato che ho letto prima Eva Luna racconta e solamente poi questo libro, sovvertendo l’ordine di scrittura e di pubblicazione. D’altra parte, questo fatto non ha assolutamente inficiato la piacevolezza della lettura, anzi; ritrovare alcuni personaggi e conoscere più a fondo la loro storia mi ha fatto soltanto piacere (e penso che questa sensazione sia stata provata anche da chi ha letto i libri “in ordine”).

E’ questo, senza alcun dubbio, il pregio maggiore dei libri della Allende: la creazione un gruppo di personaggi assolutamente fuori dal normale, dalle vite piene di episodi incredibili, e allo stesso tempo capace di mostrare una realisticità non indifferente, che permette di empatizzare e identificarsi con loro (o detestarli con forza, a seconda).

In particolare, mi sono piaciuti tantissimo Rìad e Rolf, e mi ha fatto piacere rivedere la maestra Inés, che avrà lo spazio che merita in uno dei racconti della raccolta di cui ho parlato più su.
Rìad è un personaggio buono ma imperfetto, che proprio per questo si fa amare; il sentimento paterno che prova verso Eva è bellissimo. Non sono riuscita ad apprezzare del tutto una certa svolta che la Allende ha fatto vivere a questo personaggio, tuttavia continuo ad apprezzarlo.
Rolf appare soprattutto nella seconda parte del libro, cosa che un po’ m’è spiaciuta, perché il suo personaggio mi interessava molto. A volte mi è sembrato che il suo sviluppo andasse un po’ “a balzi”, ma in generale è davvero ben descritto; leggere dell’incrociarsi della sua vita e di quella di Eva  è stato bello.

Ed è proprio lei che risalta su tutti, com’è giusto che sia: Eva Luna. Non mi sorprende che l’Allende abbia scritto la raccolta di racconti citata prima; la voce di Eva Luna è sorprendente e meritava altro spazio tutto per sé. E’ impossibile non sovrapporre un poco queste due figure femminili – non confondendole, ma trovando per ognuna nuove sfumature, grazie al carattere dell’altra.
Eva è forte, determinata e pronta a percorrere il cammino che la porterà a una completa coscienza di sé: possiamo osservarla mentre cresce, mentre diventa prima una ragazza, poi una giovane donna, ma soprattutto la seguiamo mentre si scopre attraverso l’amore, che rimane uno dei punti fermi della narrazione della Allende.
Amore che appare in molte delle sue sfaccettature: quello carnale, quello della famiglia, quello sentimentale (si potrebbe definirlo quasi spirituale), quello per le parole…
Mi è sembrato che fosse soprattutto quest’ultimo ad aleggiare sopra tutte le pagine di questo libro, permeando quasi tutte le azioni di Eva Luna. Il suo amore per le storie è insopprimibile e, di nuovo, non riesco a fare a meno di individuare qualcosa dell’autrice stessa in questo atteggiamento.

La Allende, tra l’altro, riesce a rendere giustizia a questo suo amore scrivendo davvero bene, con uno stile espressivo che riesce a raccontare situazioni e personaggi talvolta con ampie vedute e leggere digressioni, altre volte concentrandosi su particolari specifici e interessanti.
Riesce a gestire bene anche l’alternarsi della narrazione in prima e in terza persona singolare (la prima persona è dedicata esclusivamente a Eva, la terza a Rolf).

Non mi ha del tutto convinta, invece, l’andamento generale della storia. Da quando Eva Luna arriva ad Agua Santa le vicende sembrano perdere un poco del loro mordente; come se l’Allende si stesse dirigendo verso la fine del libro in modo un po’ troppo frettoloso per i miei gusti. Di solito è un’autrice che riesce a alternare con sapienza parti in cui “comprime” un lungo lasso di tempo in pochi periodi, e parti in cui invece si concentra nella descrizioni di avvenimenti anche brevi, ma fondamentali; in questo caso, invece, mi sembra che si vada verso il finale come se si stesse seguendo una climax discendente. Non che diventi una brutta lettura, per carità – avrei evitato di scrivere i complimenti che ho rivolto all’autrice nei paragrafi qui sopra, se fosse stato così! Semplicemente, credo che la prima parte sia decisamente più piacevole.

In ogni caso, avendo ormai letto qualche libro della Allende, posso affermare che è un’autrice nelle mie corde; credo sia arrivato il momento di affrontare il suo romanzo più celebre, La casa degli spiriti. Intanto, Eva Luna si merita senza dubbio un ottimo voto!


Voto:
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                8


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Mi chiamo Eva, che vuol dire vita, secondo un libro che mia madre consultò per scegliermi il nome. Sono nata nell’ultima stanza di una casa buia e sono cresciuta fra mobili antichi, libri in latino e mummie, ma questo non mi ha resa malinconica, perché sono venuta al mondo con un soffio di foresta nella memoria. Mio padre, un indiano dagli occhi gialli, veniva dal luogo in cui si uniscono cento fiumi, odorava di bosco e non guardava mai direttamente il cielo, perché era cresciuto sotto la cupola degli alberi e la luce gli sembrava indecorosa. Consuelo, mia madre, aveva trascorso l’infanzia in una regione incantata, dove per secoli gli avventurieri hanno cercato la città di oro puro vista dai conquistatori spagnoli allorché si affacciarono sugli abissi della loro ambizione. Quel paesaggio aveva lasciato in lei una traccia che in qualche modo riuscì a trasmettermi.
  • Le parole sono gratuite, diceva, e se ne appropriava: erano tutte sue.
  • - La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando è dimenticata – […] – Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te.
  • Negava le proprie emozioni e per questo ne veniva travolto alla prima negligenza. Non ammetteva neppure il richiamo dei sensi e tentava di controllare la parte della sua natura che propendeva per le mollezze e per il piacere. […] Tuttavia, chi lo conosceva poteva vedere che quella difesa era solo fumo che un soffio faceva svanire. Procedeva nella vita a sentimenti nudi, incespicando nel suo orgoglio e cadendo per poi rimettersi insieme.
  • Pensai che finché avessimo potuto tacere era come se nulla fosse accaduto, quello che non viene nominato quasi non esiste, il silenzio va cancellandolo fino a farlo scomparire.
  • All’avvicinarsi dei diciassette anni il mio corpo raggiunse l’altezza definitiva e il mio viso prese l’espressione che mi avrebbe accompagnata fino a oggi. Allora smisi di scrutarmi nello specchio per paragonarmi con le donne perfette del cinema e delle riviste e decisi che ero bella per il semplice motivo che avevo voglia di esserlo.
  • Certe volte sentivo che quell’universo costruito col potere dell’immaginazione aveva contorni più saldi e durevoli della regione confusa dove si muovevano gli individui in carne e ossa che mi circondavano.
    • Ricordai il pomeriggio lontano in cui ci eravamo conosciuti, due ragazzini smarriti, in una piazza. Già allora lui si considerava un maschio da capo a piedi, capace di orientare il proprio destino, mentre sosteneva che io ero in svantaggio essendo nata donna e che dovevo accettare tutele e limiti. Ai suoi occhi, io sarei sempre stata una creatura dipendente. Huberto la pensava così da quando aveva l’uso della ragione, era improbabile che la rivoluzione cambiasse quei sentimenti. […] Per Naranjo e per altri come lui, il popolo sembrava fatto solo di uomini; noi donne dovevamo contribuire alla lotta, ma eravamo escluse dalle decisioni e dal potere. In sostanza, la sua rivoluzione non avrebbe mutato la mia sorte, in qualsiasi circostanza io avrei dovuto continuare a farmi strada da sola fino all’ultimo dei miei giorni.
    • Sapeva per esperienza che tutto lasciava una traccia in lui, che nella sua memoria ogni evento proiettava una macchia e talvolta impiegava molto tempo prima di rendersi conto che un episodio l’aveva segnato profondamente, come se il ricordo si fosse raggelato da qualche parte e d’improvviso, per qualche meccanismo di associazione gli comparisse dinnanzi agli occhi con intensità intollerabile.
    • Sospettavo che la fine sarebbe sopraggiunta solo con la mia stessa morte e mi sedusse l’idea di essere anch’io un personaggio della storia e di avere il potere di stabilire la mia fine o di inventarmi una vita.
    • Forse la fortuna fece sì che ci trovassimo fra le mani un amore eccezionale e io non avessi più bisogno di inventarlo, ma solo di vestirlo a festa perché durasse nella memoria, secondo il principio che è possibile costruire la realtà a misura dei nostri desideri.


Vi auguro una buona serata e tante belle letture!


Vostra,

Cami

mercoledì 6 marzo 2013

Vite e Morti d'Autore (#5)

Ciao a tutti!

Oggi, per la rubrica che ci fa viaggiare attraverso le vite degli autori, incontriamo due personaggi famosissimi: Gabriel Garcìa Márquez e Louisa May Alcott.

Nacque oggi… Gabriel Garcìa Márquez (6 Marzo 1927 – vivente)

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Gabriel Garcìa Márquez è nato ad Aracataca, in Colombia, dal padre Gabriel Eligio e Luisa Santiaga. Vive dai due ai nove anni coi nonni materni, poiché i genitori si erano trasferiti a Sucre, dove il padre possedeva e gestiva una farmacia; alla morte del nonno, Gabo (nomignolo con cui lo scrittore è chiamato, affettuosamente, in tutto il mondo) si ricongiunge a loro.
Lo scrittore ha ammesso di essere stato profondamente influenzato dalle idee liberali del nonno e dalle capacità narrative della nonna.

Nel 1947, dopo essersi diplomato in collegio, si trasferisca a Bogotá; qui studia giurisprudenza e scienze politiche, presso l’Universidad Nacional de Colombia. Si rende presto conto, però, di non provare un vero interesse verso queste materie: abbandona gli studi e, complici i moti del 1948, si trasferisce a Cartagena, dove lavora per El Universal, prima come redattore e poi come reporter.
Alla fine del 1949 si sposta di nuovo, andando a vivere a Baranquilla e lavorando come giornalista per El Heraldo; qui scrive una rubrica firmandosi con lo pseudonimo “Septimus”. In questi anni legge alcune opere che influenzeranno profondamente il suo stile, tra le quali spiccano quelle di Virginia Woolf e quelle di William Faulkner.

Nel 1954 torna a Bogotá, dove lavora per El Espectador come critico cinematografico e come reporter; a causa di una serie di articoli molto controversi sul naufragio di una nave della marina viene mandato, come corrispondente estero, in Europa.
Qui potrà portare avanti anche il suo interesse per il cinema, passando per Roma, dove studierà al Centro Sperimentale di Cinematografia, e per Parigi.
In patria, però, l’aspetta Mercedes Barcha, sua fidanzata: è per questo che nel 1958, dopo un viaggio a Londra, Gabo torna a Baranquilla, dove la coppia convola a nozze.

L’anno seguente nasce il primo figlio, Rodrigo; nel 1961, quando la famiglia si trasferisce a Città del Messico, nasce il secondo figlio, Gonzalo.

Scrive alcuni romanzi e molti racconti; ma è solo nel 1967, benché ci stia pensando da quando ha 18 anni, che Garcìa Márquez comincia a scrivere il suo capolavoro, Cent’anni di solitudine. L’ispirazione arriva, improvvisa, mentre sta portando la sua famiglia ad Acapulco: immediatamente, inverte la rotta e si dirige verso casa, per cominciare a scrivere.
Vende la macchina, per permettere alla famiglia di mantenersi mentre lui continua a scrivere; ma la gestazione del romanzo si fa più lunga del previsto e, pur scrivendo ogni giorno, ci vogliono ben 18 mesi prima che Gabo possa considerarlo concluso. In questo lasso di tempo, la moglie dovette affidarsi al credito dei commercianti per il cibo e alla benevolenza del padrone di casa per l’affitto.
Fortunatamente sono difficoltà ben ripagate, dato che il libro, pubblicato nel 1968, fu un enorme successo sia commerciale, che di critica – tant’è che portò l’autore all’attenzione del comitato del premio Nobel della Letteratura, che vinse nel 1982.

Nel frattempo, Gabo si stabilisce a Barcellona, portandosi dietro tutta la famiglia; vivranno in Catalogna per sette anni.
Pur avendo residenza in Europa, la sua notorietà lo porta a essere un interlocutore importante in molte negoziazioni tra il governo colombiano e i movimenti di guerriglia; inoltre, conosce e stringe amicizia con Fidel Castro, con cui afferma di parlare soprattutto di letteratura.
Questi rapporti, ovviamente, lo misero in difficoltà con gli Stati Uniti, che per molti anni gli negarono ogni tipo di visto.

Sempre in questi anni comincia a scrivere L’Autunno del Patriarca, ispirato dalla caduta del dittatore venezuelano Jiménez. Dopo averlo pubblicato in Spagna, l’autore torna a Città del Messico con la sua famiglia, minacciando di non pubblicare più nulla fino a che non cadrà la dittatura di Pinochet in Cile. Si concesse una sola eccezione nel 1981, con Cronaca di una morte annunciata, perché l’aveva scritto contro le ingiustizie e le repressioni.

Nel 1999 gli viene diagnosticato un cancro al sistema linfatico: proprio per questo motivo comincia a scrivere le proprie memorie. Inizialmente pensa di comporle in tre volumi, ma solo il primo viene effettivamente pubblicato, nel 2000, con il titolo Vivere per raccontarla.  Nel frattempo, continua a scrivere narrativa (Memorie delle mie puttane tristi esce nel 2004). Fortunatamente, la chemioterapia porta alla regressione del cancro e nel 2005 l’autore può considerarsi guarito.

Purtroppo, però, un’altra malattia si è fatta strada nella vita di Gabo. E’ notizia ormai praticamente certa che Garcìa Márquez soffra della sindrome di Alzheimer, dal 2011. Il mondo ha perso, spiritualmente, uno dei suoi più grandi autori.

pointr  Il libro consigliato… Dell’amore e di altri demoni (Del Amor y Otros Demonios)

Che io sia una grande fan di questo autore non è un segreto: anche quando non sono riuscita ad apprezzare del tutto le sue scelte stilistiche, non ho potuto fare a meno di ammirarlo per la sua bravura nel destreggiarsi tra le parole.
A chi ancora non ha incontrato questo meraviglioso autore e le sue storie piene di passione, consiglio la sua opera che mi è piaciuta di più: Dell’amore e di altri demoni. Credo contenga tutti i temi portanti presenti nella produzione di Gabo ed è scritto magnificamente. Una grande e intensa lettura.


Morì oggi… Louisa May Alcott (29 Novembre 1832 – 6 Marzo 1888)

Louisa_May_Alcott_headshot

Louisa May Alcott nasce a Germantown (che ora è un quartiere di Philadelphia); seconda di quattro figlie, i suoi genitori sono il filosofo trascendentalista Amos Bronson Alcott e Abby May Alcott, attiva nel sociale.

Quando ha sei anni, la famiglia si trasferisce a Boston, dove il padre fonda una scuola legata alla sua corrente filosofica ed entra a far parte del Transcendental Club, di cui erano soci anche Ralph Waldo Emerson ed Henry David Thoreau – saranno proprio questi amici di famiglia, insieme a intellettuali del calibro di Nathaniel Hawthorne, a curare l’educazione della giovane Louisa May, sotto l’egida di suo padre.
Negli anni ‘40 si trasferiranno più volte. Tra il ‘40 e il ‘43 vivono in un cottage a Sudbury River, nei pressi di Concord (Massachusetts), periodo ricordato con molto affetto dalla Alcott; poi, tra il ‘43 e il ‘44, si uniscono a una comunità di altre sei famiglie di Fruitsland. Fallito questo progetto utopico, gli Alcott fanno ritorno a Concord.

La famiglia, tuttavia, si trova in ristrettezze economiche: per questo, la Alcott deve darsi da fare e lavorare, così come la sorella maggiore, per aiutare i genitori a sbarcare il lunario. Tuttavia, non abbandona la scrittura, che diventa un modo per poter esprimere le sue emozioni: nel 1849 esce il suo primo libro, Flower Fables, una raccolta di favole scritta in origine per la figlia di R. W. Emerson.
Nel frattempo, l’autrice comincia a sviluppare le convinzioni sociali ed etiche che l’accompagneranno per tutta la vita: era abolizionista (la sua famiglia nascose anche uno schiavo fuggitivo) e femminista (fu la prima donna a votare, a Concord, in un consiglio d’istituto).

Gli anni ‘50 sono un periodo molto buio per la Alcott. Rimasta senza lavoro, piena d’angoscia per il futuro, subì un doppio abbandono: quello della sorella più giovane, Lizzie, che morì, e quello della sorella maggiore, Anna, che si sposò. Furono senz’altro duri colpi per l’autrice, che arrivò a pensare al suicidio.

Fortunatamente, la sorte comincia a girare a suo favore. Nel 1860 comincia a lavorare per l’Atlantic Monthly; poi, dopo aver lavorato come infermiera durante la Guerra Civile americana, le sue lettere vengono pubblicate prima su un giornale e poi in un volume a sé stante – e grazie a queste riceve le prime critiche positive, che elogiano il suo spirito d’osservazione e il suo humour ben calibrato. Stessa accoglienza avrà il suo romanzo Moods (pubblicato in Italia come Mutevoli umori), sempre basato sulle sue esperienze.
Decide poi di affidarsi a uno pseudonimo, A. M. Barnard, per pubblicare storie aventi come protagoniste donne fiere e appassionate, spesso alla ricerca della giusta vendetta contro chi le ha umiliate e sfruttate. Tuttavia, quando le sue storie indirizzate a un pubblico più giovane otterranno successo, l’autrice abbandonerà quasi del tutto la produzione letteraria indirizzata prettamente agli adulti.

Nel 1868, infatti, esce il primo libro della serie Piccole Donne, noto all’epoca come Meg, Jo, Beth and Amy, a cura dei Roberts Brothers; il secondo volume, Piccole donne crescono (Good wives), viene pubblicato l’anno seguente, proprio grazie al successo commerciale del primo episodio.
Seguiranno Piccoli uomini (Little men) e I ragazzi di Jo (Jo’s boys), rispettivamente nel 1871 e nel 1886, che completarono la saga della famiglia March.
Molti dettagli, in questi quattro libri, sono autobiografici: dal personaggio di Jo (che l’autrice modellò su sé stessa), alla reazione alla morte di un membro della famiglia, al rapporto di affettuosa rivalità tra quest’ultima e la sorella più piccola. Anche alcuni personaggi maschili nascono da esperienze vissute dalla Alcott; benché non si sia mai sposata, si dà per certo il suo coinvolgimento in almeno una relazione romantica, che significò moltissimo per lei.
Inoltre, è importante notare come, nel corso dei libri, vengano portate alla luce alcune questioni fondamentali riguardanti i diritti e le condizioni delle donne, in modo schietto ma tranquillo e pacato.

I successivi libri della sua produzione letteraria, che continuò sino alla sua morte, seguono sostanzialmente la linea tracciata da Piccole donne: ne sono un chiaro esempio romanzi come Una ragazza fuori moda (1870) o Gli otto cugini (1871).

La Alcott morì il 6 Marzo 1888, dopo un colpo apoplettico. Per molti anni si è pensato fosse dovuto a un avvelenamento da piombo (a causa di una cura molto forte che l’autrice aveva subito durante la guerra, per guarire dalla febbre tifoidea); oggi, invece, gli esperti propendono più verso l’ipotesi di una malattia autoimmune. L’autrice riposa nello Sleepy Hollow Cemetery di Concord, al fianco di Thoreau, Emerson e Hawthorne.

pointr  Il libro consigliato… Piccole donne (Little Women)  

Uno dei classici per l’infanzia più noti, in particolar modo tra le piccole lettrici: una storia comune, che racconta una quotidianità che ormai non c’è più, ma che non smette di affascinare. E’ impossibile non affezionarsi alle sorelle March e non sperare il meglio per tutte loro.
Mi piacerebbe sapere quanto maschi hanno letto questo libro; credo che potrebbe essere apprezzato, anche se forse in misura lievemente minore, anche da loro. In fondo, una buona storia è una buona storia, indipendentemente dal sesso dei protagonisti.

 

fonte per le biografie: Wikipedia

 


Per quest’oggi è tutto, miei cari lettori e mie care lettrici!

Come sempre, vi auguro buone letture.

Vostra,

Cami