domenica 25 ottobre 2009

Non Buttiamoci Giù - Nick Hornby

Titolo:Non Buttiamoci Giù (originale: A Long Way Down)
Autore:Nick Hornby

Anno:2005

Editore:
Ugo Guanda Editore
Traduzione:Massimo Bocchiola
ISBN:88-8246-830-5

Pagine:
293

Trama:
La notte di Capodanno, in cime a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in co
mune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Così Martin, Maureen, Jess e JJ incrociano le loro vite in un intreccio che li condurrà verso direzioni del tutto inaspettate.

Avevo letto di tutto su questo libro: nuovo capolavoro di Hornby, nuova schifezza intergalattica, bellissimo, orribile, tutto e il contrario di tutto.
Io mi pongo a metà: sicuramente un bel libro, non un capolavoro, ma nemmeno questa schifezza.

Di Nick Hornby avevo letto solo Alta Fedeltà, spinta più dalla visione del film (che m'era piaciuto molto) che dall'effet
tiva fama dell'autore o del titolo: devo dire però che è stata una piacevole sorpresa, e che ho apprezzato moltissimo il libro, lo stile dell'autore, lo sfondo british.
Qui è lo stesso: Londra come sottofondo, parole che scivolano veloci e piacevoli, la capacità di entrare nel punto di vista di qualcun'altro, anzi, di ben quattro "qualcun'altro".
Questo è uno dei punti che ho apprezzato di più: la perfetta suddivisione in quattro personaggi. Martin, Maureen, Jess e JJ non si assomigliano per niente, non si incastrano, non si mischiano, ognuno ha il proprio modo di esprimersi, la propria età e il proprio linguaggio: Hornby ha corso un grande rischio, affidando la narrazione a quattro voci diverse, eppure dopo aver letto le prime 20 pagine io avrei saputo riconoscere chi era chi, senza che mi fosse segnalato, perchè questi p
ersonaggi avevano assunto un proprio "io".
Penso che sia questa la vera forza del romanzo: non la trama in sè, che non è un vero percorso ma più un susseguirsi di avvenimenti, ma l'unicità dei personaggi.
La mia preferità è Maureen: non è colta, è una casalinga alle prese col figlio disabile, vive una vita infelice, eppure nel suo candore, nell'educazione e nel suo profondissimo dolore è l'unica che meriti rispetto. Alla fine, l'unica che aveva davvero tutti i motivi per buttarsi è anche l'unica che saprà farsi valere, nel suo modo un po' goffo e ingenuo. Un personaggio dolce, di quelli che abbracceresti, se ti capitassero davanti.
JJ, come descrizione fisica, sarebbe il mio tipo, questo è sicuro!, ma mi fa paura, perchè è la caricatura al maschile di molti dei miei difetti. Insomma, un ritratto all'ennesima potenza negativa, ma grazie a Dio solo su alcune cose. JJ è sbruffone, spesso supponente ed egoista, colto ma non abbastanza da brillare, si fida ciecamente dei libri e si lascia andare per un nonnulla. In p
, è spesso sgrammaticato (forse è il modo che il traduttore italiano ha trovato per rendere il suo essere americano; per Hornby è stato più facile, usando slang e modi di dire).
Martin è un personaggio diverso: lui non fa niente per uscirne. Si lascia trascinare dalla forza degli altri, a mio parere. Non riesce a capire dove sbaglia, e come, anche se di sbagli ne fa tanti, e spesso. Lo ammiro perchè è l'unico che riesce effettivamente a tenere al suo posto Jess.
Ed eccoci arrivati proprio a lei, Jess. Personalmente, la trovo del tutto insopportabile: sboccata, sgrammaticata, incapace di rendersi conto di quanto le sue parole possano ferire gli altri, cieca per quanto riguarda necessità e pensieri altrui, va, scappa, si fa di qualunque cosa perchè "così, tanto per". Si meriterebbe due schiaffi, ed è un peccato che Hornby non glieli faccia dare. Che so, da Martin. Sarebbe stato perfetto.
Gli unici momenti in cui si risolleva sono quelli in cui si capisce che attraverso la sofferenza delle perdite, anche lei può riuscire ad avere un approccio umano col mondo.

Ciò che mi ha colpito, nelle peripezie di questi quattro, è soprattutto che, come dice l'autore a pagina 60 circa, loro non scendono migliori di quando sono saliti, ma semplicemente un pochino diversi: non cercano di imporsi come modello, ma semplicemente di raccontare un'esperienza--in questo caso, quella del suicidio. Tra parentesi, non sembra nemmeno il tema principale. Il tema principale sembra essere, in realtà, la vita. E come farci i conti.

Voto:

7,5

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • Allora mi sono sentita addosso tutto il peso - il peso della solitudine, di tutto quello che era andato male. (Jess)
  • Perchè secondo me, il suicidio, la gente, lo capisce: la maggioranza, anche se l'ha nascosto chissadove nel profondo, ricorda un momento della sua vita quando si è chiesta se aveva veramente voglia di svegliarsi il giorno dopo. Voler morire sembra un po' parte dell'essere vivi. (JJ)
  • Esiste più di un modo di essere falliti. Di certo esiste più di un modo di fallire. (JJ)
  • Uno che ha voglia di morire si sente incazzato, pieno di vita e disperato e stufomarcio e sfinito, tutto assieme; vuole combattere contro tutti, e vuole rannicchiarsi e nascondersi in un armadio chissadove. Vuole scusarsi con tutti e vuole che tutti sappiano che lo hanno mollato solo nella merda. (JJ)
  • Capisci che non stai andando bene quando non puoi raccontare agli altri i fatti più semplici della tua vita, solo perchè si immaginerebbero che gli stai chiedendo pietà. (Maureen)


Buoni libri a tutti :)


Cami


giovedì 22 ottobre 2009

L'Autunno del Patriarca - Gabriel García Márquez

Titolo:L'Autunno del Patriarca (originale: El Otoño del Patriarca)
Autore:
Gabriel García Márquez

Anno:1975

Editore:Arnoldo Mondadori
Traduzione:
Enrico Cicogna
ISBN:88-04-25555-2

Pagine:
262

Trama:
La vita del Generale di un'isola caraibica, la narrazione di un potere privo di gloria e di una vita priva di altro compito. Attraverso la morte del Generale, si narrano episodi e vizi riguardanti il capo, declamato come immortale, di questo staterello tipico del realismo magico; un ritratto netto del dittatore, "dato che il dittatore è l'unico personaggio mitologico prodotto dall'America Latina" (cito l'autore).

Questo libro mi ha praticamente prosciugato le forze, protraendosi per un tempo piuttosto lungo vista la mia velocità media di lettura, e richiedendo tempo ed attenzioni che non mi sarei mai aspettata. Spesso poi necessitavo del totale silenzio, per non perdermi tra la maree di virgole e le lunghe frasi, e concent
rarmi sul filo della storia.
In un certo senso, ho fatto sia un passo indietro, che uno in avanti: indietro, tornando alle mie impressioni riguardo a Il Generale nel suo Labirinto, del medesimo autore (partenza sbagliata, m'aveva annoiato molto), avanti perchè ho compreso ulteriormente le tematiche e lo stile di questo autore, anche se non l'ho apprezzato particolarmente in questo libro.
Ma partiamo con ordine, m'accingo a cercare di mettere in ordine i pensieri vari che m'ha suscitato.

Innanzitutto, un piccolo excursus: complimenti al signor Cesare Segre, che ha redatto un'ottima introduzione: ha reso la lettura più chiara, ha spiegato alcuni processi letterari che altrimenti mi sarei persa e non avrei apprezzato allo stesso modo, e oltrettutto s'è spiegato in modo semplice ed accessibile, addirittura con alcuni schemini. Insomma, complimenti alla Mondadori per aver scelto un introduttore così abile! Ed ora, torniamo al libro in sè.

L'inizio del romanzo è lento, come il passo del dittatore che descrive; un passo da elefante, da bue che riposa. Certo, man mano prende un suo ritmo, o meglio, il lettore si adatta al ritmo della scrittura, ma inizialmente la totale mancanza di una suddivisione netta in frasi di media lunghezza (per intenderci, suddividevo la lettura non in capitoli, ma in periodi!) distrugge la pazienza del lettore. Insomma, ho incontrato frasi che non finivano mai, prolungandosi per più di due, tre, penso addirittura quattro facciate. In alcuni momenti, mi sembrava di cercare un punto fermo quanto un naufrago cerca l'appiglio più vicino per non farsi fracassare dalle onde.
Nonostante questo però, devo ammetterlo, la narrazione è comprensibile, spesso apprezzabile: sicuramente un punto di merito per Márquez.

Man mano che si prosegue nel viaggio tra le pagine, ci si accorge che oltre al Generale, p
rotagonista indiscusso e sempre presente, ci sono diversi personaggi che l'autore porta sotto i riflettori, narrando un po' attraverso la terza persona dell'osservatore onnisciente, un po' attraverso la prima persona del generale, a volte persino attraverso la prima persona del diretto interessato, altre pedine del regno imperituro del potente patriarca: il sosia (e specchio rovinato appositamente) Patricio Aragones, stella di una fine bella stilisticamente quanto triste ed amara, Bendicion Alvarado, madre per abnegazione, mitica nel suo rifiuto della mitizzazione, eppure così idolatrata dal proprio figlio, Leticia Nazareno, tanto amabile sotto lo sguardo del Generale quanto odiosa sotto ogni altro aspetto, e quel bambino tanto fragile, di cui nulla sappiamo se non qualche riga (eppure mi è rimasto nel cuore, questo soldatino così pieno di grazia). Queste figure sono ben tratteggiate, eppure sono sempre irrimediabilmente in secondo piano rispetto alla figura immensa del Patriarca, che giganteggia su ogni parola, nonostante la sua meschinità, l'odio che suscita per gli ordini disumani che impone, la pena che procura attraverso il suo corpo che diventa fiacco, i sensi che lo abbandonano, gli inganni perpretati per tenerlo tranquillo, le concubine e i sottoposti che lo deridono; ho trovato toccante un dialogo che ha con la propria madre, riguardo al tempo che passa. Quest'uomo, così odioso, autore di torture per migliaia di esseri umani, suscita, più che rancore, un sentimento di pietà quasi angosciante.
Il Generale delle origini, un uomo che comunque penso fosse mosso da buone intenzioni, viene fatto comparire poche volte, per essere continuamente sommerso dal potere, dalla venerazione, dalla paura sua e degli altri; costretto ad uccidere amici, consiglieri, persone fidate, credendo a tutti e a nessuno, scrivendo date, persone e commemorazioni su foglietti di carta nascosti in giro, così da ritrovarli poi, e non dimenticarsene mai per davvero (ottima trovata da parte dell'autore, che ci fa rendere conto anche di quanto il tempo passi diversamente per quest'uomo attraverso la precarietà con cui si aggancia a questi brevissimi memoriali).
Tutta la struttura di questo "racconto della fine" è essenzialmente semplice, lineare, eppure sembra imponente ed immensa per un lessico ed una sintassi lunghe, scelte accuratamente, barocche quasi, così piene e dense: c'è una mancanza di continuità che in realtà si risolve in mille e mille fili, tutti incrociati in un solo nodo.
Non so se sia un effetto voluto, ma a me appare proprio come un'altra metafora del potere, e quindi del protagonista e della sua vita/non-vita. Ingegnoso, se così fosse, davvero ingegnoso.

Oltretutto, oltre al già citato riferimento a Simon Bolivar (il generale, realmente vissuto, descritto ne Il Generale nel suo Labirinto), ho notato un altro riferimento che mi ha fatto molto piacere: viene citato l'episodio di una schiava dell'Africa venduta a tanto oro quanto pesava, stessa situazione descritto in un altro libro di Márquez che ho amato tantissimo, cioè Dell'Amore e
di Altri Demoni (cfr. la recensione). Mi ha fatta sentire "a casa", in un territorio caraibico-coloniale conosciuto, inesistente ma non per questo meno reale.

García Márquez ha certamente uno stile inconfondibile, brillante e piacevole quanto profondo e grottesco, ma in questo romanzo non mi sembra dia il meglio di sè, almeno secondo i miei gusti. Lascio senza rammarico la terra senza nome, governata da un Generale morto mille volte; spero che il mio prossimo approccio con questo autore latino americano sia più simile a quelli passati rispetto che a questo, che comunque è un buon romanzo, senza alcun dubbio. Sono stata a lungo indecisa, infatti, sul voto da assegnarli: alla fin fine, però, non riesco a dimenticare la pesantezza con cui s'è trascinato in alcuni punti, l'odio profondo che ho nutrito in certi momenti per la sintassi senza fine. Quindi, arrotondo per difetto.

Voto:

7

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • [...] e non faceva attenzione a quello che gli dicevano ma scrutava la penombra degli occhi per indovinare quello che non gli dicevano, [...]
  • [...] una novizia mediocre, come tutte, ma lui sentì che era l'unica donna nel branco di donne nude, l'unica che passando davanti a lui senza guardarlo lasciò una scia oscura di animale di selva che si portò via la mia aria di vivere ed ebbe a malapena il tempo di spostare lo sguardo impercettibile per guardarla per la seconda volta per sempre per sempre [...]
  • [...] e lei rispose con voce d'uomo, presente. Così l'ebbe per il resto della sua vita, presente finchè le ultime nostalgie gli sgocciolarono via dalle crepe della memoria e rimase soltanto l'immagine di lei sulla striscia di carta sulla quale aveva scritto Leticia Nazareno dell'anima mia guarda come sono ridotto senza di te, la nascose nel nascondiglio dove riponeva il miele d'api, la rileggeva quando sapeva di non essere visto, tornava ad arrotolarla dopo aver vissuto per un attimo fugace la sera immemorabile di piogge raggianti [...]
  • [...] pensando madre mia Bendicion Alvarado come cazzo faranno le donne a fare le cose come se stessero inventandole, come faranno per essere così uomini, pensava, [...]
  • [...] domandandosi a squarciagola chi cazzo sono io che mi sento come se mi avessero rovesciato a gambe all'aria la luce degli specchi, [...]
  • [...] non mi dica la verità, dottore, chè corre il rischio che gliela credano, [...]
  • [...] annunciarono al mondo la buona novella che il tempo incomputabile dell'eternità era finalmente terminato.



Ciao a tutti e buoni libri :)

Cami

sabato 10 ottobre 2009

Original Bliss - Alison Louise Kennedy

Original Bliss - A. L. KennedyTitolo:Original Bliss
Autore:Alison Louise Kennedy

Anno:1997

Editore:
Alfred A.
Knopf, Inc.
ISBN:0-375-40
272-1

Pagine:
214

Trama:
Mrs. Brindle, avendo perso la fede e sopportando la vita
con un marito violento, cerca di ritrovare la propria strada contattando un riconosciuto professore che porta avanti un self-help programme; ma anche lui, Edward E. Gluck, ha dei problemi da risolvere. L'incontro tra i due produrrà conseguenze inaspettate, che sconvolgeranno le loro vite.

Che dire, non me l'aspettavo. Non so perché, ma partivo prevenuta, e avevo seri dubbi su questo romanzo; dubbi assolutamente inutili, e infatti sfatati in poche pagine.
La cosa che più mi stupisce, a questo punto, è che ancora non è stato tradotto in italiano assolutamente nulla di questa autrice che, secondo Wikipedia, ha anche ricevuto alcuni riconoscimenti! Davvero, non ho parole. E dire che ne varrebbe davvero la pena!
Sono andata a controllare proprio perché mi sarebbe piaciuto poter leggere questo libro anche in it
aliano, così da apprezzare meglio la storia, non dovendomi concentrare troppo sulla traduzione dei vocaboli più ostici... E va beh, pazienza, attenderò :)

Passando alla storia in sé, mi è piaciuto particolarmente il tono con cui l'autrice snoda, man mano, la storia: nonostante spesso si trovi a dover descrivere scene difficili, addirittura di violenza, oppure confessioni di problemi interiori e profondi, riesce ad essere lieve, come una camminata leggera che produce quel tanto di rumore che basta per preannunciarsi. Secondo me, questo è un grande merito per uno scrittore; ha reso la narrazione piacevolissima, leggera nel suo descrivere argomenti complicati, senza per questo sminuirli o renderli stupidi.
Al contrario, riesce comunque ad essere realistica nella descrizione delle dinamiche dei rapporti in
terpersonali e nella descrizione delle emozioni, soprattutto della protagonista; e a proposito di lei, m'è piaciuto il dualismo di lei come Mrs. Brindle e di lei come Helen, diverse a tal punto che stanno a simboleggiare la sua vita prima e la sua vita dopo. Quando il lettore riesce a "rubare" il nome della signora Brindle si ha un avvicinamento non indifferente, che ci fa entrare nel vivo della storia e di Helen.

Helen, che è così fragile, sia fisicamente che spiritualmente: molti dei suoi atteggiamenti col dottor Gluck mi hanno fatta sorridere, perché sembrano proprio i miei.
La sua fede, onnipresente nella sua mancanza, tanto sembra lontana e irraggiungibile, le fa compiere gesti inaspettati e porre richieste decise. Le sue preghiere tristi, quasi frustrate, s
ono delle parti di forza quasi poetica.
Mi piace anche come la Kennedy snoda i rapporti tra lei e gli altri protagonisti, cioè Edward e Mr. Brindle (per fortuna totalmente spersonalizzato dall'uso continuo del cognome, senza nome di battesimo, altrimenti lo si odierebbe più di quanto non si faccia già), e come man mano svela la sua psiche.

Altri punti a favore di questo romanzo sono la piacevolezza con cui sono descritte le parti più romantiche (dolci quel che basta, senza sforare nello stucchevole), nel loro bisogno reciproco e in tante altre piccole cose, e nell'umorismo di alcune battute che stemperano le situazioni gravi che si trovano poi nel libro.
Tutto questo, insieme, forma quello che potrebbe essere lo script per una commedia romantica come si deve, divertente, dolce ma non per questo stupida.

La fine, poi, è davvero bella.
In poche parole, una piccola perla, davvero piacevole da leggere anche in inglese, bello e con alcuni picchi di qualità che mi fanno seriamente pensare ad un tuffo nell'inglese per potermi procur
are anche qualche altro libro di questa autrice.

Voto:

8,5

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • She didn't want to learn that all of her was only atoms joining other atoms and cells joining cells and charges balancing up and down a wiring system that happened to bleed. Otherwise, all she'd have left of herself would be a type of biochemical legerdmain. She was afraid that Gluck might have the power to slip her apart and break her in the space left between nothing and nothing more.
  • She had been told that her life in its current form represented normality. [...] Her original bliss had meant she was unbalanced, but now she had the chance to be steady and properly well.
  • "Zippo lighters, they always sound the same. When I was younger, I wanted to smoke, just so I could use one." The white of his eyes blared a little too loudly over his grin. "You never considered pyromania? Better for your health."
  • Even a Completed Fact isn't really complete, it's just our current best attempt--a healthy admission of constant defeat.
  • Always have time for your interests, Helen, you never know what they'll give you, if you let them have their head.
  • Happy was the first emotion of her day and a person couldn't ask much more than that.
  • Close. The kind of word to make a person cry without knowing it. Close. A movement of hope behind the glass. Father, I'm here and I don't know what to do.


Buone letture a tutti! :)

Cami

giovedì 8 ottobre 2009

Occhi di Cane Azzurro - Gabriel García Márquez

Titolo:Occhi di Cane Azzurro (originale: Ojos de Perro Azul)Autore:Gabriel García Márquez
Anno:1974

Editore:
Newton Compton Editori
Traduzione:Ignazio Delogu
ISBN://

Pagine:121

Trama:
Raccolta di 11 racconti, scritti tra il 1947 e il 1955, in cui l'autore spazia tra varie tematiche: il doppio, la morte, l'amore, il surreale, e molto altro.


Più m'inoltro nella letteratur
a sudamericana, più mi trovo invischiata nel ritmo surreale, placido ed insieme scattante, dei suoi autori. Posso solo dire: chapeau, i miei complimenti.
Questo insieme di racconti è proprio questo: un miscuglio di sentimenti e sensazioni diverse, storie lontane e distinte, eppure legate come da un sottile filo di azioni e significati che lasciano una sensazione di comunione incompresa decisamente affascinante.

Nelle varie storie, infatti, è sempre presente un richiamo al sonno, alla notte misteriosa ma accogliente, i prota
gonisti sono continuamente indefiniti, in una non-presenza incredibilmente forte, oppure in una descrizione fisica talmente densa di significati da riflettere il loro animo, e la morte, seconda protagonista in tutti questi racconti, è cacciatrice e continuo presagio.
Riuscire ad unire tutte queste peculiarità, e comunque continuare a piacere e sorprendere, è una qualità rara: ci sono stati solo 3 racconti un po' sottotono, e comunque si mantengono ad un buon livello. Insomma, siamo davanti ad un Autore con la "A" maiuscola.

I miei racconti preferiti, indubbiamente, sono stati Eva sta dentro il suo gatto, Occhi di cane azzurro (che dà il
nome a tutta l'opera), La donna che arrivava alle sei e Qualcuno mette in disordine queste rose. Sono tutte storie commoventi, agghiaccianti, piene d'amore espresso segretamente o a volce alta, surreali quel tanto che basta per stravolgere il mondo e stabilire una quotidianità incredibile, espressivi nel detto quanto nel non-detto; in poche parole, consci di poter essere dolci, teneri quasi, quanto di poter essere spaventosi e terribili. Delle vere e proprie emozioni vibranti.

Qui regna il tema del doppio, della morte che arriva silenziosa, l'allontanamento (volontario o me
no) dal proprio corpo e dalla nostra dimensione, dell'aldilà, anime in pena e veri e propri cori d'angeli. Regna il sogno più vivido del reale, il lutto mai del tutto compreso, la tensione e l'incredulità per ciò che non si ritiene possibile, ma si accetta.
Qui regna l'annullamento del tempo.

Vorrei dilungarmi in una piccola analisi di ogni racconto, ma so già che mi lascerei prendere troppo, e diventerei solo noiosa; posso solo aggiungere che, se mai avrete questo libro tra le mani, dovrete prendere un respiro all'inizio di ogni racconto, e lasciarvi trascinare dall'impetuosità di queste pagine.


Voto:

8

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • La notte gli rimase dentro, tremante, nell'irrevocabile solitudine del corpo separato.
  • Bisognava lasciare da qualche parte quell'inutile aggettivo della sua personalità; quella parte del suo nome che a furia di assumere rilievo aveva finito per essere un di più.
  • In quelle notti, con gli occhi rotondi aperti e spaventati, sopportava il peso dell'oscurità che cadeva sulle sue tempie come piombo fuso. Attorno a lei tutte le cose dormivano. E dal suo angolo lei cercava di ripercorrere, per distrarre il suo sonno, i suoi ricordi infantili.
  • "Ho paura che qualcuno sogni questa stanza e metta sottosopra le mie cose."
  • Un giorno intero con la sua notte ti regalerei io per vederti contenta.

Buone letture a tutti! :D

Cami

domenica 4 ottobre 2009

Aloha!!!!! - Aldo Busi

Titolo:Aloha!!!!! (gli uomini, le donne e le Hawaii)
Autore:Aldo Busi

Anno:1998

Editore:
CDE, su licenza R.C.S. Libri
ISBN://

Pagine:
232


Trama:L'autore, attraverso la rievocazione di passate storie d'amore e una vacanza alle Hawaii, descrive i propri pensieri e dubbi sull'amore e tutto ciò che ci gira attorno, con qualche incursione sulla società italiana.

Lo dico subito, così sputo il rospo ed evito perifrasi inutili: non mi è piaciuto. Ho fatto molta fatica a finirlo, e anche se alcune parti erano effettivamente interessanti, per più di tre quarti del libro è stato difficile seguire
il filo del discorso.

Innanzitutto, senza la quarta di copertina non sarei riuscita a capire dove l'autore voleva andare a parare; le prime 70 pagine (su 232! Dovevo fermarmi e mettere via il libro ogni 5 pagine, era troppo pesante) sono puri concetti slegati, una sequenza di periodi incomprensibili posti a girandola, non so se con l'intenzione di confondere (c'è riuscito benissimo, in questo caso) o di cercare di esprimere un centinaio di "perle filosofiche" tutte insieme (no, non c'è riuscito). In poche parole, è una pseudo-narrazione infarcita di riflessioni spicciole che Busi sembra concedere dall'alto della sua esperienza superiore; in tutta sincerità, penso si sia capito, è un atteggiamento che mi irrita. Soprattutto perchè Busi continua, persistente, a vantarsi. Doppiamente irritante.

Le situazioni e le riflessioni, slegate e confuse, riescono ad arrivare ad una parvenza di senso solo dopo troppe pagine: è tutto un continuo chiedersi "ma chi? cosa? dove? quando?". E' solo dopo il pr
imo centinaio di pagine che si iniziano ad intravedere dei contorni definiti, qualcosa simile ad una linea narrativa, insomma. Prima sembrava il diario segreto dell'autore, dimenticato per caso negli studi di un programma televisivo trash per creare polemica, e magari essere ammirato perchè scrive tentati aforismi tutti insieme, tutti di fila, e perchè lui non si fa problemi a parlare di cose esplicite; eppure a me è sembrato solo puro piacere dell'essere volgare. Parolacce a raffica e descrizioni sessuali più che esplicite non rendono nè trasgressivo nè innovativo nè nient'altro questo libro: me l'hanno solo appesantito e mi hanno fatto venire voglia di chiuderlo e finirla lì. Un conto è una descrizione realistica di un rapporto fisico, un'altra è ricalcare frammenti di riviste porno.

Anche perchè alcuni dei pensieri espressi (i capitoletti intitolati Gli uomini e le donne che si erano tanto amati, ad esempio) sono condivisibili e sono anche riflessioni interessanti, su cui sar
ebbe bello incentrare un discorso, perchè trattano del rapporto maschio/femmina e maschio/maschio e di come si è sviluppato e spesso rovinato nei nostri tempi; eppure le infarcisce, appunto, di volgarità, tentato umorismo e la ricerca continua di polemica (mi rifiuto di credere che abbia scritto tutte quelle riflessioni sulla donna etero che sembra dover essere sempre un'oca stupida, oppure sulle coppie etero che sono tutte tristi e idiote e dovrebbero convertirsi all'omosessualità, senza sapere che avrebbe creato polemica negli animi pronti ad accendersi per il minimo nonnulla...).
Anche alcune riflessioni che fa sull'amore sono molto carine, e sempre per le motivazioni scritte sopra sono in secondo piano. Un vero peccato.

Insomma, auguro a Busi una buona carriera televisiva (che mi pare di capire, dai riferimenti persistenti del libro, stia andando a gonfie vele), ma non penso leggerò altro di lui.
Si salva dall'insufficienza grave solo per alcune belle frasi e le due riflessioni che mi ha procurato.

Voto:

5

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • L'unico vero lusso di un perfetto Gentiluomo è dire in pubblico ciò che pensa in privato, e viceversa.
  • KAPU: chi mi tocca la noce di cocco muore.
  • Già! La vostra vera natura è sempre un'altra. Ma perchè non l'avete mai usata una sola volta in vita vostra?
  • Conosco dell'amore solo i lati peggiori: il distacco da un incontro mai stato.


A presto e buoni libri! :)

Cami

sabato 3 ottobre 2009

Acquisto Libri & Promozione Mondadori

Complice una promozione imperdibile (3x2 su tutti gli Oscar Mondadori, insomma, un affare) ho trascinato le mie amiche a sbirciare tra tutti i libri disponibili: ormai mi conoscono e sanno che davanti a della carta stampata io non mi controllo!
Ho deciso di sfruttare anche il fatto di essere in compagnia, e uno dei tre libri me lo sono fatta consigliare da loro: così, oltre a Ristorante al Termine dell'Universo di Adams (seguito di Guida Galattica per gli Autostoppisti, imperdibile!) e Romeo e Giulietta di Shakespeare, ho preso La Regina della Casa, della Kinsella. Vedremo se ho fatto bene a fidarmi ;P







Come sempre, entrare in libreria mi fa uscire con le tasche inspiegabilmente più leggere!


Buoni Libri a tutti!

Cami

Diario di un Killer Sentimentale - Luis Sepúlveda

Titolo: Diario di un Killer Sentimentale (originale: Diario de un Killer Sentimental)
Autore: Luis Sepúlveda

Anno:1996

Editore:
Ugo Guanda Editore 

Traduzione:Ilide Carmignani
ISBN:88-7746-985-4

Pagine:
73


Trama: Un killer, assoldato per una missione particolare, deve far conto con la propria vita personale e le stranezze del nuovo caso, arrivando così a conseguenze del tutto inaspettate e ad un finale impensabile.

A poco tempo dalla lettura di un altro libro di Sepúlveda, mi trovo nuovamente a confrontarmi con l'autore cileno.
E, devo ammetterlo, ci guadagna.
Mentre la raccolta Una Sporca Storia non mi aveva convinta del tutto, nonostante mi fosse piaciuta, questo librettino di meno di 100 pagine è riuscita a farmi invaghire dello stile dello scrittore, che in questo caso è perfetto per la storia che deve raccontare.

Del protagonista non sappiamo nulla, nemmeno il nome: solo che è un killer, abbastanza bravo da mettere via un bel gruzzolo, e che ha una ragazza francese, un gran pezzo di donna, come ripete spesso. In effetti, nemmeno di lei sappiamo il nome; in effetti, solo il bersaglio ha un nome ed una figura ben definita: tutti i restanti personaggi sono appena accennati, lo stesso protagonista è appena abbozzato, fisicamente parlando. Eppure, la loro presenza è incredibile.

Il punto di vista soggettivo, il sarcasmo lucido (decisamente divertenti le invettive sottintese co
ntro i tassisti) e la doppia natura del killer (uomo e assassino, condizione che si riflette anche nei dialoghi allo specchio, ottimi secondo me), che non viene analizzata e giudicata ma viene semplicemente mostrata al lettore, sono ciò che rendono il protagonista molto interessante, intrigante e difficilmente dimenticabile.
Ho provato anche molta empatia nei suoi confronti, per i modi di fare arrabbiati e frustrati nei confronti della sua ragazza francese: essere lasciati così non è mai una bella cosa. Il fatto che lui continui a fare il duro e si appelli ai principi base della professione (a proposito, come fa Sepúlveda a conoscere così bene le tecniche e le regole dei killer? E' una domanda che mi pongo dall'inizio del libro!) è un metodo di fuga dal pensiero costante che è comprensibile e che ha toccato almeno una volta chiunque sia stato lasciato, penso.

L'intreccio della storia non è troppo complicato, e avevo già indovinato alcune cose che dovevano dare l'effetto sorpresa del finale a circa 3/4 del libro; eppure la conclusione è fantastica, e sorprende. Non mi sarei mai aspettata che finisse in questo modo, ma devo dire che in fondo era anche l'unica soluzione possibile.

Inoltre, come sempre, l'autore coglie l'occasione per rintuzzare la polemica contro il governo statunitense, nella figura del bersaglio; non rivelo nulla per non dare spoiler. E' una costante del cileno e penso che in fondo me lo aspettassi, di trovare qualche riferimento socio-politico.
Un killer sentimentale, sì, ma un killer. Sepúlveda non lo dimentica mai durante la narrazione, e per questo ci regala un libro realistico e, soprattutto, ben scritto.

Voto:

8,5

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
  • C'è una possibilità su un milione che qualcuno ci riconosca, ma la legge di Murphy pesa come una maledizione sui professionisti.
  • Evidentemente capì, perchè dopo aver cantato le lodi di un certo matador a cui le donne lanciavano i reggiseni, passò a lamentarsi degli arabi, dei negri, degli zingari, di quei terroni dei sudamericani, e di tutta l'umanità che non corrispondeva ai suoi canoni di nanerotto europeo puzzolente di fritto. Ancora una volta deplorai l'assenza di una quarantacinque nella mia mano destra.
  • Prima di portare a termine un incarico cerco di dormire molto e il modo migliore per farlo è evitare i sogni, quei territori in cui veniamo portati senza che ci sia chiesto se vogliamo andarvi.
  • "Di cosa ti occupi?" chiese accarezzandomi la peluria sul petto. "Ammazzo uomini. Sono un assassino. Un killer." "Come Leon? Hai visto il film?" "Sì. Come Leon. Ma non sono un cretino."

Ciao e buoni libri :D

Cami

giovedì 1 ottobre 2009

Dell'Amore e di Altri Demoni - Gabriel García Márquez

Titolo:Dell'Amore e di Altri Demoni (originale: Del Amor y Otros Demonios)
Autore:Gabriel García Márquez
Anno:1994

Editore:
CDE, su licenza Arnoldo Mondadori Editore

Traduzione:Angelo Morino
ISBN://

Pagine:201

Trama:
Sullo sfondo del mondo coloniale, si snodano le storie di una famiglia straziata, un mondo clericale vario ma troppo sp
esso legato a preconcetti inutili, e una storia d'amore improbabile e contrastata, il tutto in un miscuglio di cristianità e credenze tribali, e in un surrealismo più credibile di molte realtà.

Nonostante un inizio un po' troppo lento e distaccato per i miei gusti, la storia si è poi sviluppata in un intreccio da nodi allo stomaco, avviluppandosi al mio cervello; la scrittura di Márquez cattura e trascina sino alla fine della storia, senza lasciare molte scelte.
Ammetto di essere partita con q
ualche pregiudizio: il mio primo approccio con il sudamericano è stato il libro Il Generale nel suo Labirinto che non mi era piaciuto particolarmente, anche a livello stilistico. Avevo paura che fosse una costante dello scrittore, cosa che per fortuna mia è stata smentita da questo romanzo.

Sono rimasta colpita ed affascinata soprattutto dai personaggi: l'autore non ce li descrive nei minimi particolari, non ci dà molti dettagli fisici, eppure le loro figure aleggiano, incontrastate, sulle pagine che si stanno leggendo, dettagliati come se li avessi davanti grazie alla descrizione dell'anima, del sentimento, del pensiero. E' difficile da descrivere, è come se fossero di una "fisicità pensante".
Uno degli esempio più forti in questo senso è Bernarda, madre (solo biologicamente) della piccola S
ierva Marìa. Bernarda era una donna ammaliante, non bella ma intrigante, che per l'unione insoddisfacente col marito, un affare legato solo all'utilità e al sostentamento, e la perdita dell'amante Judas Iscariote (che Márquez, nonostante sia un personaggio secondario, riesce ad animare divinamente, caratterizzandolo fisicamente e mentalmente) inizia a consolarsi nel miele fermentato e nel dolce cacao, che le portano gioia per poco, e aiutano la morte ad avvicinarsi, ogni volta un passo in più. Questa situazione si aggiunge ai pensieri di un animo arido, incapace di vero amore, pronto solo a soddisfare le proprie voglie e perversioni; il personaggio di questa madre talmente concentrata su di sè da arrivare ad odiare la propria figlia mi ha provocato molta rabbia.Ed è qui che arriva il concetto che esprimevo prima: la bruttura dell'animo man mano intacca la solidità del corpo, e l'odio ed il risentimento si trasformano in bile e grasso e lordume nel corpo di Bernarda: appunto, fisicità legata all'essere.
Anche il padre si può dire legato a questo pensiero: man mano che la storia avanza, l'uomo sembra quasi rattrappirsi in sè stesso. Mi è dispiaciuta la sua sorte, anche se secondo me non sarebbe mai stato capace di una vera e totale redenzione: ritengo che l'amore che sembra dimostrare per la figlioletta, sul finire, sia solo un senso di colpa straordinariamente acuto.

Un altro personaggio, che però non riesco a classificare, è il vescovo De Càceres y Virtudes. Sì, non è cattivo; no
, non è buono. Non sempre è giusto, e l'età lo riduce spesso ad un essere che fa talmente fatica a respirare che ti chiedi se sopravviverà per le prossime righe, eppure appare un animo forte, distante dai tentennamenti. Ancora non so dire cosa ne penso, è una figura ambigua.
Avrei voluto che
Márquez approfondisse, anche solo un pochino, la figura di padre Aquino: avrei potuto fare un confronto e magari capire cosa m'infastidisce del vescovo. E, soprattutto, apprezzare l'animo buono di Aquino, che in cinque pagine mi ha conquistata, come un novello Fra' Cristoforo.
A lui si aggiunge Abrenuncio, medico dotto e latinista, che avrei voluto presente per più pagine, tanto
m'intrigava la figura del medico mezzo eretico, con la biblioteca del Petrarca con duecento libri in più, come ci informa lui stesso.

Ed infine, eccomi ad osservare i due protagonisti: Delaura e Marìa.
Padre Delaura, 36 anni compiuti da poco, mi ha colpita molto. Dopo una vita così placida e tranquilla, turbata solo dalla passione per i libri (proibiti o meno), viene sconvolto da una forza soprannaturale, da quei demoni a cui Márquez dà nuovi volti e significati: l'ordine viene sconvolto, la sua vita ribaltata, eppure Delaura continua imperterrito, dopo le iniziali titubanze, ad inseguire quello che è il dettame del cuore. Dolcemente straziante.
Sierva Marìa de Todos los Angeles, una ragazzina di dodici anni figlia di un marchese inetto e una donna senza titoli (Bernarda, appunto), ancora nel meraviglioso bilico tra l'infanzia e l'adolescenza, cresciuta da indios, neri e schiavi perchè la sua famiglia l'aveva dimenticata; p
er tutto il libro viene trattate come un oggetto, come un qualcosa da spostare, pulire, nutrire; e poi curare, spostare ancora, rinchiudere, pulire, purificare, e nessuno sembra volerle bene, nemmeno un po'. Muta perchè non ha nulla da dire, mentitrice perchè non conosce altro modo di esprimersi, bella perchè non cosciente di esserlo, diabolica perchè incapace di piegarsi. Maliziosa, dall'alto dei suoi capelli lunghissimi, tanto lunghi da farle da strascico. Nemmeno Delaura, che doveva esorcizzarla, riesce a comprendere se sia un angelo vestito da demone, o un demone vestito da angelo; ed è forse questa dicotomia, unita alla bellezza spiazzante della giovinetta, a farlo cadere preda dei Demoni e di quel Demone più grande di tutti, l'Amore, che lo spinge ad atti folli e a dichiarazioni d'amore sulla falsariga del suo antenato Garcilaso de la Vega (di cui, dopo averne letto frammenti nel libro, voglio leggere le poesie integrali). Unico che saprà sciogliere Marìa, ma a quale prezzo?

Il finale, mentre man mano la storia passa da una placidità tranquilla, un'immutabilità in lento movimento, è un climax fantastico di dolore e perdita. Una degna conclusione per questa storia tormentata, per questa forza "demoniaca" e incredibile.

Voto:

9,5

Citazioni e Frasi che mi hanno colpita...

  • Abrenuncio non ammise che la menzogna fosse una condizione dell'arte. "Più la scrittura è trasparente e più la poesia è visibile" disse.
  • Si congedò con uno svolazzo del cappello per aria e la sentenza latina di rigore. Ma questa volta la tradusse in onore del marchese:"Non c'è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità".
  • Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. " E' vero" le rispose lui, "ma farai bene a non crederci."
  • "Le idee non sono di nessuno" disse. Disegnò in aria con l'indice una serie di cerchi continui, e concluse: "Volano lì in giro, come gli angeli."
  • Aveva sempre pensato che smettere di credere causava una cicatrice incancellabile là dove c'era stata la fede, e che impediva di scordarla.

Ciao a tutti, e come sempre buone letture!

Cami :)