lunedì 29 luglio 2013

Luglio: esami finiti, cominciano le vacanze!

Buongiorno a tutti, cari lettori e care lettrici!

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Ho finalmente concluso questa sessione d’esami che, al contrario di quella precedente, mi ha totalmente sfiancata. Fortuna vuole che si sia conclusa benissimo, quindi sono piena di positività, nonostante la stanchezza: sfrutterò le prossime settimane per riprendermi, rilassarmi e scrivere qui sul blog, che durante questo periodo di studio matto e disperatissimo mi è mancato molto. Sono felice di poterlo gestire senza alcuna scadenza accademica in mente, almeno per un po’: ho cominciato subito pubblicando la recensione al libro che ha vinto il sondaggio del mese scorso (ovvero Il giovane Holden), e ora sto preparando questo e altri post, da pubblicare quando sarò al mare a godermi un po’ di meritato riposo. Bibliomania riprenderà a funzionare a pieno regime!
Sempre a proposito di post e blog, penso che ormai tutti sappiate della chiusura di Google Reader e, quindi, della necessità di trovare nuovi metodi per continuare a seguire i blog altrui: vi avevo detto che avrei provato qualche sito alternativo e così ho fatto. Per me quello che offre il miglior servizio è senz’altro Feedly, che oltretutto ha anche una comodissima applicazione per gli smartphone: è ordinato, semplice (intuitivo, direi) ed estremamente pratico. Se ancora siete indecisi, vi consiglio di provarlo.
Ho fatto qualche tentativo anche con bloglovin, ma non mi ha convinta quanto Feedly, quindi dubito che lo userò molto; ad ogni modo, vi segnalo il mio profilo, nel caso voi sceglieste di usarlo.
Per il resto, il mio proposito di non prendere nuovi libri procede per il meglio e gli scaffali ringraziano, visto che ho svuotato un’intera mensola. Ho letto delle chicche che altrimenti sarebbero rimaste lì ad aspettare per chissà quanto tempo… Non posso che esserne felice!
Detto questo, non mi resta che augurarvi un magnifico Agosto: che andiate in vacanza o meno, ricordatevi sempre di avere un buon libro con voi – è il compagno  ideale per ogni occasione.


Vostra,

Cami

mercoledì 24 luglio 2013

Il giovane Holden - J. D. Salinger

Titolo:Il giovane Holden (originale:The Catcher in the Rye)
Autore:Jerome David Salinger

Anno:1951

Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Adriana Motti
ISBN:88-06-17176-3

Pagine:242

Trama:
Holden Caulfield è stato espulso dall’Istituto Pencey per aver dimenticato dell’attrezzatura sportiva sulla metropolitana di New York; per evitare di dover affrontare subito i suoi, decide di stare per un po’ in città. Questo porterà a una serie di incontri e riflessioni che lo cambieranno.

Ebbene sì, il titolo che ha vinto il sondaggio e che sarà recensito per primo è proprio Il giovane Holden – a pari merito con un altro titolo, che scoprirete presto. Non vi dirò altro: oggi ci dedicheremo solo a quella particolare persona che è Holden Caulfield, perché parlare di questo libro vuol dire, essenzialmente, parlare di lui.

Credo siano pochi i libri in cui il protagonista è così invadente, così iconico da travalicare la storia concepita dall’autore e dare il via a una vita propria. In questo senso, il titolo italiano mi sembra quasi più adatto dell’originale – il centro nevralgico di tutto è Holden, ed è impossibile abbozzare un qualunque commento senza riconoscere questo dato di fatto.
Holden è giovane, come dice il nostro titolo, e come tale si comporta; anzi, sembra incarnare alcuni dei difetti più irritanti dell’adolescenza. Spaccone, finge di non curarsi dell’opinione altrui, inventa storie per non doversi giustificare con nessuno, talvolta è vigliacco, spesso non fa quel che vorrebbe, e fa quel che non vuole; il punto, però, è che lui stesso se ne rende conto. Holden è il primo a riconoscersi tutti i difetti di questo mondo, ad attribuirseli e a dolersene, anche se in una maniera un po’ sbruffona, come se tentasse così di allontanarli; e nasconde allo stesso modo la malinconia che permea la sua anima, una sensazione con radici profonde che nel corso del romanzo si affaccia sempre più spesso nelle riflessioni del nostro protagonista.
E’ una caratterizzazione che reputo valida ed emotivamente vicina anche ai giovani di oggi – tant’è che mi sono intravista in alcuni tratti (e in molti altri ho visto difetti e convinzioni che spero di aver lasciato indietro, insieme ai miei 16 anni). Ci sono alcuni commenti di Holden che sono evidentemente figli degli anni ‘40-‘50, ma ad eccezione di queste credo che si possa vedere in lui una figura di giovane che trascende il suo determinato tempo storico.

A dirla tutta, però, penso che se lo conoscessi nella vita reale finirei per litigarci; penso anche che berrei volentieri due dita di whiskey con lui, ci parlerei e proverei ad ascoltarlo. Nessuno, in questo libro, sembra davvero ascoltare Holden, in parte perché lui stesso non sa ancora bene come esprimere il turbamento che lo smuove, in parte perché nessuno si prende davvero la briga di farlo: abbandonano quello che a loro sembra un guazzabuglio, quando basterebbe dargli un poco di vera attenzione per aiutarlo a mettere in ordine il suo subbuglio interiore.
Il libro, così, sembra andare avanti di episodio in episodio (tant’è che è quasi impossibile riassumerne la trama – ne è esempio il mio misero tentativo). Ci sono solo brevi incontri, in cui Holden cerca di comunicare e l’interlocutore lo rigetta, consapevolmente o inconsapevolmente. Suscita pena e una sorta di desiderio di aiutarlo, almeno finché non ci si rende conto che rigetterebbe tutto questo con qualche parola sborona. Holden cerca qualcuno che lo comprenda e che lo accolga, senza compassione.

L’unica persona che sembra riuscire a dargli questo è Phoebe, la sua sorellina minore. La vecchia Phoebe, come direbbe lui, è un personaggio che non appare molto ma che viene spesso richiamata attraverso i ricordi di Holden, così come i suoi due fratelli, D. B. e Allie. C’è un forte senso di vicinanza, di sostegno reciproco, quando Holden parla di loro: anche chi non c’è più sembra essere in qualche modo presente.
Phoebe risulta senza dubbio la più tenera e la più vicina, a livello affettivo, al nostro protagonista. Credo che Salinger sia riuscito a descrivere bene anche il suo atteggiamento: non è facile rendere realistico il comportamento di una bambina di dieci anni. Mi è piaciuta particolarmente una scena in cui tiene il muso a Holden – perché è un momento vero del rapporto tra fratello e sorella.
Mi sarebbe piaciuto poter vedere anche Allie, in azione: purtroppo, ci si deve accontentare delle reminiscenze di Holden. Il suo guantone da baseball è un oggetto dai forti connotati simbolici, che mi ha colpita per l’aura di serenità che sembra portare con sé.

Volendo tirare le somme, credo di aver capito perché a tanta gente non piace questo libro: è tutta una questione di simpatia o meno nei confronti di Holden. Proprio per la sua centralità così pervasiva, l’empatia nei suoi confronti diventa fondamentale per apprezzare il libro: se manca, diventa impossibile.
Prima di leggerlo pensavo fosse il linguaggio l’ostacolo più grande, dato che tutti parlano della tendenza del protagonista a esprimersi con determinati modi di dire e con un ritmo narrativo particolare, ma in realtà credo che sia una particolarità a cui ci si abitua in poche decine di pagine; personalmente, una volta entrata nel meccanismo, mi ha reso molto più facile l’empatia con Holden e mi ha permesso di vivere questa lettura come se fosse un’effettiva conversazione con lui. A tal proposito, la traduttrice Adriana Motti si merita solo applausi e complimenti, perché la resa in italiano dev’essere stata davvero ostica, tra i vattelapesca, i colloquialismi e il gergo americano. E ovviamente merita i giusti complimenti anche il primo creatore di questa parlata, ovvero Salinger: all’epoca la sua fu una scelta particolare e d’impatto, che si riverbera senza alcun dubbio su parte della narrativa odierna.

La conclusione lascia una forte malinconia e, allo stesso tempo, l’impressione di essere sull’orlo di un momento più felice, di un cambiamento dettato finalmente dal confronto. Eppure non voglio chiudere il mio commento con una nota triste, perché Holden è riuscito a farmi sorridere; quindi, permettetemi di sdrammatizzare con un suggerimento e un’affermazione.
Il suggerimento è quello di vedere i video di John Green su questo libro (qui e qui): dato che in America questo libro è un classico riconosciuto, la sua analisi è molto più approfondita della mia e si rifà a letture e analisi di livello universitario – oltre a essere davvero piacevole e simpatica da ascoltare, come tutte le lezioni del canale Crash Course e, in generale, i video di John e di Hank Green.
L’affermazione è questa: Holden, rivaluta Addio alle armi. So che hai scritto che non ti è piaciuto, ma secondo me gli devi un’altra chance.

 

Voto: 
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                9


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
  • Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però.
  • -Ehi, – disse Stradlater. – Mi faresti un grosso favore?
    - Quale? – dissi. Senza troppo slancio. Quello stava sempre a chiederti di fargli un grosso favore. Prendete uno molto bello, o uno che si crede proprio un fenomeno, be’, sta sempre a chiedervi di fargli un grosso favore. Siccome si amano follemente, credono che li amiate follemente anche voi, e che moriate dalla voglia di fargli un favore. E’ un po’ buffo, in un certo senso.
  • Mi agitò davanti alla faccia quel suo grosso indice idiota. – Holden, maledizione, io t’avverto, bada. Per l’ultima volta. Se non chiudi il becco, te ne appioppo…
    - E  perché? – dissi; stavo urlando, quasi. – Ecco il guaio con voi stronzi. Non volete mai discutere. Ecco com’è che si capisce sempre se uno è uno stronzo. Non voglio mai discutere di una cosa intellig…
    Allora lui me ne mollò uno sul serio, e la prima cosa che seppi fu che stavo un’altra volta su quel maledetto pavimento.
  • Ero mezzo innamorato di lei, quando tornammo a sederci. Questo è il guaio con le ragazze. […] Cristo santo. Hanno il potere di farti ammattire. Ce l’hanno proprio.
  • Quando arrivai era ancora un po’ presto, sicché mi sedetti su uno di quei divani di cuoio vicino all’orologio nell’atrio e mi misi a guardare le ragazze. […] Era proprio un gran bello spettacolo, se capite quel che voglio dire. In un certo senso era anche un po’ deprimente, perché uno continuava a domandarsi che fine avrebbero fatta tutte quante. Quando lasciavano la scuola o l’università, dico. C’era da supporre che probabilmente avrebbero sposato quasi tutte dei cretini. Quei tipi che ti raccontano sempre quanti chilometri fa la loro stramaledetta macchina con un litro. Quei tipi che si arrabbiano come ragazzini se li batti a golf, o perfino a un gioco stupido come il ping-pong. Quei tipi che non leggono mai un libro. Quei tipi che ti fanno venire una barba lunga tre metri. Ma in questo devo andarci piano. A chiamare barbosi certi tipi, voglio dire. IO i tipi barbosi non li capisco. Davvero. Quando ero a Elkton Hills, per circa due mesi sono stato nella stessa camera con quel ragazzo, Harris Macklin. Era molto intelligente eccetera eccetera ma era uno degli individui più barbosi che abbia mai conosciuto. Aveva una di quelle voci che gracchiano, e non la finiva ma di parlare, si può dire. Non la finiva mai di parlare, e la cosa più tremenda era che non vi diceva mai niente che voleste sentire, tanto per cominciare. Ma sapeva fare una cosa. Quel figlio di buona madre sapeva fischiare come non ho mai sentito nessun altro. […] Naturalmente non gliel’ho mai detto che secondo me fischiava in un modo fantastico. Voglio dire, non puoi andare da uno a proclamargli «Tu fischi in un modo fantastico». Ma sono stato in camera con lui quasi due mesi interi, con tutto che lo trovavo così barboso che per poco non diventavo matto, solo perché fischiava in quel modo fantastico, come non ho mai sentito nessuno. Perciò coi tipi barbosi non si può mai dire. Forse non è il caso di di compiangere troppo una ragazza in gamba se la vedete sposare uno di quei tipi. Per lo più non fanno male a nessuno, e magari in segreto sono tutti bravissimi a fischiare o vattelappesca. Chi diavolo può saperlo? Io no.
  • - Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? – dissi. – Voglio dire, ti succede mai d’aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? […]
  • E’ buffo. Non raccontate niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
  • - […] Non appena ti sarai lasciato dietro tutti i professori Vinson, allora comincerai ad andare sempre più vicino, se sai volerlo e se sai cercarlo e aspettarlo, a quel genere di conoscenza che sarà cara, molto cara al tuo cuore. Tra l’altro, scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d’incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. E’ una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. E’ storia. E’ poesia – […] – Non sto cercando di dirti, – proseguì, – che soltanto gli uomini colti e preparati sono in grado di dare al mondo un contributo prezioso. Non è vero. Ma sostengo che gli uomini colti e preparati, se sono intelligenti e creativi, tanto per cominciare, e questo purtroppo succede di rado, tendono a lasciare, del proprio passaggio, segni di gran lunga più preziosi che non gli uomini esclusivamente intelligenti e creativi. Tendono a esprimersi con più chiarezza, e di solito hanno la passione di seguire i propri pensieri sino in fondo.

lunedì 1 luglio 2013

Tre gradi (#5)

Buongiorno a tutti, cari lettori e care lettrici!

Oggi è il primo giorno di Luglio e io sto ancora cercando di capire come abbia fatto Giugno a passare così velocemente. Questa volta gli esami stanno esigendo decisamente più di quanto mi aspettassi e, purtroppo, il blog ne ha un po’ risentito. Proprio per questo, anche se ho ancora due esami da dare, ho deciso di prendermi una mattinata di riposo per ricarica le pile (altrimenti rischio di andare fuori di testa), recuperare i post pubblicati dagli altri blog e riprendere ad aggiornare BibliomaniaTre gradi è pronta a dare il via alle danze!

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PRIMO GRADO
Il libro che ho scelto è…

Racconti di vento e di mare - AA. VV.Racconti di vento e di mare di AA. VV. (a cura di Giorgio Bertone)
2010 – Einaudi

Un'antologia appassionante, che attinge dalla sterminata letteratura dedicata al mare e costruisce un percorso libero e fantasioso, in acque calme o burrascose, alla ricerca di una sfida o di un momento di riflessione. Tempeste, bonaccia, spazi sterminati, equipaggi e presenze immaginarie, per un viaggio verso orizzonti sconosciuti o ritorni a un porto sicuro e familiare.
Con Racconti di vento e di mare, Giorgio Bertone rende omaggio a uno dei «luoghi» della narrazione più cari agli scrittori di ogni tempo, in un'antologia costruita come una traversata, costellata di imprevisti, ricordi e momenti di grande meraviglia, che si muove come un'onda: «un gruzzolo che cresce per accavallamenti, incroci, contrapposizioni stridenti, accordi e somiglianze lontane. Non c'è onda dai secoli dei secoli che sia uguale a un'altra onda».

Perché è nella Lista dei Desideri? Perché mi incuriosì molto quando lo vidi in libreria la prima volta; il mare mi è sempre piaciuto molto, così come mi piacciono molto i racconti, per cui sembrava un ottimo connubio da cui partire. Inoltre trovo che la copertina, nella sua semplicità, sia accattivante – la foto scelta ha davvero dei bei colori. E poi, visto che siamo in pieno periodo estivo, mi sembrava il momento adatto per presentarvi un libro di questo tipo!


SECONDO GRADO
Giorgio Bertone, curatore dell’antologia presentata, è un ligure che ha studiato con grande attenzione l’opera di alcuni suoi celebri conterranei. Un ligure in particolare, non studiato da lui ma comunque decisamente noto, è l’autore del prossimo libro.

Mikrokosmos - E. SanguinetiMikrokosmos di Edoardo Sanguineti
2004 – Feltrinelli

"Questa antologia viene a configurarsi come un libro autonomo e non come una semplice selezione o una panoramica, capace di rendere conto, naturalmente a spizzichi e a bocconi, di un'attività poetica ormai più che cinquantennale; il testo possiede un'autosufficienza che deriva dalla forte correlazione tra la ricerca e la scelta del frammento e il suo montaggio Il titolo, rimandando, da un lato, all'amato (da Sanguineti) Bela Bartok e, dall'altro, a un lessico con chiare ascendenze matematico-scientifiche, propone e sovrappone, in perfetta contemporaneità, l'idea di un piccolo universo autonomo, e, in linea con un Bartok rivisto e ricorretto, quello di una lingua della poesia (là della musica) concretamente radicata nella realtà materiale." (dalla Premessa di Erminio Risso) "mi autoproduco, fragile, mi clono, / stacco me da me stesso, e a me mi dono: / mi autodigitalizzo, ologrammatico, / replicandomi in toto, svelto e pratico: mi automaschero e, assai plasticamente, / sindonizzo il mio corpo, e la mia mente: / mi autoregistro, ormai, se mi iconizzo, - cromocifrato in spettro - e mi ironizzo".

Perché è nella Lista dei Desideri? Le avanguardie e le neo-avanguardie letterarie della seconda metà del Novecento sono, per me, fonte d’interesse e cruccio (principalmente perché mi sembra di non avere ancora tutti i mezzi necessari alla loro comprensione, talvolta anche perché non sempre riescono a convincermi del tutto – ma questa è un’altra storia). In particolare, sto cercando di informarmi un po’ sull’OuLiPo (dopo aver letto Queneau era impossibile non farlo) e sul Gruppo 63, di cui hanno fatto parte tra gli altri Umberto Eco, Giorgio Manganelli, Gianni Celati e, appunto, Edoardo Sanguineti. La raccolta Mikrokosmos l’ho scoperta su Anobii, grazie a Frisia, e ho pensato potesse essere un ottimo punto di partenza per avere una specie di summa dell’opera del poeta ligure.


TERZO GRADO
Alcuni dei progetti coi quali Sanguineti collaborò furono Quindici, rivista del Gruppo 63, e La ricerca letteraria, collana dell’Einaudi. Un altro grande artista che collaborò con entrambe fu Carmelo Bene, le cui interpretazioni teatrali fanno ancora discutere. Una delle sue prove più note è senz’altro quella in…

Macbeth - W. ShakespeareMacbeth di William Shakespeare
2004 – Mondadori (originale: The tragedy of Macbeth – 1623 – E. Blount & W. and I. Jaggard)

E' una grande tragedia dell'ambizione questo capolavoro shakespeariano, tra gli esiti più alti della letteratura drammatica di tutti i tempi; una torbida e violenta ambizione che trasforma Macbeth, uomo di doti eccezionali, in un autentico criminale. Ma anche tragedia della consapevolezza di forze oscure che dominano il nostro destino (quel Fato impersonato dalle streghe) e di valori imprescindibili, che non si possono impunemente infrangere. Rappresentata probabilmente nel 1606, il Macbeth è opera di grandi passioni, grandi caratteri, grandi inquietudini, e la sua costante presenza nei programmi dei teatri di tutto il mondo testimonia la perenne attualità dei motivi dell'arte somma di Shakesperare.

Perché è nella Lista dei Desideri? A parte il fatto che si tratta di una tragedia di Shakespeare? L’opera omnia del Bardo è nella mia Lista dei Desideri! Di solito mi affido all’edizione Oscar Mondadori perché presenta sempre traduzioni di grande interesse, almeno per me – in questo caso è stato Vittorio Gassmann ad occuparsene e sono curiosa di confrontare la sua resa col testo originale a fronte.
Mi piacerebbe riuscire anche a recuperare un video o un audio della rappresentazione di Carmelo Bene – ho ancora i brividi per una sua registrazione, passata ormai qualche anno fa su Radio3, in cui interpretava Erode nel dramma Salomè (scritto da Oscar Wilde).


Per oggi è tutto: mi piacerebbe sapere chi di voi ha letto questi libri, oppure chi li desidera, come me!
Ora torno a studiare, ma vi prometto che tornerò presto con nuovi post; nel frattempo vi mando un abbraccio.

Vostra,

Cami

P.S. il sondaggio è ufficialmente chiuso, presto vi farò sapere quale sarà il titolo recensito.
P.P.S. ora che Google Reader è stato smantellato mi sto rivolgendo ad altri siti con cui mantenere i feed agli altri blog. Nel prossimo Post del Mese ne parlerò, sia mai che la mia personale esperienza possa essere d’aiuto a chi è ancora indeciso!