giovedì 29 aprile 2010

Saltatempo - Stefano Benni

imageTitolo:Saltatempo
Autore:Stefano Benni

Anno:
2001

Editore:
Giangiacomo Feltrinelli Editore
ISBN:88-07-01602-8

Pagine:
265

Trama:
Un giorno Lupetto, mentre sta andando a scuola, incontra sulle colline un Dio, immenso e sporco di terra e piante, che gli regala un orologio speciale, un orobilogio: da quel giorno Lupetto diventa Saltatempo e grazie ai suoi di orologi, quello normale e quello speciale, crescerà diviso tra il suo presente e il passato/futuro di un Italia sottoposta ai venti del cambiamento.

Questo, come invece potrebbe far pensare la quarta di copertina, non è un romanzo di viaggi nel tempo. Non parla di mirabolanti avventure in epoche andate o ancora a venire, e di certo non ha un incredibile protagonista che sa saltellare attraverso le maglie del tessuto spazio-temporale.
Saltatempo è un meraviglioso miscuglio di mille generi: è un romanzo storico, un romanzo rosa, un romanzo di formazione e un romanzo introspettivo, in cui la possibilità del protagonista di poter "vedere" cosa succederà è solamente un pretesto narrativo, secondo me, per poter parlare dell'Italia di quegli anni, dell'adolescenza nel '68, della difficoltà di crescere senza abbandonare sè stessi alla corrente del fiume.

L'inizio, personalmente, è stato un po' stentato. Parte con una prosa fulminante, al limite dell'assurdo, quasi troppo particolare: legata alla natura ancora infantile del piccolo Lupetto, inconsapevole nel suo mangiare "schizzozibibbi" (o, come la conosciamo noi, uva) del fatto che presto incontrerà una divinità. Una divinità che, come le molte altre presenze che avranno la loro parte durante l'arco narrativo, è legata all'infanzia del protagonista, alle montagne, alla natura, alla semplicità e ad una sorta di "sporco buono"; gli donerà un orobilogio, un orologio interno che funziona in modo decisamente diverso dal nostro. Io l'ho inteso come una specie di "orologio biologico dell'anima", che può far compiere dei salti in avanti o indietro a Saltatempo, così da vedere come finiranno certe persone e certi posti, oppure incontrare di nuovo degli spiriti del passato. Ma, come vi ho detto prima, questo non vuol dire che questo sia un romanzo di fantascienza: la capacità di questo fantastico adolescente è un pretesto. Quando lui vede il futuro ottiene lo sprone per combattere, quando vede cosa ne sarà di un amico, o un rivale, riflette. La possibilità di relazionarsi a due diversi orologi (quello interno che ognuno di noi possiede, legato al presente, e il suo orobilogio per il passato ed il futuro) gli conferisce una capacità d'analisi del mondo che è quasi impossibile da trovare nel mondo reale, semplicemente perchè è come se Saltatempo possedesse due anime. Quella che vive ora, e quella che conosce il resto.

Tutto questo mentre Saltatempo cresce, diventando un po' adulto e rimanendo un po' bambino, e insieme a lui si sviluppa anche lo stile di Benni, che mi è sembrato "riordinarsi" e farsi più chiaro, piacevole, mantenendo nonostante tutto quella vena fuori dagli schemi che dà ai suoi libri un'aria forte, indomita si potrebbe dire, e quella comicità sui generis che proviene dalle persone, dalle situazioni (che, anche quando sembrano assurde e mal riposte, mostrano un loro splendido perchè), e soprattutto dalle parole.
L'adolescenza del protagonista, che ci accompagnerà per un buon tre quarti del libro, si rivela così come il miglior campo dell'autore, perchè Benni conosce l'adolescente, e conosce la realtà di quegli anni: sa come raccontare l'amore, la rabbia, la libertà, la speranza, la delusione, la duplicità e l'indecisione di questa nostra età assurda.
Riesce a raccontare della prima cotta, delle prime esperienze, senza risultare eccessivo o volutamente spinto, sa raccontare l'esperienza del primo amore senza per questo cadere nel sentimentalismo e sa raccontare anche le sofferenze del cuore quando questo sembra scivolare via, e tu rimani impotente a guardarlo.
Sa essere commovente perchè il dolore è reale, non se ne esce indenni ma si prova a tirare avanti lo stesso e perchè le scene di dolore collettivo, l'espressione della comunità in lutto (davvero molto forte e palpabile) riesce a portare, come nella vita vera, quel fondo di speranza che ci ha permesso di arrivare fin qui; e questa proviene dal tono lieve della narrazione, che non sminuisce però la portata tragica degli eventi. Semplicemente, permette che questi pesi diventino più leggeri, e che si posino sull'anima senza romperla.

Riprendendo un termine che ho usato poche righe più sopra, vorrei sottolineare anche la meravigliosa galleria di personaggi, la comunità appunto, di questo paese di collina/montagna che Benni sembra conoscere bene: ci si affeziona a tutti, nessuno escluso. In tutti ho onestamente ritrovato un tratto tipico del paesano, senza per questo ritenerle macchiette ad uso e consumo della storia. Ognuno ha le potenzialità per essere un personaggio vero e dignitoso, di cui ci vengono date solo alcune immagini, e ho apprezzato moltissimo questo particolare perchè rende tutta la narrazione più reale, più vicina al lettore, che crea così un legame tra sè e questo paese senza nome, come Saltatempo.

Inoltre viene trattata una tematica difficile, che è il '68 e tutto ciò che l'ha causato; tuttavia viene mostrato ed analizzato come scalino della crescita del protagonista e, per fortuna, non con fini moralizzatori (del genere "convertiamoci tutti all'ideologia sessantottina"), anzi. Sebbene sia assolutamente palese che l'autore ha delle simpatie ben radicate, probabilmente anche risalendo ad alcuni ricordi, io non vi ho trovato alcun accenno alla propaganda politica. Solo, come ho cercato di scrivere in questa recensione, il racconto di una storia.
Gli eventi presi in considerazione assumono così un gusto reale che li fa apprezzare di più a chi, come me, non era presente, e vengono anche usati per riprendere il motivo, già ampiamente presente nelle pagine dedicate al paese, che inizia a essere preso di mira da sfruttatori senza scrupoli, della decadenza dell'uomo: il passaggio, lento ma inesorabile in questi ultimi anni, dal bosco col suo ritmo dolce all'ingiustizia dello sfruttamento becero e frenetico, teso con tutte le sue forze verso il denaro, questo dio davvero sporco che si contrappone agli dèi di Saltatempo: anche loro sporchi, come ho scritto prima, ma di terra buona e muschio.

Saltatempo mi ha lasciato tanti pensieri su cui riflettere, una bella storia, emozioni intense e un personaggio che penso non sia possibile dimenticare. Cosa si può chiedere di più, da una storia?

Voto:

9,5

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • Era un momento poetico, ma allora io facevo fatica a distinguere i momenti poetici tristi da quelli allegri, quindi quando sentivo arrivare un attacco di poesia era un po' come quando si mobilita la budella e segnala e crepita prima della liberatoria, perciò quando sopraggiungeva il crampo dell'ecloga o del sonetto o dell'imperdibile istante, io ci mangiavo su.
  • Niente è complicato, se ci cammini dentro. Il bosco visto dall'alto è una macchia impenetrabile, ma tu puoi conoscerlo albero per albero. La testa di un uomo è incomprensibile, finchè non ti fermi ad ascoltarlo.
  • Capisco che ci sono due tempi o forse mille dentro cui vivo, uno corre lento e riesco a vederlo e misurargli la testa e la coda, l'altro procede a balzi e bufere, le cose cambiano in fretta, appaiono i destini e le conclusioni e io non vorrei conoscere il futuro, ma il futuro mi chiama, mi ammonisce, mi dice che forse posso cambiarlo, mi dice che che i ragazzi nati nel bosco passano troppo tempo da soli a fantasticare, è la loro miracolosa fortuna e il loro maledetto segreto.
  • -Ti amo- le dissi. -Ma sarai scemo?- rispose lei.
  • Le cose muoiono: questa è la prima cosa che non puoi cancellare, una volta che l'hai davvero scoperta. Le cose guariscono, le cose ricominciano, le cose tornano. Questa è una cosa bella da tenere in testa, ma non la puoi avere sempre, la speranza fa il gioco del sole nel bosco, sparisce, riappare un attimo, poi di nuovo è ombra e scuro.
  • Ma la memoria non è fatta solo di giuramenti, parole e lapidi, è fatta di gesti che si ripetono ogni mattino del mondo. E il mondo che vogliamo noi va salvato ogni giorno, nutrito, tenuto vivo.
  • La poesia in fondo, diceva, è far volare il pesante del mondo sul leggero dei versi, come un sasso sull'acqua.
  • Quello che volevo dalla politica, e non solo da quella, era racchiuso già in una frase: bisogna assomigliare alle parole che si dicono.
  • [...] mi dicesti: ringrazia ogni giorno in cui puoi svegliarti in pace, senza dover dividere il mondo in amici e nemici. [...] -Poi ti dissi: perchè a molti è capitato di svegliarsi quel giorno, il giorno di combattere. Non è un bel risveglio, è un risveglio doloroso e crudele. Quel giorno non chiedere agli altri chi sei, gli amici diranno che sei un eroe, gli altri che sei un assassino. Solo tu puoi saperlo, e pagherai ogni ora di questa tua decisione. Solo dopo molto tempo potrai vedere se hai aggiunto dolore al mondo o lo hai aiutato a guarire, se ha fatto crescere più vita di quella che hai spento. Questo di chiama responsabilità.
  • Devi solo promettermi che conserverai gli orologi come una cosa importante e preziosa, non tradire nè l'uno nè l'altro. Quello della fatica quotidiana e quello dei mondi possibili, quello che conta i tuoi passi in terra e quello che misura i tuoi sogni. Quello che scorre e quello che gira. Quello che ti ruba le persone care e quello che te le riporta. Quello che uccide i tuoi nemici e quello che ti fa immaginare in quanti vari modi li uccideresti. Quello che ti fa amare e quello che ti fa amare, capisci la suggestiva ripetizione?
  • Mi tornò in mente una frase di Baruch, il giorno che Fefelli era stato eletto sindaco e tutti erano mogi: "C'è gente che dice che vuol lottare e poi confonde il fischio d'inizio partita con quello dell'ultimo minuto, e va a casa".

Buone letture! :D

Cami

martedì 6 aprile 2010

La Ragazza che Giocava con il Fuoco - Stieg Larsson

Titolo:La Ragazza che Giocava con il Fuoco (originale:Flickan som lekte med elden)
Autore:
Stieg Larsson

Anno:
2006

Editore:
Marsilio Editori
Traduzione:
Carmen Giorgetti Cima
ISBN:
978-88-317-9498-5

Pagine:
754
Trama:Mikael Blomkvist è riuscito a tornare alla guida di Millennium e continua il suo lavoro da giornalista d'inchiesta: ma l'ultimo numero speciale su cui sta lavorando subisce una brusca interruzione a causa di un triplice omicidio, che lo porterà a ritrovare Lisbeth Salander, sparita improvvisamente dalla sua vita. Lisbeth, vera protagonista della storia, si troverà al centro del ciclone mediatico e delle indagini, in una vicenda che arriverà a svelarci il suo misterioso e terribile passato.

Un altro giallo/thriller! E' un genere che mi piace, ma che solitamente non frequento molto... Anche se ultimamente, come potete ben vedere, ho fatto qualche "incursione" :)

Ma partiamo con ordine: questo libro, La Ragazza che Giocava con il Fuoco, è il secondo di una trilogia diventata famosissima negli ultimi anni, e che ha lanciato la moda del "giallo svedese", cioè libri di genere investigativo/thriller/giallo scritti da autori del Nord, principalmente svedesi per l'appunto. Il nome della trilogia è Millennium Trilogy e racconta delle vicende di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander: il primo volume l'ho letto quest'estate, questo che mi accingo a recensire è il secondo, e il terzo è in casa che mi aspetta.

Visto che comunque la storia di questo libro è molto legata al primo volume, mi sembra giusto farne un riassuntino (cercando di evitare gli spoiler più succosi) così da poter fare poi i giusti collegamenti. Comunque, consiglio a chi non vuole rovinarsi la lettura del libro di non leggere sotto, non si sa mai :)

I
protagonisti, come già detto, sono Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander. Il primo è un giornalista di una certa fama, direttore della rivista Millennium, che si occupa principalmente di smascherare attività illecite nel campo dell'economia e della finanza; a causa di un articolo su un importante personaggio dell'economia svedese, le cui fonti improvvisamente spariscono o sono tutte prontamente smontate, finisce qualche mese in prigione e decide di lasciare il timone del giornale a Erika, sua collega e non solo. E' in questo frangente che viene contattato da Henrik Vanger, per indagare (con stipendo annesso da capogiro) su un caso accaduto quasi quarant'anni prima e ancora non risolto: la scomparsa della nipote, Harriet. Blomkvist accetta e si ritrova invischiato in avvenimenti ben più oscuri e spregevoli di quelli che ci si sarebbe aspettati; e proprio in questa occasione, attraverso diversi fatti, facciamo la conoscenza di Lisbeth Salander, che incontrerà ed aiutare Mikael solo all'incirca da metà del romanzo in poi. Il lettore però la incontra molto prima, e inizia a scoprire diversi particolari sulla sua vita, decisamente poco "rose e fiori".
Alla fine del primo libro, dopo la risoluzione delle indagini, Lisbeth (a causa di un evento decisamente spoiler che quindi non scrivo) decide di partire e andarsene, grazie anche al fatto che grazie alle sue capacità di hacker è riuscita a creare un bel gruzzolo.

Tornando a questo libro e alla sua recensione, si può tranquillamente dire che, mentre nel primo alla fine era Blomkvist il protagonista, nel secondo è Lisbeth che occupa il palcoscenico.
E' infatti la protagonista (quasi) assoluta, nel bene e nel male: come svela sin da subito la quarta di copertina, Lisbeth verrà ricercata per omicidio. Ciò che mi ha colpito, in questo frangente, è stato che Larsson, nonostante appunto la cara Sally (così la chiama Blomkvist) sia la protagonista e faccia parte del duo dei "buoni" nel primo libro, non viene immediatamente scagionata: anzi, vengono fatti nascere dei dubbi nel lettore, viene da chiedersi quanto si sa effettivamente di Lisbeth.
Parliamo ancora di lei. Devo ammettere che del gran personaggio decantato da tutti, nel primo libro, non mi era rimasto molto; e, infatti, mi ero stupita di tutti questi elogi... Ma ora non posso fare a meno di unirmi alla schiera di ammiratori! E' fantastica, ed emerge particolarmente nei primi capitoli; si scoprono lati di Lisbeth prima più in ombra, ci si lascia avvincere da questo carattere difficile, dalla morale propria e dura come il ferro, dalla sua doppia indole sicura-insicura.

In generale questo secondo episodio mi è piaciuto molto più del primo: anche se i primi capitoli sono un po' troppo dedicati alla vita sentimental-sessuale dei protagonisti, il ritmo riprende subito, assumendo i toni giusti, velocizzandosi rispetto a Uomini che Odiano le Donne (dove il ritmo dell'azione era piuttosto lento e pacato) per adeguarsi agli avvenimenti più macabri e violenti della trama. Il lettore viene trascinato da consistenti colpi di scena che non vengono assolutamente buttati a caso nella storia; si sente che sono stati ben ponderati e che portano sensate novità senza per questo stravolgere la natura della narrazione stessa e del background dei personaggi, così ben caratterizzati.
In più, e questo mi è proprio piaciuto, è lo stesso scrittore che seminando alcuni episodi lungo la storia riesce a far credere al lettore di essere arrivato ad una conclusione sicuramente corretta, per poi invece rovesciare del tutto la situazione! Almeno nel mio caso, mi è venuto da pensare "ma come ho fatto a credere di esserci arrivata così facilmente"!

E' un thriller che si legge velocemente, nonostante la mole, perchè porta continuamente a chiedersi che cosa accadrà dopo e se tutto sembra come ci viene mostrato, o se ci sarà una nuova rivelazione; quindi si può solo dire che raggiunge perfettamente il suo scopo!

Voto:


8,5


Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...

  • Non esistono innocenti. Esistono solo gradi diversi di responsabilità.


Alla prossima recensione! :D
Cami



giovedì 1 aprile 2010

Marzo tra tempo pazzo e libri!

Che Marzo sia un mese un po' pazzo lo sanno tutti, anche se ultimamente il tempo sta dando il meglio di sè XD
Nonostante sperassi nell'arrivo di un bel sole caldo che mi permettesse di mettere da parte maglioni di lana e tutto il resto, sono comunque soddisfatta dell'andamento di questo mese sia a livello personale, sia a livello libresco!

Tra una cosa e l'altra, infatti, questo mese sono arrivati un po' di volumi a rinforzare le fila della mia libreria; due però, Quello che mi spetta e Alla Grande, li dovrò restituire ai legittimi propietari, perchè mi sono stati dati in prestito :)













Poi, grazie ad un progetto scolastico (spero di potervene riparlare, ma per scaramanzia ora evito), ho ricevuto Il Commissario Incantato. Non so proprio cosa aspettarmi da questo libro, quindi spero in una sorpresa positiva!














E, dulcis in fundo, grazie al solito patto con mia madre mi sono guadagnata un libro che desideravo leggere da una vita: Il Più Grande Uomo Scimmia del Pleistocene :)














Direi proprio che per lo meno, se continuerà questo brutto tempo, avrò di che riempire le mie giornate :D

A prestissimo con una nuova recensione (ci sto lavorando or ora!)
Cami