domenica 23 maggio 2010

Mini-recensioni: tre libri per un post

Ciao a tutti :)
Ultimamente ho letto molto, ma purtroppo ho avuto ben poco tempo per aggiornare come si deve, e credo si sia notato; tra l’altro, ho letto libri di cui mi sarebbe difficile scrivere una recensione vera e propria, per vari motivi, ma che desidero comunque commentare con voi. Per questo ho deciso di riunire queste letture in un solo post, con un “mini-intervento” per ciascuna di loro!
Si parte quindi con Jean-Dominique Bauby, e il suo Lo Scafandro e la Farfalla (Le Scafandre et le papillon).

Pagine:123
Editore:Ponte alle Grazie
Traduzione:Benedetta Pagni Frette

Anno:1997
I
SBN:88-7928-402-9

Trama:
Jean-Dominique Bauby, direttore di una rivista importante, nel pieno della propria vita, a causa di un ictus si trova a dover convivere con la locked-in syndrome, che gli permette di muovere solo l'occhio sinistro; ma questo non lo ferma dal comunicare con gli altri.
Ciò che commuove di questo libro, più che l'esperienza descritta al suo interno, è il modo in cui è stato redatto: tutto, assolutamente tutto, battendo una sola palpebra. A Bauby veniva recitato l'alfabeto, secondo l'ordine di una filastrocca francese, e lui sbatteva la palpebra quando voleva indicare la lettera scelta. Immaginate doverlo fare migliaia, forse milioni di volte, e arriverete alle cento e passa pagine che ha scritto in questo modo l'autore.
Di per sè il libro non è particolarmente bello. Un po' troppo poco emozionante nei contenuti, che mi aspettavo inve
ce ricchi di pathos; credevo che avrei potuto "vedere" attraverso gli occhi di Bauby, cosa che purtroppo non è accaduta. Mi ha allontanata dal significato simbolico della narrazione, perchè non mi ha fatta entrare nella storia. Ma non si può non commuoversi davanti allo sforzo titanico di quest'uomo.

Voto:


7

Il secondo libro è Alla Grande di Cristiano Cavina, autore che ho potuto incontrare grazie ad un'iniziativa della mia scuola, riuscendo così a comprendere, a grandi linee, il pensiero dell'autore.

Pagine:208
Editore:
Marcos Y Marcos
Anno:2002
ISBN:
978-88-716-836-38

Trama:
Bastiano Casaccia è il tipico bambino delle case popolari, ma
con una marcia in più: una fantasia sfrenata ed una vita se possibile ancora più disastrata, barcamenandosi tra un'avventura e l'altra, con una madre sola e dei nonni particolari.
Questo libro mi ha ricordato molto le tematiche di Andrea Vitali: vita di un paesino piccolo, dai personaggi caratteristici, narrati con semplicità e venati da una comicità leggera. Ma, proprio come i libri di Vitali, gli manca qualcosa per essere davvero un bel libro. L'idea, nella sua linearità, è buona: la vita di paese vista dagli occhi di un bambino che cresce e cambia. Non molto originale, certo, ma se trattata come si deve permette spunti eccellenti. Invece il libro in alcuni punti sembra perdersi, ricordando più un insieme sconnesso di esperienze. E' come se ogni capitolo fosse un tassello, e i tasselli tra loro non s'incastrassero perfettamente; le stonature, si sa, si sentono subito.
Sarà anche che il protagonista, Bastiano Casaccia detto Bla, non entra dentro. E' simpatico, ma appena accennato come personaggio, così come la madre, i nonni, gli amici di Bla.
Ciò che più m'intriga, però, è che parlando con l'autore si capiscono molte più cose e si apprezza di più la storia;Cavina è sicuramente un ottimo parlatore, ma con questo autore mi sembra che alcune cose stranamente, messe su carta, rendano meno rispetto al parlato vis-à-vis. Sarà perchè, come abbiamo scoperto durante l'incontro, è un libro prettamente autobiografico.
Sono stata indecisa sul voto da dargli, soprattutto perchè gli ultimi due capitoli sono davvero bellini: un picco di bravura. Infatti, lo scambio di lettere che si svolge tra il protagonista e un altro personaggio, e l'ultimo capitolo, sono parti tutto sommato notevoli, decisamente piacevoli: tuttavia, il giudizio di prima rimane, e quindi Cavina per me si becca la sufficienza e basta. "L'alunno è intelligente, ma non si applica", come si suol dire ;D

Voto:

6,5

Ultimo, ma non meno importante, il libro di Parinoush Saniee, Quello che mi Spetta (il cui titolo originale, salvo errori, dovrebbe essere آنچه که من انتظار , che dovrebbe suonare all'incirca come "che cosa mi aspetto"; tuttavia, non ho trovato altri riscontri sulla correttezza di questo titolo, purtroppo).

Pagine:427
Editore:Garzanti Editore
Traduzione:Narges Gholizadeh Monsef & Sepideh Rouhi

Anno:2003
ISBN:978-88-116-659-91

Trama:
Masumeh è una giovane ragazza iraniana che si traferisce con la famiglia da Qum, piccolo paesino rurale, a Teheran. Qui scoprirà una vita totalmente diversa da quella a cui era abituata, ma soprattutto scoprirà u
n sentimento nuovo: l'amore. Purtroppo questo avrà terribili conseguenze, che influiranno su tutta la sua vita.

Questo libro mi ricorda un po' quello di Bauby: non per i contenuti o le atmosfere, che non potrebbero essere più diverse, ma per il fatto che hanno gli stessi pregi e gli stessi difetti, ovvero storia importante, "pesante" e dai contenuti sensibili, ma un modo di renderli su carta decisamente meno intenso di quello che ci vorrebbe.
Infatti, la scrittura
è fin troppo semplicistica, spesso i passaggi sono affrettati: mi è capitato più volte di pensare che certi atteggiamenti fossero anche realistici, ma poco costruiti, con una base dietro non abbastanza solida. E' strano passare da un capitolo all'altro e veder cambiare del tutto le dinamiche tra alcuni personaggi, anche se sono ragionevoli, perchè semplicemente non mi è stato descritto l'iter attraverso il quale queste dinamiche sono mutate. L'effetto è falsato, affrettato.
All
o stesso modo, sarebbero stati più piacevoli dei dialoghi meno didascalici: sembrano delle spiegazioni, come se invece di mostrarmi la storia me la stessero raccontando. Che è ben diverso. Anche qui, i sentimenti forti traspaiono, ma non abbastanza da supplire alle altre mancanze già descritte.
Tuttavia, la storia è lieve, la descrizione degli affetti ben bilanciata (nonostante tutto) e alla fine rimane comunque una testimonianza realistica (e questo è importante) di un periodo e di un paese che ha sofferto molto; in sintesi, libro mediocre, ma i sentimenti e le vicende narrate lo sollevano un pochino.

Voto:

6,5


Come sempre vi saluto, e vi auguro buone letture!

Cami

2 commenti:

  1. Anch'io ho letto "Lo scafandro e la farfalla" (ci ho pure fatto la recensione sul blog)!
    Io però gli darei un voto più alto. In effetti mi è piaciuto proprio perchè è un racconto pulito e senza tanti sentimentalismi su una situazione così drammatica, che avrebbe invece potuto dar vita a facili pezzi lacrimevoli. Però naturalmente i gusti son gusti ;-)

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  2. Ivy, è vero, il racconto è molto pulito, e di solito apprezzo questo stile; solo che, stranamente, non mi ha affatto coinvolta. Era come se leggessi la storia e l'autore non riuscisse a farmi entrare nell'ottica del "io sto vivendo davvero queste cose". Ovvio poi che, come dici tu, le opinioni cambiano da persona a persona :D Vado a sbirciare la tua recensione!

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