Titolo:Il Cimitero Senza Lapidi e altre storie nere (originale: M is for Magic)
Autore:Neil Gaiman Anno:2007 Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Giuseppe Iacobaci & Elena Molho
ISBN:978-88-04-58503-9 Pagine:222 Trama:Gaiman unisce il nostro mondo a quello fantastico in dieci racconti, facendo incontrare bambini e fantasmi, uomini e troll, mostrando creature misteriose destinate a popolare i nostri sogni… Chi mi conosce sa che io adoro Neil Gaiman: adoro il suo stile, la sua “poetica” e il fatto che riesca a mescolare diversi tipi di mitologia e credenze popolari riuscendo a farti credere, per un momento, che forse non tutto quello che stai leggendo è un’invenzione. Ho amato (quasi) tutti i suoi libri che ho letto e questo, sebbene non magnifico come altre sue opere, mi è piaciuto comunque moltissimo.
Infatti, Gaiman è riuscito a catturarmi sin dall’introduzione del libro: nel parlare di come si è avvicinato ai racconti ha scritto molte cose che io stessa ho provato, ovvero la sensazione che le “storie brevi” di un certo tipo, se scritte bene, non possono che insinuarsi sotto pelle e rimanere lì, pronte ad essere riesumate dalla nostra memoria in caso incontrassimo, lungo il nostro cammino, qualche cosa che ce le ricordi anche solo di striscio. A me è capitato con alcuni dei racconti di questa raccolta – il che può farvi capire quanto ho apprezzato questo libro. Ma procediamo con ordine e andiamo a vedere un po’ che cosa, effettivamente, Mr. Gaiman ci racconta.
Il filo rosso che rende omogenea la raccolta (nonostante la varietà di personaggi e situazioni) è, come ho accennato nella trama, l’unirsi della nostra realtà a una dimensione fantastica: così troviamo bambini che vivono coi fantasmi, ragazzi che incontrano troll, gatti protettori, fiabe che prendono vita; e, attraverso queste incursioni, il lettore attento può intuire, oltre a delle magnifiche storie, anche qualche messaggio più nascosto, e pensare. E’ questo il caso del secondo racconto,
Il Ponte del Troll, che mi ha colpita per la forte malinconia insita tra le parole, per la rappresentazione della sfiducia nella vita, della stanchezza e del considerarsi destinati ad un certo fato, dal quale non si può scappare. La figura del troll è magnifica e permea le pagine anche quando non è effettivamente presente; il finale poi, a sorpresa, mi ha piacevolmente stupita.
Stesso “miscuglio” si riscontra in
Cavalleria e ne
Il Prezzo, entrambi racconti in cui il soprannaturale sembra far naturalmente parte del contesto: nel primo, un cavaliere della Tavola Rotonda tenta di convincere una vecchina a cedergli il Graal, che lei ha comprato dal rigattiere, mentre nel secondo incontriamo il Male vero e proprio, subdola incarnazione del nostro terrore. Entrambi sono bei racconti, ben congegnati, tenero il primo e pauroso il secondo, che colpiscono il lettore per la facilità con cui l’autore ci fa credere che tutto sia come deve essere – come se, ad esempio, vedere un cavaliere, con bianco destriero abbinato, fosse una cosa plausibilissima.
In modo simile, ma sforando nel territorio della fantascienza, il racconto
Come parlare con le ragazze alle feste ci fa ragionare sul valore della parola attraverso gli occhi di un adolescente qualunque, che si ritrova ad una festa molto particolare. E’ uno dei racconti che ho preferito, sia per la sensazione di mistero che lo ammanta, sia per la riflessione (che, per lo meno, ha suscitato in me) che ho molto apprezzato; ci sono diversi “livelli” di lettura e questo è sempre indice di una profondità intrinseca del racconto.
Un altro “tassello” di questa raccolta che ho apprezzato è
Il Caso dei Ventiquattro Merli, dove però il procedimento si inverte ed è la normalità ad entrare nel campo del totalmente fantastico: la storia, infatti, è la riproposizione in salsa
hard boiled di molte filastrocche e fiabe (per lo più inglesi, quindi è più godibile se avete una mezza infarinatura di letteratura inglese per l’infanzia). Mi ha fatto ridacchiare tra me e me, mi ha stupita e, soprattutto, mi ha fatto venir voglia di sapere chi fosse il colpevole (ho provato a indovinarlo – sbagliando, ovviamente); davvero un’ottima lettura!
Lo stesso discorso di “inversione” si potrebbe fare per quanto riguarda
Ottobre sulla sedia, dove una riunione tra i Mesi dell’anno assume i contorni di una tranquilla nottata passata a chiacchierare e a raccontarsi storie, in un processo meta-libresco che mi è piaciuto molto. Tuttavia, la storia-nella-storia, per quanto inquietante, non l’ho trovata tanto interessante quanto le dinamiche tra i Mesi; avrei preferito avessero più spazio.
Ultima, ma non meno importante (sia nel post, sia nel libro), è la poesia con cui Gaiman chiude il tutto. Una poesia dal titolo chiarissimo,
Istruzioni, ma dal contenuto cangiante, che può essere tutto e nulla a seconda di chi la legge, quando la legge. Personalmente, l’ho adorata, tanto che avrei voluto riportarla tutta tra le citazioni: è un invito, un’indicazione lungo il sentiero dei mondi fantastici della fantasia. Vorrei farla leggere a tutti coloro che non credono nel mondo dell’immaginazione!
Un libro di racconti perfetto per il periodo dell’anno in cui siamo, con l’Autunno che avanza e l’avvicinarsi di Halloween e Tutti i Santi, decisamente bello e ben scritto: non ho parlato di tutti i racconti, ma solo di quelli che mi hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male. E, tra i ricordi che queste storie mi hanno lasciato, c’è sicuramente la sicurezza che Neil Gaiman non delude mai.
Voto: 8
Frasi e citazioni che mi hanno colpita… - I racconti che leggi quando hai l’età giusta non ti abbandonano mai davvero. Magari ti dimentichi chi li ha scritti o come si intitolava la storia. A volte ne dimentichi la trama, ma se un racconto arriva a toccarti ti resterò accanto, infestando quei luoghi della mente che visiti molto di rado.
- - Come ti chiami? – chiesi.
- Triolet.
- Nome carino – dissi, anche se non ero convinto che lo fosse. Ma lei carina lo era davvero.
- E’ un verso libero – replicò, orgogliosa. – Come me.
[…]
- Sei una poesia? – ripetei.
- Se vuoi. – Si morse il labbro inferiore. – Sono una poesia o una trama o un popolo il cui mondo venne inghiottito dalle acque. - Mi guardò, e fu come se mi stesse guardando dalla sua mezza maschera di Antigone, come se i suoi occhi verdi fossero però una parte differente, più profonda, della maschera. – Non puoi ascoltare una poesia senza che questa ti trasformi – mi disse.
- - Hai presente, quando sei arrivato al punto limite della tua audacia? E se andassi ancora oltre, non saresti più precisamente tu? Saresti la persona che ha fatto quella cosa? Quei posti dove non si deve andare… Credo sia successo a me stasera.
- - Stai scherzando con il fuoco.
- Così so di essere vivo – replicò Zebediah.
Alla prossima recensione!
Cami