Titolo:Ash
Autore:Malinda Lo
Anno:2009
Editore:Elliot Edizioni
Traduzione:Giorgio Rinaldi & Veronica La Peccerella
ISBN:978-88-6192-1092
Pagine:225
Il mondo in cui vive Ash, infatti, non è il nostro: appare piuttosto come una “terra parallela” medievale, un’ambientazione tipicamente fiabesca. Ci sono regni, carrozze e cavalcature, leggende sul popolo fatato, castelli, nobili, popolani e re; eppure ciò che paradossalmente rende piacevole lo sfondo di questo romanzo è proprio una sua certa verosimiglianza, forse dovuta all’immaginario radicato nella nostra mente abituata alle fiabe. Abitudini e tradizioni particolari, inoltre, ci vengono mostrate, non spiegate: questo aiuta ad immedesimarsi e ad apprezzarle, perché la descrizione dei personaggi che vivono l’evento in sé riesce a farci “calare” dentro di esso.
Lo stesso discorso vale per la presentazione delle creature fatate, di cui noi in realtà non scopriamo poi molto: qualche accenno nei racconti che Ash legge, nelle tradizioni del popolo, una visione sfuggente. L’unico membro di questa stirpe misteriosa che riusciamo a conoscere meglio è Sidhean, la cui presenza nella vita della nostra protagonista sarà particolarmente importante. Volendo osservare questo libro sotto la lente del “re-telling”, ovvero della ripresa di una storia già scritta, la parte di Sidhean dovrebbe essere equivalente a quella della Fata Madrina: in realtà è molto, molto di più, non solo a livello di trama (poiché sarà decisamente più importante per l’economia della storia rispetto alla sua zuccherosa controparte femminile) ma anche a livello caratteriale. Questo essere fatato, infatti, riprende da vicino le caratteristiche delle fate “originali”, ovvero non quelle tenere che ultimamente sembrano essere quelle più in voga, ma quelle celtico-britanniche, o comunque di stampo nordico. Quest’ultime, più che aiutare gli esseri umani con desideri e polveri magiche, li spiano e li attirano in terre che si trovano oltre la nostra comprensione e li trattengono in quei luoghi per sempre, senza possibilità di tornare indietro, spesso senza memoria del passato. In questo senso Sidhean è un essere fatato come si deve: caratterizzato da una bellezza terribile, una freddezza perfetta, incarna l’immagine semi-divina delle faeries diverse, distaccate e soprattutto inquietanti. Inoltre, cosa non da poco, è un personaggio coerente con la propria natura gelida e appartenente a un altro mondo, diversamente da molti personaggi soprannaturali (che vanno tanto di moda ultimamente) che dovrebbero essere terribili e spietati ma poi, nel giro di due pagine, diventano zuccherini; infatti, benché sia “legato” alla protagonista (com’è ben spiegato in quarta di copertina), non viene mutato in quella che è la sua essenza. L’ho apprezzato davvero molto e penso che la Lo sia riuscita a renderlo e descriverlo bene, onestamente le parti in cui Sidhean era presente sono state tra le mie preferite!
Tuttavia, il caro Sidhean è solo uno dei due poli attorno a cui ruota Ash; l’altro è rappresentato da Kaisa, Cacciatrice del Re, carica di grande prestigio presso la corte. Ash e Kaisa si incontrano per caso e da lì in poi Ash sembrerà quasi rinascere, dopo i soprusi subiti come sguattera di casa, lasciandosi richiamare da quelle sensazioni, delicate ed appassionate, che la presenza della Cacciatrice le suscita. Ho trovato Kaisa meno tratteggiata di Sidhean, pur rimanendo un personaggio piacevole; questo però non concorre a peggiorare la descrizione del rapporto tra le due ragazze, che ho trovato descritto molto pacatamente, non rendendolo banale, bensì lasciando che si snodasse senza l’aggiunta di particolari “scabrosi” per fare audience, visto la natura omosessuale del loro amore. E’ un dettaglio che ho apprezzato tantissimo, perché è la prova tangibile di quanto questa sia una storia d’affetto e amore, non di “due ragazze lesbiche”. Penso questo sia dovuto anche alla sensibilità dell’autrice e alla sua vita privata, visto che Malinda Lo, come spiega in un post ironico ed esplicativo del suo blog, ha una compagna e ha fatto coming out da ormai molti anni. Tra parentesi, mi permetto di dire che la dedica alla compagna nei ringraziamenti è una delle più romantiche che mi sia capitata di leggere recentemente.
Tornando ai personaggi del libro, come avrete notato ho parlato di due “poli” e non di “triangolo”: questo perché usando questo termine, ormai inflazionato nel genere young adult, mi sembrava quasi di dare una valenza negativa alla divisione che Ash prova dentro di sé, solamente dentro di sé. Forse è proprio per questo che non mi è dispiaciuta questa linea narrativa, nonostante io sia tendenzialmente contro questi escamotage letterari: è un “triangolo intangibile” e soprattutto scevro di tutti quei “amo lui, no amo lei, no amo lui, no..” che fanno quello che qui si chiama un paciugo. Ash è una ragazza che, nonostante provi sensazioni ed emozioni contrastanti, sa cosa vuole; la confusione sensoriale è bilanciata da una sorta di certezza emozionale.
Parlando proprio di Ash, devo dire che come protagonista mi è piaciuta: è piuttosto decisa, pronta a sacrificarsi per quel che desidera, sebbene conosca anche la paura e la perdita. Devo dire che io preferisco il suo nome vero, Aisling (che si pronuncia Ash-ling), legato anche alla tradizione celtica e per me più poetico.
Il suo affetto per la madre, all’inizio, è commovente; peccato che secondo me sia scivolato via un pochino troppo in fretta. In effetti, quest’ultimo è un difetto generale del libro: benché molto scorrevole e fluido (il che è un pregio), trovo che gli “sbalzi” temporali siano un po’ troppo forti, nonostante si parli comunque di una narrazione fiabesca, anche se esposta sotto forma di romanzo.
Io metterei questo libro, infatti, più sotto la categoria “fiaba” che sotto quella di “romanzo di formazione”, come dice la quarta di copertina; vero è che ogni fiaba in fondo è, in parte, racconto di crescita, quindi il concetto di fondo non è eccessivamente diverso e le differenze sono più che altro formali.
L’unica pecca di questo libro, in effetti, è il fatto che in certi passaggi lo stile e la scrittura sia un pochino troppo legato al target adolescenziale; ma, appunto, è relegato solo in certi passaggi. Per il resto, tutto scorre in modo fluente e piacevole; soprattutto il finale, ben calibrato per quanto riguarda le tempistiche e lo stile. Mi è piaciuto davvero moltissimo ed è stato il degno coronamento di questo “viaggio” insieme ad Ash.
Insomma, volendo evitare di far diventare troppo lunga questa recensione, tiro le fila del discorso: Ash è un bel libro, un re-telling che non segue pedissequamente l’originale ma lo interpreta e che vi farà passare qualche bel pomeriggio immersi in un mondo fatato!
Voto:
7,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita…
- “E non fa niente se avevi paura” disse ad Ash con uno sguardo di sbieco. “Temere le cose che hanno l’odore della morte è segno d’intelligenza”. […] “Ma non devi avere paura di guardarle negli occhi”.
- E se non sembrava lei [stessa, Ash], pensò, allora poteva anche darsi che non fosse lei. Forse tutta la sua vita, tutti i suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue emozioni, si sarebbero dissolti, lasciandosi dietro solo l’involucro fatto di pelle e ossa.
- Quando riprese fiato gli domandò:”Morirò?”
Lui rispose “Solo un po’” […].
Alla prossima recensione!
Cami