sabato 30 giugno 2012

Giugno: gelati, esami, pagine che si scollano e questionari

Ciao a tutti!

Non so come si sta da voi, ma qui fa davvero caldo – talmente caldo che a volte temo che mi si sfaldino i libri (almeno, quelli in edizione economica)! Fortuna che almeno in casa fa fresco; anche lo studio, così, risulta un po’ meno pesante. Ma bando alle ciance! Ecco i libri che hanno raggiunto i miei scaffali nel corso di questo mese.

Innanzitutto, due acquisti: di solito cerco di evitare di comprare libri nuovi, però volevo farmi un regalino per i buoni risultati raggiunti agli esami (grazie per aver incrociato le dita per me, avete portato fortuna!) e per tirarmi un po’ su il morale per altre cose e quindi… Ho pensato subito che dei libri sarebbero stati perfetti! Ho preso Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut e Esercizi di Stile di Raymond Queneau.

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Poi, nel corso del mese, ho scoperto e iniziato a usare il sito SoloScambio (ancora non mi pronuncio, nei prossimi mesi vi dirò se lo trovo valido o meno) e mi sono procurata Pomodori Verdi Fritti al Caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg, che desideravo da quando ho visto il film, davvero delizioso.
In più, grazie al gruppo “Indovina il Libro” su Anobii, ho vinto un libro di Valerio Massimo Manfredi: L’Ultima Legione. Manfredi mi incuriosisce, quindi sono proprio contenta di aver indovinato!

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Anche sul fronte e-book è stato un mese proficuo. Grazie alla segnalazione di Eleonora (del blog The Book Nerd) ho scaricato gratuitamente da Amazon il romanzo Here, di Denise Grover Swank, la cui trama mi ha incuriosita molto; inoltre, ho ricevuto l’e-book Deserto Rosso: Punto di Non Ritorno dalla sua autrice, Rita Monticelli. A quest’ultimo libro sarà legato un piccolo progetto speciale, ma per ora non mi dico nulla!

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Sono proprio contenta del mio “bottino”!
Questo mese, poi, ho un’altra cosa da condividere con voi… ovvero, un questionario! Anzi, un doppio questionario: sono stata taggata da Marco AKA Salomon Xeno e dalla Leggivendola nell’iniziativa 11x11x11, perciò dovrò rispondere a ben 22 domande. Cercherò di essere meno prolissa del solito, promesso.

Domande di Salomon Xeno

1. Sei su un'isola deserta. Hai portato con te il tuo libro preferito, che sei disposta a leggere e rileggere per quanto rimane della tua breve esistenza. Sull'isola arriva un altro naufrago e te lo chiede in prestito, avendo con sé solamente un iPod. Come reagisci?
Prima di cedergli il mio libro, lascio passare un po’ di tempo (tanto lui, per ora, ha l’iPod; facciamo che, centellinando, riesce a farlo durare una settimana abbondante); devo capire se posso fidarmi a lasciarglielo per essere sicura che non tenti di farne carta da ardere… Perché, nel caso, potrei sviluppare una lievissima forma di aggressività.
2. Tiri un dado. Che numero esce? E cosa esce a me?
Ho preso un dado. Il primo numero uscito è 1; il secondo, il tuo, 3.
3. Hai l'Argo a tua disposizione per raggiungere un luogo qualsiasi. Quale rotta?
Argo! Che meraviglia! Posso scegliere una crociera lungo tutte le coste del mondo? Altrimenti, mi accontento della Grecia. Ci sono stata l’anno scorso e mi sono innamorata del mare e delle spiagge.
4. Hai l'Argo a tua disposizione per raggiungere un non-luogo qualsiasi. Quale rotta?
Lo dico? Lo dico. Hogwarts! Oppure, se devo attenermi di più alla definizione di non-luogo, il limbo dantesco sarebbe una delle mete papabili.
5. Quale potere (non super) ti piacerebbe avere? Come lo useresti?
Mi piacerebbe avere la memoria eidetica: la userei per riuscire meglio all’Università, al lavoro, nelle conversazioni… e ovviamente, per risolvere tutti i giochi della Settimana Enigmistica!
6. Un amico a cui hai appena passato il libro che stai leggendo (di tua proprietà) lo apre in malo modo e questo si rompe. Come reagisci?
*HUHUHUAHHAHAHARGHRGRHGHGHGH* HULK SPACCA TUTTO!
7. Ti hanno abbandonato su quella dannata isola! (Io non c'entro.) Come pianifichi la vendetta?
Prima di tutto, applico le sempre valide regole per la sopravvivenza di Bear Grylls. Nel frattempo, cerco qualche cespuglio di bacca velenosa (insomma, è un’isola deserta, dev’esserci per forza!) che, se mai riuscirò a tornare sulla terraferma, verrà casualmente fatta cadere nel dolce del malcapitato che ha deciso di lasciarmi lì.
Oppure l’esperienza sull’isola mi renderà immune a queste cose, dandomi l’indole ascetica di un monaco zen.
8. Una coccinella si posa sulla tua tenda. Cosa pensi?
Che devo avvicinarmi con un ditino e vedere se ci sale sopra, altrimenti non porta fortuna.
9. In che ruolo ti vedresti, se fossi il protagonista di un libro?
La tizia un po’ rompi e antipatica, che però sa sacrificarsi per la missione dell’eroe e si impegna al 100% perché si raggiungano tutti gli obiettivi!
10. In che ruolo vedresti me? (Non necessariamente nello stesso libro!)
Tu saresti l’aiutante un po’ enigmatico, quello che parla per indovinelli e che sta super partes, una specie di guardiano. Non chiedermi perché, è la prima cosa che mi è venuta in mente!
11. Rispondete a una tra le seguenti domande: Legale o caotico? Apollineo o dionisiaco? Neoclassico o romantico?
Legale, apollineo, romantico.

Domande della Leggivendola

1. Qual è stato il personaggio di un libro più importante di tutta la tua vita?
Domanda difficilissima! Ci sono stati talmente tanti personaggi che mi hanno segnata… sceglierne solo uno è una cosa ardua. In questo momento, direi Jean Valjean (protagonista de I Miserabili di Victor Hugo).
2. Devi scegliere un solo cibo di cui nutrirti per tutta la vita. Quale?
Uno solo? Ma sei davvero sadica! Rimango sul banale e dico la pasta.
3. Crea una tua Divinità!
Pantabì è la dea dell’inchiostro. Appare come una giovane dai capelli e gli occhi neri, con la pelle candida, e dall’abbigliamento piuttosto discinto: è coperta da pezzi di pergamena, papiro, carta e quant’altro (pieni di macchie colorate) che, uniti tra loro da scotch, filo, colla e graffette. Si dice che non parli, ma che le sue parole si sentano chiare e forti nella mente, come se fossero improvvisamente stampate nel proprio cervello. Se ne sta tendenzialmente sulle sue, ma le piace far notare, quando può, che “Apollo e l’ottetto del Parnaso han voglia, ad ispirare gente qui e là! Se non ci fossi io, andrebbe tutto in malora nel giro di un paio di decenni!”. Ultimamente l’idea del digitale la spaventa, ma è anche vero che finché ci saranno le stampanti, ci sarà speranza.
Ama essere venerata con sacrifici di toner e penne bic sui suoi altari.
4. L'opera d'arte che preferisci?
No, sul serio, a questa non posso rispondere. Come faccio? Non posso proprio scegliere. Passaparola! Mi avvalgo del diritto di non parlare!
5. Apri a caso il libro che stai leggendo in questo periodo e leggi la prima frase della pagina.
«Sì Woo, terrò davvero bene a mente le tue parole…» sussurrò ancora il Kirin del Clan Okumura.
(da Dark Side . Il Guerriero della Furia  di Luca Besia)
6. Una canzone che ti rappresenta.
Ho una canzone per ogni momento – cambiamo talmente in fretta, che credo sia difficile trovare qualcosa che ci rappresenti per sempre… questa, però, è quella che sento più vicina ora.

Hey You–Pink Floyd–The Wall

7. Raccontami una storia. Che sia breve e autoconclusiva. Via!
Claudia era una ragazza studiosa e simpatica, con una strana fissa per i gerani. Fabio era innamorato di lei da quando, in terza media, gli aveva fatto lo sgambetto durante la ricreazione. Quella sera di giugno aveva deciso, dopo dieci anni di amicizia e distante adorazione, di dichiararsi. Aveva organizzato tutto per bene: le aveva chiesto di andare al cinema, aveva preparato un mazzo di gerani da regalarle e aveva prenotato in un bel ristorantino del centro. Doveva solo ricordarsi di respirare, ogni tanto.
Il film si intitolava “Furia da Saturno – Attacco alla Terra” (Claudia amava i film con gli alieni, non se ne faceva scappare uno). A metà del film, però, senza alcun preavviso, si alzò dal posto, lasciando lì tutto, tranne i gerani. Fabio, confuso, prese la sua borsetta e la seguì. Era uscita dal cinema e stava in un vicolo buio. Stava… mangiando i fiori?
"Che fai?" le chiese, titubante. Claudia sorrise imbarazzata, con un petalo incastrato tra gli incisivi. "Fabio… mi rivogliono a casa. Su Saturno. Aspettavo da tanto un messaggio e finalmente  è arrivato!" disse lei, con gli occhi lucidi e felici. Fabio si rese conto di essere innamorato di una psicopatica. "Va bene Clo, va bene… Ora chiamo un taxi, eh?" disse, prendendo il telefono dalla tasca; ma gli bastò abbassare un attimo gli occhi, distrarsi un secondo, e Claudia non era più di fronte a lui. Per un momento rimase immobile; poi, notò un foglietto, per terra.
"Ciao Fabio, è stato bello avere un amico come te qui sulla Terra. Grazie per lo spuntino, ne avevo bisogno per affrontare il viaggio interplanetare. A mai più rivederci! Tua, Chiolda (che è il mio vero nome)".
Fabio decise che, forse, era meglio mangiarci sopra un gelato.
8. Hai una copertura finanziaria illimitata per fare qualcosa che possa divertire metà del mondo e irritarne l'altra. Che fai?
Pago Justin Bieber per fargli dire, in diretta mondiale, di essere gay.
9. A cosa penseresti, se ti dicessi di girare a pagina 394?
Penserei che hai un ottimo gusto in fatto di letture e che questa citazione rimarrà negli annali. Che personaggio, Piton!
10. Scegli un personaggio famoso qualsiasi con cui prendere un caffè. Vivo o morto, ma reale.
Avrei una lista bella lunga. Visto che mi permetti di parlare anche con i morti, punto su Victor Hugo.
11. Una parola che ti diverte?
Vado a ondate, ho delle parole che per un po’ sono le mie preferite e che tento di inserire in ogni discorso. Quella di questi ultimi tempi è affastellare e sono orgogliosa di dire che sì, sono riuscita a usarla in una conversazione.

Dovrei dirvi 11 cose di me, ma l’ho già fatto recentemente e non voglio allungare troppo questo post… Non creerò nemmeno altre 11 domande – ormai sono stati taggati praticamente tutti i blog che seguo; però mi piacerebbe leggere nei commenti cosa pensate delle varie domande-risposte di questo post e, se c’è qualche domanda che vi stuzzica particolarmente fra quelle di Salomon e della Leggivendola, potreste rispondere qui! Ormai lo sapete, adoro chiacchierare… e ogni scusa è buona per farlo :)

Vi saluto e, come sempre, vi auguro di trovare delle belle letture!

Cami

sabato 23 giugno 2012

Libero Arbitrio–Caterina Armentano

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Titolo:Libero Arbitrio
Autore:Caterina Armentano

Anno:2010

Editore:0111 Edizioni
ISBN:978-88-6307-328-7

Pagine:200

Trama:Le vite di diverse donne s’intrecciano e si confrontano su uno dei temi più importanti e difficili di sempre: la maternità. Tra figli desiderati e mai arrivati, figli non voluti, storie a lieto fine e episodi tragici, ognuna di loro scoprirà cosa comporta l’essere madre.

Chi segue il blog da un po’ sa che ho già avuto modo di apprezzare Caterina Armentano e la sua scrittura: proprio alla fine della recensione della sua raccolta di racconti auspicavo un futuro romanzo. Ora il romanzo è arrivato (ed è disponibile in una catena di lettura, promossa dall’autrice stessa su Anobii): tuttavia, con mio grande dispiacere, questa volta la lettura non è stata altrettanto emozionante.

Ciò che più è mancato, in questo libro, è il coinvolgimento con i personaggi, essenzialmente per un motivo: sono troppi. Non hanno spazio sufficiente per sviluppare la propria caratterizzazione e la propria storia e questo impedisce al lettore di affezionarsi al loro destino; di quelli meno importanti non si riesce proprio a distinguere la “voce” e si finisce per confonderne qualcuno.
Inoltre, mi è quasi sembrato che l’autrice abbia voluto mostrare tutta la casistica dei problemi legati alla maternità, finendo per dare “di tutto un po’”, ma di nulla la panoramica sfaccettata che speravo. Secondo me, sarebbe stato meglio tagliare via alcuni rami morti della narrazione e concentrarsi sui filoni più vivi e importanti, come quelli legati a Rebecca ed Ester, le due protagoniste principali: la loro caratterizzazione è sicuramente più approfondita rispetto alle altre (in particolar modo quella di Rebecca, la voce narrante, donna forte e sicura di sé, pronta a nascondere il proprio dolore per il bene altrui), ma, proprio a causa del problema di cui ho appena scritto, non riesce a risultare del tutto delineata. Manca quel quid che ti fa entrare “nelle loro scarpe” e fa scattare l’empatia – condizione particolarmente necessaria in questa storia (che parla di avvenimenti per lo più tragici), che purtroppo non viene del tutto raggiunta.
E’ un vero peccato perché le loro personalità, così fiere, così sognatrici, ne avrebbero giovato infinitamente e sono certa che l’autrice avrebbe saputo regalarci il ritratto intimo e delicato di due donne vere. Davvero un peccato!

Altro punto dolente, per quanto mi riguarda, sono i dialoghi (punto che, tra l’altro, si può ricollegare comunque alla caratterizzazione dei personaggi – un buon dialogo, in fondo, può fare molto nel delineare i caratteri di chi parla). Li ho trovati, in certi punti, un po’ artificiosi: sembravano più delle battute che delle frasi che avrei potuto effettivamente sentire in una conversazione tra persone che si conoscono da una vita. Quasi teatrali, ma non nel giusto modo.
A onor del vero, però, ci sono anche alcuni dialoghi realistici e ben dosati, che si sposano bene col realismo che la Armentano cerca di mostrare in questo suo libro (al contrario dei dialoghi troppo “scenici”). E’ come se questa storia fosse attraversata da due diverse anime (che si riflettono sia nei dialoghi, sia nelle parti descrittive): una che cerca di restituire uno spaccato di vita fedele e veritiero e una che, invece, punta decisamente di più sul lirismo e sull’espressione di alti sentimenti e valori. Purtroppo queste due anime non riescono sempre a mescolarsi bene: dispiace, perché quando l’autrice non si lascia trascinare troppo né dall’una, né dall’altra, prendono vita dei brani veloci, piacevolissimi, intriganti.

La trama, eccezion fatta per i “rami morti” di cui ho scritto sopra, è ben congegnata: il finale, soprattutto, mi ha positivamente stupita. Una scena inaspettata, quasi commovente direi.
In certi casi mi è quasi sembrato che la narrazione procedesse ad episodi, poiché ci sono diversi “salti temporali” tra un capitolo e l’altro: nella maggior parte dei casi sono gestiti come si deve, cosa solitamente abbastanza difficile, quindi diamo a Cesare ciò che è di Cesare e a Caterina ciò che è di Caterina!

Ultima cosa, ma qui l’autrice non c’entra nulla: l’editing. Ho trovato diversi refusi fastidiosi sia nella punteggiatura, che nelle parole (purtroppo non me le sono segnate, altrimenti vi avrei portato qualche esempio). Potrei ancora ancora provare a chiudere un occhio se fosse una casa editrice di breve corso, ma la 0111 Edizioni è ormai attiva da un po’ e ha pubblicato anche libri ben confezionati: non capisco perché, in questo caso, si siano lasciati così tanti errorini ed erroracci. Saranno inezie, ma io trovo che rendano la lettura molto, molto meno piacevole.

Insomma, io ero un po’ in dubbio sul voto da dare a questo libro della Armentano – perché non mi è piaciuto quanto la sua raccolta di racconti, ma nonostante tutto è stata una lettura sentita e ci sono state delle scene piene di emozioni; tuttavia, riflettendoci su e tenendo conto anche, appunto, dello scarso editing, non ho potuto dare un voto sufficiente. 

Nonostante tutto, ripongo ancora molta fiducia nelle capacità di Caterina: so che, col suo prossimo lavoro, tornerà a stupirmi.
Per finire con una nota più positiva, mi preme aggiungere che questa autrice è una persona squisita, gentile e pronta a rispondere ad ogni curiosità: proprio per questo mi dispiace non darle una buona valutazione. Ma, come le ho già detto, mi conforta sapere che ci sono autrici come lei che non la prendono sul personale e che accettano sia i commenti buoni che quelli meno buoni!

Voto:
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             5,5

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • Spesso la quotidianità ci pesa, ci soffoca, ci annoia e quando il temporale dell’esistenza si abbatte su di noi e ci inzuppa, ci spoglia di ogni forma di coraggio e volontà, ci rendiamo conto che quella quiete che consideravamo insana era la nostra felicità e sarebbe bastato un pizzico di attenzione per rendercene conto.

Vi saluto e vi auguro buone letture, come sempre!

Cami

P.S. incrociate le dita per me, lunedì ho un esame a cui tengo molto! :)

venerdì 15 giugno 2012

Mini-recensioni: tre libri per un post (#4)

Ciao a tutti!
Stranamente, nonostante sia periodo d’esami, mi trovo con un sacco di energia addosso. Sarà che mi stanno succedendo tante cose nel frattempo, alcune belle e altre un po’ meno, che mi fanno venir voglia di concentrarmi su ciò che mi rende la vita più piacevole – e questo blog fa senz’altro parte della categoria.
Ma bando alle ciance, non voglio annoiarvi e quindi passo direttamente alla nostra comune passione, ovvero i libri: questa puntata sarà dedicata a tre libri di genere fantasy, ma che per il resto non hanno nulla in comune.
Cominciamo con un libro che ho letto in lingua originale: The Lightning Thief di Rick Riordan.

imagePagine:375
Editore:Disney – Hyperion Books
Anno:2005
 
ISBN:078683865-5


Trama:Percy Jackson è un dodicenne con qualche problema. Non solo rischia di essere espulso dalla scuola – non una gran novità, per lui – ma, a quanto pare, si è tirato contro gente poco raccomandabile. E quando questa gente è composta dagli Dei dell’Olimpo e da svariate creature mitologiche, è meglio prepararsi a tutto…

Prima di tutto, permettetemi un consiglio: se pensate di leggere l’edizione italiana, non leggete la sinossi. La Mondadori spiattella una rivelazione (fondamentale per il protagonista e intrigante per il lettore) nella quarta di copertina… Per quanto mi riguarda, avendo visto prima il film, non sarebbe cambiato molto; per chi si approccia al libro senza conoscerne la storia, invece, è come minimo parecchio fastidioso.
Tornando al libro… mi è piaciuto davvero molto! La mitologia greca viene sfruttata bene, con il giusto equilibrio tra rispetto per la tradizione e idee divertenti e innovative: mi è piaciuto come si è giustificato il trasferimento degli dèi in America e come si sono adattati ai tempi correnti. La trama ha un buon ritmo e si sviluppa in un crescendo di azioni, scoperte, scontri e tutto quel che serve per rendere scorrevole e intrigante un romanzo di stampo “mitico”.
I personaggi sono ben tratteggiati: i protagonisti, personalmente, sembrano leggermente più grandi dell’età che l’autore dichiara, ma a parte questo li ho trovati realistici e mi ci sono affezionata con facilità! Grover è proprio simpatico, Chirone è il maestro che tutti vorremmo e Percy è un “quasi eroe” che si fa benvolere dal lettore per tutti i suoi pregi e i suoi difetti, crescendo ed evolvendo lungo il corso della narrazione.
Lo stile è semplice e lineare, piacevole e adatto alla storia: anche per questo mi sento di dire che è un’ottima lettura da fare in lingua originale, se cercate qualcosa di semplice con cui iniziare ad affrontare l’inglese.
Lo consiglierei non solamente ai bambini/ragazzi (verso cui mi pare espressamente indirizzato), ma anche agli adulti che vogliano una lettura rilassante ma non stupida: vi aspetta una sana dose di azione unita a  misteri e complotti da svelare!


Voto:
stellinestellinestelline
                 7,5
 
Il secondo libro di cui voglio parlarvi, purtroppo, non è stata una lettura altrettanto emozionante… si tratta de La Profezia delle Inseparabili di Michelle Zink.

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Pagine:292
Editore:Adriano Salani Editore
Traduzione:Laura Serra
Anno:2010
ISBN:
978-88-6256-026-9

Trama:E’ il 1860; Lia e Alice, due gemelle, hanno appena perso il padre. Con loro rimangono solo Henry, il fratellino minore, e la zia Virginia, sorella della madre scomparsa quando anni prima. Il legame tra di loro non è più lo stesso da un po' di tempo, ma non si renderanno conto di quanto siano lontane sino a quando un marchio non apparirà sul braccio di Lia…

La trama di questo libro mi aveva entusiasmata – gemelle divise dal fato, destinate a compiti diametralmente opposti, che si affrontano in un’atmosfera gotica inedita (data anche dall’ambientazione americana, piuttosto che inglese, come ci si aspetterebbe), pronte a sfidarsi per il futuro degli uomini e del divino. C’erano tutti gli elementi necessari per far nascere una storia piena di terrore, attesa, mistero e scontri! Invece, l’autrice si è lasciata scappare l’occasione ed è riuscita, nonostante queste premesse, a scrivere un romanzo piatto. Le due protagoniste, che dovrebbero essere il fulcro del romanzo, una fonte di tensione e contrasti, sono poco più che abbozzate: Alice, la “cattiva”, non compie niente di veramente malvagio per gran parte del romanzo (a meno che non si voglia considerare “guardar male gli altri” come cattiveria degna di Satana)  e poi, quando finalmente agisce come dovrebbe, noi non abbiamo sviluppato abbastanza empatia per soffrirne. Nemmeno i personaggi secondari, in questo caso, aiutano: sono piacevoli, sicuramente, ma non memorabili. Uno dei meglio tratteggiati è James, fidanzato di Lia: la loro relazione è stata una delle poche cose che ho apprezzato sinceramente in questo romanzo, perché piuttosto matura e senza eccessi di zucchero e melassa (che mi rendono indigesta qualunque lettura!).
Lo stile è fin troppo pacato, non dico noioso ma quasi: certe scene sono state affossate, nonostante il potenziale immaginifico, proprio da una scrittura non adatta a mostrarle.
Ciò che ha alzato un pochino la mia considerazione per questo libro è stata la rivelazione che la zia Virginia fa a Lia riguardo la vera natura delle sorelle  – effettivamente inaspettata e sicuramente portatrice di conseguenze che, chissà, potrebbero dare vita a un buon seguito, soprattutto perché potrebbe portare a una tematica come la lotta contro la propria natura e la predestinazione. Per questo primo capitolo però, senza alcun dubbio, il mio voto è negativo.

Voto:
stelline

   5

Passiamo ora, invece, a un libro che non ha un voto pienamente sufficiente, ma che personalmente è stata una gran rivelazione: La Valle dei Dimenticati di Roberto Re! Premetto che questa, rispetto alle mie solite mini-recensioni, è venuta fuori piuttosto lunghina… spero mi perdonerete.

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Pagine:625
Editore:Sangel Edizioni
Anno:2011
ISBN:
9788897040576

Trama:
In un mondo in cui quasi nessuno è più in grado di sognare Charynn, donna forte e decisa, deve raccogliere uno sparuto gruppo di persone che è ancora può farlo: solo così potrà provare a sciogliere la maledizione che è stata lanciata sul suo popolo. Ma l’impresa sarà tutto fuor che facile e, soprattutto, niente è effettivamente come sembra…

Ho già letto e parlato di un altro libro di Roberto Re – forse qualcuno ricorderà che non mi era piaciuto per nulla; ma a nessuno si nega una seconda possibilità e sono felice di dire che ci sono stati degli ottimi miglioramenti (anche se personalmente non raggiunge ancora la totale sufficienza)! La cosa non può che rendermi felice!
La gestione dei personaggi, rispetto al libro precedente, è decisamente migliorata: non sono ancora del tutto tridimensionali, ma sono tutti ben definiti. Le loro personalità si basano su poche caratteristiche che però si mantengono costanti lungo la narrazione, e le loro azioni sono quasi sempre coerenti. L’unico che in questo senso ha lasciato un po’ a desiderare, secondo me, è Lawell (re di una nazione sotto assedio) che in certi punti sembra essere mosso in un certo modo solo perché serviva che si comportasse così per il proseguimento della storia.
Personalmente, poi, credo che l’autore avrebbe potuto giocare di più sulla diversa provenienza di questi suoi personaggi, soprattutto differenziandoli nelle parti dialogiche: avrebbe aggiunto spessore alla caratterizzazione e avrebbe reso il tutto più realistico. Di materiale ce n’è, abbiamo un contadino, due ex prostitute, il già citato re, un uomo che non ha contatti col mondo esterno da 700 anni… Insomma, ci sarebbe stato di che divertirsi!
Sempre a proposito dei dialoghi, inserisco un’altra noticina negativa: sicuramente sono molto, molto più realistici, ma in alcuni punti sembrano ancora un po’ artefatti e in certi punti sono dei veri e propri “spiegoni” (cioè scambi di battute in cui c’è l’inserimento forzato di informazioni che l’autore vuole dare al lettore sull’ambientazione del romanzo – stratagemma estraniante e poco piacevole, secondo me, che mi irrita vedendo passi in cui l’autore, invece, ci fornisce le informazioni necessarie mostrandocele come si deve!).
Altra cosa che ho trovato migliorata è la gestione del punto di vista: ordinata, precisa, i cambi avvengono solo al cambio del capitolo e quindi non rischiano di confondere il lettore.
Parlando della trama, poi, ho trovato molto carina l’idea di basare tutto sui sogni e, soprattutto, mi sono piaciuti i vari colpi di scena, che rendono il percorso del romanzo meno classico e lineare. Il colpo di scena più grande l’abbiamo proprio alla fine ed è un’ottima cosa, perché si ottiene un finale decisamente poco buonista e inaspettato. Unico appunto: è decisamente troppo aperto. L’autore mi ha detto che l’ha lasciato così perché ogni lettore in questo modo può immaginare come andrà avanti: posso capire l’intento, ma in questo caso mi sembra si sia voluto lasciare uno spazio troppo ampio (soprattutto tenendo conto del fatto che non ci sarà alcun seguito). In fondo, io amo immaginare, ma se leggo un libro voglio scoprire l’immaginazione dell’autore, non la mia.
Due sono le cose che, invece, continuano a non convincermi del tutto: lo stile e la gestione della trama. Il primo può migliorare, soprattutto nelle scelte lessicali e nel mostrare (cosa che, come ho scritto prima, Re ha dimostrato di saper fare, quando vuole); per quanto riguarda la gestione, secondo me si sono voluti unire troppi fili, far convergere troppe storie. Sarebbe stato meglio sceglierne un paio e concentrarsi solo su quelle, evitando così alcune trame di cui si sarebbe onestamente fatto a meno (ad esempio, c’è un mezzo triangolo amoroso verso la fine che è del tutto inutile).
Insomma, credo che Roberto Re possa migliorare ancora. Con questo romanzo, rispetto al primo, ha fatto passi da gigante: non vedo perché, quindi, non dovrebbe migliorare altrettanto col prossimo.

Voto:
stellinestelline
             5,5


E con questo è tutto per oggi!

Un abbraccio a tutti voi, lettori e lettrici,

Cami

lunedì 11 giugno 2012

Revolutionary Road–Richard Yates

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Titolo:Revolutionary Road
Autore:
Richard Yates

Anno:1961

Editore:Edizioni minimum fax
Traduzione:Adriana dell’Orto
ISBN:
978-88-7521-202-5

Pagine:459

Trama:Frank e April Wheeler sono due giovani anticonformisti innamorati – apparentemente, gli ultimi che ci si aspetterebbe di trovare nella sonnacchiosa e periferica Revolutionary Road. I loro ideali si scontreranno con la realtà di tutti i giorni e questo porterà a terribili conseguenze.

Per leggere e commentare questo libro bisogna, innanzitutto, creare una sottile barriera tra noi stessi e la storia. E’ necessario farlo per non rimanere invischiati nella realtà di queste vicende, tanto verosimili che non è difficile dimenticarsi che questa storia è stata scritta da Richard Yates e che Frank e April non esistono davvero; ed è necessario anche perché, proprio per questo, è un libro doloroso. Tutto – gli sfondi, i personaggi, i dialoghi – fa parte di una sinfonia infinitamente triste, ma non per questo meno meravigliosa.

Partiamo proprio parlando dell’ambiente in cui si sviluppano le vicende, il tipico sobborgo americano, con i giardini tutti curati e le case tutte in file ordinate: sembra quasi che con la loro regolarità tentino di nascondere esistenze annegate nella routine e fisse in una mentalità che, nei migliori dei casi, si finge aperta ma che, a conti fatti, è chiusa e bigotta. E’ un mondo vischioso, che si fa strada fino alle ossa e che contagia anche Frank e April, in modo sibillino; soprattutto, è un mondo da cui non si riesce a uscire – anche perché ogni tentativo in tal senso viene subito etichettato come una fantasia, un impulso fuor di ragione: perché mai voler abbandonare quella vita rassicurante, così tranquilla e certa? Perché mai rischiare, porsi su una strada accidentata, tentando di raggiungere un sogno malfermo e insicuro?
E’ questo quello che pensano tutti, quando i Wheeler cominciano a pensare seriamente di provare a realizzare i sogni di gioventù, quelli che li avevano uniti quando si erano conosciuti e innamorati. Sono domande che non sarebbe difficile ignorare, non fosse che la vita quieta di Revolutionary Road è più facile da gestire, è senza aspettative degne di questo nome: dopo la prima euforia, Frank comincia a pensare che forse è meglio restare (anche se il lettore lo sa che in realtà non è meglio, è solo più semplice – lo si percepisce attraverso April, attraverso John Givings, figlio disturbato di una vicina di casa, attraverso gli atteggiamenti altalenanti dello stesso Frank). Sarà questo ripensamento, più di ogni altra cosa, a segnare l’inizio del declino dei Wheeler.

E dire che, in un primo momento, Frank mi era sembrato il più “reattivo”! Personalmente, era a lui che all’inizio andava la mia comprensione: sembrava un uomo vitale, energico, pronto a prendere le redini della sua vita: invece, sarà proprio lui a rimanere intrappolato e a non voler nemmeno provare a cambiare.
Nelle prime pagine noi vediamo Frank come lo vedono gli altri, ovvero secondo la maschera dell’uomo volenteroso, intellettuale, comprensivo e affettuoso con April. Noi, lettori ed esterni alla vicenda, siamo inizialmente preda dello stesso inganno in cui cadono gli amici e i conoscenti di Frank, pur avendo una visuale privilegiata non solo sulle sue azioni, ma anche su alcuni dei suoi pensieri: arriviamo, con poche frasi, ad un'immersione nella storia tale da non rendercene conto. Non vi sembra già questo un indizio della capacità di Yates? Io ne sono rimasta colpita, anzi, affascinata.
Con questa gestione della narrazione, così calibrata, i vari protagonisti arrivano al lettore con la giusta lentezza, per via diretta (quando il punto di vista è il loro) o trasversale (quando ad osservarli è qualcun altro). Questa è sicuramente una delle caratteristiche che più mi è piaciuta del romanzo: il dispiegamento accurato e ben dosato dei personaggi, il loro svelarsi a poco a poco, facendo scoprire il loro vero carattere per gradi – esattamente come nella vita vera. In questo modo, anche le figure secondarie (il già citato John Givings e sua madre, i coniugi Campbell, giusto per dire quelli di cui mi è più piaciuta l’introspezione) sono persone a tutto tondo, pronte a lasciare le pagine per entrare nel mondo reale.
Tuttavia, credo che a giovarne più di tutti sia il personaggio di April, che nel corso della narrazione diventa il punto centrale della storia, il perno attorno al quale si srotoleranno i fili delle matasse altrui – e s’ingarbuglierà il suo. Non voglio parlarvi troppo di lei, perché finirei solo per “sbrodolare” e mi sentirei come una bambina che colora ed esce dai bordi perfettamente disegnati da un adulto dotato di talento. Yates ha dato vita ad April: l’ha resa una donna, un prisma, e come tale è complessa e sfaccettata. Sebbene all’inizio mi sembrasse un personaggio poco apprezzabile, quasi una che si piange addosso, col passare delle pagine ho realizzato di aver commesso un madornale errore di valutazione, perché April soffre, dubita, si interroga e nasconde tutto fino a quando non viene quasi costretta ad esplodere. S’impunta, agisce, prosegue dritta lungo la sua strada. E’ un personaggio veramente memorabile, che si è scavato un posticino nella mia mente.

Ovviamente, una parte importante del fantastico lavoro di caratterizzazione di Yates è quella dedicata ai dialoghi. Oltre ad essere perfettamente “cuciti addosso” a chi sta parlando (soprattutto per quanto riguarda il lessico e le espressioni gergali in genere), li ho trovati sempre molto acuti, poetici (di una poesia in declino, triste e sfiduciata), sicuramente legati a doppio filo all’epoca in cui è ambientato questo libro – quella del sogno americano che inizia a traballare e sgretolarsi, in cui la dignità e la peculiarità del proprio essere si ritirano e fanno spazio ad un’opaca medietà.

Insomma, io quasi mi vergogno a dirvi che all’inizio, senza pensarci troppo, pensavo di dargli solo tre stelline. Scrivendo questa recensione mi sono resa conto, come mi è capitato altro volte, che il mio voto iniziale andava ritoccato: dovevo per forza alzarlo. Perché più pensavo al voto che volevo dargli, più mi dicevo “Sì, capisco, ma come puoi dare argomentazioni valide a questo voto? Perché qui mi pare che non ci siano sufficienti punti negativi per sostenere alcunché”. Ed è così: non posso non dargli quattro stelline, non renderebbe giustizia alla bellezza di questo libro, alla sua forza espressiva e alla profonda malinconia che ancora provo se penso ad April, a Frank e a tutti gli abitanti di Revolutionary Road.


Voto:
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9


Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • <<Io ti amo quando sei gentile>>, gli aveva detto una volta, prima che si sposassero, e questo l’aveva mandato in bestia.
    <<Non dire una cosa del genere. Cristo, tu non puoi “amare” la gente solo quando è “gentile”. Non capisci che è come chiedere “Che me ne viene in tasca?” […] Senti, o tu mi ami oppure non mi ami, bisognerà che ti decidi>>.
  • <<Oh>> esclamò, <<l’ha detto. Il disperato vuoto. Cielo, c’è un sacco di gente che la parte del vuoto l’ha capita. […] Ma nessuno ha mai detto disperato, era lì che ci mancava il coraggio. Perché forse ci vuole una certa dose di coraggio per rendersi conto del vuoto, ma ne occorre un bel po’ di più per scorgere la disperazione>>.
  • Shep fece quel che sempre tentava di fare quando gli pioveva addosso, una dopo l’altra, una serie di notizie sconvolgenti: far buon viso a cattivo gioco. A mano a mano che i fatti gli venivano presentati, li prendeva e li immagazzinava in fondo alla mente, nella maniera più indolore possibile, dicendosi: Va bene, va bene, a questa ci penserò più tardi; e anche a questa; e a quest’altra; in modo che la parte anteriore, più sveglia, della sua mente rimanesse abbastanza sgombra da non perdere il controllo della situazione.
  • <<[…] Ho sempre nutrito una convinzione, e cioè che quando si tenta di vendere un’idea, quale che sia e non importa quanto complicata, non si troverò mai uno strumento di persuasione più efficace della viva voce dell’uomo>>.
  • <<Un briciolo di verità ci sarebbe, se avessi un talento preciso, constatabile. Se fossi un artista, diciamo, o uno scrittore, o…>
    <<Oh, Frank, ma pensi davvero che artisti e scrittori siano le uniche persone che abbiano il diritto di vivere la loro vita? Ascolta: non m’importa se dovrai stare cinque anni senza far niente; e non m’importa neppure se, dopo cinque anni, concluderai che vuoi fare semplicemente il muratore o il meccanico o il marinaio. Capisci quello che voglio dire? Tutto questo non ha nulla a che vedere con capacità precise, constatabili. Il problema è un altro; è la tua essenza che resta soffocata, qui. Il genere di vita che conduciamo non fa altro che negare e negare quello che sei.>>
    <<E cioè?>> […]
    <<Non capisci? Tu sei la cosa più preziosa e bella che c’è al mondo. Sei un uomo>>.

Buona lettura!

Cami

domenica 10 giugno 2012

Maggio pieno di storie: libri e premi a volontà!

Ciao a tutti!
Maggio è stato un mese denso di avvenimenti, sia a livello personale che per quanto riguarda i libri. Molti li ho presi, come sapete, al Salone; ma non sono riuscita a trattenermi e me ne sono procurata anche degli altri!
C’è da dire che, per lo meno, non ho speso nulla: tre, infatti, provengono da Bookmooch. Sono: 2012 . L’Apocalisse di Whitley Strieber, Il Vampiro di John W. Polidori e Il Divoratore di Lorenza Ghinelli.
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Ho preso, inoltre, un libro di poesie: Il culto dei morti nell’Italia contemporanea di Giulio Mozzi, che lo rende disponibile gratuitamente sul suo sito. Era un libro che desideravo da un po’, ma ho scoperto della sua presenza sul sito dell’autore grazie ad un regalo di mio padre, un altro libro di Mozzi (Sono l’ultimo a scendere): avendolo sentito parlare alla radio, mi ha consigliato di visitarne il sito. Devo proprio ringraziare di nuovo il mio papà!
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Per ultimi, ma non per questo meno importanti (anzi!), vi segnalo i libri che alcuni gentili autori mi hanno mandato via e-book: trattasi di Figlie di Diana di Stefania Tuveri, Myrddin di Avalon di Maurizio Vicedomini e Forze Ancestrali di Andrea Zanotti.
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Direi che questo è stato, forse, il mese in cui mi sono procurata più libri in vita mia!
Senza contare che ci sono state anche altre cose che mi hanno dato una sferzata di positività: i premi per il blog. Non so esprimere quanto contino per me: sapere che il mio piccolo spazio è apprezzato mi fa venire i brividini di gioia. Posso dire solo grazie, grazie e ancora grazie!
In questa particolare occasione, ringrazio Matteo di storie dentro storie per il Kreativ Blogger award, Veronica di On the Read (che mi ha assegnato il premio quando ancora gestiva Occhio ai Libri) per il premio “Your blog is great!”, Sonia di Il GhiRiGoRo per il Versatile Blogger e Morna, di Forgotten Pages, per il premio Adamas!
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Il Versatile richiede anche di condividere sette fatti che mi riguardano, ma ne ho già scritti sette il mese scorso, quindi evito di annoiarvi di nuovo.
L’Adamas, invece, ha due richieste particolari: bisogna condividere un proverbio che riteniamo veritiero e un’immagine che rappresenti come siamo in questo momento. Per quanto riguarda il proverbio, dico senz’altro “Se son rose, fioriranno”. Penso sia vero non solo per le situazioni sentimentali, cui di solito viene collegato, ma per tutti gli aspetti della vita.
Per quanto riguarda l’immagine…
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… credo si spieghi da sé.
Un saluto a tutti, a presto!
Cami

domenica 3 giugno 2012

XXV Salone Internazionale del Libro, il ritorno

Ciao a tutti!

Con un po’ di ritardo causato da impegni accademici (esami? Chi ha parlato di esami? Gli esami non esistono!) mi accingo, finalmente, a parlarvi del Salone del Libro di Torino 2012.
Io ci sono andata Sabato 12 (come ben sapete), e ho passato i giorni precedenti a seguire su Twitter l’hashtag #SalTo12 con desiderio, invidia, interesse e un’infinita voglia di condividere e comunicare: quando il fatidico giorno è arrivato non stavo più nella pelle!

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L’opuscolo con la mappa del Salone – qui in posa di fronte ad alcuni dei miei libri da leggere

Sono arrivata in mattinata (insieme a mia mamma, che mi ha fatto conoscere ille tempore la fiera e che ancora se ne vanta – a ragione, in fondo!); faceva piuttosto caldo, ma fortunatamente la coda non è durata molto e la lunga attesa che ci aspettavamo si è rivelata molto più breve di quanto pensassimo.

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Anche gli anni scorsi la coda è sempre stata piuttosto scorrevole, quindi bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e complimentarsi con gli organizzatori e con gli addetti!

 

Sin dall’entrata si percepiva una bella atmosfera frizzante e attiva, di quelle che contagiano chiunque si avvicini; c’era già molta gente e questo mi ha fatto piacere, perché significa che si vuole guardare avanti (benché questo sia un periodo poco sereno, in generale, per l’Italia) e che la lettura è un’attività che continua ad appassionare molti.

E poi… gli stand veri e propri. Qui ho iniziato a non capirci più nulla – davanti a così tante storie ancora da scoprire vengo presa da una sorta di furor che mi costringe a saltellare di qua e di là e costringere la mia povera mamma a seguirmi per le mie peregrinazioni da uno stand all’altro (mentre lei, molto più organizzata di me, avrebbe voluto seguire un ordine più preciso). Ho iniziato visitando gli stand più “periferici” (ovvero quelli lungo il perimetro del Salone), occupati dalle case editrici più piccole: in questo modo scopro sempre qualche chicca, qualche pubblicazione particolare, oppure una collana che affronta argomenti interessanti. Prendo sempre anche i cataloghi, così da poter vedere se c’è qualche titolo che mi ispira e che magari mi è sfuggito, in modo da segnarmelo per futuri acquisti!
Ovvio che, dovendo combattere contro la forza centripeta dei grandi editori, queste realtà editoriali più piccole tentino strategie di ogni tipo per richiamare l’attenzione del lettore di passaggio: tra tutte, segnalo quello che mi è sembrata più simpatica, ovvero il particolare “zerbino” di Tic Edizioni:

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(peccato sia venuta un po’ mossa… si vede che non sono una grande fotografa!)

Siamo poi passate agli editori medi e grandi, evitando però gli stand Einaudi, gruppo Gems, Mondadori e Giunti – erano davvero troppo imballati e, comunque, li conosco già molto bene, visto che acquisto prevalentemente loro libri; ho preferito sfruttare il Salone per scoprire editori a me sconosciuti.

DSC01280Non ho potuto evitare del tutto, però, alcuni dei soliti noti: come potevo non passare per i giganteschi stand di Adelphi e Sellerio (due delle mie case editrici preferite, per qualità del testo e del libri in sé), di curiosare tra gli scaffali Rcs (che, quando sono arrivata, erano ancora vivibili – a un certo punto si sono riempiti tantissimo anche loro, se fossero già stati in quelle condizioni non mi ci sarei nemmeno avvicinata) e di aggirarmi tra i ben conosciuti stand della Elliot, della Fazi e della Marsilio, che offrono sempre qualche curiosità tutta da scoprire.

La quantità di libri presente è veramente incredibile. Io me ne stupisco sempre e quasi mi dispiace non poter dedicare un minuto a tutti i libri, leggerne con calma le trame, magari sbirciare le prime pagine per capire se la storia trattata potrebbe essere quella giusta per me. Ovviamente non è possibile – anche fossi stata a Torino tutti e cinque i giorni, non avrei avuto abbastanza tempo! – ma devo ammettere che è un pensiero rassicurante sapere dell’esistenza di tutte queste meraviglie: non rimarrò mai senza nulla da leggere.

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Ho fatto solo una breve pausa, in cui io e mia mamma ci siamo mangiate una fetta di pizza – altrimenti non avremmo avuto le forze per proseguire! – e ormai, lo ammetto, pensavo che non avrei incontrato nessuno del blog. Era l’unica cosa che mi dispiaceva della giornata: speravo proprio di riuscire a chiacchierare con qualcuno di voi.
Ma proprio quando meno me l’aspettavo, appena uscita dallo stand Fazi, anche questo mio desiderio si è realizzato! Ho incontrato, infatti, il simpatico Marco, anche noto come Salomon Xeno: non abbiamo avuto tantissimo tempo per chiacchierare (ci siamo limitati ad un confronto tra i nostri acquisti e alle prime impressioni su alcuni editori), ma avremo modo di parlarne meglio in futuro, appena sarò liberata dal giogo degli esami.

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La giornata è proseguita in tutta tranquillità, continuando a passeggiare, ad appuntarmi libri e a trattenermi dal prenderne di nuovi – anche se, devo dire, ho fatto una scorta niente male! In fondo, ho risparmiato proprio in vista del Salone… quindi non mi sono sentita troppo in colpa nello spendere un po’! Mi sono data due sole regole: prendere se possibile libri che già desideravo e mantenermi sempre e comunque sotto i 10 € per libro (proposito più che raggiunto, visto che il libro più costoso che ho comprato veniva 8 €). Ve ne parlerò alla fine del post.

Per quanto riguarda un altro degli aspetti più belli del Salone, ovvero gli incontri, mi spiace dire che quest’anno non sono riuscita a seguirne bene nemmeno uno… Ci sono troppi incontri interessanti e avendo un solo giorno a disposizione ho preferito godermi per bene tutti i vari stand. Mi sono concessa, per un poco, una sola eccezione: la puntata dal vivo di Fahrenheit, il programma di Radio3 dedicato alla lettura. Io adoro questa radio e Fahrenheit è uno dei miei programmi preferiti: non potevo perdermi la fantastica sigla (My favorite things da Tutti insieme appassionatamente) suonata dal vivo!

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A condurre c’era Marino Sinibaldi, come sempre molto simpatico e professionale; non sono rimasta a vedere gli ospiti, ma mi pare fossero legati alla strage di Capaci.

 

Verso le 17 sia io che mia mamma cominciavamo ad essere un po’ stanche; dato che dovevamo fare il viaggio di ritorno in macchina, si è deciso che era meglio ripartire. E’ stato un po’ triste – anche se sono riuscita a vedere più o meno tutti gli stand, non ho dedicato a tutti l’attenzione che meritavano, senza contare che speravo ancora di incontrare qualcuno dei miei contatti-internauti e degli appartenenti alla blogosfera. Ma si sa, anche le cose belle finiscono e comunque non ho niente di cui lamentarmi, visto che è stata davvero una gran bella giornata!

Solo arrivata a casa ho potuto passare per bene in rassegna tutto ciò che sono riuscita a procurarmi al Salone… devo ammettere che ho recuperato un bel bottino! Questi sono i cataloghi che ho preso più o meno ovunque (già vedo la mia lista dei desideri che si allunga a dismisura):  DSC01288

E questi, invece, sono gli oggetti vari (cartoline, giornali, opuscoli, segnalibri, gadget vari…):

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Veniamo quindi alle “prede principali”, ovvero… i libri! Ne ho presi in tutto sette: quattro li desideravo da tempo immemore, un paio erano scoperte più recenti, solo uno (Il geometra sbagliato di Angelo Calvisi) è stato un acquisto impulsivo, dovuto alla trama ironica e divertente che mi ha subito attirata!

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Sette libri tutti molto diversi tra loro e di argomento vario – proprio come piace a me!
Spero di recensirli tutti – con molta calma, come mio solito.

Ma non è finita qui… perché BookRepublic (un ottimo sito che si occupa di vendere e-book in italiano) durante il Salone ha lanciato un’offerta strepitosa: un pacchetto di dieci e-book totalmente gratuiti, scaricabili semplicemente iscrivendosi al loro sito. Io, che cerco ovunque nuovi libri con cui “ingrassare” il mio e-reader, non mi sono lasciata sfuggire l’affare… Non sto a mettere tutte le copertine, per non allungare questo post già chilometrico, ma vi segnalo titoli e autori: Cuore di Tenebra (Joseph Conrad), La Nota Giusta (Bruce Springsteen), Emma (Jane Austen), Il Deposito (Alessandro Zaccuri), Elettra (Amélie Nothomb), Flemma (Antonio Paolacci), La Scienza Negata (Enrico Bellone), La Mala Informaciòn (AA. VV.), La Governante e Altri Problemi Domestici (Charlotte Perkins Gilman) e Papalagi (Tuiavii di Tiavea). Non male, proprio no!

Si conclude così la mia esperienza del 2012 al Salone e questo lunghissimo post; è stato davvero fantastico e l’anno prossimo spero di potermi organizzare per rimanere almeno due giorni.

Spero di non avervi annoiato con questo resoconto infinito… ci vediamo presto col post del mese (ebbene sì, nonostante tutti gli acquisti non ho saputo rinunciare a certi libri trovati su bookmooch!) e con le prossime recensioni!

Un abbraccio,

Cami