Buon giorno e ben tornati all'appuntamento con la rubrica mensile!
Ritorno solo a Settembre, dopo le pause durante i mesi estivi, semplicemente perchè il poco tempo che avevo a disposizione per stare al computer preferivo sfruttarlo scrivendo le recensioni :)
Ma ora torniamo alle cose veramente importanti... i nuovi libri che attendono di essere letti nella mia libreria ;D
Mi sono ripromessa di sfruttare di più la biblioteca comunale, per risparmiare e far risparmiare i miei genitori; visto che la signorina che ci lavora è molto gentile e brava nel suo lavoro, non penso che avrò grandi problemi nel rispettare questo mio impegno!
Infatti, ho già preso in prestito due libri: La Bambina che Salvava i Libri di Zusak e L'Anno della Lepre di Paasilinna.
In compenso, non sono riuscita a resistere alla fantastica offerta della Newton Compton: i loro giganteschi libri della collana "Mammut" sono scontati, fino alla fine di Ottobre! In più, acquistando due libri, si riceve una Shopping bag in regalo, con una caricatura di un autore e una frase tratta da una delle sue opere :)
Io sono stata fortunata e, non so perchè, benchè avessi acquistato solo due libri ho ricevuto due borsette, quella di Oscar Wilde (che era quella che volevo!) e quella di Jane Austen!
Ma torniamo ad argomenti più cartacei: i titoli che mi hanno permesso di ricevere le borsette sono Le Mille e Una Notte, classico che vorrei leggere da molto tempo, e l'Opera Omnia di Garcìa Lorca, poeta e drammaturgo spagnolo di cui non ho letto molto e che vorrei approfondire.
In più, ho scoperto un sito internet molto particolare: BookMooch! E' un sito per cambiare libri, ma che segue un regolamento molto particolare e si basa su dei punti. Vi consiglio di leggere le regole sul sito, se siete interessati: all'inizio può sembrare complicato, ma in realtà è piuttosto semplice.
Comunque, proprio grazie a questo sito, sono riuscita a procurarmi diversi libri che desideravo da molto: un compendio delle opere di Armand Sully Prudhomme (primo premio Nobel per la Letteratura), il saggio di Frankfurt dal titolo decisamente autoesplicativo (Stronzate) e un libro di fantascienza, di Gerrold, intitolato La Guerra Contro gli Chtorr!
Il libro di Prudhomme mi sarà molto utile per un progetto personale che volevo iniziare da qualche tempo, ovvero la lettura di almeno un libro per ogni premio Nobel :) Ovviamente, questa sorta di sfida con me stessa sarà man mano documentata sul blog!
Inoltre, ho vinto un libro grazie al gruppo Chocolate Laudanum Bookcrossing: In Your Mailbox, che si è prefissato di far circolare quanti più libri possibile. La condizione perchè qualcuno possa vincere i libri, infatti, spesso è legata al donare a qualcun altro questo stesso libro, o un altro a scelta, come un vero e proprio bookcrossing! Il gruppo è solo agli inizi, ma penso che, se si aggiungeranno man mano più persone partecipanti, potrà svilupparsi bene :)
Questo è il libro che ho ricevuto: Il Mondo Senza di Me di Marco Mancassola.
In più, ho ricevuto una sorpresa graditissima e totalmente inaspettata: un mio professore mi ha regalato La banalità del male di Hanna Arendt, augurandomi di trovare il tempo per leggerlo e soprattutto per rifletterci su. E' un dono che mi riempie di orgoglio perchè vuol dire che mi considera una persona abbastanza intelligente da avere le capacità per riflettere e pensare in modo autonomo, ma soprattutto perchè rappresenta un attestato di stima che non mi sarei mai aspettata :)
E per questo mese, ancora una volta, è tutto! Vi auguro un felice autunno e, ovviamente, di trovare dei bei libri!
Cami
mercoledì 29 settembre 2010
domenica 26 settembre 2010
La Bambina che Salvava i Libri - Markus Zusak
Titolo:La Bambina che Salvava i Libri (originale:The Book Thief)
Autore:Markus Zusak
Anno:2006
Editore:Frassinelli Editore
Traduzione:Gian M. Giunghese
ISBN:978-88-88320-39-7
Pagine:562
Trama:Liesel Meminger, una bambina di dieci anni, si trasferisce presso una famiglia adottiva quando sua madre non può più prensdersi cura di lei. Qui, a Molching, nella Himmelstrasse, impara non solo a leggere, ma anche a riconoscere il valore delle parole, attraverso l'amicizia e la lettura, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Da questo libro io mi aspettavo tantissimo. Era da davvero molto tempo che volevo leggerlo e ora che ce l'ho qui, tra le mani, sono felice di averlo solo preso in prestito in biblioteca; perchè questo libro non è brutto, ma personalmente è stato una gran delusione.
Le cose da dire sono molte; tenterò di mantenere un certo ordine.
La storia inizia negli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale: Liesel Meminger viene data in affidamento perchè la madre, indigente ed accusata di essere comunista, non può più tenerla con sè. Ad accoglierla troverà Hans Hubermann e sua moglie Rosa, una famiglia sui generis; senza contare tutto i restanti esponenti della piccola comunità di Molching e soprattutto della strada in cui vive, la Himmelstrasse. Con l'avvento della guerra vera e propria (ovviamente importantissima per lo svolgimento, anche se in misura minore rispetto ad altri libri, visto che questo si svolge in un centro abitato non troppo colpito) molte cose sono destinate a cambiare.L'inizio è buono, mantiene un ritmo costante, nè troppo veloce, nè eccessivamente lento; non è difficile affezionarsi ai personaggi, anzi, ci si ritrova a provare una naturale simpatia per loro, così come un sentimento di pietà onesta, scaturita dalle esperienze della piccola Liesel.
Inoltre, facciamo la conoscenza della particolare narratrice di questo libro: la Morte, in persona. Onestamente, se non lo svelasse la quarta di copertina, non l'avrei capito subito: ci sarei arrivata, ma dopo i primi capitoli (che sono molto brevi).
E' una narratrice insieme puntuale e svagata, che osserva ciò che non vorrebbe vedere, che si sofferma anche quando riflettere le potrebbe causare dolore; ad esempio quando, tra un capitolo e l'altro, ci racconta di come sia costretta a raccogliere migliaia di anime, a portarle via. A parlare con un Dio che pare proprio un datore di lavoro assente. Mi è piaciuta molto anche la sua, chiamiamola così, distrazione preferita: appuntarsi il colore del cielo. Ad ogni anima, ad ogni viaggio, è abbinato una tonalità; mi sono piaciute, spesso, hanno dato una sorta di poesia a questa povera Morte.
Proprio lei, però, è uno dei punti più dolenti del romanzo: molte sue note esplicative (sempre precedute da un titoletto in grassetto) sono assolutamente inutili, oltre a rallentare il ritmo narrativo senza alcuna ragione. Il che è un vero peccato, perchè alcune sono vere e proprie perle poetiche.
Ma soprattutto, ho odiato, letteralmente, il fatto che l'autore abbia sfruttato il fatto che lei stia narrando cose di cui sa già il finale per rivelarci, a circa metà del libro, quello che sarebbe accaduto solo alla fine. Non vi sto prendendo in giro: l'autore stesso ci dice, a metà del libro, cosa succederà ad uno dei personaggi principali. La stessa cosa si ripete, per degli altri personaggi, a circa trenta pagine dalla fine. Quando l'ho letto ho pensato ad uno scherzo, poi mi sono arrabbiata moltissimo; ho perso metà del piacere della lettura, perchè ogni cosa che succedeva mi faceva pensare "tanto finirà così, quindi...". Questo non mi ha impedito di commuovermi, sul finale, perchè avevo preso a cuore alcuni personaggi; tuttavia, ha cancellato gran parte della mia empatia. E' stato frustrante ed odioso, perchè mi è sembrato un errore grossolano, un'idea mal gestita. Inoltre, il finale è affrettato; l'avrei preferito meno conciso, più attento.
Parlando della scrittura in sè, ci sono spesso troppi "scarti" bruschi tra una scena e l'altra, che rendono frammentaria la narrazione, senza contare che spesso mi è sembrato che le frasi fossero "costruite a tavolino", cioè che fosse fin troppo palese il loro intento di ammantarsi di un'aura poetica che, proprio per l'ecessiva ricerca della lirica, non rendono.
Un vero peccato, perchè spesso Zusak riesce a dare l'idea di un'atmosfera grigia e densa, meravigliosa e perfetta per la storia, anche senza usare frasette da poeta fai-da-te; infatti, spesso mi sono piaciute le descrizioni degli ambienti.
Come già detto, poi, non è difficile provare simpatia per i personaggi; di questi, soprattutto due mi hanno colpita, Max e Hans. Questo perchè le loro storie erano molto interessanti, tanto da distrarmi dalle vicende di Liesel, la protagonista, facendomi sperare che si parlasse di più di loro; ad esempio, ho amato moltissimo i flashback sulla vita di Hans, il padre adottivo di Liesel, sempre pronto a suonare la fisarmonica e a guardarti con i suoi occhi grigi, oppure la descrizione dei sogni di Max, ebreo nascosto dalla nuova famiglia della Ladra di Libri (non rivelo nulla, è scritto nella quarta di copertina), che durante la notte fredda e solitaria sfida Hitler su un ring da boxe, senza mai arrendersi, oppure che si fa raccontare come sia il tempo fuori, o ancora che scrive i suoi pensieri sui muri.
Anche Rudy, il miglior amico di Liesel, è un personaggio tenero e piacevole, così come le piccole avventure a lui legate.
In effetti, si può dire che mi sia affezionata molto, molto di più a tutti coloro che contornano Liesel, piuttosto che a lei stessa; come se fossero loro, la vera forza dietro questa piccola ladra (piccolo commento fuori argomento: il titolo originale, legato proprio a questo soprannome che Liesel si guadagna, sarebbe stato più sensato).
Una delle cose che più ho amato, però, è proprio legata all'attività "ladresca" di Liesel: i libri. I titoli citati in questo scritto sono interessanti, e in questo Zusak è davvero bravo, perchè ci fa capire quanto affetto e quanto interesse la bambina riversi su di loro. Mi sono piaciuti tanto che ho provato a cercarli su internet, sperando fossero titoli veri... ma a quanto pare sono solo pseudobiblia! Un vero peccato!
Tuttavia, questo non basta per risollevare il libro, che mi ha lasciato davvero una patina di delusione. Speravo di trovare un libro bellissimo, conforme alle mie aspettative; invece è un libro decente, sì, emozionante in certi punti, ma che sinceramente non merita tutti gli elogi che gli si fanno.
Voto:
6,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
Buone letture!
Cami
Autore:Markus Zusak
Anno:2006
Editore:Frassinelli Editore
Traduzione:Gian M. Giunghese
ISBN:978-88-88320-39-7
Pagine:562
Trama:Liesel Meminger, una bambina di dieci anni, si trasferisce presso una famiglia adottiva quando sua madre non può più prensdersi cura di lei. Qui, a Molching, nella Himmelstrasse, impara non solo a leggere, ma anche a riconoscere il valore delle parole, attraverso l'amicizia e la lettura, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Da questo libro io mi aspettavo tantissimo. Era da davvero molto tempo che volevo leggerlo e ora che ce l'ho qui, tra le mani, sono felice di averlo solo preso in prestito in biblioteca; perchè questo libro non è brutto, ma personalmente è stato una gran delusione.
Le cose da dire sono molte; tenterò di mantenere un certo ordine.
La storia inizia negli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale: Liesel Meminger viene data in affidamento perchè la madre, indigente ed accusata di essere comunista, non può più tenerla con sè. Ad accoglierla troverà Hans Hubermann e sua moglie Rosa, una famiglia sui generis; senza contare tutto i restanti esponenti della piccola comunità di Molching e soprattutto della strada in cui vive, la Himmelstrasse. Con l'avvento della guerra vera e propria (ovviamente importantissima per lo svolgimento, anche se in misura minore rispetto ad altri libri, visto che questo si svolge in un centro abitato non troppo colpito) molte cose sono destinate a cambiare.L'inizio è buono, mantiene un ritmo costante, nè troppo veloce, nè eccessivamente lento; non è difficile affezionarsi ai personaggi, anzi, ci si ritrova a provare una naturale simpatia per loro, così come un sentimento di pietà onesta, scaturita dalle esperienze della piccola Liesel.
Inoltre, facciamo la conoscenza della particolare narratrice di questo libro: la Morte, in persona. Onestamente, se non lo svelasse la quarta di copertina, non l'avrei capito subito: ci sarei arrivata, ma dopo i primi capitoli (che sono molto brevi).
E' una narratrice insieme puntuale e svagata, che osserva ciò che non vorrebbe vedere, che si sofferma anche quando riflettere le potrebbe causare dolore; ad esempio quando, tra un capitolo e l'altro, ci racconta di come sia costretta a raccogliere migliaia di anime, a portarle via. A parlare con un Dio che pare proprio un datore di lavoro assente. Mi è piaciuta molto anche la sua, chiamiamola così, distrazione preferita: appuntarsi il colore del cielo. Ad ogni anima, ad ogni viaggio, è abbinato una tonalità; mi sono piaciute, spesso, hanno dato una sorta di poesia a questa povera Morte.
Proprio lei, però, è uno dei punti più dolenti del romanzo: molte sue note esplicative (sempre precedute da un titoletto in grassetto) sono assolutamente inutili, oltre a rallentare il ritmo narrativo senza alcuna ragione. Il che è un vero peccato, perchè alcune sono vere e proprie perle poetiche.
Ma soprattutto, ho odiato, letteralmente, il fatto che l'autore abbia sfruttato il fatto che lei stia narrando cose di cui sa già il finale per rivelarci, a circa metà del libro, quello che sarebbe accaduto solo alla fine. Non vi sto prendendo in giro: l'autore stesso ci dice, a metà del libro, cosa succederà ad uno dei personaggi principali. La stessa cosa si ripete, per degli altri personaggi, a circa trenta pagine dalla fine. Quando l'ho letto ho pensato ad uno scherzo, poi mi sono arrabbiata moltissimo; ho perso metà del piacere della lettura, perchè ogni cosa che succedeva mi faceva pensare "tanto finirà così, quindi...". Questo non mi ha impedito di commuovermi, sul finale, perchè avevo preso a cuore alcuni personaggi; tuttavia, ha cancellato gran parte della mia empatia. E' stato frustrante ed odioso, perchè mi è sembrato un errore grossolano, un'idea mal gestita. Inoltre, il finale è affrettato; l'avrei preferito meno conciso, più attento.
Parlando della scrittura in sè, ci sono spesso troppi "scarti" bruschi tra una scena e l'altra, che rendono frammentaria la narrazione, senza contare che spesso mi è sembrato che le frasi fossero "costruite a tavolino", cioè che fosse fin troppo palese il loro intento di ammantarsi di un'aura poetica che, proprio per l'ecessiva ricerca della lirica, non rendono.
Un vero peccato, perchè spesso Zusak riesce a dare l'idea di un'atmosfera grigia e densa, meravigliosa e perfetta per la storia, anche senza usare frasette da poeta fai-da-te; infatti, spesso mi sono piaciute le descrizioni degli ambienti.
Come già detto, poi, non è difficile provare simpatia per i personaggi; di questi, soprattutto due mi hanno colpita, Max e Hans. Questo perchè le loro storie erano molto interessanti, tanto da distrarmi dalle vicende di Liesel, la protagonista, facendomi sperare che si parlasse di più di loro; ad esempio, ho amato moltissimo i flashback sulla vita di Hans, il padre adottivo di Liesel, sempre pronto a suonare la fisarmonica e a guardarti con i suoi occhi grigi, oppure la descrizione dei sogni di Max, ebreo nascosto dalla nuova famiglia della Ladra di Libri (non rivelo nulla, è scritto nella quarta di copertina), che durante la notte fredda e solitaria sfida Hitler su un ring da boxe, senza mai arrendersi, oppure che si fa raccontare come sia il tempo fuori, o ancora che scrive i suoi pensieri sui muri.
Anche Rudy, il miglior amico di Liesel, è un personaggio tenero e piacevole, così come le piccole avventure a lui legate.
In effetti, si può dire che mi sia affezionata molto, molto di più a tutti coloro che contornano Liesel, piuttosto che a lei stessa; come se fossero loro, la vera forza dietro questa piccola ladra (piccolo commento fuori argomento: il titolo originale, legato proprio a questo soprannome che Liesel si guadagna, sarebbe stato più sensato).
Una delle cose che più ho amato, però, è proprio legata all'attività "ladresca" di Liesel: i libri. I titoli citati in questo scritto sono interessanti, e in questo Zusak è davvero bravo, perchè ci fa capire quanto affetto e quanto interesse la bambina riversi su di loro. Mi sono piaciuti tanto che ho provato a cercarli su internet, sperando fossero titoli veri... ma a quanto pare sono solo pseudobiblia! Un vero peccato!
Tuttavia, questo non basta per risollevare il libro, che mi ha lasciato davvero una patina di delusione. Speravo di trovare un libro bellissimo, conforme alle mie aspettative; invece è un libro decente, sì, emozionante in certi punti, ma che sinceramente non merita tutti gli elogi che gli si fanno.
Voto:
6,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Destino?
Sfortuna?
Furono questi a schiacciarli in quel modo?
Non diciamo sciocchezze.
Le cause furono, piuttosto, le bombe, sganciate da uomini nascosti fra le nubi. - Come gran parte delle disgrazie, ebbe inizio in un modo apparentemente felice.
- Si rese conto che molto più facile era essere a un passo da qualcosa, che essere veramente quella cosa.
- UN FRAMMENTO DI VERITA'Non possiedo una falce.
Indosso una veste nera con cappuccio solo quando fa freddo.
Non ho quel viso da teschio che sembrate divertirvi ad appiopparmi. Vuoi sapere qual è il mio vero aspetto? Mentre proseguo il racconto, cerca uno specchio.
Buone letture!
Cami
domenica 19 settembre 2010
Vite e Morti d'Autore (#1)
Buon giorno a tutti!
Inizia oggi una nuova rubrica, come vi ho annunciato nel post per festeggiare l'anno di vita di Bibliomania: Vite e Morti d'Autore.
Vi parlerò di un autore nato oggi e di un autore che invece nello stesso giorno, purtroppo, ci ha lasciati; per ogni autore, poi, vi consiglierò un libro per ognuno dei due scrittori. Bene, cominciamo!
Nacque oggi...sir William Gerald Golding (19 Settembre 1911 - 19 Giugno 1993)
William Golding è un celeberrimo autore inglese, insignito del premio Nobel nel 1983.
Figlio di un insegnante socialista e di una suffragetta, sviluppoò nonostante questo clima familiare una solida fede religiosa; compì i suoi studi universitare ad Oxford, dove dopo una breve parentesi dedicata alle Scienze Naturali passò allo studio della Filosofia e della Letteratura. E' proprio in questi anni che viene pubblicata la sua prima opera, una raccolta di poemi chiamata, semplicemente, Poems. Ottenuta la laurea breve, nel 1935, si trasferisce nella comunità religiosa diretta da Rudolph Steiner, fondatore della disciplina dell'antroposofia (una corrente filosofica che vuole analizzare il percorso spirituale dell'uomo attraverso il metodo scientifico), verso cui Golding manifestò grande interesse.
Nel frattempo inizia a lavorare come insegnante nelle scuole della parte Sud di Londra, dove le teorie di Steiner aveva forte risonanza; nel 1937, però, torna ad Oxford per completare gli studi.
Quando torna ad insegnare trova un posto a Salisbury, dove conoscerà Ann Brookfield, attivista comunista che diventerà sua moglie e da cui avrà due figli, David e Judith Diana, rispettivamente nel 1940 e nel 1945.
Con l'avvento della guerra, Golding si arruolò nella marina militare, partecipando anche allo sbarco in Normandia; quando infine il conflitto ebbe termine, tornò a Salisbury, dove riprese l'attività didattica.
La sua avventura come scrittore di fama inizia solo nel 1952: dopo il rifiuto del romanzo Strangers fro Within da parte di diverse case editrici, la Faber&Faber accetta di pubblicare il romanzo, cambiando però il titolo in The Lord of the Flies (Il Signore delle Mosche).
Il libro nasceva dall'osservazione dei dibattiti che Golding organizzava tra i suoi studenti: quando non era presente un moderatore, infatti, la discussione sfociava spesso in una rissa.
Il romanzo, come ben sappiamo, ebbe uno strepitoso successo, tanto da condizionare il giudizio nei confronti delle successive opere dell'autore, che spesso si confrontò nuovamente con tematiche quali il libero arbitrio, il sentimento religioso, la paura, la violenza. I suoi libri miravano a sviscerare la parte più nascosta dell'uomo, quella che nessuno vorrebbe vedere e sui cui nessuno vorrebbe riflettere; miravano a scuotere il lettore attraverso la realizzazione su carta di pensieri e timori atavici.
Forte della popolarità e dei riconoscimenti avuti, nel 1962 abbandona la carriera da insegnante per dedicarsi solo alla scrittura, ma tenne comunque delle lezioni in diverse università prestigiose.
Nel 1982 ricevette la laurea ad honorem alla Sorbona e l'anno successivo il massimo riconoscimento per ogni scrittore: il Premio Nobel, "per i suoi romanzi che, con la perspicacia dell'arte narrativa realistica e della diversità e l'universalità del mito, illuminano lo stato umano nel mondo di oggi". Nel 1988 fu anche nominato baronetto.
Morì nel 1993 per arresto cardiaco, all'età di 82 anni.
Il libro consigliato:Il Signore delle Mosche (The Lord of the Flies).
Uno splendido romanzo distopico che vi farà venire i brividi lungo la schiena, concentrato sul tentativo di un gruppo di ragazzini inglesi di ceto medio-alto che, dopo un naufragio in cui sono gli unici ad essere rimasti in vita, provano a sopravvivere e ricreare una parvenza di società, entrando in una spirale di violenza e terrore.
Morì oggi... Italo Giovanni Calvino Mameli(15 Ottobre 1923 - 19 Settembre 1985)
Italo Calvino è uno dei più noti scrittori italiani del XX secolo, molto apprezzato anche all'estero, nonchè un grande intellettuale impegnato nella politica, nel lavoro editoriale e in tutti i contesti sociali e culturali.
Nato a Cuba, precisamente a Santiago de las Vegas, dove si trovavano i genitori, botanici di professione, tornò in Italia nel 1926, dopo che un violento uragano spazzò via il bungalow dove la famiglia Calvino viveva.
Italo trascorse così la sua infanzia a San Remo; nonostante la presenza del regime fascista, questo periodo viene ricordato dall'autore come un'oasi di tranquillità e affetto familiare. In effetti, il primo sporadico contatto col Regime avvenne solo quando Calvino fu costretto a far parte dei balilla; questo perchè, tendenzialmente, le convinzioni anti-fasciste dei genitori sfociavano più in una critica alla politica in generale, piuttosto che in una protesta ben definita.
Un'altra particolarità è il clima agnostico in cui l'autore è cresciuto: ai tempi confessare di non essere cattolici era una stranezza che portava ad essere considerati anticonformisti.
Queste esperienze si riverseranno copiosamente in tutti i suoi lavori, sotto forma di concetti quali l'accettazione del diverso, la satira sociale, la comicità come arma espressiva.
Sarà soprattutto lo scoppiare della guerra, però, che porterà Calvino a sviluppare l'amore per la partecipazione alla vita socio-culturale e politica del paese, impegno che ovviamente si rifletterà nella sua scrittura. Nel 1943, infatti, è costretto a interrompere gli studi per arruolarsi nelle Brigate Garibaldi della Repubblica Sociale Italiana, vivendo sulla sua pelle l'esperienza diretto della guerra.
Successivamente, concluso il conflitto bellico, si unisce al P.C.I. nonostante non approvi del tutto le teorie comuniste, perchè si avvicinavano al suo pensiero sulla necessità di aiutare gli altri, attraverso la concessione e il rispetto dei diritti fondamentali; diventa attivista scrivendo per diverse testate di stampo filo-comunista. Nello stesso periodo si iscrive alla facoltà di Lettere di Torino, accedendo direttamente al III anno grazie alla legislazione speciale per i partigiani e gli ex-soldati; qui fa una delle conoscenze più importanti della sua vita, Cesare Pavese. L'intellettuale, oltre che caro amico, sarà anche maestro, consigliere e "primo lettore" di Calvino.
E' in questo periodo che iniziano a essere scritti i romanzi che renderanno noto l'autore, come ad esempio Il Sentiero dei Nidi di Ragno, scritto nel 1946.
Ottiene la laurea nel 1947, con una tesi su Joseph Conrad, e comincia immediatamente la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi: questo rapporto sarà importantissimo per la vita di Calvino, che rimarrà legato all'editore torinese fino al 1961, ricoprendo posizioni di prestigio e scoprendo nuovi autori del panorama italiano.
Nel 1950 il caro amico Pavese si uccide, lasciando un vuoto pesante nella vita dell'autore, che rimarrà segnato dal fatto di non aver intuito la sofferenza del maestro.
Negli anni seguenti continua a lavorare e a viaggiare, scrivendo per diversi quotidiani e pubblicazioni, senza dimenticare l'impegno come scrittore: di questo periodo fanno parte Il Visconte Dimezzato e l'ambizioso progetto delle Fiabe Italiane.
Nel frattempo, con l'avanzata russa contro l'Ungheria, Calvino abbandona definitivamente il partito comunista.
Gli anni '60 sono caratterizzati da molti viaggi all'estero, per dibattiti e conferenze, mentre nel frattempo la sua notorietà iniziava ad espandersi non solo in patria, ma anche in Europa e nel resto del mondo. Proprio durante uno dei suoi viaggi, a Parigi, conosce Esther Judith Singer, traduttrice argentina, che sposerà a Cuba nel 1964, per poi tornare in patria portando con sè anche il figlio di lei, Marcello. Dal matrimonio nascerà poi una figlia, Giovanna.
Nel 1967, dopo la morte di Elio Vittorini (a cui era legato da un rapporto di lavoro e amicizia che durava dalla prima giovinezza, prende un periodo di meditazione e si trasferisce a Parigi. Qui conoscerà molti esponenti della letteratura francese, tra i quali Queneau; nel frattempo, approfondisce i propri interessi scientifici.
Gli anni seguenti sono caratterizzati dalla moltitudine di viaggi, soprattutto per il suo lavoro di giornalista, in svariate parti del mondo, e dalla scrittura di diversi libri, raccolte, volumi autobiografici, che sottolineano la vivacità e la creatività dell'autore. Il suo impegno come attivista politico, soprattutto mediante gli articoli, lentamente declina, sino all'ultimo articolo di polemica contestazione, nel 1975.
Negli anni '80 mette a frutto la sua passione per gli argomenti scientifici, lavorando sul confine tra questi e la letteratura; nel frattempo, lavora su alcuni discorsi che avrebbe dovuto fare ad Harvard, pubblicati postumi col titolo di Lezioni Americane. Purtroppo, colto da un ictus il 6 Settembre 1985, muore poco meno di due settimane dopo.
Il Libro Consigliato:La Trilogia degli Antenati.
Contenente Il Barone Rampante, Il Cavaliere Inesistente e il Visconte Dimezzato, tre romanzi solo all'apparenza per un pubblico più "giovane": in realtà nascondono delle riflessioni profonde su temi importanti, come la libertà di scelta (Il Barone Rampante), il coraggio, le apparenze (Il Cavaliere Inesistente) e la duplicità dell'uomo (Il Visconte Dimezzato). La prosa semplice ma emozionante di Calvino vi porterà per mondi sempre nuovi, con ironia e saggezza.
Avete mai letto nulla di questi autori? Nel caso lo aveste fatto, vi sono piaciute le loro opere?
Se poi decidete di leggere qualcosa di questi scrittori, mi farebbe piacere saperlo e conoscere le vostre impressioni post-lettura :)
Alla prossima!
Cami
Inizia oggi una nuova rubrica, come vi ho annunciato nel post per festeggiare l'anno di vita di Bibliomania: Vite e Morti d'Autore.
Vi parlerò di un autore nato oggi e di un autore che invece nello stesso giorno, purtroppo, ci ha lasciati; per ogni autore, poi, vi consiglierò un libro per ognuno dei due scrittori. Bene, cominciamo!
Nacque oggi...sir William Gerald Golding (19 Settembre 1911 - 19 Giugno 1993)
William Golding è un celeberrimo autore inglese, insignito del premio Nobel nel 1983.
Figlio di un insegnante socialista e di una suffragetta, sviluppoò nonostante questo clima familiare una solida fede religiosa; compì i suoi studi universitare ad Oxford, dove dopo una breve parentesi dedicata alle Scienze Naturali passò allo studio della Filosofia e della Letteratura. E' proprio in questi anni che viene pubblicata la sua prima opera, una raccolta di poemi chiamata, semplicemente, Poems. Ottenuta la laurea breve, nel 1935, si trasferisce nella comunità religiosa diretta da Rudolph Steiner, fondatore della disciplina dell'antroposofia (una corrente filosofica che vuole analizzare il percorso spirituale dell'uomo attraverso il metodo scientifico), verso cui Golding manifestò grande interesse.
Nel frattempo inizia a lavorare come insegnante nelle scuole della parte Sud di Londra, dove le teorie di Steiner aveva forte risonanza; nel 1937, però, torna ad Oxford per completare gli studi.
Quando torna ad insegnare trova un posto a Salisbury, dove conoscerà Ann Brookfield, attivista comunista che diventerà sua moglie e da cui avrà due figli, David e Judith Diana, rispettivamente nel 1940 e nel 1945.
Con l'avvento della guerra, Golding si arruolò nella marina militare, partecipando anche allo sbarco in Normandia; quando infine il conflitto ebbe termine, tornò a Salisbury, dove riprese l'attività didattica.
La sua avventura come scrittore di fama inizia solo nel 1952: dopo il rifiuto del romanzo Strangers fro Within da parte di diverse case editrici, la Faber&Faber accetta di pubblicare il romanzo, cambiando però il titolo in The Lord of the Flies (Il Signore delle Mosche).
Il libro nasceva dall'osservazione dei dibattiti che Golding organizzava tra i suoi studenti: quando non era presente un moderatore, infatti, la discussione sfociava spesso in una rissa.
Il romanzo, come ben sappiamo, ebbe uno strepitoso successo, tanto da condizionare il giudizio nei confronti delle successive opere dell'autore, che spesso si confrontò nuovamente con tematiche quali il libero arbitrio, il sentimento religioso, la paura, la violenza. I suoi libri miravano a sviscerare la parte più nascosta dell'uomo, quella che nessuno vorrebbe vedere e sui cui nessuno vorrebbe riflettere; miravano a scuotere il lettore attraverso la realizzazione su carta di pensieri e timori atavici.
Forte della popolarità e dei riconoscimenti avuti, nel 1962 abbandona la carriera da insegnante per dedicarsi solo alla scrittura, ma tenne comunque delle lezioni in diverse università prestigiose.
Nel 1982 ricevette la laurea ad honorem alla Sorbona e l'anno successivo il massimo riconoscimento per ogni scrittore: il Premio Nobel, "per i suoi romanzi che, con la perspicacia dell'arte narrativa realistica e della diversità e l'universalità del mito, illuminano lo stato umano nel mondo di oggi". Nel 1988 fu anche nominato baronetto.
Morì nel 1993 per arresto cardiaco, all'età di 82 anni.
Il libro consigliato:Il Signore delle Mosche (The Lord of the Flies).
Uno splendido romanzo distopico che vi farà venire i brividi lungo la schiena, concentrato sul tentativo di un gruppo di ragazzini inglesi di ceto medio-alto che, dopo un naufragio in cui sono gli unici ad essere rimasti in vita, provano a sopravvivere e ricreare una parvenza di società, entrando in una spirale di violenza e terrore.
Morì oggi... Italo Giovanni Calvino Mameli(15 Ottobre 1923 - 19 Settembre 1985)
Italo Calvino è uno dei più noti scrittori italiani del XX secolo, molto apprezzato anche all'estero, nonchè un grande intellettuale impegnato nella politica, nel lavoro editoriale e in tutti i contesti sociali e culturali.
Nato a Cuba, precisamente a Santiago de las Vegas, dove si trovavano i genitori, botanici di professione, tornò in Italia nel 1926, dopo che un violento uragano spazzò via il bungalow dove la famiglia Calvino viveva.
Italo trascorse così la sua infanzia a San Remo; nonostante la presenza del regime fascista, questo periodo viene ricordato dall'autore come un'oasi di tranquillità e affetto familiare. In effetti, il primo sporadico contatto col Regime avvenne solo quando Calvino fu costretto a far parte dei balilla; questo perchè, tendenzialmente, le convinzioni anti-fasciste dei genitori sfociavano più in una critica alla politica in generale, piuttosto che in una protesta ben definita.
Un'altra particolarità è il clima agnostico in cui l'autore è cresciuto: ai tempi confessare di non essere cattolici era una stranezza che portava ad essere considerati anticonformisti.
Queste esperienze si riverseranno copiosamente in tutti i suoi lavori, sotto forma di concetti quali l'accettazione del diverso, la satira sociale, la comicità come arma espressiva.
Sarà soprattutto lo scoppiare della guerra, però, che porterà Calvino a sviluppare l'amore per la partecipazione alla vita socio-culturale e politica del paese, impegno che ovviamente si rifletterà nella sua scrittura. Nel 1943, infatti, è costretto a interrompere gli studi per arruolarsi nelle Brigate Garibaldi della Repubblica Sociale Italiana, vivendo sulla sua pelle l'esperienza diretto della guerra.
Successivamente, concluso il conflitto bellico, si unisce al P.C.I. nonostante non approvi del tutto le teorie comuniste, perchè si avvicinavano al suo pensiero sulla necessità di aiutare gli altri, attraverso la concessione e il rispetto dei diritti fondamentali; diventa attivista scrivendo per diverse testate di stampo filo-comunista. Nello stesso periodo si iscrive alla facoltà di Lettere di Torino, accedendo direttamente al III anno grazie alla legislazione speciale per i partigiani e gli ex-soldati; qui fa una delle conoscenze più importanti della sua vita, Cesare Pavese. L'intellettuale, oltre che caro amico, sarà anche maestro, consigliere e "primo lettore" di Calvino.
E' in questo periodo che iniziano a essere scritti i romanzi che renderanno noto l'autore, come ad esempio Il Sentiero dei Nidi di Ragno, scritto nel 1946.
Ottiene la laurea nel 1947, con una tesi su Joseph Conrad, e comincia immediatamente la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi: questo rapporto sarà importantissimo per la vita di Calvino, che rimarrà legato all'editore torinese fino al 1961, ricoprendo posizioni di prestigio e scoprendo nuovi autori del panorama italiano.
Nel 1950 il caro amico Pavese si uccide, lasciando un vuoto pesante nella vita dell'autore, che rimarrà segnato dal fatto di non aver intuito la sofferenza del maestro.
Negli anni seguenti continua a lavorare e a viaggiare, scrivendo per diversi quotidiani e pubblicazioni, senza dimenticare l'impegno come scrittore: di questo periodo fanno parte Il Visconte Dimezzato e l'ambizioso progetto delle Fiabe Italiane.
Nel frattempo, con l'avanzata russa contro l'Ungheria, Calvino abbandona definitivamente il partito comunista.
Gli anni '60 sono caratterizzati da molti viaggi all'estero, per dibattiti e conferenze, mentre nel frattempo la sua notorietà iniziava ad espandersi non solo in patria, ma anche in Europa e nel resto del mondo. Proprio durante uno dei suoi viaggi, a Parigi, conosce Esther Judith Singer, traduttrice argentina, che sposerà a Cuba nel 1964, per poi tornare in patria portando con sè anche il figlio di lei, Marcello. Dal matrimonio nascerà poi una figlia, Giovanna.
Nel 1967, dopo la morte di Elio Vittorini (a cui era legato da un rapporto di lavoro e amicizia che durava dalla prima giovinezza, prende un periodo di meditazione e si trasferisce a Parigi. Qui conoscerà molti esponenti della letteratura francese, tra i quali Queneau; nel frattempo, approfondisce i propri interessi scientifici.
Gli anni seguenti sono caratterizzati dalla moltitudine di viaggi, soprattutto per il suo lavoro di giornalista, in svariate parti del mondo, e dalla scrittura di diversi libri, raccolte, volumi autobiografici, che sottolineano la vivacità e la creatività dell'autore. Il suo impegno come attivista politico, soprattutto mediante gli articoli, lentamente declina, sino all'ultimo articolo di polemica contestazione, nel 1975.
Negli anni '80 mette a frutto la sua passione per gli argomenti scientifici, lavorando sul confine tra questi e la letteratura; nel frattempo, lavora su alcuni discorsi che avrebbe dovuto fare ad Harvard, pubblicati postumi col titolo di Lezioni Americane. Purtroppo, colto da un ictus il 6 Settembre 1985, muore poco meno di due settimane dopo.
Il Libro Consigliato:La Trilogia degli Antenati.
Contenente Il Barone Rampante, Il Cavaliere Inesistente e il Visconte Dimezzato, tre romanzi solo all'apparenza per un pubblico più "giovane": in realtà nascondono delle riflessioni profonde su temi importanti, come la libertà di scelta (Il Barone Rampante), il coraggio, le apparenze (Il Cavaliere Inesistente) e la duplicità dell'uomo (Il Visconte Dimezzato). La prosa semplice ma emozionante di Calvino vi porterà per mondi sempre nuovi, con ironia e saggezza.
fonte per le biografie: Wikipedia
Avete mai letto nulla di questi autori? Nel caso lo aveste fatto, vi sono piaciute le loro opere?
Se poi decidete di leggere qualcosa di questi scrittori, mi farebbe piacere saperlo e conoscere le vostre impressioni post-lettura :)
Alla prossima!
Cami
Un Anno di Libri!
m0thyyku's art
Sembra impossibile, e invece è proprio così: Bibliomania oggi compie un anno!
Il 19 settembre di un anno fa rendevo pubblico il mio primo post, una semplice dichiarazione d'intenti; onestamente, non pensavo proprio di arrivare a questo traguardo. Lo ammetto, sono emozionata!
Innanzitutto vorrei ringraziare voi tutti che leggete le mie recensioni, le commentate, condividete i vostri pensieri e le vostre opinioni: è esattamente per questo che ho creato Bibliomania e vedere che il progetto funziona è una soddisfazione immensa, che si somma alla gioia che provo, come lettrice, nel poter parlare della mia più grande passione con lettori voraci quanto me, se non di più.
Un ringraziamento speciale, in questo senso, va a Phoebes: lei è stata la mia prima follower in assoluto, e la prima a commentare sul blog. Ti mando un forte abbraccio, anche se virtuale!
Sono cresciuta tanto durante quest'ultimo anno, non solo perchè ormai ho iniziato il mio ultimo anno di liceo e perchè sto per compiere 18 anni, ma anche e soprattutto perchè ho deciso di imparare a mettermi in discussione e di proporre le mie idee e le mie convinzioni in un luogo pubblico, dove sono esposte al giudizio altrui. E' stato un cambiamento molto importante per me: mi ha permesso di raggiungere un nuovo livello di consapevolezza. Per questo io vi ringrazio tantissimo, perchè senza l'apporto di chi segue questo blog, o anche solo di chi è passato una volta e basta, questa crescita non ci sarebbe mai stata. Grazie!
Per festeggiare degnamente quest'anno fantastico, ho deciso di proporvi qualche novità... a partire dal layout, che dopo un anno aveva bisogno di essere cambiato. Nulla di radicale, visto che comunque vorrei rimanere vicina all'anima originale del blog e allo spirito con cui è nato; spero comunque che questa nuova versione vi piaccia :D
Ma non è tutto; ho un paio di annunci importanti da fare, riguardanti notizie che non vedo l'ora di condividere con voi.
Innanzitutto, la creazione di una nuova rubrica: Vite e Morti d'Autore! In questo nuovo spazio, con post a scadenza mensile ma senza un giorno fisso, vi parlerò di un autore nato e uno morto il giorno di pubblicazione del post, riportando e commentando la biografia, ovviamente riassunta, per poi consigliare un libro per ognuno dei due autori. Spero che l'idea possa piacervi; la prima puntata sarà proprio oggi!
In secondo luogo, vorrei annunciarvi la mia collaborazione con due blog: Diario di Pensieri Persi, gestito da Alessandra, e Rainbowinacloset, creato da Hackuity/Davide. Per il primo curerò la traduzione delle interviste agli autori e autrici anglofoni, mentre per il secondo scriverò vari articoli, ovviamente concentrandomi sempre sui libri ;)
Questi nuovi progetti mi rendono insieme nervosa e orgogliosa; spero di riuscire a dare il meglio di me in entrambi i ruoli! Mi farebbe piacere che voi commentaste il mio operato, ovviamente solo se vorrete; ho creato apposta due pagine dove sono elencati i miei contributi, che possono essere raggiunte cliccando sui piccoli banner che ho messo nella sezione Iniziative & Co.
Infine, ultimo, ma non meno importante: visto che un festeggiamento non è tale senza qualche giochino privo di alcuna utilità, ma semplicemente divertente e fine a sè stesso, ho deciso di stilare alcune classifiche riguardanti il blog, i libri che ho letto e recensito e anche riguardanti voi commentatori! Ho scoperto alcune cose davvero simpatiche XD
Vince il premio di libro più lungo Anna Karénina di Lev Tolstòj, con ben 1029 pagine! Un bel "mattoncino"!
Il libro più sottile, invece, è senza alcun dubbio Sotto l'Albero di Mimosa di Caterina Armentano, di sole 53 sottilissime pagine.
Ma visto che non sono le pagine ciò che ci colpisce in libreria, come prima caratteristica, bensì le copertine, ho pensato sarebbe stato carino scegliere anche la copertina più bella e la più brutta. Nel primo caso, la scelta è stata piuttosto difficile; ma dopo un testa a testa molto duro, la spunta Gargoyle di Andrew Davidson, che presenta una copertina meravigliosa ad opera di Sam Weber, intrigante e con un disegno dal tratto pulito ma dai particolari interessanti!
Nel secondo, invece, non ho avuto dubbi: la copertina di Yucatan di Andrea De Carlo è davvero brutta, senza "se" e senza "ma".
Tuttavia, ogni lettore sa che non è davvero la copertina ciò che fa la differenza, ma il contenuto; come poteva mancare, quindi, un vincitore (sia in positivo che in negativo) per quanto riguarda il voto che assegno ad ogni libro?
Ho scoperto di aver dato più 10 di quanti pensassi (che dite, sono di manica troppo larga?), perciò ho dovuto scegliere tra i libri che hanno meritato il punteggio massimo: il vincitore, scelto alla fin fine senza nemmeno troppi dubbi, è il classico senza tempo di Shakespeare, Amleto. Mi vengono ancora i brividi, rileggendo le frasi che ho trascritto alla fine della recensione!
Il peggiore, invece, è un libro che mi è rimasto sullo stomaco: Aloha!!!!! di Aldo Busi. Tuttavia, c'è da dire che è un'insufficienza non grave, un 5 pieno, quindi posso ritenermi piuttosto soddisfatta: in quest'anno di blog, non ho mai letto vere e proprie schifezze!
Il che ha qualcosa di miracoloso, se si pensa che ho letto 37 libri (contando solo quelli recensiti finora), per un totale di 13.031 pagine, che sta a dire una media di 352 pagine per libro (mi piacciono i libri corposi, penso si sia notato :P)!
Passando a parlare di autori e case editrici, invece, ho scoperto che l'autore che ho letto di più è Gabriel Garcìa Màrquez, mentre la casa editrice è la Mondadori. Tuttavia, ho scoperto anche un altro particolare interessante: la maggior parte degli autori che leggo ha il cognome che inizia per "S"! Sono ben sette, infatti, gli autori sotto questa lettera nel mio elenco degli scrittori recensiti.
E ora torniamo a noi, anzi a voi, parte dell'anima di questo piccolo spazio :) Ho scoperto che ben trentadue persone hanno lasciato un commento, un segno del loro passaggio: è stato bellissimo guardare tutti i vecchi post e vedere quante parole e quante idee sono state depositate qui!
La persona che ha commentato di più è, com'era intuibile, Phoebes; d'altronde, ha il vantaggio di avere la maggior "anzianità" XD
Finisce qui la nostra piccola "cerimonia di premiazione" e, insieme ad essa, purtroppo, questo post celebrativo... Sperando che sia solo il primo di una lunga serie.
A costo di sembrare noiosa, vi ringrazio ancora una volta!
Come sempre, non posso che augurarvi
Buone Letture!
Cami
Il 19 settembre di un anno fa rendevo pubblico il mio primo post, una semplice dichiarazione d'intenti; onestamente, non pensavo proprio di arrivare a questo traguardo. Lo ammetto, sono emozionata!
Innanzitutto vorrei ringraziare voi tutti che leggete le mie recensioni, le commentate, condividete i vostri pensieri e le vostre opinioni: è esattamente per questo che ho creato Bibliomania e vedere che il progetto funziona è una soddisfazione immensa, che si somma alla gioia che provo, come lettrice, nel poter parlare della mia più grande passione con lettori voraci quanto me, se non di più.
Un ringraziamento speciale, in questo senso, va a Phoebes: lei è stata la mia prima follower in assoluto, e la prima a commentare sul blog. Ti mando un forte abbraccio, anche se virtuale!
Sono cresciuta tanto durante quest'ultimo anno, non solo perchè ormai ho iniziato il mio ultimo anno di liceo e perchè sto per compiere 18 anni, ma anche e soprattutto perchè ho deciso di imparare a mettermi in discussione e di proporre le mie idee e le mie convinzioni in un luogo pubblico, dove sono esposte al giudizio altrui. E' stato un cambiamento molto importante per me: mi ha permesso di raggiungere un nuovo livello di consapevolezza. Per questo io vi ringrazio tantissimo, perchè senza l'apporto di chi segue questo blog, o anche solo di chi è passato una volta e basta, questa crescita non ci sarebbe mai stata. Grazie!
Per festeggiare degnamente quest'anno fantastico, ho deciso di proporvi qualche novità... a partire dal layout, che dopo un anno aveva bisogno di essere cambiato. Nulla di radicale, visto che comunque vorrei rimanere vicina all'anima originale del blog e allo spirito con cui è nato; spero comunque che questa nuova versione vi piaccia :D
Ma non è tutto; ho un paio di annunci importanti da fare, riguardanti notizie che non vedo l'ora di condividere con voi.
Innanzitutto, la creazione di una nuova rubrica: Vite e Morti d'Autore! In questo nuovo spazio, con post a scadenza mensile ma senza un giorno fisso, vi parlerò di un autore nato e uno morto il giorno di pubblicazione del post, riportando e commentando la biografia, ovviamente riassunta, per poi consigliare un libro per ognuno dei due autori. Spero che l'idea possa piacervi; la prima puntata sarà proprio oggi!
In secondo luogo, vorrei annunciarvi la mia collaborazione con due blog: Diario di Pensieri Persi, gestito da Alessandra, e Rainbowinacloset, creato da Hackuity/Davide. Per il primo curerò la traduzione delle interviste agli autori e autrici anglofoni, mentre per il secondo scriverò vari articoli, ovviamente concentrandomi sempre sui libri ;)
Questi nuovi progetti mi rendono insieme nervosa e orgogliosa; spero di riuscire a dare il meglio di me in entrambi i ruoli! Mi farebbe piacere che voi commentaste il mio operato, ovviamente solo se vorrete; ho creato apposta due pagine dove sono elencati i miei contributi, che possono essere raggiunte cliccando sui piccoli banner che ho messo nella sezione Iniziative & Co.
Infine, ultimo, ma non meno importante: visto che un festeggiamento non è tale senza qualche giochino privo di alcuna utilità, ma semplicemente divertente e fine a sè stesso, ho deciso di stilare alcune classifiche riguardanti il blog, i libri che ho letto e recensito e anche riguardanti voi commentatori! Ho scoperto alcune cose davvero simpatiche XD
Vince il premio di libro più lungo Anna Karénina di Lev Tolstòj, con ben 1029 pagine! Un bel "mattoncino"!
Il libro più sottile, invece, è senza alcun dubbio Sotto l'Albero di Mimosa di Caterina Armentano, di sole 53 sottilissime pagine.
Ma visto che non sono le pagine ciò che ci colpisce in libreria, come prima caratteristica, bensì le copertine, ho pensato sarebbe stato carino scegliere anche la copertina più bella e la più brutta. Nel primo caso, la scelta è stata piuttosto difficile; ma dopo un testa a testa molto duro, la spunta Gargoyle di Andrew Davidson, che presenta una copertina meravigliosa ad opera di Sam Weber, intrigante e con un disegno dal tratto pulito ma dai particolari interessanti!
Nel secondo, invece, non ho avuto dubbi: la copertina di Yucatan di Andrea De Carlo è davvero brutta, senza "se" e senza "ma".
Tuttavia, ogni lettore sa che non è davvero la copertina ciò che fa la differenza, ma il contenuto; come poteva mancare, quindi, un vincitore (sia in positivo che in negativo) per quanto riguarda il voto che assegno ad ogni libro?
Ho scoperto di aver dato più 10 di quanti pensassi (che dite, sono di manica troppo larga?), perciò ho dovuto scegliere tra i libri che hanno meritato il punteggio massimo: il vincitore, scelto alla fin fine senza nemmeno troppi dubbi, è il classico senza tempo di Shakespeare, Amleto. Mi vengono ancora i brividi, rileggendo le frasi che ho trascritto alla fine della recensione!
Il peggiore, invece, è un libro che mi è rimasto sullo stomaco: Aloha!!!!! di Aldo Busi. Tuttavia, c'è da dire che è un'insufficienza non grave, un 5 pieno, quindi posso ritenermi piuttosto soddisfatta: in quest'anno di blog, non ho mai letto vere e proprie schifezze!
Il che ha qualcosa di miracoloso, se si pensa che ho letto 37 libri (contando solo quelli recensiti finora), per un totale di 13.031 pagine, che sta a dire una media di 352 pagine per libro (mi piacciono i libri corposi, penso si sia notato :P)!
Passando a parlare di autori e case editrici, invece, ho scoperto che l'autore che ho letto di più è Gabriel Garcìa Màrquez, mentre la casa editrice è la Mondadori. Tuttavia, ho scoperto anche un altro particolare interessante: la maggior parte degli autori che leggo ha il cognome che inizia per "S"! Sono ben sette, infatti, gli autori sotto questa lettera nel mio elenco degli scrittori recensiti.
E ora torniamo a noi, anzi a voi, parte dell'anima di questo piccolo spazio :) Ho scoperto che ben trentadue persone hanno lasciato un commento, un segno del loro passaggio: è stato bellissimo guardare tutti i vecchi post e vedere quante parole e quante idee sono state depositate qui!
La persona che ha commentato di più è, com'era intuibile, Phoebes; d'altronde, ha il vantaggio di avere la maggior "anzianità" XD
Finisce qui la nostra piccola "cerimonia di premiazione" e, insieme ad essa, purtroppo, questo post celebrativo... Sperando che sia solo il primo di una lunga serie.
A costo di sembrare noiosa, vi ringrazio ancora una volta!
Come sempre, non posso che augurarvi
Buone Letture!
Cami
domenica 12 settembre 2010
Il Petalo Cremisi e il Bianco - Michel Faber
Titolo:Il Petalo Cremisi e il Bianco (originale:The Crimson Petal and the White)
Autore:Michel Faber
Anno:2002
Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Monica Pareschi & Elena Dal Pra
ISBN:88-06-16410-4
Pagine:985
Trama:la vicenda segue la vita di Sugar, una prostituta di Londra, mentre tenta di risalire i gradini della scala sociale; attorno a lei prenderà vita una galleria di personaggi, in particolare William Rackham e la sua famiglia.
Il Petalo Cremisi e il Bianco, quando lo si approccia per la prima volta, fa un certo effetto.E' un volumone bello spesso, con le pagine sottili, i caratteri di stampa piccoli (non troppo, sia chiaro): tutto sembra suggerire che questa storia, impressa su quasi mille pagine, si trascinerà a lungo, come fosse infinita...
Niente di più sbagliato!
Tutto scorre con la dovuta velocità, grazie alla scrittura semplice ma d'effetto di Faber e alla sua capacità di farci appassionare alla storia che racconta, trascinandoci, in veste di osservatori, nella vita di Sugar. Lei, la prostituta di cui non sappiamo neppure il vero nome, si rivelerà un personaggio intrigante, intelligente, a cui è facile affezionarsi: una vera e proprio protagonista a tutto tondo, di cui seguiamo, guidati dalla voce narrante, lo sviluppo personale.
Questa voce narrante, tra l'altro, è una caratteristica non da poco del romanzo: sin dalle prime parole si rivolge al lettore, blandendolo, trascinandolo immediatamente per le strade di Londra, per porlo di fronte alle persone "giuste" per entrare nei salotti dell'alta società. Non è un personaggio che poi incontreremo fisicamente, eppure ha una sua consistenza; non si intromette mai troppo, anzi, è in un certo senso "silenzioso", con alcune eccezioni facilmente perdonabili, come ad esempio nelle prime pagine del romanzo.
Non so dire perchè, ma questa voce me la sono sempre immaginata, mentre leggevo, come una donna alta, in un certo senso regale, ma con lo sguardo sbarazzino di chi sa più di te e una cascata di boccoli scuri. In fondo è questa la forza della letteratura, no? Creare delle immagini dove non sussiste nemmeno una descrizione, basandosi semplicemente su come un personaggio (perchè, ripeto, questa Voce è un personaggio secondo me) si esprime.
Tuttavia, è proprio nelle descrizioni che Faber dimostra di saper scrivere: nel riportare al lettore le azioni dei personaggi l'autore segue i loro movimenti, i loro gesti, come se fosse una telecamera nascosta vicino a loro. Quando descrive i movimenti, le espressioni, le caratteristiche fisiche, sembra aver di fronte un modello in carne e ossa; in tal modo, ovviamente, la sensazione di osservare qualcosa di reale passa anche a chi legge, rendendo il tutto davvero piacevole e creando un forte legame emotivo.
Senza contare il fantastico affresco della Londra dell'ultimo quarto del XIX secolo, frutto di ben dieci anni di ricerche; ogni dettaglio è stato controllato, rendendo lo sfondo realistico e "vibrante", come se man mano si rivelasse al lettore.
Il tutto, poi, così poco legato all'immagine romantica che abbiamo degli anni ottocenteschi! L'ideale dell'eroe maledetto, in questo romanzo, lascia lo spazio al protagonista indiscusso del nuovo secolo: il proprietario d'industria, come William Rackham. Allo stesso modo, la dolce dama pura e innocente, perfetta metà dell'uomo d'epoca romantica, viene sostituita da una figura più consona, quella della donna di malaffare; oppure, in quello della moglie costretta in un ruolo che non le appartiene del tutto, come Agnes Rackham. Di questi personaggi fondamentali vi parlerò tra poco.
C'è un unico punto negativo riguardo alle descrizioni: ho trovato alcune scene di sesso un po' troppo gratuite. Ovviamente, parlando di una prostituta, non si potevano nè, soprattutto, dovevano evitare; però, sebbene la maggior parte di queste scene sia necessaria, ho trovato altre scene decisamente inutili, inserite senza una vera motivazione o utilità. Per fortuna, c'è da dire che non sono mai eccessivamente volgari, anche quando vengono trattate alcune perversioni molto fetish.
Ma torniamo ai personaggi, che costituiscono l'anima di questo romanzo: i protagonisti principali sono Sugar, come vi ho già detto, William Rackham e sua moglie Agnes. In più, meritano una menzione speciale Mrs. Fox, Henry Rackham,Caroline e Sophie.
Tutti loro fanno parte di un mosaico vero, vivo, formato da pezzi imperfetti e per questo di valore, perchè sono i difetti e i pensieri "storti" che rendono memorabili dei personaggi.
Da quando la si incontra, come ho già detto, la protagonista indiscussa è Sugar.
Mi ha colpita molto la presentazione di questo personaggio, che sembra quasi divisa in due parti: la prima, in cui ci viene mostrata insieme a William Rackham, attraverso il suo punto di vista, e la seconda in cui invece seguiamo lei stessa. La differenza è sconcertante: la creatura angelica conosciuta dall'industriale, così acculturata, così posata, così poco prostituta all'apparenza ma poi pronta a rientrare in quei panni, è in realtà una creatura falsa, che porta dentro sè un rancore rabbioso che sfoga in una maniera tutta personale, che non vi svelo ovviamente. Sono rimasta oltre modo sorpresa leggendo e devo ammettere che mi è piaciuto molto: non sarebbe stata realistica una ragazza così giovane, costretta a lavorare in quell'ambiente dalla tenera età, che si comporta come se il mondo fosse rose e fiori. Tuttavia, passo dopo passo, attraverso la conoscenza e la relazione con Rackham, Sugar sembra cambiare. Sembra trasformarsi, appassendo in certi casi, rifiorendo in altri, in cerca di una svolta e quasi di una sorta di redenzione; non dalla sua attività, per cui non prova alcun senso di colpa, ma per alcuni suoi gesti e pensieri. Si arriva a provare empatia e affetto per questa creatura, che si mostra talvolta così fragile, altre volte così maligna. E' forse lei che incarna i rimasugli dell'ideologia dell'eroe romantico, di cui vi parlavo all'inizio, almeno per la prima parte del romanzo: così piena di passione e sentimenti distruttivi, così coinvolta e pienamente dentro ogni episodio della sua vita.
Mi è piaciuto molto come Faber ha delineato i rapporti con William, sempre "ambigui" (lo ama, o non lo ama?), oppure gli incontri con Agnes; sono rapporti veri, che non sembrano svilupparsi per ragioni di trama, ma semplicemente perchè così sarebbero nati e cresciuti nella vita vera.
Inoltre, trovo che anche la descrizione fisica sia impeccabile: la cascata di capelli rossi di Sugar, il corpo efebico, pulito e curato (cosa rara, all'epoca), intaccato però da una malattia della pelle, la psoriasi, che sembra disegnare dei "ghirigori" magici sul suo corpo. E' l'autore che ci informa del nome della malattia, ma con una sola frase che non influisce assolutamente sul ritmo di lettura, scongiurando così il temuto effetto infodump (la mania di certi autori di riempire pagine e pagine di informazioni che al lettore non interessano). Lo stesso tono, per fortuna, verrà ripetuto anche quando verrà spiegato un problema di Agnes Rackham, che renderà più comprensibile questo personaggi così particolare.
Parliamo proprio di lei, Agnes. Purtroppo, lei è un punto dolente per me: pur essendo uno dei personaggi principali, non mi ha suscitato particolare interesse ed è probabilmente per questo che ritengo che molte scene in cui lei è protagonista fossero inutili ai fini della storia. Inoltre, nonostante tutto ciò che di lei ci viene raccontato, non mi ha commossa particolarmente: è una donna rimasta bambina, viziata, succube di manie e paure che la spiegazione del suo problema (come vi accennavo prima) non aiuta assolutamente a considerare meno irritanti. Anche gli spezzoni tratti dai suoi diari, per quanto ovviamente ben scritti, non mi hanno coinvolta più di tanto.
Anche il suo rapporto con William, benchè fondamentale, mi è sembrato piuttosto scialbo.
Proprio lui, William Rackham, sembra il ritratto dell'uomo del suo tempo. Prima uomo dedito solo al proprio divertimento, eterno secondo, con velleità letterarie destinate a non realizzarsi mai, che proprio per permettersi il suo piacere comincia ad informarsi, a prendere le redini dell'azienda di famiglia. Ciò che mi ha più colpito di lui, oltre alla cieca fiducia che ripone in Sugar, è il fatto che il suo aspetto fisico sembra mutare insieme alla sua psiche: verso la fine del libro il corpo di Mr. Rackham diverrà la perfetta trasfigurazione della sua mente. Soprattutto un evento lo cambierà fatalmente, avvenimento le cui conseguenza Faber riesce a rendere in maniera ottimale. Il cambiamento, a livello psichico, è evidente, graduale e ben gestito.
Non si può fare a meno di provare pena per quest'uomo, per buona parte del romanzo; salvo poi ricredersi, arrabbiandosi, quando nella girandola di eventi che è il finale di questo libro si comporterà nel modo in cui il lettore sapeva si sarebbe comportato, sperando tuttavia di essere smentito. E' un personaggio che in fondo mi è piaciuto, nella finzione letteraria, ma che probabilmente non gradirei se lo conoscessi nella vita vera; un sentimento abbastanza strano, vero?
Gli altri personaggi che ho citato, qualche paragrafo fa, sono tutti "secondari", ma non per questo meno caratterizzati: ho amato moltissimo la forza quieta e instancabile di Mrs Fox, la tranquillità pacata e la sofferenza profonda e sincera di Henry, anche se ho maledetto la sua indecisione, l'ingenuità di Sophie, così sola, e la spumeggiante personalità di Caroline, che incontriamo nelle prime pagine e che, lo ammetto, mi sarebbe dispiaciuto non vedere più. Sin da quando è comparsa mi ha suscitato un'immediata simpatia e sono felice che, come in un cerchio perfetto, tutto cominci e finisca con lei.
Mrs Fox ed Henry sono stati, in molti punti, i miei personaggi preferiti. Trovo che Faber, attraverso loro e le loro storie, ci abbia raccontato momenti di puro sentimento, esprimendo dolore e sofferenza, rabbia e amore, in un modo che mi ha sinceramente commossa. Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma ho versato più di una lacrima durante questi momenti. Non posso parlarne come vorrei, per non darvi spoiler che rovinerebbero la lettura del libro; sappiate solo che sono state alcune delle mie parti preferite.
Ma torniamo a parlare della fine. Lo scrivo non senza una punta di dispiacere: il finale mi ha lasciato a bocca aperta, e non in maniera proprio positiva. Trasmette la sensazione di un'azione urgente bloccata all'improvviso, di un viaggio concluso senza un vero motivo. La Voce, che sembra ti voglia portare in un luogo preciso, ti lascia in un territorio che non presenta indicazioni.
Se, da una parte, ho apprezzato il fatto che rimanga sconosciuto ciò che accadrà, dall'altro, come lettrice, mi sono sentita "defraudata". La Voce mi aveva promesso qualcosa che non ha mantenuto, e per non rispettare un patto col lettore devi avere davvero la storia perfetta, altrimenti salta la fiducia. La storia è molto buona, questo è vero, ma non perfetta; insomma, io ci sono rimasta un po' male lo stesso.
Mi rendo conto di aver scritto un post lungo chilometri, ma erano molte le cose che volevo dire...
Perchè, lo ammetto, è stato triste chiudere questo libro sapendo che non avrei letto ancora di Sugar, William e tutte le altre persone che abitano l'ultimo quarto del XIX secolo in questo sorprendente romanzo.
Voto:
8,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
Buone letture a tutti!
Cami
Autore:Michel Faber
Anno:2002
Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Monica Pareschi & Elena Dal Pra
ISBN:88-06-16410-4
Pagine:985
Trama:la vicenda segue la vita di Sugar, una prostituta di Londra, mentre tenta di risalire i gradini della scala sociale; attorno a lei prenderà vita una galleria di personaggi, in particolare William Rackham e la sua famiglia.
Il Petalo Cremisi e il Bianco, quando lo si approccia per la prima volta, fa un certo effetto.E' un volumone bello spesso, con le pagine sottili, i caratteri di stampa piccoli (non troppo, sia chiaro): tutto sembra suggerire che questa storia, impressa su quasi mille pagine, si trascinerà a lungo, come fosse infinita...
Niente di più sbagliato!
Tutto scorre con la dovuta velocità, grazie alla scrittura semplice ma d'effetto di Faber e alla sua capacità di farci appassionare alla storia che racconta, trascinandoci, in veste di osservatori, nella vita di Sugar. Lei, la prostituta di cui non sappiamo neppure il vero nome, si rivelerà un personaggio intrigante, intelligente, a cui è facile affezionarsi: una vera e proprio protagonista a tutto tondo, di cui seguiamo, guidati dalla voce narrante, lo sviluppo personale.
Questa voce narrante, tra l'altro, è una caratteristica non da poco del romanzo: sin dalle prime parole si rivolge al lettore, blandendolo, trascinandolo immediatamente per le strade di Londra, per porlo di fronte alle persone "giuste" per entrare nei salotti dell'alta società. Non è un personaggio che poi incontreremo fisicamente, eppure ha una sua consistenza; non si intromette mai troppo, anzi, è in un certo senso "silenzioso", con alcune eccezioni facilmente perdonabili, come ad esempio nelle prime pagine del romanzo.
Non so dire perchè, ma questa voce me la sono sempre immaginata, mentre leggevo, come una donna alta, in un certo senso regale, ma con lo sguardo sbarazzino di chi sa più di te e una cascata di boccoli scuri. In fondo è questa la forza della letteratura, no? Creare delle immagini dove non sussiste nemmeno una descrizione, basandosi semplicemente su come un personaggio (perchè, ripeto, questa Voce è un personaggio secondo me) si esprime.
Tuttavia, è proprio nelle descrizioni che Faber dimostra di saper scrivere: nel riportare al lettore le azioni dei personaggi l'autore segue i loro movimenti, i loro gesti, come se fosse una telecamera nascosta vicino a loro. Quando descrive i movimenti, le espressioni, le caratteristiche fisiche, sembra aver di fronte un modello in carne e ossa; in tal modo, ovviamente, la sensazione di osservare qualcosa di reale passa anche a chi legge, rendendo il tutto davvero piacevole e creando un forte legame emotivo.
Senza contare il fantastico affresco della Londra dell'ultimo quarto del XIX secolo, frutto di ben dieci anni di ricerche; ogni dettaglio è stato controllato, rendendo lo sfondo realistico e "vibrante", come se man mano si rivelasse al lettore.
Il tutto, poi, così poco legato all'immagine romantica che abbiamo degli anni ottocenteschi! L'ideale dell'eroe maledetto, in questo romanzo, lascia lo spazio al protagonista indiscusso del nuovo secolo: il proprietario d'industria, come William Rackham. Allo stesso modo, la dolce dama pura e innocente, perfetta metà dell'uomo d'epoca romantica, viene sostituita da una figura più consona, quella della donna di malaffare; oppure, in quello della moglie costretta in un ruolo che non le appartiene del tutto, come Agnes Rackham. Di questi personaggi fondamentali vi parlerò tra poco.
C'è un unico punto negativo riguardo alle descrizioni: ho trovato alcune scene di sesso un po' troppo gratuite. Ovviamente, parlando di una prostituta, non si potevano nè, soprattutto, dovevano evitare; però, sebbene la maggior parte di queste scene sia necessaria, ho trovato altre scene decisamente inutili, inserite senza una vera motivazione o utilità. Per fortuna, c'è da dire che non sono mai eccessivamente volgari, anche quando vengono trattate alcune perversioni molto fetish.
Ma torniamo ai personaggi, che costituiscono l'anima di questo romanzo: i protagonisti principali sono Sugar, come vi ho già detto, William Rackham e sua moglie Agnes. In più, meritano una menzione speciale Mrs. Fox, Henry Rackham,Caroline e Sophie.
Tutti loro fanno parte di un mosaico vero, vivo, formato da pezzi imperfetti e per questo di valore, perchè sono i difetti e i pensieri "storti" che rendono memorabili dei personaggi.
Da quando la si incontra, come ho già detto, la protagonista indiscussa è Sugar.
Mi ha colpita molto la presentazione di questo personaggio, che sembra quasi divisa in due parti: la prima, in cui ci viene mostrata insieme a William Rackham, attraverso il suo punto di vista, e la seconda in cui invece seguiamo lei stessa. La differenza è sconcertante: la creatura angelica conosciuta dall'industriale, così acculturata, così posata, così poco prostituta all'apparenza ma poi pronta a rientrare in quei panni, è in realtà una creatura falsa, che porta dentro sè un rancore rabbioso che sfoga in una maniera tutta personale, che non vi svelo ovviamente. Sono rimasta oltre modo sorpresa leggendo e devo ammettere che mi è piaciuto molto: non sarebbe stata realistica una ragazza così giovane, costretta a lavorare in quell'ambiente dalla tenera età, che si comporta come se il mondo fosse rose e fiori. Tuttavia, passo dopo passo, attraverso la conoscenza e la relazione con Rackham, Sugar sembra cambiare. Sembra trasformarsi, appassendo in certi casi, rifiorendo in altri, in cerca di una svolta e quasi di una sorta di redenzione; non dalla sua attività, per cui non prova alcun senso di colpa, ma per alcuni suoi gesti e pensieri. Si arriva a provare empatia e affetto per questa creatura, che si mostra talvolta così fragile, altre volte così maligna. E' forse lei che incarna i rimasugli dell'ideologia dell'eroe romantico, di cui vi parlavo all'inizio, almeno per la prima parte del romanzo: così piena di passione e sentimenti distruttivi, così coinvolta e pienamente dentro ogni episodio della sua vita.
Mi è piaciuto molto come Faber ha delineato i rapporti con William, sempre "ambigui" (lo ama, o non lo ama?), oppure gli incontri con Agnes; sono rapporti veri, che non sembrano svilupparsi per ragioni di trama, ma semplicemente perchè così sarebbero nati e cresciuti nella vita vera.
Inoltre, trovo che anche la descrizione fisica sia impeccabile: la cascata di capelli rossi di Sugar, il corpo efebico, pulito e curato (cosa rara, all'epoca), intaccato però da una malattia della pelle, la psoriasi, che sembra disegnare dei "ghirigori" magici sul suo corpo. E' l'autore che ci informa del nome della malattia, ma con una sola frase che non influisce assolutamente sul ritmo di lettura, scongiurando così il temuto effetto infodump (la mania di certi autori di riempire pagine e pagine di informazioni che al lettore non interessano). Lo stesso tono, per fortuna, verrà ripetuto anche quando verrà spiegato un problema di Agnes Rackham, che renderà più comprensibile questo personaggi così particolare.
Parliamo proprio di lei, Agnes. Purtroppo, lei è un punto dolente per me: pur essendo uno dei personaggi principali, non mi ha suscitato particolare interesse ed è probabilmente per questo che ritengo che molte scene in cui lei è protagonista fossero inutili ai fini della storia. Inoltre, nonostante tutto ciò che di lei ci viene raccontato, non mi ha commossa particolarmente: è una donna rimasta bambina, viziata, succube di manie e paure che la spiegazione del suo problema (come vi accennavo prima) non aiuta assolutamente a considerare meno irritanti. Anche gli spezzoni tratti dai suoi diari, per quanto ovviamente ben scritti, non mi hanno coinvolta più di tanto.
Anche il suo rapporto con William, benchè fondamentale, mi è sembrato piuttosto scialbo.
Proprio lui, William Rackham, sembra il ritratto dell'uomo del suo tempo. Prima uomo dedito solo al proprio divertimento, eterno secondo, con velleità letterarie destinate a non realizzarsi mai, che proprio per permettersi il suo piacere comincia ad informarsi, a prendere le redini dell'azienda di famiglia. Ciò che mi ha più colpito di lui, oltre alla cieca fiducia che ripone in Sugar, è il fatto che il suo aspetto fisico sembra mutare insieme alla sua psiche: verso la fine del libro il corpo di Mr. Rackham diverrà la perfetta trasfigurazione della sua mente. Soprattutto un evento lo cambierà fatalmente, avvenimento le cui conseguenza Faber riesce a rendere in maniera ottimale. Il cambiamento, a livello psichico, è evidente, graduale e ben gestito.
Non si può fare a meno di provare pena per quest'uomo, per buona parte del romanzo; salvo poi ricredersi, arrabbiandosi, quando nella girandola di eventi che è il finale di questo libro si comporterà nel modo in cui il lettore sapeva si sarebbe comportato, sperando tuttavia di essere smentito. E' un personaggio che in fondo mi è piaciuto, nella finzione letteraria, ma che probabilmente non gradirei se lo conoscessi nella vita vera; un sentimento abbastanza strano, vero?
Gli altri personaggi che ho citato, qualche paragrafo fa, sono tutti "secondari", ma non per questo meno caratterizzati: ho amato moltissimo la forza quieta e instancabile di Mrs Fox, la tranquillità pacata e la sofferenza profonda e sincera di Henry, anche se ho maledetto la sua indecisione, l'ingenuità di Sophie, così sola, e la spumeggiante personalità di Caroline, che incontriamo nelle prime pagine e che, lo ammetto, mi sarebbe dispiaciuto non vedere più. Sin da quando è comparsa mi ha suscitato un'immediata simpatia e sono felice che, come in un cerchio perfetto, tutto cominci e finisca con lei.
Mrs Fox ed Henry sono stati, in molti punti, i miei personaggi preferiti. Trovo che Faber, attraverso loro e le loro storie, ci abbia raccontato momenti di puro sentimento, esprimendo dolore e sofferenza, rabbia e amore, in un modo che mi ha sinceramente commossa. Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma ho versato più di una lacrima durante questi momenti. Non posso parlarne come vorrei, per non darvi spoiler che rovinerebbero la lettura del libro; sappiate solo che sono state alcune delle mie parti preferite.
Ma torniamo a parlare della fine. Lo scrivo non senza una punta di dispiacere: il finale mi ha lasciato a bocca aperta, e non in maniera proprio positiva. Trasmette la sensazione di un'azione urgente bloccata all'improvviso, di un viaggio concluso senza un vero motivo. La Voce, che sembra ti voglia portare in un luogo preciso, ti lascia in un territorio che non presenta indicazioni.
Se, da una parte, ho apprezzato il fatto che rimanga sconosciuto ciò che accadrà, dall'altro, come lettrice, mi sono sentita "defraudata". La Voce mi aveva promesso qualcosa che non ha mantenuto, e per non rispettare un patto col lettore devi avere davvero la storia perfetta, altrimenti salta la fiducia. La storia è molto buona, questo è vero, ma non perfetta; insomma, io ci sono rimasta un po' male lo stesso.
Mi rendo conto di aver scritto un post lungo chilometri, ma erano molte le cose che volevo dire...
Perchè, lo ammetto, è stato triste chiudere questo libro sapendo che non avrei letto ancora di Sugar, William e tutte le altre persone che abitano l'ultimo quarto del XIX secolo in questo sorprendente romanzo.
Voto:
8,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- I personaggi principali di questa storia, di cui vorresti diventare intimo amico, non sono qui. Non ti stanno aspettando: tu non significhe niente per loro.
- Quale terrificante icore le scorre nelle vene! Che viscere sciagurate e immonde sono le sue, inquinate da ricordi putridi e dall'amarezza del bisogno! Se solo potesse conficcarsi una lama nel cuore, far schizzare fuori la sozzura, farla sgorgare a fiotti, con un sibilo, in una fessura del pavimento, lasciandola pura e leggera.
- Sugar è torturata dal desiderio di dirgli tutto, di esporre le sue più antiche e profonde cicatrici, a cominciare dal vecchio giochetto di Mrs Castaway, quando Sugar camminava appena, di avvicinarsi in punta di piedi al suo lettino e, con un gran svolazzo, strappare le lenzuola dal suo corpo semicongelato. - E' così che fa Dio, - diceva [...] - Gli piace un mondo. -
- -[...] Se la gente vuole l'immortalità, dovrebbe guadagnarsela da sè!
Buone letture a tutti!
Cami
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