Ciao a tutti!
Il caldo non demorde e scrivere quel che penso de L’Uomo che ride di Victor Hugo diventa piuttosto difficile, visto che l’afa sta tentando di stritolare il mio povero cervellino. Ho pensato, quindi, di mettere la recensione in pausa per un attimo e di presentarvi le mini-recensioni di tre libri profondamente diversi.
Cominciamo con un fantasy decisamente atipico: Assault Fairies – vol. 1 di Chiara Gamberetta.
Pagine:237
Editore:auto-pubblicato
Anno:2011
ISBN://
Trama:XX secolo, Londra: il Piccolo Popolo è reale e non ha bisogno di nascondersi dagli umani. Astride è una fatina allontanata dall’esercito con disonore e costretta a lavorare in un locale notturno per pagarsi l’affitto; almeno finché non le verrà offerta l’occasione per riscattarsi…
Chi bazzica i blog letterari da un po’ avrà visitato almeno una volta il sito Gamberi Fantasy o, per lo meno, ne avrà sentito parlare. E’ stato uno dei primi blog su cui sono capitata e, per quanto non sia del tutto d’accordo con quello che dice Gamberetta, né condivida alcuni dei toni con cui esprime le sue opinioni, ho sempre apprezzato il suo desiderio di trovare nuovi interlocutori, di tirare fuori argomenti, di scandagliare i generi che le sono più cari e che apprezza di più. Ho pensato, quindi, di vedere come se la cava anche con la narrativa – spinta anche dal fatto che lei stessa offre la possibilità di scaricare l’e-book gratuitamente.
La lettura è stata piuttosto piacevole, anche se non del tutto appagante. Le idee non mancano, sono originali e interessanti; l’atmosfera è cupa e alcune scene piuttosto splatter la rendono truce. L’interazione tra i vari esponenti del Piccolo Popolo, così come quella tra il Piccolo Popolo e gli umani, è interessante e la resa del disprezzo che spesso intercorre è vivida. Insomma, è uno scenario particolare, che avrebbe avuto le carte in regola per trascinare il lettore dentro di sé, se fosse stato accompagnato da personaggi più memorabili e più delineati. L’unica fatina che si distingue è Astride, la protagonista: mi è piaciuta molto, è forte, determinata, aggressiva, fissata con il concetto di onore e di gloria bellica. Se le altre fatine fossero state caratterizzate anche solo la metà, probabilmente mi ricorderei distintamente anche di loro.
Notevoli certe scene (come quella in cui uno gnomo viene interrogato con un’incursione mentale, episodio che finisce in maniera molto… diciamo forte, anche se sarebbe meglio dire appiccicaticcia e sfracellata), altre sono un po’ confuse e non riescono ad arrivare del tutto al lettore.
Il finale mi è piaciuto moltissimo – è bello trovare qualcosa totalmente diverso dal consolatorio “e vissero felici e contenti”.
Insomma: una storia che poteva dare di più, ma comunque non è male! Se mai Gamberetta pubblicherà il secondo volume, sarò curiosa di leggerlo.
Il secondo libro di cui vi parlerò oggi è sicuramente uno dei più conosciuti di questo autore: Esercizi di stile di Raymond Queneau.
Pagine:309
Editore:Giulio Einaudi Editore
Traduzione:Umberto Eco
Anno:1947
ISBN:978-88-06-19312-6
Trama:Novantanove “esercizi di stile”, novantanove variazioni di un episodio comune (un uomo che vede due persone discutere su un mezzo pubblico e che poi rivede uno dei due in un altro posto) che diventa punto di partenza per un esempio incredibile di perfetta adesione alla retorica e, insieme, di un gioco che riesce a rinnovarla profondamente.
Cosa posso dire di questo libro? La prima cosa che mi viene in mente è “capolavoro”. Non solo per le incredibili doti letterarie di Queneau, ma anche per il magnifico lavoro che è stato fatto per questa edizione italiana: l’introduzione di Eco (che potrebbe rivelarsi un poco complicata per chi non è avvezzo alle figure retoriche), così come la sua traduzione, sono veramente curatissime, un’opera d’eccezione. Allo stesso modo, la postfazione di Bartezzaghi è un saggio interessantissimo che permette di addentrarsi meglio nell’opera dello scrittore francese e apprezzarla completamente. Insomma, un libro praticamente perfetto sotto ogni aspetto.
Queneau è un giostratore: ogni variazione si adatta perfettamente alle prime notazioni, calzando come un guanto. Possiamo anche provare a crearlo noi, un guanto – l’autore sembra quasi lanciare una sfida (come notano sia Eco che Bartezzaghi), creando un elenco di esercizi possibili e limitandosi a inserirne nel libro solo 99 (come a dire al lettore: “Provaci, dai! Scrivi tu il centesimo esercizio!”). Eco, come traduttore e come lettore, la sfida l’ha colta, talvolta in modo molto personale, con traduzioni esuberanti che riescono a diventare testi perfettamente autonomi rispetto agli esercizi originali.
Eccezion fatta per gli esercizi legati ad apocopi, aferesi, sincopi e permutazioni, giochi di bravura, puri esercizi essenzialmente illeggibili – ossia, da apprezzare solo per la pazienza con cui autore e traduttore si sono messi a scriverli – tutti gli scritti sono godibili, spesso divertenti, a volte esilaranti: tra i miei preferiti ci sono sicuramente Parole composte, Onomatopee, Ellenismi, Francesismi/Italianismi, Sostituzioni, Botanico e Lipogrammi (in cui Eco ha dato il meglio di sé, non limitandosi solamente al lipogramma basico in E, ma allargandolo a tutte le restanti vocali). Meraviglioso anche il metodo S+7, ovvero la sostituzione di ogni parola con quella che, nel dizionario, è posta sette posizioni dopo.
Un libro che consiglio appassionatamente a tutti gli amanti della lettura e anche agli aspiranti scrittori, per capire come conoscere le regole ti permetta di giocarci come preferisci – se poi possiedi la maestria di Queneau, beh, il gioco diventa senza alcun dubbio un’opera d’arte!
Infine, vi presento un libro che non pensavo avrei mai letto in vita mia, e invece… Una volta di più mi ritrovo a dover dire “mai dire mai”! Sto parlando di I doveri di un cavaliere di Lynsay Sands.
Pagine:315
Editore:Harlequin Mondadori
Traduzione:Maria Grazia Bassissi
Anno:1997
Trama:Amaury de Aneford è un valoroso guerriero che cerca solo di ottenere un castello da considerare casa propria; perciò, quando re Riccardo II gli impone di sposarsi con Lady Emma, fresca vedova, accetta subito, benché poco felice – la dama dev’essere per forza brutta, se ha bisogno della raccomandazione del re per trovare marito. Ma Amaury ancora non sa quali sorprese l’aspettano… e quali intrighi dovrà svelare e fronteggiare.
Allora, una veloce premessa: non pensavo che avrei mai, dico mai, letto un romanzo rosa di questo tipo. Con “di questo tipo” intendo i romanzi pubblicati in edicola, con copertine onestamente imbarazzanti, in cui c’è la solita coppia sospirante formata da uomo aitante (meglio se mezzo nudo) e donna persa tra le sue braccia, o che lo respinge con aria sofferta.
Ma visto che questo libro mi era stato inviato tanto tempo fa da un utente Anobii, non mi ricordo in che occasione, ho deciso di leggerlo comunque – ho pensato “mal che vada, mi farò delle risate”. Le risate ci sono state, in effetti, ma non per il motivo che mi aspettavo!
Questo libro, infatti, è divertente e scanzonato: gran parte del merito è dei personaggi che sono tutti ben delineati e, anche se alcuni sono costruiti su degli evidenti cliché, riescono sempre a portare qualcosa in più alla storia, rendendola frizzante e allegra. Il rapporto tra Emma e Amaury, poi, è semplicemente fantastico: le loro incomprensioni sono un balsamo contro il cattivo umore!
Non ho amato molto le parti dedicate agli amplessi, ma visto che non sono molte e, in certi casi, sono funzionali al proseguimento della trama, non ci ho fatto troppo caso. Senza contare, poi, che a volte pure le scene di sesso sono scritte in modo tale da far ridere il lettore!
Non manca anche una sorta di tenerezza, soprattutto man mano che ci si avvicina alla fine; tuttavia, non si parla certamente di robaccia tutta zucchero e melassa e anche questo è stato un aspetto che ho apprezzato moltissimo.
Gli episodi si susseguono velocemente, dando alla storia un ritmo deciso, quasi trascinante. E’ un romanzo che si legge in pochissimo tempo, perché le pagine scorrono fluide, senza annoiare mai: a questo portano anche le parti più “avventurose” del libro che, ci tengo a dirlo, presenta anche delle scene d’azione (legate all’intreccio, che non gira solo attorno alla relazione romantica, ma anche a problematiche ereditarie e a traditori della patria) che rendono più corposa e piacevole la storia.
Insomma, ammetto il mio errore: posso dire con una certa sicurezza che non diventerò una lettrice fedele di queste collane, ma prometto che d’ora in poi cercherò di avere meno pregiudizi verso questi libri! Se si rivelassero tutte letture d’evasione divertenti e, perché no, appassionanti come questa, ne sarei solo felice.
Voto:
7,5
Con quest’ultima “confessione” vi saluto; spero che vi stiate godendo le vostre vacanze o, in alternativa, che possiate rilassarvi dopo una giornata di lavoro con una bella lettura!
Vostra,
Cami