Autore:Stefano Benni
Anno:2001
Editore:Giangiacomo Feltrinelli Editore
ISBN:88-07-01602-8
Pagine:265
Trama:Un giorno Lupetto, mentre sta andando a scuola, incontra sulle colline un Dio, immenso e sporco di terra e piante, che gli regala un orologio speciale, un orobilogio: da quel giorno Lupetto diventa Saltatempo e grazie ai suoi di orologi, quello normale e quello speciale, crescerà diviso tra il suo presente e il passato/futuro di un Italia sottoposta ai venti del cambiamento.
Questo, come invece potrebbe far pensare la quarta di copertina, non è un romanzo di viaggi nel tempo. Non parla di mirabolanti avventure in epoche andate o ancora a venire, e di certo non ha un incredibile protagonista che sa saltellare attraverso le maglie del tessuto spazio-temporale.
Saltatempo è un meraviglioso miscuglio di mille generi: è un romanzo storico, un romanzo rosa, un romanzo di formazione e un romanzo introspettivo, in cui la possibilità del protagonista di poter "vedere" cosa succederà è solamente un pretesto narrativo, secondo me, per poter parlare dell'Italia di quegli anni, dell'adolescenza nel '68, della difficoltà di crescere senza abbandonare sè stessi alla corrente del fiume.
L'inizio, personalmente, è stato un po' stentato. Parte con una prosa fulminante, al limite dell'assurdo, quasi troppo particolare: legata alla natura ancora infantile del piccolo Lupetto, inconsapevole nel suo mangiare "schizzozibibbi" (o, come la conosciamo noi, uva) del fatto che presto incontrerà una divinità. Una divinità che, come le molte altre presenze che avranno la loro parte durante l'arco narrativo, è legata all'infanzia del protagonista, alle montagne, alla natura, alla semplicità e ad una sorta di "sporco buono"; gli donerà un orobilogio, un orologio interno che funziona in modo decisamente diverso dal nostro. Io l'ho inteso come una specie di "orologio biologico dell'anima", che può far compiere dei salti in avanti o indietro a Saltatempo, così da vedere come finiranno certe persone e certi posti, oppure incontrare di nuovo degli spiriti del passato. Ma, come vi ho detto prima, questo non vuol dire che questo sia un romanzo di fantascienza: la capacità di questo fantastico adolescente è un pretesto. Quando lui vede il futuro ottiene lo sprone per combattere, quando vede cosa ne sarà di un amico, o un rivale, riflette. La possibilità di relazionarsi a due diversi orologi (quello interno che ognuno di noi possiede, legato al presente, e il suo orobilogio per il passato ed il futuro) gli conferisce una capacità d'analisi del mondo che è quasi impossibile da trovare nel mondo reale, semplicemente perchè è come se Saltatempo possedesse due anime. Quella che vive ora, e quella che conosce il resto.
Tutto questo mentre Saltatempo cresce, diventando un po' adulto e rimanendo un po' bambino, e insieme a lui si sviluppa anche lo stile di Benni, che mi è sembrato "riordinarsi" e farsi più chiaro, piacevole, mantenendo nonostante tutto quella vena fuori dagli schemi che dà ai suoi libri un'aria forte, indomita si potrebbe dire, e quella comicità sui generis che proviene dalle persone, dalle situazioni (che, anche quando sembrano assurde e mal riposte, mostrano un loro splendido perchè), e soprattutto dalle parole.
L'adolescenza del protagonista, che ci accompagnerà per un buon tre quarti del libro, si rivela così come il miglior campo dell'autore, perchè Benni conosce l'adolescente, e conosce la realtà di quegli anni: sa come raccontare l'amore, la rabbia, la libertà, la speranza, la delusione, la duplicità e l'indecisione di questa nostra età assurda.
Riesce a raccontare della prima cotta, delle prime esperienze, senza risultare eccessivo o volutamente spinto, sa raccontare l'esperienza del primo amore senza per questo cadere nel sentimentalismo e sa raccontare anche le sofferenze del cuore quando questo sembra scivolare via, e tu rimani impotente a guardarlo.
Sa essere commovente perchè il dolore è reale, non se ne esce indenni ma si prova a tirare avanti lo stesso e perchè le scene di dolore collettivo, l'espressione della comunità in lutto (davvero molto forte e palpabile) riesce a portare, come nella vita vera, quel fondo di speranza che ci ha permesso di arrivare fin qui; e questa proviene dal tono lieve della narrazione, che non sminuisce però la portata tragica degli eventi. Semplicemente, permette che questi pesi diventino più leggeri, e che si posino sull'anima senza romperla.
Riprendendo un termine che ho usato poche righe più sopra, vorrei sottolineare anche la meravigliosa galleria di personaggi, la comunità appunto, di questo paese di collina/montagna che Benni sembra conoscere bene: ci si affeziona a tutti, nessuno escluso. In tutti ho onestamente ritrovato un tratto tipico del paesano, senza per questo ritenerle macchiette ad uso e consumo della storia. Ognuno ha le potenzialità per essere un personaggio vero e dignitoso, di cui ci vengono date solo alcune immagini, e ho apprezzato moltissimo questo particolare perchè rende tutta la narrazione più reale, più vicina al lettore, che crea così un legame tra sè e questo paese senza nome, come Saltatempo.
Inoltre viene trattata una tematica difficile, che è il '68 e tutto ciò che l'ha causato; tuttavia viene mostrato ed analizzato come scalino della crescita del protagonista e, per fortuna, non con fini moralizzatori (del genere "convertiamoci tutti all'ideologia sessantottina"), anzi. Sebbene sia assolutamente palese che l'autore ha delle simpatie ben radicate, probabilmente anche risalendo ad alcuni ricordi, io non vi ho trovato alcun accenno alla propaganda politica. Solo, come ho cercato di scrivere in questa recensione, il racconto di una storia.
Gli eventi presi in considerazione assumono così un gusto reale che li fa apprezzare di più a chi, come me, non era presente, e vengono anche usati per riprendere il motivo, già ampiamente presente nelle pagine dedicate al paese, che inizia a essere preso di mira da sfruttatori senza scrupoli, della decadenza dell'uomo: il passaggio, lento ma inesorabile in questi ultimi anni, dal bosco col suo ritmo dolce all'ingiustizia dello sfruttamento becero e frenetico, teso con tutte le sue forze verso il denaro, questo dio davvero sporco che si contrappone agli dèi di Saltatempo: anche loro sporchi, come ho scritto prima, ma di terra buona e muschio.
Saltatempo mi ha lasciato tanti pensieri su cui riflettere, una bella storia, emozioni intense e un personaggio che penso non sia possibile dimenticare. Cosa si può chiedere di più, da una storia?
Voto:
9,5
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita...
- Era un momento poetico, ma allora io facevo fatica a distinguere i momenti poetici tristi da quelli allegri, quindi quando sentivo arrivare un attacco di poesia era un po' come quando si mobilita la budella e segnala e crepita prima della liberatoria, perciò quando sopraggiungeva il crampo dell'ecloga o del sonetto o dell'imperdibile istante, io ci mangiavo su.
- Niente è complicato, se ci cammini dentro. Il bosco visto dall'alto è una macchia impenetrabile, ma tu puoi conoscerlo albero per albero. La testa di un uomo è incomprensibile, finchè non ti fermi ad ascoltarlo.
- Capisco che ci sono due tempi o forse mille dentro cui vivo, uno corre lento e riesco a vederlo e misurargli la testa e la coda, l'altro procede a balzi e bufere, le cose cambiano in fretta, appaiono i destini e le conclusioni e io non vorrei conoscere il futuro, ma il futuro mi chiama, mi ammonisce, mi dice che forse posso cambiarlo, mi dice che che i ragazzi nati nel bosco passano troppo tempo da soli a fantasticare, è la loro miracolosa fortuna e il loro maledetto segreto.
- -Ti amo- le dissi. -Ma sarai scemo?- rispose lei.
- Le cose muoiono: questa è la prima cosa che non puoi cancellare, una volta che l'hai davvero scoperta. Le cose guariscono, le cose ricominciano, le cose tornano. Questa è una cosa bella da tenere in testa, ma non la puoi avere sempre, la speranza fa il gioco del sole nel bosco, sparisce, riappare un attimo, poi di nuovo è ombra e scuro.
- Ma la memoria non è fatta solo di giuramenti, parole e lapidi, è fatta di gesti che si ripetono ogni mattino del mondo. E il mondo che vogliamo noi va salvato ogni giorno, nutrito, tenuto vivo.
- La poesia in fondo, diceva, è far volare il pesante del mondo sul leggero dei versi, come un sasso sull'acqua.
- Quello che volevo dalla politica, e non solo da quella, era racchiuso già in una frase: bisogna assomigliare alle parole che si dicono.
- [...] mi dicesti: ringrazia ogni giorno in cui puoi svegliarti in pace, senza dover dividere il mondo in amici e nemici. [...] -Poi ti dissi: perchè a molti è capitato di svegliarsi quel giorno, il giorno di combattere. Non è un bel risveglio, è un risveglio doloroso e crudele. Quel giorno non chiedere agli altri chi sei, gli amici diranno che sei un eroe, gli altri che sei un assassino. Solo tu puoi saperlo, e pagherai ogni ora di questa tua decisione. Solo dopo molto tempo potrai vedere se hai aggiunto dolore al mondo o lo hai aiutato a guarire, se ha fatto crescere più vita di quella che hai spento. Questo di chiama responsabilità.
- Devi solo promettermi che conserverai gli orologi come una cosa importante e preziosa, non tradire nè l'uno nè l'altro. Quello della fatica quotidiana e quello dei mondi possibili, quello che conta i tuoi passi in terra e quello che misura i tuoi sogni. Quello che scorre e quello che gira. Quello che ti ruba le persone care e quello che te le riporta. Quello che uccide i tuoi nemici e quello che ti fa immaginare in quanti vari modi li uccideresti. Quello che ti fa amare e quello che ti fa amare, capisci la suggestiva ripetizione?
- Mi tornò in mente una frase di Baruch, il giorno che Fefelli era stato eletto sindaco e tutti erano mogi: "C'è gente che dice che vuol lottare e poi confonde il fischio d'inizio partita con quello dell'ultimo minuto, e va a casa".
Buone letture! :D
Cami