Titolo:Il Compleanno (originale: O Chãos dos Pardais)
Autore:Dulce Maria Cardoso
Anno:2009
Editore:Edizioni Voland
Traduzione:Daniele Petruccioli
ISBN:978-88-6243-095-1
Pagine:209
Trama:Le vite di molte persone si intrecciano attorno all’evento centrale del romanzo, il compleanno del ricco Afonso: sua moglie Alice che tenta di sconfiggere i propri fantasmi, i figli Manuel e Clara, ognuno coi suoi problemi affettivi e sociali, l’amante Sofia e il suo fidanzato ingenuo e sognatore, la cameriera Elisaveta e il biografo Gustavo, ognuno con il suo bagaglio di esperienze ed emozioni.
Il Compleanno è molto cose. E’ un romanzo su una famiglia che, in realtà, è tale solo di facciata; su dei rapporti che si basano sul non detto e sui reciproci problemi di comunicazione; sul desiderio che ognuno ha di trovare il proprio posto e qualcuno con cui condividere lo spazio conquistato. E’ stata una lettura sorprendente, proprio perché non mi aspettavo che avrebbe affrontato, in maniera così pacata e allo stesso tempo intrusiva, un insieme di emozioni così vasto.
Non è la trama ad avere grande importanza in questo libro, basata semplicemente sulla narrazione del “poco prima” e del “poco dopo” del compleanno del titolo; il motore di tutto, piuttosto, è composto dai suoi personaggi, che come ingranaggi si incastrano e condizionano incredibilmente le rispettive esistenze – esattamente come nella vita vera. Mi ha colpita molto come siano perfettamente bilanciati a livello narrativo e, allo stesso tempo, “scricchiolanti” nella finzione del romanzo.
Mi spiego meglio: a livello di scrittura, ogni personaggio ha il giusto spazio, l’introspezione necessaria all’empatia col lettore, un ventaglio di pensieri e caratteristiche ponderato; a livello di rapporti tra loro, invece, nessuno sembra veramente riuscire a comprendere cosa muova gli altri e finisce, inevitabilmente, per chiudersi e distaccarsi dal resto del mondo. E’ proprio questa incapacità a comunicare che si percepisce nel corso di tutto il romanzo e che lo rende così malinconico e pacato.
Ogni personaggio è caratterizzato a tutto tondo: Alice, Afonso, Clara, Manuel, Lily, Elisaveta, Sofia, Julio, Gustavo, Margarida… Quando parlano rivelano parti di sé, come fossero persone vere; non sembrano artefatti, anzi, sembra più che l’autrice abbia seguito dei veri individui e, per qualche strana magia, sia stata capace di riportarne i pensieri.
La Cardoso ci permette di osservarli da vicino e da lontano, cambiando punto di vista all’inizio di ogni capitolo (sempre mantenendo la narrazione in terza persona), unendo le diverse psicologie attraverso il proprio stile di scrittura, che a me è molto piaciuto: frasi non troppo lunghe, incisive, con concetti anche espressi poeticamente che però non appaiono come “pensierini” posticci, anzi, si sposano con una sorta di flusso di coscienza che ogni tanto l’autrice lascia scorrere, come se ci volesse fornire un ulteriore chiave di lettura per i suoi personaggi.
Tra tutti loro, devo dire che sono rimasta colpita soprattutto dalla potenza espressiva dei capitoli dedicati ad Elisaveta (la cameriera dell’est di Alice, il cui arrivo in Portogallo è stato difficile, ma che non si è mai arresa e che è riuscita tuttavia a mantenere una sorta di innocente dolcezza) e da quelli dedicati a Sofia e Julio (la cui relazione è basata su un amore vero da parte di entrambi che, paradossalmente, non può portare felicità a nessuno dei due, perché non riescono a darsi reciprocamente quello che vogliono); mi sono rimasti impressi anche alcuni dei capitoli dedicati alle conversazioni on-line di Manuel e Lily (dove si sollevano spesso questioni di tipo etico-morale che mi hanno dato di che pensare, legate soprattutto alle accuse che Manuel sta affrontando in tribunale), sebbene la loro relazione mi sia sembrata meno “forte” di altri rapporti descritti nel libro, e alcuni degli episodi riguardanti Gustavo, uno scrittore di biografie storiche che vorrebbe occuparsi della famiglia Frank e fuggire da una sua precedente opera che, invece, sembra essere l’unica di cui al resto del mondo importi qualcosa.
Sarà proprio Gustavo a far parte dell’ultima scena, quella che chiude il sipario su questo spaccato della vita dei personaggi, e la chiude con una domanda che è una provocazione al lettore e, insieme, l’interrogativo che sotto sotto assilla tutti i protagonisti della storia.
Solitamente non amo i finali così aperti, eppure in questo caso la conclusione è più che adatta al romanzo proprio perché lascia in sospeso e non fornisce una risposta certa.
Passando a dettagli meno importanti, ammetto di aver apprezzato molto anche i titoli dei vari capitoli, che sono spesso citazioni di altri testi letterari (opportunamente citati alla fine del libro), così come dalla citazione e dalla poesia iniziali, senza contare la copertina, con il disegno di Pedro Scassa che, secondo me, è un’ottima rappresentazione del romanzo.
Insomma, credo che ormai abbiate intuito quanto questo libro mi abbia positivamente colta di sorpresa. Proprio perché non mi aspettavo molto (anzi, diciamo pure che ho iniziato a leggere con qualche pregiudizio) mi sono potuta ricredere e ora sono curiosa di leggere altri libri dell’autrice, sperando che sappiano catturarmi come ha fatto Il Compleanno.
Voto:
9
Frasi e Citazioni che mi hanno colpita…
- Non ha mai fatto nulla per sistemare il ritardo fra gli orologi, simile al ritardo fra l’interno della sua testa e l’esterno. Sono sfasamenti tanto insignificanti da non importare a nessuno.
- - Avete i polmoni rosa. State attenti a fegato, cuore, vescica, cistifellea, reni, ossa, timpani, tutto. Sembra che non vi siate ancora resi conto che vivere è un enorme spreco. Di corpi e forze. Sforzarsi di stare attenti al corpo è una fatica inutile. Il corpo va usato e consumato. Altrimenti cosa ci sta a fare?
- - Abbasso l’aria condizionata?
- No. Il freddo mi piace. Mi aiuta a sentirmi scomoda.
- E sentirti scomoda ti piace?
- Fra le altre cose. - - Propongo un brindisi a un uomo che ha accettato di scegliere. La scelta è l’azione più importante per un uomo. Non importa se si rivelerà giusta o meno, – si volta verso Sofia – non è vero, mia cara? Vieni. Brindiamo a un uomo che ha accettato di scegliere. Vieni, cara.
Sofia ormai ha lasciato perdere il cielo. Il pianto le sale in gola fino a diventare un dolore più forte delle unghie nei palmi delle mani. Vorrebbe provare un dolore tale da impedire all’aria di entrare nei polmoni. Vuole morire lì, in quella suite di lusso, davanti ai due uomini pronti al brindisi. Persone come lei meritano una morte dolorosa e triste. - MC9: certe volte mi sembra incredibile averti incontrata.
LILY: di solito non ci si incontra, quando si vive dall’altra parte del mondo.
MC9: fra tutte le cose che separano la gente, la geografia mi sembra la meno importante. - LILY: i crimini morali si confessano per non sentirsi soli.
- LILY: il confronto fra i vari testimoni dovrebbe permettere di coprire la verità tutta intera.
MC9: non esiste la verità tutta intera. E comunque non la si raggiunge sommandone i pezzi.[…]. - Ti amo, ti amo da morire. Non dico la morte delle poesie, dico quella dei cimiteri.
- MC9: la vergogna è il limite della sincerità, ma ancora non lo sapevo.
- MC9: la finzione non basta. I princìpi morali non valgono niente finché non vengono messi alla prova. Un principio morale, finché resta in teoria, è solo una farsa. La realtà ce lo dimostra a ogni istante. O è una farsa, o al massimo una manifestazione d’ingenuità.
- E’ molto difficile aspirare a qualsiasi cosa senza sentirsi in colpa. Non una colpa normale, di vergogna e pentimento, che sono gli ingredienti abituali di ogni senso di colpa. Il senso di colpa che si prova nel nascondiglio [della famiglia Frank] è fatto di rassegnazione e sconforto. La colpa di cui ci si sente investiti non si forma nel singolo, ma nella collettività cui il singolo appartiene. Sconforto di appartenere alla collettività e rassegnazione per non poter fare a meno di appartenervi.
- Ci scandalizziamo solo di fatti per i quali nessuno può addossarci la responsabilità, fatti su cui non possiamo più intervenire in alcun modo. Vogliamo rassicurarci sapendo che nessuno può pretendere un nostro intervento. Che nessuno ci accusa di complicità. Fra qualche anno costruiremo musei sulle guerre che si combattono in questo preciso istante. E andremo a visitarli per poterci scandalizzare, per emozionarci. Aspettiamo di rendere ogni nostro intervento impossibile, la nostra inerzia giustificabile, per poi pretendere di legittimare la nostra solidarietà.
- - Ha tanta paura del rimpianto?
- Ecco un altro discorso inutile. Solo i morti dovrebbero avere rimpianti. I vivi possono sempre agire. Correggere.
Buone letture a tutti,
Camilla
P.S. come spero avrete notato, ho deciso di inserire in ogni recensione, d’ora in poi, anche il nome del/la traduttore/trice del libro. Ritengo sia importante che anche loro siano citati, in quanto fondamentali nel processo di pubblicazione del testo. Anche loro meritano il giusto apprezzamento (o le giuste critiche)!
P.P.S. la “sorpresa” di cui vi parlavo nello scorso post arriverà tra stanotte e domani mattina, appena avrò finito di preparare tutto :)