domenica 29 aprile 2012

Il Compleanno–Dulce Maria Cardoso

imageTitolo:Il Compleanno (originale: O Chãos dos Pardais)
Autore:Dulce Maria Cardoso

Anno:2009

Editore:Edizioni Voland
Traduzione:Daniele Petruccioli
ISBN:978-88-6243-095-1

Pagine:209

Trama:
Le vite di molte persone si intrecciano attorno all’evento centrale del romanzo, il compleanno del ricco Afonso: sua moglie Alice che tenta di sconfiggere i propri fantasmi, i figli Manuel e Clara, ognuno coi suoi problemi affettivi e sociali, l’amante Sofia e il suo fidanzato ingenuo e sognatore, la cameriera Elisaveta e il biografo Gustavo, ognuno con il suo bagaglio di esperienze ed emozioni.


Il Compleanno è molto cose. E’ un romanzo su una famiglia che, in realtà, è tale solo di facciata; su dei rapporti che si basano sul non detto e sui reciproci problemi di comunicazione; sul desiderio che ognuno ha di trovare il proprio posto e qualcuno con cui condividere lo spazio conquistato. E’ stata una lettura sorprendente, proprio perché non mi aspettavo che avrebbe affrontato, in maniera così pacata e allo stesso tempo intrusiva, un insieme di emozioni così vasto.

Non è la trama ad avere grande importanza in questo libro, basata semplicemente sulla narrazione del “poco prima” e del “poco dopo” del compleanno del titolo; il motore di tutto, piuttosto, è composto dai suoi personaggi, che come ingranaggi si incastrano e condizionano incredibilmente le rispettive esistenze – esattamente come nella vita vera. Mi ha colpita molto come siano perfettamente bilanciati a livello narrativo e, allo stesso tempo, “scricchiolanti” nella finzione del romanzo.
Mi spiego meglio: a livello di scrittura, ogni personaggio ha il giusto spazio, l’introspezione necessaria all’empatia col lettore, un ventaglio di pensieri e caratteristiche ponderato; a livello di rapporti tra loro, invece, nessuno sembra veramente riuscire a comprendere cosa muova gli altri e finisce, inevitabilmente, per chiudersi e distaccarsi dal resto del mondo. E’ proprio questa incapacità a comunicare che si percepisce nel corso di tutto il romanzo e che lo rende così malinconico e pacato.

Ogni personaggio è caratterizzato a tutto tondo: Alice, Afonso, Clara, Manuel, Lily, Elisaveta, Sofia, Julio, Gustavo, Margarida… Quando parlano rivelano parti di sé, come fossero persone vere; non sembrano artefatti, anzi, sembra più che l’autrice abbia seguito dei veri individui e, per qualche strana magia, sia stata capace di riportarne i pensieri.
La Cardoso ci permette di osservarli da vicino e da lontano, cambiando punto di vista all’inizio di ogni capitolo (sempre mantenendo la narrazione in terza persona), unendo le diverse psicologie attraverso il proprio stile di scrittura, che a me è molto piaciuto: frasi non troppo lunghe, incisive, con concetti anche espressi poeticamente che però non appaiono come “pensierini” posticci, anzi, si sposano con una sorta di flusso di coscienza che ogni tanto l’autrice lascia scorrere, come se ci volesse fornire un ulteriore chiave di lettura per i suoi personaggi.
Tra tutti loro, devo dire che sono rimasta colpita soprattutto dalla potenza espressiva dei capitoli dedicati ad Elisaveta (la cameriera dell’est di Alice, il cui arrivo in Portogallo è stato difficile, ma che non si è mai arresa e che è riuscita tuttavia a mantenere una sorta di innocente dolcezza) e da quelli dedicati a Sofia e Julio (la cui relazione è basata su un amore vero da parte di entrambi che, paradossalmente, non può portare felicità a nessuno dei due, perché non riescono a darsi reciprocamente quello che vogliono); mi sono rimasti impressi anche alcuni dei capitoli dedicati alle conversazioni on-line di Manuel e Lily (dove si sollevano spesso questioni di tipo etico-morale che mi hanno dato di che pensare, legate soprattutto alle accuse che Manuel sta affrontando in tribunale), sebbene la loro relazione mi sia sembrata meno “forte” di altri rapporti descritti nel libro, e alcuni degli episodi riguardanti Gustavo, uno scrittore di biografie storiche che vorrebbe occuparsi della famiglia Frank e fuggire da una sua precedente opera che, invece, sembra essere l’unica di cui al resto del mondo importi qualcosa.
Sarà proprio Gustavo a far parte dell’ultima scena, quella che chiude il sipario su questo spaccato della vita dei personaggi, e la chiude con una domanda che è una provocazione al lettore e, insieme, l’interrogativo che sotto sotto assilla tutti i protagonisti della storia.
Solitamente non amo i finali così aperti, eppure in questo caso la conclusione è più che adatta al romanzo proprio perché lascia in sospeso e non fornisce una risposta certa.

Passando a dettagli meno importanti, ammetto di aver apprezzato molto anche i titoli dei vari capitoli, che sono spesso citazioni di altri testi letterari (opportunamente citati alla fine del libro), così come dalla citazione e dalla poesia iniziali, senza contare la copertina, con il disegno di Pedro Scassa che, secondo me, è un’ottima rappresentazione del romanzo.

Insomma, credo che ormai abbiate intuito quanto questo libro mi abbia positivamente colta di sorpresa. Proprio perché non mi aspettavo molto (anzi, diciamo pure che ho iniziato a leggere con qualche pregiudizio) mi sono potuta ricredere e ora sono curiosa di leggere altri libri dell’autrice, sperando che sappiano catturarmi come ha fatto Il Compleanno.

Voto:
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                     9

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita…

  • Non ha mai fatto nulla per sistemare il ritardo fra gli orologi, simile al ritardo fra l’interno della sua testa e l’esterno. Sono sfasamenti tanto insignificanti da non importare a nessuno.
  • - Avete i polmoni rosa. State attenti a fegato, cuore, vescica, cistifellea, reni, ossa, timpani, tutto. Sembra che non vi siate ancora resi conto che vivere è un enorme spreco. Di corpi e forze. Sforzarsi di stare attenti al corpo è una fatica inutile. Il corpo va usato e consumato. Altrimenti cosa ci sta a fare?
  • - Abbasso l’aria condizionata?
    - No. Il freddo mi piace. Mi aiuta a sentirmi scomoda.
    - E sentirti scomoda ti piace?
    - Fra le altre cose.
  • - Propongo un brindisi a un uomo che ha accettato di scegliere. La scelta è l’azione più importante per un uomo. Non importa se si rivelerà giusta o meno, – si volta verso Sofia – non è vero, mia cara? Vieni. Brindiamo a un uomo che ha accettato di scegliere. Vieni, cara.
    Sofia ormai ha lasciato perdere il cielo. Il pianto le sale in gola fino a diventare un dolore più forte delle unghie nei palmi delle mani. Vorrebbe provare un dolore tale da impedire all’aria di entrare nei polmoni. Vuole morire lì, in quella suite di lusso, davanti ai due uomini pronti al brindisi. Persone come lei meritano una morte dolorosa e triste.
  • MC9: certe volte mi sembra incredibile averti incontrata.
    LILY: di solito non ci si incontra, quando si vive dall’altra parte del mondo.
    MC9: fra tutte le cose che separano la gente, la geografia mi sembra la meno importante.
  • LILY: i crimini morali si confessano per non sentirsi soli.
  • LILY: il confronto fra i vari testimoni dovrebbe permettere di coprire la verità tutta intera.
    MC9: non esiste la verità tutta intera. E comunque non la si raggiunge sommandone i pezzi.[…].
  • Ti amo, ti amo da morire. Non dico la morte delle poesie, dico quella dei cimiteri.
  • MC9: la vergogna è il limite della sincerità, ma ancora non lo sapevo.
  • MC9: la finzione non basta. I princìpi morali non valgono niente finché non vengono messi alla prova. Un principio morale, finché resta in teoria, è solo una farsa. La realtà ce lo dimostra a ogni istante. O è una farsa, o al massimo una manifestazione d’ingenuità.
  • E’ molto difficile aspirare a qualsiasi cosa senza sentirsi in colpa. Non una colpa normale, di vergogna e pentimento, che sono gli ingredienti abituali di ogni senso di colpa. Il senso di colpa che si prova nel nascondiglio [della famiglia Frank] è fatto di rassegnazione e sconforto. La colpa di cui ci si sente investiti non si forma nel singolo, ma nella collettività cui il singolo appartiene. Sconforto di appartenere alla collettività e rassegnazione per non poter fare a meno di appartenervi.
  • Ci scandalizziamo solo di fatti per i quali nessuno può addossarci la responsabilità, fatti su cui non possiamo più intervenire in alcun modo. Vogliamo rassicurarci sapendo che nessuno può pretendere un nostro intervento. Che nessuno ci accusa di complicità. Fra qualche anno costruiremo musei sulle guerre che si combattono in questo preciso istante. E andremo a visitarli per poterci scandalizzare, per emozionarci. Aspettiamo di rendere ogni nostro intervento impossibile, la nostra inerzia giustificabile, per poi pretendere di legittimare la nostra solidarietà.
  • - Ha tanta paura del rimpianto?
    - Ecco un altro discorso inutile. Solo i morti dovrebbero avere rimpianti. I vivi possono sempre agire. Correggere.


Buone letture a tutti,

Camilla

P.S. come spero avrete notato, ho deciso di inserire in ogni recensione, d’ora in poi, anche il nome del/la traduttore/trice del libro. Ritengo sia importante che anche loro siano citati, in quanto fondamentali nel processo di pubblicazione del testo. Anche loro meritano il giusto apprezzamento (o le giuste critiche)!
P.P.S. la “sorpresa” di cui vi parlavo nello scorso post arriverà tra stanotte e domani mattina, appena avrò finito di preparare tutto :)

Aprile: pioggia, pagine e premi!

Buongiorno a tutti!
Come avete passato Aprile? Io ho passato molto tempo al chiuso, speravo tanto che il nuovo mese portasse sole a volontà e la possibilità di studiare e leggere al parco e, invece, è caduta pioggia a catinelle… Pazienza, speriamo di rifarci con Maggio!
Per lo meno mi sono consolata un po’ con i libri: era un po’ che non me ne procuravo così tanti in un solo mese. Tutto grazie al mio e-reader, visto che per la maggior parte sono e-book: ho scaricato gratuitamente Q dei Luther Blissett (alias Wu-Ming) dal loro sito, Aiuto di Erri De Luca dal sito della Feltrinelli che lo propone gratuitamente, La Morte è Soltanto il Principio della Monicelli che lo propone gratis su Anobii (attraverso il sito Smashwords) e Due Mondi di Francesco Verso, che mi è stato gentilmente inviato.
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    Il mio e-reader gioisce, insomma!
    Apprezzo sempre di più le mie letture digitali, anche se, lo devo ammettere, dei libri che mi sono piaciuti di più compro sempre la versione cartacea (come faccio, d’altronde, quando mi capita di scovare un libro particolarmente bello con i prestiti in biblioteca).




Non sono mancati, tuttavia, i libri cartacei: ho ricevuto in catena di lettura il seguito de L’Acchiapparatti di Francesco Barbi, ovvero Il Burattinaio (sono davvero curiosa di scoprire cosa accadrà a Zaccaria!), e mi sono procurata di in biblioteca La Ragazza dell’Addio di Giorgio Scerbanenco per una sfida su Anobii.
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In più, ho ricevuto una doppia sorpresa che mi ha reso veramente felice: sia Morna di Forgotten Pages che Sara Durantini di Corsi e Rincorsi hanno premiato il blog!
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Ringrazio tantissimo entrambe!
A quanto pare, una volta ricevuto il premio si devono condividere sette curiosità su di sé e premiare altri 15 blog; le sette curiosità le ho scritte, ma per i blog rimando alla lista di siti a tema letterario che ho qui sul blog, perché sceglierne solo 15 debiliterebbe il mio cervello affaticato :)
Ecco qui le curiosità su di me!
1. Quando sono nervosa, una delle poche cose che mi calma è il cibo. Soffro della cosiddetta “fame nervosa”, per cui ogni volta che sono tesa mi si apre un buco allo stomaco; per questo, nei momenti di forte stress (come i periodi pre-esame), tento di non tenere in casa troppi dolcetti o biscotti, altrimenti rischierei di andare in giro rotolando.
2. Sono una disordinata cronica in tutto, tranne che in una cosa: i libri. I miei libri letti sono rigorosamente in ordine alfabetico per autore e i libri di ogni autore, a loro volta, sono in ordine cronologico di pubblicazione. Non ammetto eccezioni! I non letti, invece, sono ordinati secondo l’ordine in cui vorrei leggerli – e solo per questo, ogni tanto, organizzo qualche spostamento, a seconda dei miei desideri.
3. Mi diverte molto cambiare il taglio e il colore dei miei capelli. Mi sono data come limite per le sperimentazioni più assurde un arco di tempo ben preciso: potrò divertirmi e fare pazzie fino ai 25 anni – senza un vero perché, è semplicemente un’età che mi sembrava significativa, perfettamente a metà tra i 20 e i 30. E poi, insomma, lo ammetto, c’è anche la speranza di trovare un lavoro e presentarmi, che so, con i capelli verde acceso… diciamo che non aiuterebbe molto, credo.
4. Questo Settembre compirò 20 anni e, lo ammetto, ho davvero paura per il mio ingresso nella “seconda decade”. Non perché invecchio – anzi, quella è forse la cosa migliore – ma perché si avvicina sempre di più il momento in cui i miei sogni e le aspettative per la mia vita (lavorativa, affettiva, e chi più ne ha più ne metta) dovranno o realizzarsi, o svanire. La cosa mi inquieta.
5. Dopo tante attese, sono finalmente iscritta a Pottermore! Per ora l’attesa è stata ben ripagata – i nuovi test di J. K. Rowling sono una chicca imperdibile per chiunque ami la saga di Harry Potter. Tra l’altro, la mia iscrizione mi ha fatto scoprire che il Cappello Parlante mi smisterebbe a Serpeverde, cosa che onestamente non mi sarei mai aspettata – non che mi dispiaccia, è solo una vera sorpresa. Per quanto possa suonare stupido, mi sta facendo riconsiderare il modo in cui penso a me stessa. La magia e la forza delle storie sta anche in questo…
Però amo molto in nickname che il sito ha scelto per me: BilanciaQuercia1852. Lo trovo adatto!
6. Sto imparando a cucinare. Non sono mai stata una grande cuoca, ma circostanze recenti mi impongono di mettermi ai fornelli e, tutto sommato, ne sono felice. Certo, non è che sappia preparare chissà che, però mi diverte e spero di riuscire a migliorare.
7. Soffro moltissimo il freddo e per questo mi sono munita di un sacco di sciarpe e guanti – ho una zia che sfrutta questa cosa per regalarmi sempre dei “completi” composti da cappello-guanti-sciarpa. La cosa, ovviamente, non mi dispiace per nulla.

Fine del lunghissimo post! Per questo mese è tutto, amici lettori!
Cami
P.S. entro domani ci sarà una sorpresina… un’idea per il blog che avevo in mente da un po’. Spero vi piacerà!

mercoledì 11 aprile 2012

Vite e Morti d’Autore (#4)

Ciao a tutti!
Oggi la rubrica “Vite e Morti d’Autore” vi presenta due scrittori particolari e contemporanei tra loro: Sandor Marai e Fred Uhlman.

bulletred Nacque oggi… Sándor Márai (11 Aprile 1900 – 22 Febbraio 1989)

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Sándor Márai nacque a Kassa, all’epoca cittadina appartenente all’Impero Austro-Ungarico (oggi nota come Košice e situata in Slovacchia). La famiglia era di origini sassoni e magiari: era imparentata, per parte di padre, alla nobile famiglia ungherese degli Ország.
Studiò giornalismo presso Institut für Zeitungskunde dell’università di Lipsia, per poi spostarsi a Francoforte sul Meno e Berlino – senza, tuttavia, conseguire mai la laurea. Durante questo suo periodo in Germania carezzò l’idea di scrivere i propri lavori in tedesco, ma decise infine di rimanere legato alla propria terra natia e di scrivere in ungherese.
Iniziò, nel frattempo, la collaborazione con uno dei più importanti quotidiani tedeschi, la Frankfurt Zeitung, dopo la pubblicazione di alcuni suoi articoli satirici sulla rivista Der Drache.
Nel 1917 pubblicò il suo primo libro, una raccolta di poesie intitolata “Il Libro dei Ricordi”; pochi anni dopo, nel 1923, sposò Lola, una donna di origini ebraiche, con cui tuttavia non riuscì mai ad avere figli (tanto che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, adottarono un orfano di guerra, János).
Gli anni a Berlino furono un periodo di agiatezza che si concluse drasticamente con la crisi inflazionistica che colpì la Germania: nonostante fosse poi stato inviato a Parigi, come corrispondente estero, non ritrovò più la stabilità economica passata e, anzi, dovette combattere contro gravi ristrettezze economiche.
Nel 1928, confuso e piegato dalle circostanze, decise di far ritorno in Ungheria, a Budapest, andando a vivere nel quartiere di Krisztinaváros: deciso a trovare un nuovo lavoro e a cimentarsi nella prosa, riuscì ad ottenere un buon successo in patria, tanto che nel corso degli anni ‘30 divenne noto per il suo stile realistico e preciso: il primo romanzo veramente noto, “Confessioni di un Borghese”, risale al 1934. Nel frattempo, intanto, fu il primo a recensire le opere di Franz Kafka.
Benché fosse favorevole al Primo Arbitrato di Vienna (che sanciva la restituzione all’Ungheria di alcuni territori persi dopo la Grande Guerra), era pubblicamente contrario sia al regime nazista che a quello comunista – una presa di posizione pericolosa durante il periodo di guerra. Riuscì comunque a scampare a entrambe le dittature durante la Seconda Guerra Mondiale, ma nel 1948 fu costretto ad abbandonare la propria patria a causa delle persecuzioni comuniste; si rifugiò fino al 1950 in Svizzera e, dopo un breve soggiorno in Italia, andò a vivere negli Stati Uniti, a San Diego, dove ottenne la cittadinanza nel 1957. Continuò a scrivere nella propria lingua madre e i suoi romanzi furono tradotti in inglese solo negli anni ‘90.
Intanto, si creò una frattura profonda tra lui e il figlio, che decise di americanizzare il proprio nome, passando da János a John: Márai considerò il gesto come un abbandono delle proprie radici.
Lo scrittore e la moglie tornarono poi in Italia, precisamente a Salerno, nel 1968 e vi rimasero fino al 1980, quando decisero di tornare negli Stati Uniti a causa di un’infezione intestinale di Márai, che sperava di ricevere nuove e migliori cure. Purtroppo, nel frattempo, morirono sia la moglie (di cancro, nel 1986), che il figlio (nel 1987). Cominciò ad isolarsi sempre di più sino a quando, nel 1989, si suicidò sparandosi un colpo alla tempia.

pointr Il libro consigliato… Le Braci (A gyertyák csonkig égnek)

Questo non è un libro di facile lettura ma, per quanto mi riguarda, vale la pena concentrarsi e andare avanti anche oltre le parti più dense per arrivare a percepire il cuore pulsante del romanzo che, come il risentimento e gli affetti sopiti del protagonista, ha le stesse proprietà delle braci: inizialmente non ne senti il calore, ma quando poi arriva brucia più forte di quanto ci si sarebbe mai aspettati. Il narratore, l’unica voce che ci è concesso di seguire, è un vecchio generale in pensione che non vede più il suo caro amico di gioventù da 41 anni. Dopo così tanto tempo lo invita a cena nella propria casa. Cosa li ha separati? Perché? E per quale motivo ora il Generale lo vuole rivedere?
Márai risponde a queste domande mediante una narrazione pacata eppure venata di passioni incandescenti, lasciandoci stupiti e ammirati.

bulletred Morì oggi… Fred Uhlman (19 Gennaio 1901 – 11 Aprile 1985)

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Fred (nato Manfred) Uhlman nacque a Stoccarda da una famiglia ebrea appartenente alla media borghesia; i suoi studi si divisero tra Friburgo, Monaco e Tubinga, dove si laureò in Giurisprudenza e conseguì poi un dottorato in Diritto Civile e Canonico.

Dal 1927 era tesserato a SPD (il Partito Socialdemocratico Tedesco); con l’avvento di Hitler (nel 1933), sia a causa delle sue attività politiche, sia per il suo retaggio ebraico, fu costretto a fuggire. Si stabilì a Parigi dove però, all’epoca, gli stranieri non potevano lavorare ed essere remunerati, pena l’espulsione dalla Francia. Nel tentativo di procurarsi di che vivere, cominciò a dipingere e a vendere privatamente i propri quadri (che ottennero un buon successo, anche se procurarsi clienti era difficile) e arrotondando con la vendita di pesci tropicali. Nel 1935 conobbe Diana Croft, sua futura moglie e fece la sua prima mostra personale, presso la Galerie Le Niveau; nel 1936 si trasferì a Tossa del Mar, in Spagna, ma fu costretto ad allontanarsene con l’inizio della guerra civile. Deciso a tornare a Parigi, passando per Marsiglia, ebbe durante questo viaggio uno spiacevolissimo inconveniente, che si sarebbe potuto rivelare fatale: proprio durante una telefonata con Diana gli furono rubati portafogli e documenti, essenziali nella Francia dell’epoca, pena la persecuzione come apolide, l’arresto e talvolta l’espulsione. Fortunatamente, grazie all’aiuto di un connazionale (che gestiva il Caffè da cui Uhlman aveva fatto la telefonata), riuscì a riottenere i propri documenti in pochi giorni, scampando un grande pericolo.
Il 3 Settembre 1936 raggiunse l’Inghilterra, senza soldi e senza sapere l’inglese, ritrovando Diana, che sposò il 4 Novembre.
Divenne noto come pittore anche in Gran Bretagna, dopo la mostra alla Zwemmer Gallery di Londra, nel 1938.

Nel 1940, a causa delle sue origini tedesche, fu confinato dal governo britannico sull’Isola di Man, insieme a moltissimi altri, colpevoli solo di provenire da “paesi nemici”. Venne rilasciato sei mesi dopo e poté ricongiungersi alla moglie e alla figlia, nata durante il suo internamento.

La sua carriera da scrittore cominciò solo nel 1960, con la pubblicazione delle proprie memorie (Storia di un uomo, in originale The making of an Englishman); il vero successo arrivò nel 1971, con la pubblicazione del romanzo breve L’Amico Ritrovato, primo volume della “Trilogia del Ritorno”: i tre libriccini ebbero enorme successo, soprattutto il primo, da cui sono stati tratti un film e un adattamento teatrale.
E’ particolare il fatto che Uhlman decise di scrivere non nella propria lingua madre, il tedesco, ma in inglese.

Morì a Londra nel 1985.


pointr Il libro consigliato… L’Amico Ritrovato (Reunion)

La storia de “L’Amico Ritrovato” è oltremodo semplice: due ragazzi diventano grandi amici, ma le loro origini li separeranno, attraverso le rispettive famiglie e la guerra. Il punto è che sono i sentimenti in gioco a non essere semplici: l’amicizia tra Konradin e Hans è  toccante, un rapporto che arriva a ridefinire in profondità entrambi e che, per intensità, può essere comparato ad una storia d’amore. Purtroppo alcune scelte non possono essere cancellate; ma, nonostante tutto, questo libro insegna quale sia la vera forza di un rapporto così profondo, e quanto siano grandi la follia e la speranza dell’uomo.

 

E per questo 11 Aprile è tutto!

Buone letture,

Cami

domenica 8 aprile 2012

Buona Pasqua!

Che siate credenti o meno, spero che questo sia per voi un periodo di gioia e che vi porti serenità e forza.