Quelli dell’università con cui sono arrivata, quelli che ho rivisto e abbracciato dopo tanto tempo, quelli che ho potuto finalmente incontrare dal vivo. Una montagna di persone cui avrei voluto dedicare più tempo, energie, abbracci. Saluto in particolare Marco, Sonia, Erica, Elisa, Lara, Maria, Federica, Nereia, Valentina, Elisabetta e le altre blogger che erano all’incontro. È stato un vero piacere potervi vedere, anche se per poco: prima o poi si organizzerà un caffè tranquillo e pieno di chiacchiere, promesso.
Il dolce peso dei libri è sempre piacevole, ma le buste e i sacchetti forniti dalle case editrici sono spesso delle armi pronte a sfruttare la massa di carta che contengono per segare le dita e piagare i palmi con calli incurabili. Il prossimo anno mi porterò un pratico zaino.
Case editrici (e Commesso carino)
Come sempre, c’erano tutte le più grandi, la maggior parte di quelle di media grandezza e un buon numero di piccoli editori. Tralasciando i primi (difficilmente visito i loro stand, sono troppo affollati), ho notato una grande attenzione dei secondi nella cura dello stand, dall’arredamento alla disposizione dei libri, e per quel che ho visto anche i più piccoli, pur disponendo di spazi minimi, sono riusciti a trasmettere una buona impressione. Insomma, stand approvati!
Menzione d’onore per la bellezza dell’ambiente a ISBN, e/o, Iperborea, SUR; menzione d’onore per la gentilezza del personale a Jo March, Fazi, Voland, Hacca e Astoria.
Il commesso carino non vi dirò mai dov’era, ma ancora mi mangio le mani per non aver avuto il coraggio di chiedergli almeno come si chiamava.
Dolenti (gambe)
Dico sempre che vorrei fare tutti e cinque i giorni del Salone, ma a dire il vero non so fino a quando reggerebbero le mie gambe. La distanza tra un padiglione e l’altro sembra aumentare man mano che passano le ore e camminare diventa proporzionalmente più faticoso, pur indossando scarpe comode.
Quando superi l’ingresso e ti ritrovi in quello che è il tuo mondo, in mezzo alle storie e a chi le ama quanto te, partecipando in modo attivo alla tua passione… L’emozione sale e fa sempre sorridere. I libri mi danno un senso d’appartenenza che non riesco mai a esprimere del tutto nel modo in cui vorrei.
Quest’anno ne ho fatta solo una, ma a dire il vero nel frattempo stavo pranzando, quindi più che una fila la chiamerei una pausa pranzo. Per quel che ho visto, comunque, mi sono sembrate nella norma rispetto a quella che è la media del Salone. Non mi sembra di aver notato file gargantuesche – ricordo ancora quella dell’anno scorso per Saviano – ma probabilmente è perché i personaggi più noti tendono a presenziare durante il fine settimana, e io sono andata di Venerdì.
Ovvero, le età dei presenti al Salone. Una media tra giovani miei coetanei, uomini e donne oscillanti tra i 30 e i 45, una marea di classi di bimbi piccolini (con maglietta/cappellino/tesserino di riconoscimento, a volte pure con la corda, tipo naufraghi nella tempesta) e una buona rappresentanza anche per l’età della ragione, nota anche come terza età. È bello che generazioni così diverse possano confrontarsi su un terreno comune.
I social network ormai sono parte integrante di questi eventi e l’hashtag #SalTo14 era all’ordine del giorno, pronto a raccogliere i tweet di tutti i presenti e anche di chi, da casa, avrebbe voluto esserci. Personalmente non sono stata molto attiva quest’anno: ero talmente presa dal resto che mi sono proprio dimenticata di guardare il cellulare.
Istinto
Quello che ti spinge a guardare uno stand piuttosto che un altro, oppure che ti convince a dare un’occhiata ai libri portati da una casa editrice che non conosci, ma che ha un nome accattivante; una sensazione “di pancia”, come si suol dire, che ti convince della necessità di dare fiducia a qualcosa che ancora non conosci. Torino, in questo senso, è il luogo ideale: ci sono marchi, autori, libri che è improbabile trovare altrove e che potrebbero perdersi nel mare magnum editoriale. A volte si rischiano delle fregature; altre volte, però, si scopre la chicca che ripaga ogni precedente delusione. Al Salone (e anche durante le altre fiere) tendo a lasciarmi guidare più del solito dall’istinto!
Non credo proprio possa esserci un’altra parola per L in questo speciale alfabeto. Viva i libri!
Ecco, quello che mi spiace davvero è di non essere riuscita a seguire gli incontri che mi ero segnata (eccetto uno, ma ve ne parlerò più giù, perché è un caso particolare). Ho visto solo mezzo incontro, con Sonia e Federica, ma ho sentito talmente poco che eviterei proprio di contarlo.
Me n’ero segnata cinque o sei interessanti, ma poi sul posto mi sono totalmente sfuggiti di mente… pazienza, recupererò l’anno prossimo. Nel frattempo, mi godo i resoconti altrui: qui si parla di quelli riguardanti la traduzione, ad esempio, e anche Elisa, Erica, Maria e Federica hanno parlato degli incontri che hanno seguito.
“Ooh, questo libro sembra davvero interessante!”
“Prendilo!”
“Non posso… ho speso tutto quello che mi ero portata dietro!”
“Ma sul serio?”
“Ehm… sì. Disponibilità pecuniaria pari a zero. Ah, il dolore! Il tormento! Come potrò guardare tutti questi libri e resistere?”Tipico dialogo tra me e chiunque altro, esponenti delle case editrici compresi, dalle tre del pomeriggio in poi. Sì, ho una lieve vena drammatica e ogni tanto la sfogo parlando così… ma cercate di capirmi, ero in mezzo a un sacco di libri e mi era rimasto l’equivalente in monete di una bottiglietta d’acqua. L’anno prossimo dovrò trattenermi, o risparmiare di più nei mesi precedenti. Comunque ne è valsa la pena!
Tutto come programmato: sveglia alle 7, arrivo al Lingotto tra le 11 e le 11.30, pranzo verso mezzogiorno, alle 13.30 momento moda quando sfrutto i servizi per cambiarmi e mettermi una camicia (capirete tutto alla prossima vocale), alle 14 l’incontro speciale (idem), alle 15.30 corsa verso lo spazio per il paese ospite (vedasi voce Vaticano) per l’incontro tra blogger organizzato da Maria, uscita dal Lingotto alle 18 circa (dal lato sbagliato – questo non era programmato), treno in partenza verso le 18.50, arrivo un paio d’ore dopo.
Ore 22: la sottoscritta è sotto le amate coperte e dorme come un ghiro.
Momento necessario per non soccombere alla fatica (la voce Dolenti (gambe) e Buste distruggi-dita parlano da sé). Personalmente, la pausa migliore è stata quella presso lo stand del Libraccio: ho trovato uno sgabello girevole abbandonato in un angolo e me ne sono appropriata senza indugi. Mentre gli altri navigavano tra i libri, io mi godevo la visuale – i libri erano comunque lì di fianco – e riposavo i miei poveri arti.
Fraseggio tipico che intercorre tra due o più lettori; la conoscenza pregressa è gradita ma non necessaria, dato che anche gli sconosciuti si lanciano volentieri in consigli se gli viene data la possibilità di elargirli. Un altro dei motivi per cui amo il Salone.
Senza Radio3 il Salone non è Salone! Le trasmissioni in diretta, in particolare Fahrenheit, sono sempre belle da ascoltare. Inoltre, sono un altro ottimo modo per mantenersi informati su quel che accade al Salone quando non è possibile andarci di persona.
Croce e delizia di tutti noi lettori, quest’anno gli sconti (presenti e assenti) hanno fatto discutere molto. Da parte mia, ho notato e apprezzato gli sconti della Fazi, che ogni giorno metteva al 50% un autore del proprio catalogo, il 3x2 di un paio di case editrici (al momento mi vengono in mente e/o e Jo March) e le iniziative particolari come lo sconto Iperborea disponibile a chi mostrava la propria tessera Ikea.
Il momento della verità. Il bottino finale di quest’anno ve lo mostro attraverso le copertine dei libri presi e una foto del consueto “ventaglio” di cataloghi, cartoline e oggetti vari.
Particolarmente accattivanti le cartoline Adelphi (le avrei volute tutte!) e quelle della Hacca, che oltretutto regalava anche un simpatico bracciale giallo fluo e forniva i libri acquistati in una busta protettiva, curata quanto le loro copertine (si intravede sotto il listino bordeaux dell’Adelphi – datomi da una gentilissima signorina dello stand).
Spero di potervi parlare presto e nel dettaglio anche dei libri: sono tutti e quattro titoli che non vedo l’ora di leggere! Stoner non ha bisogno di presentazioni, ESC è una raccolta di racconti promettente, Le mie condoglianze è della mia amatissima Cardoso e Un certo tipo di intimità sembra una di quelle storie che devi leggere tutto d’un fiato.
Ecco, ci siamo. Il misterioso incontro importante delle ore 14, quello per cui mi sono messa la camicia elegante. Ebbene, dovete sapere che nel mio piano di studi universitario c’è anche un Laboratorio di editoria, che io ho frequentato (con entusiasmo, ça va sans dir) e che ha portato all’effettiva stesura e pubblicazione di un libro, formato da diversi brevi saggi introduttivi su alcune opere scelte da noi studenti, legate in qualche modo al tema fornitoci: lo spirito. Ci siamo occupati di tutto, dalla copertina all’indice, con l’aiuto del nostro professore; è un lavoro di cui io sono molto fiera e sono certa sia così anche per i miei compagni di corso. Un soffio tra le pagine (questo è titolo) è il primo passo verso il nostro futuro.
Tuttavia, non ve ne parlo solo per godermi un momento di celebrazione personale, bensì perché questa nostra opera prima è stata presentata al Salone, in Sala Bianca, e tra i relatori c’ero anche io. È stato un momento pieno d’adrenalina ed emozione!
L’incontro è stato aperto dal mio professore, poi abbiamo continuato noi studenti, infine ha parlato Davide Rondoni (presente anche nell’antologia, dato che si parla del suo Hermann) che sembrava aver gradito molto il nostro lavoro.
Insomma, è stato fantastico. Se ci penso mi viene di nuovo la tremarella per l’agitazione e un sorriso gigantesco per la felicità.
Non si può non fare cenno al paese ospite, che tanto ha fatto parlare di sé; tristemente, non ricordo una simile attenzione per i paesi ospitati in precedenza. Comunque, la Santa Sede ha portato nel Salone una cupola di libri e diversi manoscritti pregiati, che ho osservato con vero piacere: non si vede tutti i giorni un’illustrazione originale della Divina Commedia a opera di Botticelli! Anche i facsimili erano particolarmente belli a vedersi (d’altronde, si tratta pur sempre di copie della Bibbia Urbinate e del Canzoniere petrarchesco, per dire).
La mia giornata al Salone è stata stancante, bella, emozionante, piena di amici e libri. Non potevo chiedere di più. Quando la mia testa ha toccato il cuscino era piena solo di bei pensieri e di nuovi ricordi da conservare con cura.
E con questo, miei cari lettori e mie care lettrici, chiudo. Il Salone ci attende il prossimo Maggio; i miei nuovi post, esami permettendo, arriveranno molto prima.
Cami