domenica 22 gennaio 2012

1984–George Orwell

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Titolo:1984
Autore:
George Orwell

Anno:1948

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Stefano Manferlotti

ISBN:
978-88-04-50745-1


Pagine:322

Trama:
Winston vive in una società dove tutto è controllato e il Grande Fratello detta legge; in un mondo dove nulla è lasciato al caso e in cui il minimo pensiero di ribellione è inconcepibile e pericoloso…

Chiunque abbia letto il libro sa perfettamente che la mia trama fa schifo; che non rende affatto le mille sfaccettature di ciò che veramente accade nel libro e che dà un’idea assolutamente edulcorata di quello che è davvero il controllo del Grande Fratello.
Il vero problema è che riassumere in poche righe il contenuto di questo libro è assolutamente impossibile e, in questo commento, tenterò di spiegarvi perché.
Piccola nota: ho usato volontariamente la parola “commento” perché mi è impossibile fare una recensione a questo libro, che è un “mostro sacro”, non solo a livello internazionale e riconosciuto, ma anche a livello personale.
Ora passiamo, senza ulteriori indugi, a quello che ho da dire su 1984.
Gli aspetti da osservare, secondo me, si possono dividere in tre “gruppi principali”: l’ambientazione, i personaggi, i punti di svolta della trama. Non parlerò molto di questo ultimo punto, visto che ho deciso, sin dall’inizio, di evitare gli spoiler ai lettori del blog; quindi, mi concentrerò sugli altri due gruppi.
L’ambientazione è, appunto, un mondo distopico – esattamente come il nostro a livello geografico, ma terribilmente diverso dal punto di vista sociale, economico e politico. Il mondo è diviso in tre grandi “continenti”, ovvero Eurasia, Oceania ed Estasia: la storia si svolge nel primo dei tre, ed è logicamente quello di cui abbiamo più informazioni. Gli altri due sono appena accennati, ma sono a modo loro sempre presenti, visto che i tre stati sono perennemente in guerra tra loro, con continui cambi di allineamento e alleanze – che però non vengono percepiti, perché sarebbe come ammettere che il Grande Fratello, il capo del governo e dittatore per eccellenza, abbia fallito. Quindi si altera la verità, le notizie, verrebbe da dire la struttura stessa della realtà, mediante una delle invenzioni più terribili che si possano immaginare: il bipensiero. Si può dire che il bipensiero sia il pilastro su cui si fonda tutta la società (e, quindi, l’ambientazione del romanzo): sostanzialmente, è la capacità di accettare come vero tutto ciò che il Grande Fratello propone, eliminando dalla propria mente tutto ciò che è “psico-reato” (ovvero pensiero eterodosso rispetto al Socing, il socialismo inglese, unico partito esistente e unica professione politica attuabile sotto il Grande Fratello), e “dimenticandosi” di aver cancellato qualcosa dalla propria mente, così da poter credere alle mutevoli linee d’azione del partito, senza mai notarne le discrepanze. E’ la possibilità di sostenere qualcosa e il suo opposto, è mentire a sé stessi, in modo cosciente e incosciente insieme. Per questo gli slogan del partito, appesi per tutta la città di Londra, sono perfettamente sensati per i suoi cittadini e assolutamente aberranti per noi: “La libertà è schiavitù”, “L’ignoranza è forza”, “La guerra è pace”, “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”.  Così come i nomi dei ministeri assumono un significato doppiamente inquietante: il Ministero dell’Amore è in realtà quello della guerra, il Ministero dell’Abbondanza è quello dell’economia (e lascia capire quanto, in realtà, questa sia tutt’altro che “abbondante”), il Ministero della Verità è quello che gestisce le informazioni e che, come vi ho già detto, di certo fa tutto tranne che concentrarsi sulla verità.
Onestamente, ho sentito dei brividi di paura nel leggere di questo continuo rimaneggiamento dei fatti e della storia, ho sentito una tensione profonda nel rendermi conto di quanto sia facile, nonostante tutto, modificare la percezione di un fatto, semplicemente facendo leva su fonti diverse ed eliminando quelle a noi contrarie. L’idea che il bipensiero non sia, dopotutto, qualcosa di così inattuabile – come hanno dimostrato le dittature del secondo Novecento, così come quelle precedenti e quelle che esistono ancora oggi – mi ha riempito d’angoscia.
Anche il progetto della neolingua, una nuova lingua creata ad hoc per impedire alle persone di esprimersi, è terribile: eliminando man mano le parole necessarie ad esternare i propri concetti, il Grande Fratello mira ad eliminare la coscienza personale dei pensanti. Orwell si dilunga molto, e a ragione, su questo argomento – nella mia edizione c’è anche un capitoletto finale per spiegare al meglio questo fenomeno. E’ forse l’idea che più mi ha colpito, un mezzo di repressione inimmaginabile.
Un’altra “manovra” che colpisce il lettore è, senza dubbio, la sterilizzazione dei contatti umani. I cittadini sono educati, sin da piccoli, a denunciare ogni minima traccia di psico-reato, ad osservare attentamente i propri familiari per gli stessi motivi, a dubitare sempre di chi si trova di fronte. Non è difficile capire come questo provochi una “reclusione forzata” dell’individuo, che si ritrova escluso dalla “cellula” familiare e dalla sfera degli affetti. In quest’ottica, anche la repressione dei costumi sessuali non è difficile da comprendere: il sesso è ridotto a mera procreazione o a sfogo – volendo evitare la nascita di quella passione che un rapporto tra innamorati può avere e che è forse una delle forze più eversive dell’animo umano.
Non è un caso, secondo me, che proprio attraverso questa “azione ribelle” il personaggio principale, Winston, compia il passo decisivo nel suo cammino di ribellione, che non è mai palese, è sempre nascosta, sempre ammantata dal terrore di essere scoperti – eppure è ribellione, senza se e senza ma. Nella sua posizione d’impotenza Winston decide (in parte consapevolmente, in parte in modo non cosciente, seguendo solo il proprio istinto umano) di provare, almeno nel suo piccolo angolo di mondo, a ribaltare le regole del Grande Fratello. E’ il protagonista perfetto perché è abbastanza giovane da non essere rassegnato e abbastanza vecchio da avere almeno dei flebili ricordi di come tutto è iniziato; lo è anche, anzi direi soprattutto, perché è terribilmente umano. Non è assolutamente un eroe, né un devoto alla causa della ribellione (che, nel senso di struttura organizzata, non esiste): è solo un uomo che vuole credere in qualcosa di vero, vivere qualcosa di reale. Mentre stavo leggendo, ho avuto come l’impressione che Winston fosse come in un dormiveglia ideologico pre-rivoluzionario – ovvero, che non mi stupirei di sentir dire, a uno che ha dato davvero avvio a una rivoluzione, “Sì, ho pensato cose simili”. Le sue riflessioni mettono i brividi, perché sono discorsi che tentano di mantenersi pacati eppure nascondo un impeto che, in una dittatura, può costare la vita.
Altro personaggio fondamentale è Julia: lei è effettivamente troppo giovane per ricordare come poteva essere la vita e la sua mi è apparsa, per tutto il romanzo, come una voglia “in negativo” di vivere, nel senso che lei mi ha dato l’impressione di un atteggiamento adolescenziale e di ribellione solo per il gusto di fare qualcosa di proibito – laddove Winston, invece, rappresenta la maturazione e l’insofferenza per un regime che succhia via la vita, sino a quando non ti rimane niente che non sia l’amore per il regime.
Con ciò non voglio dire che non abbia apprezzato le dinamiche tra i due, anzi – nelle ultime pagine del libro non ho potuto fare a meno di pensare quanto fosse forte. Così poche parole, così tanta forza.
A voler essere onesti, la stessa definizione mi viene in mente quando cerco di descrivere la scrittura di Orwell in generale. Con uno stile sobrio e pulito riesce a rendere efficacemente l’atmosfera inquieta e terrorizzante che, serpeggiando lungo le pagine, non permette al lettore neppure un momento di tranquillità. Con una prosa così “contenuta” Orwell rende reale ciò che leggiamo, insinua nella nostra mente l’idea che l’ascesa di un regime simile non sia poi impossibile, ci instilla il dubbio che questa potrebbe essere la cronaca vera di un’epoca futura (ed è interessante notare, in questo senso, quali invenzioni l’autore riuscì a immaginare realisticamente e quali, invece, sono “figlie del suo tempo”).
Allo stesso tempo, una scrittura così pacata esalta, quasi paradossalmente, le scene più crude, disturbanti e in alcuni casi violente (a livello fisico e soprattutto psicologico). Le scene nella stanza 101 sono incredibilmente vivide e inquietanti, impedendo al lettore di sottrarsi alla loro azione. Così come il capitolo III che, nei miei appunti scritti “a caldo”, durante la lettura del libro, ho definito “il manifesto dell’anti-uomo”.

Questo non è un libro “amichevole”, non dà certezze, non ti fa sentire bene quando hai finito di leggerlo. Ma ti fa pensare, ti fa tremare, in un certo senso riattiva la coscienza. Non penso di essere riuscita a spiegare come si deve quello che mi ha lasciato questo libro; posso solo consigliarvi di leggerlo, perché facendolo è possibile capire perché sia considerato un classico moderno – è uno di quei libri che, secondo me, una volta letti entrano nel proprio immaginario, senza alcuna possibilità che si schiodino da lì.

Voto
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                     10

Frasi e Citazioni che mi hanno colpita…
  • Nulla vi apparteneva, se non quei pochi centimetri cubi che avevate dentro il cranio. […] Ancora una volta si chiese per chi stesse scrivendo il suo diario. Per il futuro, per il passato, per un’epoca che poteva essere del tutto immaginaria. E davanti a lui non si parava la morte ma l’annientamento. […] Come potevate rivolgervi al futuro quando di voi non sarebbe sopravvissuta, fisicamente, la benché minima traccia, nemmeno una parola, scribacchiata su un pezzo di carta? […] Egli era un fantasma isolato, che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udito, ma finché avesse continuato a proclamarla, in un qualche misterioso modo l’umana catena non si sarebbe spezzata. Non era facendosi udire che si salvaguardava il retaggio degli uomini, ma conservando la propria integrità mentale.
  • Le conseguenze di ogni azione sono racchiuse nell’azione stessa.
  • Non le sarebbe mai venuto in mente che un’azione potesse essere inutile solo perché priva di effetti pratici. Se amavate qualcuno, lo amavate e basta, e se non avevate altro da offrirgli, continuavate a dargli amore. […] La cosa terribile che aveva fatto il partito – mentre vi derubava di qualsiasi controllo sulla realtà – era stata quella di convincervi che gli impulsi e i sentimenti non aveva alcun valore.
  • Julia restò per qualche attimo a riflettere. <<Non lo possono fare>> disse infine. <<E’ l’unica cosa che non possono fare. Possono farti dire tutto, tutto, ma non possono obbligarti a crederci. Non possono entrare dentro di te.>>
    <<No>> disse Winston un po’ rinfrancato, <<no, quel che dici è verissimo, non possono entrare dentro di te. Se riesci a sentire fino in fondo che vale la pena conservare la propria condizione di esseri umani anche quando non ne sortisce alcun effetto pratico, sei riuscito a sconfiggerli.>> […] Potevano portare allo scoperto, fino all’ultimo dettaglio, tutto ciò che avevate detto, fatto o pensato, ma ciò che giaceva in fondo al cuore e che seguiva percorsi sconosciuti anche a voi stessi, restava inespugnabile.
  • Quelli che hanno di fronte alla guerra l’atteggiamento più chiaro e razionale sono le popolazioni asservite dei territori contesi. Ai loro occhi la guerra non è altro che una continua calamità che passa e ripassa sui loro corpi come l’onda di una marea. Chi vinca li lascia del tutto indifferenti. Essi sanno bene che un mutamento nell’identità dei dominatori significa soltanto che faranno le stesse cose di prima per padroni che li tratteranno nello stesso modo dei precedenti.
  • Si addormentò mormorando fra sé: <<L’integrità mentale non ha alcun rapporto con la statistica>>, con la sensazione che in questa frase si celasse una profonda saggezza.
  • Per la prima volta si rese conto che chi vuole tenere un segreto deve celarlo innanzitutto a se stesso. Deve sempre sapere che è lì, ma finché non sia indispensabile, non deve farlo affiorare alla coscienza in una forma alla quale sia possibile conferire un nome.

17 commenti:

  1. Grazie per avermi ricordato di leggere questo libro: è da anni che lo devo fare!!
    Brava anche per non aver dato spoiler, riuscendo comunque ad essere incisiva nel tuo commento!

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    1. Ivy, grazie mille, sono contenta ti sia piaciuto :) Fammi sapere cosa penserai del libro, quando lo leggerai! :D

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  2. Fantastico! Ero molto curiosa riguardo la tua opinione su questo libro. Davvero fantastico.

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  3. Difficile parlare di questo libro...di sicuro non può lasciare indifferenti. io ricordo ancora il dolore quasi fisico nel leggere la storia di un mondo in cui l'uomo è spogliato anche della sua libertà fondamentale, quella di pensiero e di comunicazione...un mondo distopico che fa pensare molto alla realtà che viviamo tutti i giorni...ma se si entra in questo loop non se ne esce più...condivido assolutamente il tuo pensiero e il tuo commento...:-)

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    1. In effetti è vero, ha la capacità di farti sentire sulla pelle la loro condizione! Sono contenta che ti piaccia il mio commento :)

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  4. Che recensione straordiaria! :)

    Hi letto anch'io 1984, ne ho apprezzato indubbiamente la forza, ma mi spiace dire che come romanzo in sé non mi ha entusiasmato troppo. Molto più bello questo tuo commento! :D

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    1. "Hi" ovviamente vuol dire "Ho". Ma perché blogger non ti permette di modificare i commenti?!?! Uffa! :)

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    2. Ma grazie! Mi fai arrossire, sul serio! Sono davvero contenta ti sia piaciuto così tanto!
      Però mi spiace che non ti abbia entusiasmato lo stile di Orwell, io ne sono rimasta molto colpita. Cos'è che non ti è piaciuto, di preciso? :)

      P.S. ahaha, tranquilla, anche io finisco sempre per fare degli errori, quando digito :)

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  5. Non c'è qualcosa di preciso che non m'è piaciuto, diciamo che il libro si meriterebbe certamente le 5 stelline, ma come lettura è stata da 4. Come potrei spiegarmi? Diciamo che per me la genialità di Prwell sta nel mondo che ha inventato, un po' meno nel modo i cui l'ha raccontato. Specie l'inizio del libro, ricordo, l'ho torvato un po' noioso, ho faticato ad ingranare!

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    1. Capisco! Grazie per la spiegazione :) D'altronde il mondo è bello perché è vario, no? ;)

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    2. Certo! E anche la mia capacità di fare errori di battitura è molto varia! Addirittura ho scritto Prwell invece che Orwell, e non me ne sono neanch accorta!!!! Sorry!! :)

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    3. Ma figurati, te l'ho detto, capita spesso anche a me di fare errori di battitura! :D

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  6. Romanzo GRANDIOSO *.*

    p.s. cara Cami, ti ho premiata: http://biancacataldi.blogspot.com/2012/01/il-blog-vince-il-premio-liebster-blog.html :D:D

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    1. Concordiamo :)

      P.S. ti ringrazio tantissimo, mi rende veramente felicissima! *__*

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  7. Ho letto questo libro nel principio dell'estate scorsa, volevo farlo da tempo, e sono riuscita a prenderlo per le mani in quel momento...
    Sebbene l'inizio sia un po' lento, la parte più incisiva è dopo la cattura di Winston e Julia.
    Il tentativo di manipolare il pensiero, l'invasione della mente, la spersonalizzazione delle persone.. è, come dici tu, agghiacciante leggere tutto questo.
    Perché - soprattutto per i tempi che corrono - non è difficile sentire quanto possa essere semplice che le cose prendano una certa piega, quanto si rischi fortemente di entrare in quel vortice da Grande Fratello.
    E' angosciante come quando si cerca su wikipedia una malattia con i sintomi che sentiamo e ci convinciamo di esserne affetti...
    1984 racconta un mondo malato, gestito da menti malate, in declino, alla deriva... e senza speranze. E quello che viviamo noi non è tanto lontano da somigliargli...

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    1. Ammetto che la lettura di questo libro mi ha portata a riflettere sulla società odierna con occhi diversi. Tuttavia, anche se tendo a non mostrarlo, sono una persona piuttosto ottimista e tendo a voler concentrarmi su come migliorare il nostro mondo, quindi... non importa quanto stia andando male la realtà ora (che sia vicina o meno alla realtà distopica del libro), ma quanto siamo pronti a lavorare e a migliorare per farlo andare di nuovo bene, e quanto effettivamente facciamo :) E' quello che cerco di pensare sempre!

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