giovedì 1 ottobre 2009

Dell'Amore e di Altri Demoni - Gabriel García Márquez

Titolo:Dell'Amore e di Altri Demoni (originale: Del Amor y Otros Demonios)
Autore:Gabriel García Márquez
Anno:1994

Editore:
CDE, su licenza Arnoldo Mondadori Editore

Traduzione:Angelo Morino
ISBN://

Pagine:201

Trama:
Sullo sfondo del mondo coloniale, si snodano le storie di una famiglia straziata, un mondo clericale vario ma troppo sp
esso legato a preconcetti inutili, e una storia d'amore improbabile e contrastata, il tutto in un miscuglio di cristianità e credenze tribali, e in un surrealismo più credibile di molte realtà.

Nonostante un inizio un po' troppo lento e distaccato per i miei gusti, la storia si è poi sviluppata in un intreccio da nodi allo stomaco, avviluppandosi al mio cervello; la scrittura di Márquez cattura e trascina sino alla fine della storia, senza lasciare molte scelte.
Ammetto di essere partita con q
ualche pregiudizio: il mio primo approccio con il sudamericano è stato il libro Il Generale nel suo Labirinto che non mi era piaciuto particolarmente, anche a livello stilistico. Avevo paura che fosse una costante dello scrittore, cosa che per fortuna mia è stata smentita da questo romanzo.

Sono rimasta colpita ed affascinata soprattutto dai personaggi: l'autore non ce li descrive nei minimi particolari, non ci dà molti dettagli fisici, eppure le loro figure aleggiano, incontrastate, sulle pagine che si stanno leggendo, dettagliati come se li avessi davanti grazie alla descrizione dell'anima, del sentimento, del pensiero. E' difficile da descrivere, è come se fossero di una "fisicità pensante".
Uno degli esempio più forti in questo senso è Bernarda, madre (solo biologicamente) della piccola S
ierva Marìa. Bernarda era una donna ammaliante, non bella ma intrigante, che per l'unione insoddisfacente col marito, un affare legato solo all'utilità e al sostentamento, e la perdita dell'amante Judas Iscariote (che Márquez, nonostante sia un personaggio secondario, riesce ad animare divinamente, caratterizzandolo fisicamente e mentalmente) inizia a consolarsi nel miele fermentato e nel dolce cacao, che le portano gioia per poco, e aiutano la morte ad avvicinarsi, ogni volta un passo in più. Questa situazione si aggiunge ai pensieri di un animo arido, incapace di vero amore, pronto solo a soddisfare le proprie voglie e perversioni; il personaggio di questa madre talmente concentrata su di sè da arrivare ad odiare la propria figlia mi ha provocato molta rabbia.Ed è qui che arriva il concetto che esprimevo prima: la bruttura dell'animo man mano intacca la solidità del corpo, e l'odio ed il risentimento si trasformano in bile e grasso e lordume nel corpo di Bernarda: appunto, fisicità legata all'essere.
Anche il padre si può dire legato a questo pensiero: man mano che la storia avanza, l'uomo sembra quasi rattrappirsi in sè stesso. Mi è dispiaciuta la sua sorte, anche se secondo me non sarebbe mai stato capace di una vera e totale redenzione: ritengo che l'amore che sembra dimostrare per la figlioletta, sul finire, sia solo un senso di colpa straordinariamente acuto.

Un altro personaggio, che però non riesco a classificare, è il vescovo De Càceres y Virtudes. Sì, non è cattivo; no
, non è buono. Non sempre è giusto, e l'età lo riduce spesso ad un essere che fa talmente fatica a respirare che ti chiedi se sopravviverà per le prossime righe, eppure appare un animo forte, distante dai tentennamenti. Ancora non so dire cosa ne penso, è una figura ambigua.
Avrei voluto che
Márquez approfondisse, anche solo un pochino, la figura di padre Aquino: avrei potuto fare un confronto e magari capire cosa m'infastidisce del vescovo. E, soprattutto, apprezzare l'animo buono di Aquino, che in cinque pagine mi ha conquistata, come un novello Fra' Cristoforo.
A lui si aggiunge Abrenuncio, medico dotto e latinista, che avrei voluto presente per più pagine, tanto
m'intrigava la figura del medico mezzo eretico, con la biblioteca del Petrarca con duecento libri in più, come ci informa lui stesso.

Ed infine, eccomi ad osservare i due protagonisti: Delaura e Marìa.
Padre Delaura, 36 anni compiuti da poco, mi ha colpita molto. Dopo una vita così placida e tranquilla, turbata solo dalla passione per i libri (proibiti o meno), viene sconvolto da una forza soprannaturale, da quei demoni a cui Márquez dà nuovi volti e significati: l'ordine viene sconvolto, la sua vita ribaltata, eppure Delaura continua imperterrito, dopo le iniziali titubanze, ad inseguire quello che è il dettame del cuore. Dolcemente straziante.
Sierva Marìa de Todos los Angeles, una ragazzina di dodici anni figlia di un marchese inetto e una donna senza titoli (Bernarda, appunto), ancora nel meraviglioso bilico tra l'infanzia e l'adolescenza, cresciuta da indios, neri e schiavi perchè la sua famiglia l'aveva dimenticata; p
er tutto il libro viene trattate come un oggetto, come un qualcosa da spostare, pulire, nutrire; e poi curare, spostare ancora, rinchiudere, pulire, purificare, e nessuno sembra volerle bene, nemmeno un po'. Muta perchè non ha nulla da dire, mentitrice perchè non conosce altro modo di esprimersi, bella perchè non cosciente di esserlo, diabolica perchè incapace di piegarsi. Maliziosa, dall'alto dei suoi capelli lunghissimi, tanto lunghi da farle da strascico. Nemmeno Delaura, che doveva esorcizzarla, riesce a comprendere se sia un angelo vestito da demone, o un demone vestito da angelo; ed è forse questa dicotomia, unita alla bellezza spiazzante della giovinetta, a farlo cadere preda dei Demoni e di quel Demone più grande di tutti, l'Amore, che lo spinge ad atti folli e a dichiarazioni d'amore sulla falsariga del suo antenato Garcilaso de la Vega (di cui, dopo averne letto frammenti nel libro, voglio leggere le poesie integrali). Unico che saprà sciogliere Marìa, ma a quale prezzo?

Il finale, mentre man mano la storia passa da una placidità tranquilla, un'immutabilità in lento movimento, è un climax fantastico di dolore e perdita. Una degna conclusione per questa storia tormentata, per questa forza "demoniaca" e incredibile.

Voto:

9,5

Citazioni e Frasi che mi hanno colpita...

  • Abrenuncio non ammise che la menzogna fosse una condizione dell'arte. "Più la scrittura è trasparente e più la poesia è visibile" disse.
  • Si congedò con uno svolazzo del cappello per aria e la sentenza latina di rigore. Ma questa volta la tradusse in onore del marchese:"Non c'è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità".
  • Lei gli domandò in quei giorni se era vero, come dicevano le canzoni, che l'amore poteva tutto. " E' vero" le rispose lui, "ma farai bene a non crederci."
  • "Le idee non sono di nessuno" disse. Disegnò in aria con l'indice una serie di cerchi continui, e concluse: "Volano lì in giro, come gli angeli."
  • Aveva sempre pensato che smettere di credere causava una cicatrice incancellabile là dove c'era stata la fede, e che impediva di scordarla.

Ciao a tutti, e come sempre buone letture!

Cami :)

2 commenti:

  1. Ecco il libro meraviglioso che ti dicevo!!! Strano che non ci sia alcun commento... lo faccio io con qualche anno di ritardo! :-)
    L'hai recensito nel 2009, ma è già un ottimo commento. è vero, Abrenuncio avrei voluto pure io che fosse più presente... che personaggio!!
    Adesso provo anch'io a recensirlo... Partecipo a un gioco letterario proposto dal blog "Reading is believe", ispirato alle 4 case di Harry Potter... (guardaci, potrebbe interessarti!) e come primo libro pensavo proprio a questo. Partiamo con un grande scrittore! :-)

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    1. Ti ringrazio, sono felice che la recensione ti piaccia :) Credo non ci siano commenti perché, in fondo, avevo aperto da poco il blog e non avevo molti follower.

      Sono curiosa di leggere il tuo commento!
      Conosco la challenge che ha organizzato Denise e pensavo di provare a partecipare, anche se coi miei tempi - che sono piuttosto lunghi, quando si tratta di scrivere un commento. Vedremo :)

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